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Summertime

Summary:

Il racconto di un'estate tra relazioni, litigi, partite di Beach e scommesse.
Faranno la loro comparsa quasi tutti i personaggi e quasi tutte le coppie più amate.

Con Mattsun e Makki che si ritroveranno ad occuparsi di un Oikawa che non vuole far altro che dare fastidio a Iwaizumi.
Daichi che verrà intetterroto ogni volta che proverà a chiedere un appuntamento a Suga.
Kuro e Kenma che dovranno gestire i loro gatti e Bokuto, il quale non vuole altro che ottenere un pó di attenzione da Akaashi.
Tsukishima che dovrà venire a patti con i suoi sentimenti e molto altro...

Notes:

Mappa del villaggio: https://drive.google.com/file/d/1WDlFhbAAEVG-mq947TuGtkrTMp21bS-I/view?usp=sharing

Ciao a tutti!
Per comprendere meglio di cosa parlerà la storia vi lascio alcune informazioni:
-La storia è una AU che si svolge nei tre mesi estivi. I personaggi citati possono avere una storia simile all’anime o no in base a come mi servivano per la trama (es. Kuro e Kenma hanno fatto lo stesso identico percorso, dal conoscersi da bambini all’andare al Nekoma insieme. Bokuto e Akaashi invece non si conoscevano.)
-È ambientata in un 2020 senza pandemia (quindi tipo il compleanno di Oikawa il 20 luglio viene di lunedì. E così tutte le altre date.)
-I nomi dei capitoli inizieranno sempre tutte con “Quella volta…”, è un omaggio ai titoli dei capitoli inglesi della serie TV "Friends".
-Le coppie principali sono: Daisuga, Kuroken, Bokuaka, Iwaoi e Tsukkiyama.
-Ci sono tantissime altre coppie secondarie che fanno da sfondo quasi sempre, ma sono considerate secondarie solo perché non hanno vere e proprie parti se non in pochi capitoli (es. Matsuhana, Tanakiyo, Kagehina, Sakuatsu, Osasuna, Ushiten, Semishira etc…)
-Oltre quelli citati nel prologo arriveranno pian piano molti altri personaggi.
-Yaku, Lev e Kai sono gli unici che sono non esistono come umani ma sono appunto i gatti della Kuroken (scusate ma mi sono divertita troppo a scrivere di Yaku che fa impazzire Kuro).
-Hanno tutti dai 20 anni in su e nessuno di loro, per il momento, gioca a pallavolo come professionista (perché ci sarebbe stato troppo squilibrio durante le partite di beach che fanno perennemente in spiaggia).
-I capitoli hanno varia lunghezza, superano sempre le 1500 parole e possono anche raggiungere le 3000. Pubblicherò un capitolo a settimana di sabato. Ma visto che su EFP ne ho già messi 12 mi metterò in pari anche qui adesso, per poi riprendere la pubblicazione settimanale.
Credo di aver detto tutto, per qualsiasi cosa non fatevi problemi a scrivermi o a lasciarmi qualche commento!
Buona lettura,
-Deh

