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The show must go on

Chapter 40: Epilogo

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- Adachi-san!- urlò Nanako-chan - questi pipistrelli sono la cosa più carina che abbia mai visto!- alzò il visetto verso di lui e sorrise, solare - sei proprio bravo!

Disegnò il secondo canino sul biscotto e sollevò il pennarello da dolci bianco.

- Diciamo che negli ultimi tempi ho avuto modo di esercitarmi- disse con falsa modestia.

Era vero. Da quando aveva ripreso a frequentare la casa di Dojima, c’era sempre un’occasione in cui aveva dovuto rimboccarsi le maniche e mettere alla prova le sue doti artistiche.

- Nanako-chan, puoi andare a prendere le forbici? Devo ritagliare lo stencil- Yu-kun sollevò il foglio di carta da forno su cui aveva disegnato un teschio.

Nanako-chan annuì e corse su per le scale.

Yu-kun aggirò il tavolo e appoggiò le mani accanto alla teglia dei suoi biscotti.

- Sei migliorato molto dalla volta dell’omurice- osservò a voce bassa - quel cuore era disegnato così male che sembrava un…-

- Yu-kun!- strepitò, e lanciò un’occhiata al divano. Dojima-san guardava la tv con una birra in mano, e fingeva di non sentirli. Perché fingeva, ne era sicuro.

- Diciamo che non sapevo se era un cuore o una molestia sessuale.

- Smettila!- lo supplicò, il rossore che si diffondeva per tutto il viso.

E non bisognava essere un detective per capire che il rossore era ammissione di colpevolezza.

- Non so cosa sta succedendo ma farete bene a smetterla subito- tuonò Dojima, senza staccare gli occhi dalla tv.

Farete?! Lui non stava facendo proprio niente! Alzò le mani, ancora il pennarello per alimenti stretto nel pugno.

- Non stiamo facendo niente!- frignò - sto decorando i biscotti a forma di pipistrello!

Dojima-san scosse la testa e gli lanciò un’occhiataccia.

- Non sono molto sicuro di questa vostra cosa.

Yu-kun rise e si appoggiò al tavolo, le natiche che premevano soffici contro il legno. Non che attraverso i pantaloni si vedesse, ma poteva immaginarselo.

- Andiamo, zio. Sei stato tu il primo a dire che saresti contento di vederci insieme.

- Non ho- Dojima si impappinò, oltraggiato - non ho detto quello. Tu nemmeno hai sentito.

- Però devi ammettere di aver detto una cosa simile, Dojima-san- rise e si grattò la testa. Prima o poi lo avrebbe ucciso, lo sapeva.

- Be’ certo non immaginavo che per tutta risposta tu avresti scaricato la tua ragazza e… e… - gemette - fatto qualsiasi cosa tu abbia fatto con mio nipote, maledizione.

Yu-kun rise di nuovo e tornò alla sua torta al cioccolato. Una risata molto da Shadow Yu. Era sempre stato una piccola merdina e adesso lo era ancora di più, e da come lo guardava Dojima-san, sembrava pensarla così anche lui.

E indovina di chi sarebbe stata la colpa?

- Non abbiamo fatto niente - mentì spudoratamente - niente, Dojima-san, non mi permetterei mai! Io- annaspò - io rispetto Yu-kun!- esplose.

Vide Yu-kun chinare la testa e le sue spalle tremare, scosse da risatine silenziose. Era davvero uno stronzo, se fosse stato in Dojima-san lo avrebbe cacciato di casa.

Così magari sarebbe stato costretto ad accoglierlo nel suo appartamento. Che palle. Avrebbe dovuto cedere a quella responsabilità e fare un sacrificio.

- Non sono stupido- bofonchiò Dojima-san. Ma si vedeva che voleva disperatamente crederci, e che sarebbe stato capacissimo di tirargli un pugno se lo avesse visto mettere le mani addosso a suo nipote.

Preferiva sembrare iper sospettoso e pressante piuttosto che stupido. Comprensibile, visto che aveva fottutamente ragione.

Non sapeva in che modo Yu-kun lo aveva convinto ad aiutare a preparare una stupida festa di Halloween. Di contro, Yu-kun sapeva di non avere in realtà alcun bisogno di scendere a quel tipo di cose per convincerlo, ma gli piaceva fingere che non fosse così. E a lui piaceva stare al gioco.

- Andiamo, Dojima-san- disse conciliante- può contare sul fatto che Yu-kun è un ragazzo responsabile.

- Non mi sembra molto responsabile in questi giorni- borbottò Dojima-san, di malumore. E lo guardò male. Perché era colpa sua, certo.

- E allora puoi contare sul terrore che Adachi-san prova nei tuoi confronti- rispose Yu-kun, imperturbabile.

Lo diceva con una certa leggerezza. Avrebbe riso molto meno se non gli si fosse più rizzato a causa del pensiero di quello che gli avrebbe fatto Dojima-san se li avesse scoperti.