Chapter 1: Prologo

Chapter Text

-RAGAZZI!- Tanaka urlò non appena entrò dentro la casa che condivideva con i suoi due coinquilini e migliori amici da ormai due anni.
Suga era seduto in cucina, un sacco di libri aperti e fogli sparpagliati davanti mentre ripassava per l’ultimo esame prima delle vacanze estive, ne aveva già dati tre e stava per avere un esaurimento nervoso, ma era riuscito a mantenere la calma con la consapevolezza che il giorno dopo, qualunque fosse stato il risultato, avrebbe avuto poi tre mesi di vacanze estive.
Nishinoya era invece seduto in modo scomposto sul divano, solo dei pantaloncini addosso mentre macinava il joystick per uccidere il boss del gioco con il quale era stato fissato per mesi.
Suga alzò uno sguardo omicida su Tanaka, Noya mise in pausa solo perché sentì l’eccitazione nella voce del suo amico e sapeva che stava per dire qualcosa che avrebbe amato.
Ryuu non si fece intimidire dallo sguardo di Suga nonostante ne fosse perennemente terrorizzato, era troppo eccitato per perdere l’umore.
-Che succede?- Chiese Noya con aspettativa.
-Mia sorella quest’estate lavora e poi fa un viaggio con il suo ragazzo! E i miei genitori hanno i loro impegni, quindi… ABBIAMO CASA A MARE AL VILLAGGIO TUTTA PER NOI!
Gli occhi di Yu si illuminarono, per l’eccitazione era saltato in piedi sul divano, anche Suga aveva trasformato il suo cipiglio incazzato per l’interruzione a uno più morbido e sorpreso –Quella casa dove l’anno scorso ci hai ospitato per la settimana di ferragosto?
-Esatto! Non essendoci né i miei né mia sorella abbiamo tre camere da letto e possiamo stare per tutti e tre i mesi, ci dobbiamo solo dividere le spese del cibo!
-RYU IO TI AMO!- Nishinoya saltò sul suo amico abbracciandolo stretto mentre cadevano a terra.
Suga rise –Si può fare- mormorò acconsentendo.
Noya alzò un pugno al cielo –Sarà l’estate più bella di sempre!
-Piena di donne e pallavolo- continuò Tanaka e si sbatterono i pugni uno contro l’altro, i loro sguardi così felici che brillavano.
-Va bene, va bene- Suga non riusciva a togliersi il sorriso dalla faccia vedendo quanto quei due fossero felici –Però prima di questo fatemi dare il mio ultimo esame.

-Iwaizumi-senpai, sei spaventoso- annunciò Kunimi con leggerezza mentre camminavano lungo il campus.
Kindaichi e Iwaizumi avevano avuto il loro ultimo esame della sessione e Kunimi era andato con loro per sostenerli, nonostante l’avessero passato entrambi con dei voti abbastanza alti Iwaizumi aveva la faccia nera.
Kindaichi continuò –Perché ogni volta che si avvicina l’estate hai quest’umore nero?
-Per quel Trashykawa di merda! Ogni estate al villaggio riesce a rompermi le palle ogni singolo giorno da quando eravamo bambini!
Kindaichi e Kunimi si lanciarono un’occhiata di chi era più che consapevole, il primo poi fece un colpo di tosse e provò a domandare –E devi andarci per forza? Insomma hai 22 anni, se non vuoi trasferirti a casa a mare non farlo!
Iwaizumi gli lanciò uno sguardo sconvolto –Ma io voglio andarci! Ho degli amici li e voglio giocare a pallavolo e comunque non vedo perché devo rinunciare io alla mia estate!
-Ehm, perché sei tu che lo trovi fastidioso?
-Lui è fastidioso per tutti! Solo che la gente non vuole ammetterlo perché fa quella strana magia per ammaliarli! Ah… Lo odio così tanto…
Kindaichi non sapeva più come rispondere e cercò lo sguardo di Kunimi per chiedere aiuto, questo si limitò ad alzare le spalle.
-Ci inviterai anche quest’anno?- chiese a quel punto il più basso.
-Potete venire quando volete, ho solo una stanza libera ma finché vi va bene condividerla potete restare anche per tutti i tre mesi.
Kindaichi arrossì e Kunimi rispose con tranquillità –Ti faremo sapere.