Oh, chi voleva prendere in giro, il pericolo rendeva tutto più eccitante, e Yu-kun lo sapeva. Accidenti a lui, doveva proprio scegliere quel momento per rivoluzionare la sua vita e fare “ciaociao” alla sua maschera da bravo ragazzo?

Nanako-chan entrò in cucina e porse le forbici a Yu-kun.

- Ci ho messo tanto perché non si corre con le forbici in mano- puntualizzò.

Yu-kun le carezzò la testa.

- Lo so, Nanako-chan. Sei stata brava. Ora ti faccio vedere una magia.

- Hey, piano, sono io quello dei trucchi magici, qui- lo rimproverò- e poi capirai, è solo uno stencil. Scommetto che Nanako-chan lo fa continuamente a scuola. Non tirartela.

Yu-kun, per nulla turbato, ritagliò le orbite vuote del teschio.

- Oh, stai zitto, Tohru.

- Tohru?! - abbassò la voce - quante volte ti ho detto di non chiamarmi per nome di fronte a tuo zio?

Nanako-chan scoppiò a ridere, rossa in viso. A volte si chiedeva fino a che livello potesse capire quello che c’era fra lui e Yu-kun. Dojima-san non era riuscito a farle un discorso al riguardo, e lei non aveva fatto domande.

Yu non lo degnò di una risposta e posò lo stencil sulla torta, poi versò dello zucchero a velo in un colino.

Cominciò a spolverare la torta, finché tutto lo spazio lasciato libero dalla carta non divenne bianco.

Poi tolse la carta con circospezione, senza scuoterla. Sulla torta comparve un teschio bianco ghignante.

Nanako-chan batte le manine, deliziata.

- È paurosissimo!- esclamò - è una magia bellissima, ma sono più belle quelle di Adachi-san- alzò lo sguardo verso di lui e sorrise.

Geez, non era da lei dire che lui era più bravo del suo perfetto fratellone.

Distolse lo sguardo e si sentì fastidiosamente caldo in faccia.

- Aw, è imbarazzato- commentò Yu malizioso.

- Cos- no! Sta’ zitto, Yu- si impappinò- Kun! Volevo dire Yu-kun, accidenti a te.

Dojima-san si alzò dal divano.

- Siamo già arrivati a togliere i suffissi? A quando le nozze?- brontolò.

Dojima-san non aveva ancora imparato che Yu poteva usare tutto quello che diceva contro di lui.

- Nanako-chan- Yu-kun si chinò e si mise le mani sulle cosce - vuoi fare da damigella al matrimonio?

Si stampò le mani sulla faccia. Bruciava. Un altro schiocco lo avvertì che Dojima-san lo aveva imitato.

- Sì!- disse Nanako-chan allegramente. Davvero, quanto sapeva quella bambina? Era enigmatica.

- Dojima-san, è colpa sua- si lamentò - la deve smettere di dargli suggerimenti, ha visto come se ne approfitta?

Oddio, forse da un uomo più vicino alla i trenta che ai vent’anni, accusare il suo fidanzato adolescente di approfittarsene era un po’... ehm?

- Stai dicendo che non vuoi sposarmi?- Yu arrangiò ad arte un broncetto e sgranò gli occhioni.

Era davvero un piccolo bastardo approfittatore.

- Non ho detto questo- si difese - non ho assolutamente-

- Adachi- la voce di Dojima-san era così gelida che gli fece scivolare un brivido lungo la schiena - se dopo quello che molto probabilmente hai già fatto a Yu poi non te lo sposi, ci saranno delle conseguenze. Delle conseguenze pesanti.

Ecco che la vena yandere di famiglia affiorava in superficie, come un cadavere da un pozzo. Altrettanto gelido e inquietante.

Deglutì. Non è che non volesse… andiamo, era ridicolo pensarci adesso.

- Tohru è preoccupato per me- disse Yu, con un sorriso soave- perché lui può essere sicuro di quello che vuole, ma ritiene che io sia troppo giovane per sapere cosa voglio e per legarmi a qualcuno.

Non aveva mai fatto un discorso simile, ma lo stava mettendo in una buona posizione. Quella dell’adulto responsabile e disinteressato.

L’aura omicida che veniva da Dojima-san si smorzò.

- È molto accorto da parte sua- ammise- sono sorpreso.

- Tohru è molto dolce, in realtà- disse Yu - vuole fare in modo che in caso possa innamorarmi di qualcun altro ed essere libero di lasciarlo.

- Non ho mai detto una cosa simile!- intervenne.

Yu, libero di scaricarlo per il primo ricco, pervertito, pedofilo vecchiaccio benvestito? Ah! Si sarebbe congelato l’inferno, prima che accadesse una cosa simile.

Lui aveva bisogno di Yu, non era il sollazzo temporaneo per appagare una qualche voglia depravata.

- Ah no?- Yu spalancò gli occhioni, come se fosse sinceramente sorpreso - be’, allora se non è così possiamo sposarci, giusto?