Yamaguchi stava portando a spasso Float, era la sua Border Collie da ormai tre anni.
Aveva appena finito di raccogliere i suoi bisogni per gettarli nell’apposita pattumiera quando il suo cellulare iniziò a squillare.
Non appena lesse il nome sul display il suo viso si illuminò e rispose alla chiamata con uno “Tsukki” squillante e molto alto.
-Oi Yamaguchi- lo salutò il biondo con pacatezza –Ti disturbo?
-No, no, sono fuori con Float. Tutto okay? Ti serve qualcosa?
-Ho appena parlato con Akiteru, mi ha detto che quest’anno non userà molto la casa a mare, che verrà solo un paio di settimane ad Agosto, quindi mi chiedevo se volevi venire tu con me.
Se possibile, il volto di Yamaguchi si fece ancora più luminoso –Certo Tsukki, come ogni anno!
-No, non come ogni anno. Ogni anno ti invito per qualche settimana, adesso ti sto invitando per passare tutta l’estate con me.
-Oh- il suo cuore iniziò a battere più forte –Mi piacerebbe- sussurrò poi –Ma devo chiedere ai miei, insomma, non che mi dicano di no ma sono spesso fuori e non so chi si potrebbe occupare di Float mentre sono via.
-Potresti portarla- Tsukishima lo disse senza pensarci troppo, non era mai stato un problema per lui, inoltre era come se fosse anche sua in un certo senso.
-Sarebbe fantastico Tsukki!- si rese conto di star saltellando per il parco quando la gente iniziò a lanciargli degli sguardi straniti.
-Allora prepara le valigie, ci trasferiamo fra due giorni.
Chiuse la chiamata senza aspettare risposta e Yamaguchi iniziò a parlare esaltato con il suo cane inginocchiandosi alla sua altezza e passandole le mani sul pelo del collo –Andiamo a mare con Tsukki! Andiamo a mare con Tsukki! Non sei felice!?
Il cane, già di suo sempre esaltato e felice, iniziò a scodinzolare e saltargli intorno facendogli le feste.
Non che avesse capito quello che stava succedendo, ma la felicità del suo padrone era talmente contagiante che non poteva essere qualcosa di brutto.

Hanamaki si fermò con la macchina davanti le sbarre del villaggio e prese dalle mani di Matsukawa, che era seduto nel posto del passeggere, la carta magnetica per entrare all’interno.
Oikawa, che guidava la sua Smart ed era fermo esattamente dietro di loro, gli lampeggiò con i fari.
Makki entrò dentro il villaggio, poi porse nuovamente la carta magnetica al suo ragazzo in modo che scendesse dalla macchina e la consegnasse a Oikawa per far entrare anche lui dentro.
A quel punto si avviarono lungo le stradine del villaggio per raggiungere la sua villa in riva al mare.
Posteggiò di fronte l’ingresso e notò che anche i suoi vicini di casa erano arrivati con diversi giorni di anticipo come loro.
Scese dalla macchina e salutò –Sawamura, Azumane! Bello rivedervi, avete passato un anno tranquillo?
I due ragazzi si girarono verso la voce, lasciarono i bagagli che stavano portando dentro casa e gli si avvicinarono per una stretta amichevole, salutando poi anche Matsukawa e Oikawa, quest’ultimo aveva posteggiato la sua macchina dietro quella dell’amico e aveva già sceso la sua valigia fluorescente e inguardabile.
-Anche voi così presto?- domandò Daichi dopo i primi convenevoli.
Hanamaki annuì –La casa non viene aperta da un anno, ci saranno un sacco di cose da pulire e se in giro stanno già troppe persone Oikawa scompare e non ci aiuta.
Il diretto interessato mise il broncio e si lamentò con un “non è vero” che nessuno ascoltò.
La villa di Hanamaki era della sua famiglia da diverse generazioni, ormai da diversi anni i suoi genitori avevano smesso di andarci e lui si era sempre ritrovato ogni estate a invitare puntualmente Matsukawa e Oikawa, quest’ultimo tendeva più ad autoinvitarsi, ma non era un grosso problema considerando che si conoscevano dalla nascita avendo i genitori amici tra di loro.
Daichi e Asahi erano più i loro amici estivi, avevano la loro stessa età e anche con loro si conoscevano da bambini ma si vedevano solo in estate quando si ritrovavano tutti in quel villaggio.
Loro due in realtà non vivevano insieme, era una casa divisa in due piani separati, Daichi stava al piano di sopra mentre Asahi sotto, nonostante avessero le case separate però avevano il cortile e l’ingresso in comune.
-Allora? Partita oggi pomeriggio?- chiese speranzoso Oikawa fissando tutti loro.
Makki sospirò –Ho già detto che dobbiamo pulire.
-Iniziamo subito e facciamo solo una breve pausa per il pranzo, poi possiamo permetterci una partita di pomeriggio per le cinque, no?
Matsukawa si avvicinò al suo ragazzo e gli disse –Questa è la tua unica opportunità per costringerlo a pulire, promettendogli una partita a pallavolo dopo.
Daichi rise –Bè, io ho portato la rete.
-Allora è deciso! Forza andiamo!- mentre si allontanava verso la villetta lo sentirono borbottare -Chissà se è già arrivato Iwa-chan, lo voglio in squadra…
Hanamaki tornò a rivolgersi ai suoi vicini di casa –Quindi a più tardi, immagino.
La loro estate era appena iniziata.

-Oi Kuro- chiamò Kenma dalla sua stanza di videogiochi quando lo sentì passare per il corridoio.
Il più basso aveva appena finito di registrare un nuovo video per il suo canale youtube nel quale faceva una recensione iniziale del nuovo gioco che aveva comprato proprio il giorno prima.
Staccata la telecamera, mentre il video caricava sul canale dal portatile li accanto, lui continuò a giocare.
Aveva Kai, il gatto, che gli dormivo in grembo con tranquillità.
Gli altri due, Yaku e Lev, stavano litigando rincorrendosi per la stanza.
Quando Kuro aprì la porta per raggiungerlo i due gatti non persero tempo ad assaltare le sue gambe.
Kuro se li scrollò di dosso con una smorfia per poi lanciargli una patatina dal pacco che aveva in mano, in modo dal distrarli dalle sue gambe scoperte.
-Si?- chiese poi raggiungendo il suo ragazzo sul divano.
Kenma non alzò lo sguardo dal suo gioco mentre chiedeva –Devi lavorare questa estate?
-No, i miei nonni hanno preso un ragazzo part-time, dicono che preferiscono pagare lui che pagare le cose che rompo o perdo.
-Non gli do torto- borbottò in risposta il ragazzo dai capelli tinti.
Kuro si mise una mano sul petto fingendo di sentirsi offeso, Kenma lo ignorò, poi lasciò stare il gioco mettendolo in pausa e alzò lo sguardo su di lui.
-Potremo passare l’estate nella mia casa a mare, se ti va?
Kuro si illuminò e si sedette al suo fianco, Kenma si appoggiò al suo petto accettando le coccole che il suo ragazzo aveva iniziato a fargli.
-E dormire insieme?
Kenma sbuffò –Viviamo e dormiamo già insieme.
Kuro rise –Non vedo l’ora- sussurrò in risposta con un tono malizioso mentre gli scostava i capelli e gli lasciava un bacio sulla guancia –ma come farai con il tuo canale?
-Ho delle console anche li e il wi-fi non è troppo male. Sicuramente me ne lamenterò, ma so quanto ti piace andare in spiaggia in estate quindi…
L’imbarazzo era palese nella sua voce e Kuro non poté non pensare a quanto lo amasse.
Kenma si sistemò meglio contro di lui e riprese a giocare, Kuro alternava dal cercare di comprendere il nuovo gioco del suo ragazzo al giocare con i gatti che si annoiavano troppo facilmente, soprattutto quello grigio e iperattivo che era salito sul divano e aveva iniziato a litigare con un filo della maglia del moro.
-Ci sono tre camere da letto- Kenma si ricollegò al discorso di prima dopo diversi minuti di silenzio –Una la usiamo noi, le altre due sono libere, quindi pensavo che potevamo invitare qualcuno. Puoi scegliere un amico e io ne scelgo un altro.
-Assolutamente Bokuto!
Kenma sbuffò –Sapevo l’avresti detto. Se mi distruggete casa con i vostri stupidi scherzi vi lascio dormire fuori.
Kuro rise –Tu inviti il rosso?
-No, Shoyo starà già con il suo ragazzo. Ti ricordi quel tipo alto dai capelli neri con il quale la scorsa estate non facevano altro che litigare? Sembra si siano messi insieme.
-Lo sapevo che era tutta tensione sessuale la loro.
Kenma lo ignorò –Si bè, penso di invitare Akaashi. Gioca anche lui a pallavolo, non so se te lo ricordi. Ha la mia età, seguiamo diversi corsi insieme.
-Mhmm, non credo, ma finché giocano a pallavolo le persone sono degne di fiducia.
Kenma fece un sorriso nascosto –E ovviamente, ci porteremo tutti i gatti.
-Sembra un’estate perfetta- Kuro lo strinse di più.
-Lo sarà.