Era stato il suo obiettivo fin dall’inizio! Si mise le mani sulla testa.

- Sì!- sbottò - ci penserò dopo, d’accordo? Ci penseremo, ora ho mal di testa- e certo non voleva pensarci con Dojima-san che gli puntava metaforicamente una pistola alla testa.

Yu sorrideva fra sé, divertito. Stava solo giocando con lui. Avrebbe dovuto punirlo, quando fossero stati soli.

- Ho bisogno di menta, mi accompagni fuori? Così mi fai luce col cellulare.

- Oh, uhm, d’accordo - evitò lo sguardo di avvertimento di Dojima-san.

Si aspettava che Nanako si unisse, ma lei rimirava il teschio sulla torta al cioccolato e fece orecchie da mercante.

Afferrò il cellulare dal tavolo e seguì Yu nel corridoio.

- Non metteteci tanto- urlò Dojima-san dalla cucina.

Si allungò verso la propria giacca, ma Yu gli afferrò il braccio.

- Non ti servirà- soffiò al suo orecchio - conosco altri modi per scaldarti.

Avvampò e i suoi occhi saettarono verso la porta della cucina. Non gli arrivò la voce di Dojima-san. E nemmeno un pugno.

- Forza- ridacchiò Yu- non mi ha mica sentito- lo trascinò fuori dalla porta.

L’aria di fine ottobre era abbastanza gelida da fargli affiorare la pelle d’oca, ma Yu chiuse la porta alle sue spalle e poi ce lo spinse contro, coprendo il suo corpo con il proprio.

Il suo respiro sapeva di cioccolato, mescolato alla dolcezza di vaniglia dei suoi capelli.

- Non penso che sia una buona idea- sussurrò - Dojima-san si insospettirà, uscirà e…

- Non lo farà- Yu sogghignò - scoprirci lo metterebbe nella posizione di darci problemi, e lui non vuole essere obbligato a farlo.

Al solito, sembrava sapere esattamente cosa passava per la testa di tutti.

- Sei un piccolo bastardo manipolatore.

Yu fece una risatina e si premette di più contro di lui. Il suo corpo era rovente. Ora non sentiva più freddo.

- Lo so- ammiccò e posò la bocca sulla sua.

Un bacio lento e morbido, a labbra aperte. Umido. La punta della lingua di Yu gli forzò i denti e sfiorò la sua. Gli posò le mani su quelle spalle snelle, e tirò indietro la testa. Era stordito, ma ancora in grado di pensare.

- Non è meglio aspettare che siamo soli?- domandò - andiamo, Yu- fece un sorriso conciliante e strusciò il naso contro la sua guancia - ci tieni così tanto a farmi ammazzare da tuo zio?

Yu scosse appena la testa e si premette di nuovo contro di lui. Dio, sarebbe potuto passare chiunque. D’accordo che erano protetti dal buio, ma se qualcuno avesse aguzzato la vista…

- Credi di essere l’unico a cui piace il rischio?- domandò con un sorriso molto poco da bravo ragazzo. Gli strinse la camicia e lo premette di più contro la porta.

- Lo chiami rischio?- sbuffò - tu non rischi nulla, moccioso. Sono io quello che rischia di essere preso per la pelle delle ginocchia e gettato fuori a calci in culo.

- Dettagli- lo liquidò Yu- non sarebbe simpatico nemmeno per me, lo zio non è contento del mio cambiamento.

Figurarsi, il suo cambiamento.

- Ti vuole bene lo stesso. Come non potrebbe, sei il signor Perfettino.

- Non più, temo- il suo sorriso era malinconico, ma senza rimpianti.

- Non più?- gli lanciò uno sguardo derisorio - andiamo. Sei sempre il primo della scuola, un cuoco provetto, il Fratello Maggiore per Eccellenza. Solo perché fai qualche risatina da sciacquett- ahi!!- si massaggiò il braccio, il punto dove Yu lo aveva pizzicato - solo perché fai lo stronzetto con tutti e non più solo con me, non cambia niente- gli riavviò la frangia dagli occhi - ti assicuro che sei sempre il solito detestabile piccolo bastardo.

Yu rise e appoggiò la fronte sulla sua spalla.

- Wow, questo mi rassicura davvero tanto- strusciò il naso contro la sua gola e gli fece il solletico con il suo respiro.

- E cosa vuoi che ti dica, allora?- gli carezzò la schiena con il pollice, dall’alto verso il basso.

Yu avvolse il suo collo con le braccia e si strinse forte a lui.

- Potresti dirmi che mi ami.

- Quello già lo sai. E ogni volta che te lo dico mi fa male il naso- si lagnò - sei tu che non lo hai mai detto a me. Ogni volta tiri fuori quella cazzo di luna e cambi discorso.

Yu lo strinse ancora più forte.

- Sei sempre la solita capra, Tohru. È impossibile essere romantici con te.