Chapter 2: 1. Quella volta dei vecchi e nuovi amici

Chapter Text

Akaashi era essenzialmente una persona calma e razionale.
Non è che odiasse o si vergognasse a stare al centro dell’attenzione, semplicemente non ne capiva il motivo, perché attirare l’attenzione di perfetti estranei quando potevi rilassarti e vivere la tua vita con tranquillità?
E quando gli sfrecciò accanto una grande macchina, con la musica rock al massimo negli altoparlanti della radio e diverse luci a led sulla fiancata, non poté fare a meno di sospirare e alzare gli occhi al cielo.
Che idioti.
Si stava facendo a piedi la strada che andava dalla fermata dell’autobus dove era sceso qualche minuto prima, fino al villaggio della casa a mare di Kenma che l’aveva invitato per passare le vacanze li.
C’era caldo essendo già il 27 giugno e, il fatto che tenesse la mascherina per lo smog facendo una strada trafficata, non aiutava di certo il suo cammino sotto il sole mentre si trascinava dietro la sua valigia.
Ma non si lamentò mai e continuò per ben 20 minuti.
Quando arrivò alle sbarre del villaggio mandò un messaggio a Kenma avvertendolo che era appena arrivato, il suo amico gli rispose all’istante, il fatto che avesse sempre il suo telefono in mano era una cosa utile per lo più delle volte.
Gli disse di entrare nel villaggio e percorrere tutta la strada principale per poi girare alla penultima traversa, gli aveva detto che casa sua aveva due ingressi, e che in quella traversa avrebbe trovato quello con il cancelletto che dava sul giardino, era l’ultima casa prima del nuovo incrocio.
Fece come gli era stato detto e non appena svoltò l’angolo notò subito la macchina modificata che aveva visto prima, adesso posteggiata li davanti.
C’erano due ragazzi che parlavano accanto ad essa, la prima cosa che Akaashi pensò del primo che vide fu “sembra un gufo” con i suoi capelli sparati in aria e colorati a striature bianche sul nero e gli occhi grandi.
L’altro invece gli era familiare.
Non ci mise troppo a rendersi conto che era il fidanzato di Kenma, Kuro.
L’aveva visto solo una volta di sfuggita fuori dall’università, ma Kenma nei social aveva una foto con lui, quindi lo riconobbe grazie a questo.
Più si avvicinava e più riusciva a sentire la conversazione dei due ragazzi.
Il ragazzo che sembrava un gufo doveva essere il proprietario di quella macchina, continuava a vantarsene e a spiegare a un Kuro interessato gli ultimi miglioramenti che aveva fatto.
Akaashi alzò gli occhi al cielo, soprattutto quando si rese conto che quello doveva essere l’amico di Kuro che avrebbe condiviso la casa con loro per quei tre mesi.
I ragazzi erano così presi nella loro conversazione che non si accorsero di lui fino a quando non si schiarì la voce e disse un “ciao” tranquillo mentre si toglieva la mascherina.
-Uh?- il ragazzo gufo si girò verso di lui curioso.
Akaashi però porse tutta la sua attenzione verso il corvino più alto –Sei Kuro giusto? Sono l’amico di Kenma, Keiji Akaashi, piacere! Scusami ma non conosco il tuo nome completo, Kenma ti chiama sempre e solo Kuro.
Il volto del ragazzo si illuminò per la consapevolezza –Oh si! Ciao! Sono Tetsuro Kuro, ma Kuro va bene.- si strinsero la mano.
-Io sono Kotaro Bokuto!- si intromise l’altro ragazzo, non sembrava uno a cui piaceva essere ignorato.
Akaashi gli fece un semplice cenno del capo, prima di rivolgersi nuovamente a Kuro –Kenma è in casa?
-Si, ti stavamo aspettando, entra pure, il cancelletto è aperto, ma attento ai gatti.
Akaashi annuì, stava per andarsene, poi ci ripensò e si rivolse a Bokuto –Comunque, la tua macchina è un casino.
Kuro scoppiò a ridere mentre Akaashi andava dentro casa.
Bokuto stranamente non disse nulla, ma rimase a fissare il punto in cui il ragazzo era appena scomparso dalla sua vista.
Quando Kuro si riprese chiese al suo amico –Ti sei incantato?
Bokuto lo fissò con gli occhi ancora più grandi del solito –Ma l’hai visto!? Era così carino!
Kuro scosse la testa passandosi una mano tra i capelli –Lo sai che quello era un insulto, si?
Bokuto gonfiò le guance indispettito –Non è vero!

Yamaguchi e Tsukishima stavano facendo la spesa nel supermercato del villaggio.
-Quindi che cuciniamo stasera, Tsukki?- domandò il moro fissando curioso tutti i prodotti che avevano messo nel cestino mentre si avviavano alla cassa.
-Cucino- precisò il biondo –Tu non metterai piede nella mia cucina se non per i dolci.
Yamaguchi rise –Scusa, Tsukki.
Quando poi alzò lo sguardo sul bancone dove Kei stava mettendo i prodotti, notò i due uomini che stavano dietro di esso e si illuminò quando riconobbe il moro –Shimada-senpai!
L’uomo lo fissò, sembrò confuso per i primi secondi, poi esclamò –Tadashi! Che ci fai qui?
-Tsukki mi ha invitato a stare l’estate da lui- rispose Yamaguchi con orgoglio.
Tsukishima continuò a posare i prodotti sul nastro ascoltando con attenzione lo scambio di battute, si limitò a fare un cenno del capo a Ukai che aveva riconosciuto accanto al proprietario del supermercato.
Fu proprio Ukai a intromettersi nella conversazione chiedendo all’amico –Vi conoscete?
Shimada iniziò a battere i prodotti alla cassa, nel frattempo spiegò –Tadashi era il mio allievo, quando andava al liceo era nella squadra di pallavolo e mi ha chiesto di insegnargli la battuta in salto float, in tre anni è riuscito a padroneggiarla alla perfezione.
Yamaguchi divenne rosso per il complimento, Tsukishima si incupì.
-Oooh!- Ukai sembrava felice –Allora giochi a pallavolo! Vorrei vederti in qualche partita questa estate, magari riesci anche a trascinarti il tuo amico scontroso li accanto- rise.
-Uh?- domandò confuso Yamaguchi portando lo sguardo da Kei ai due uomini dietro il bancone.
Shimada finì di battere gli ultimi prodotti mentre spiegava –Ukai è un allenatore di pallavolo delle elementari, in estate si trasferisce qui nella sua casa a mare, monta la rete in spiaggia e si diverte a vedere i ragazzi del villaggio giocare partite amichevoli o fare tornei- mise tutto nelle buste e controllò il totale prima di dirlo ad alta voce ai due ragazzi.
-Sembra divertente- commentò Yamaguchi mentre Tsukishima pagava velocemente.
Afferrò le due buste con una sola mano, gli lasciò il resto e con l’altra mano afferrò il braccio dell’amico per andare via velocemente –Andiamo.
Yamaguchi non poté far altro che seguirlo mentre si scusava con i due uomini.
Solo quando furono fuori Tsukishima lo lasciò andare.
-Tsukki- lo inseguì il moro raggiungendolo –Qual è il problema? Non ti piace più giocare a pallavolo?
-Sai bene che non è così. Non è il problema la pallavolo, ma gli esaltati di questo villaggio.
Yamaguchi nascose la sua risata dietro la mano, poi cambiò argomento –Quindi Tsukki, che cucini stasera?

Tanaka, Noya e Suga avevano passato tutta la mattina a sistemare la casa del primo che era rimasta chiusa per tutto l’inverno.
Avevano dovuto pulire da cima a fondo, cercare di capire come aprire l’acqua, sistemare tutti i vestiti nelle rispettive camere.
Fu solo verso le quattro del pomeriggio che finalmente uscirono di casa per farsi un giro.
Avevano messo il costume, portavano un semplice telo in spalla a testa e una piccola sacca dove mettere dentro le cose importanti come le chiavi, i telefoni e i soldi.
Era stata affidata ovviamente a Suga.
-La prima tappa sarà il chiosco. Non vedo la senpai Shimizu da un anno, probabilmente si è fatta ancora più bella!
Kiyoko Shimizu era una ragazza che già da cinque anni lavorava al chiosco del villaggio.
Ed erano cinque anni che Tanaka ci provava spudoratamente con lei, non aveva mai avuto chance, ma non si era mai arreso.
Nonostante la strada fosse breve erano abbastanza stanchi e faceva troppo caldo per decidere di farsela a piedi, quindi presero i motorini.
Suga aveva uno scooter sopra il quale salì anche Noya.
Tanaka aveva anche un motorino, ma nessuno si fidava troppo ad andare con lui almeno che non fosse strettamente necessario, visto che aveva preso la patente solo al sesto tentativo.
In meno di un minuto arrivarono, posteggiarono le moto nell’apposito parcheggio e si diressero dentro da uno dei tanti ingressi.
Essendo ancora fine giugno non c’erano molto persone.
Qualche gruppo di ragazzi in dei divani, ai tavolini degli anziani che giocavano a carte, un padre che aveva appena comprato dei gelati ai suoi figli.
Non appena questi si allontanarono dal bancone i tre ragazzi presero il loro posto.
-Ciao Shimizu, ti fai sempre più bella!- esplose Tanaka sporgendosi sulla superficie.
La ragazza strinse le labbra, le sue guance divennero rosee, ma fu un momento così breve che poteva essere scambiato per un gioco di luce.
Ringraziò con voce pacata e poi si rivolse a Suga –Ciao Koshi, è da tanto che non ci si vede.
Sia Tanaka che Noya si voltarono sconvolti verso il loro amico.
Suga sorrise alla ragazza rispondendo –Si, peccato esserci persi.
-Un momento!- li interruppe Tanaka quando si riprese dallo shock –Voi due vi conoscete!?
Suga lo fissò sorpreso –Andavamo nella stessa classe al liceo, non te l’avevo detto?
E la sua voce era solo fintamente innocente, sapeva benissimo di non avergli mai detto che la conosceva quando aveva capito di chi Tanaka stesse parlando.
Ma l’aveva fatto per il bene suo e della ragazza, perché l’amico l’avrebbe stressato ogni singolo giorno chiedendogli sue informazioni.
-Mi sento tradito, davvero tradito- borbottò Tanaka girandosi e andando a cercarsi un posto a sedere.
-Ryuu aspetta!- lo chiamo Noya inseguendolo.
Suga rimase solo al bancone mentre alzava gli occhi al cielo e sospirava esasperato.
-Scusami- disse piano la ragazza –Non dovevo dirlo?
-Oh no tranquilla! Tanto a breve gli passa- rise –mi prepari tre cose da bere? Fai tu.
La ragazza annuì mettendosi al lavoro.
Suga, mentre aspettava, si guardò intorno fino a quando due ragazzi non attirarono la sua attenzione.
Erano leggermente più alti di lui, entrambi castani, uno aveva i capelli lunghi fino alle spalle.
Quello che attirò Suga fu la conversazione che non poté fare a meno di sentire.
-Non riusciremo mai a batterli se non troviamo un palleggiatore che sia disposto a giocare contro Oikawa- stava dicendo il ragazzo dai capelli corti.
Il ragazzo dai capelli lunghi alzò le spalle –Inoltre non ho ancora visto Kageyama in giro.
I ragazzi raggiunsero il bancone del chiosco, erano a un paio di metri di distanza da Suga.
Questo decise di intromettersi nella loro conversazione senza pensarci due volte.
-Scusate- disse girandosi verso di loro –Non ho potuto fare a meno di sentire la vostra conversazione, parlavate di pallavolo, giusto?
I ragazzi annuirono.
Suga sorrise –Posso essere il vostro palleggiatore.
I ragazzi strabuzzarono gli occhi –Giochi a pallavolo?
Suga annuì, nel frattempo Kiyoko aveva finito di preparare le cose e gli mise tre bicchieri davanti con liquidi colorati, poi si intromise nella conversazione –Koshi è stato l’alzatore titolare nel nostro liceo per tutti e tre gli anni.
-Oh, fantastico!- il ragazzo dai capelli corti gli sorrise, la schiena di Suga formicolò alla vista di quel sorriso.
-Sembra divertente- concluse l’altro ragazzo –Io sono Asahi Azumane, puoi chiamarmi Asahi.
-E io Daichi Sawamura, anche a me puoi chiamare con il nome.
Suga annuì –Mi chiamo Koshi Sugawara, la gente mi chiama Suga.
-Suga è un bel nome- annuì Daichi a se stesso, quando si rese conto della sua frase continuò in fretta –Hai preso una casa qui?
-No, il mio amico però mi ha invitato da lui tutta l’estate, probabilmente lo conoscete- si girò a cercare Ryuu con lo sguardo, quando lo individuò lo indicò da lontano –Tanaka.
-Certo che lo conosciamo- commentò Asahi –Giochiamo insieme a pallavolo ogni estate.
Suga rise –Immaginavo- prese le sue bevande –Allora perché non vi unite a noi?
E senza aspettare una risposta si diresse al tavolo dove Noya e Tanaka lo stavano aspettando.

Chapter 3: 2. Quella volta del primo 3v3 della stagione

Chapter Text

Iwaizumi era arrivato la sera prima.
Era già tardi quando mise piede in casa sua, quindi andò a letto ancora più tardi considerando il tempo di sistemare tutto e rendere un minimo vivibile quella casa.
La domenica si svegliò verso le dieci, si vestì con il costume e una maglia, prese un telo da mettere in spalla e gli occhiali da sole.
Poi si avviò al chiosco per fare colazione, non aveva ancora praticamente nulla, avrebbe dovuto fare la spesa quel pomeriggio.
Fece la strada a piedi, faceva caldo, ma era ancora un orario in cui il sole non picchiava troppo forte.
Al chiosco non c’erano troppe persone, la gente o era ancora a casa o era già a mare.
Ordinò a Kiyoko un caffè nero da portare via e un cornetto, mentre aspettava il suo ordine si guardò meglio intorno per vedere se riconosceva qualcuno di familiare.
La ragazza non poté fare a meno di notarlo e mentre gli porgeva il cibo commentò –Daichi ha montato la sua rete in spiaggia al solito posto, avevano detto che avrebbero fatto un tre contro tre.
Il ragazzo ringraziò annuendo mentre mordeva il dolce.
Dovette aspettare un altro minuto prima che la sua bevande fosse pronta e aveva praticamente finito di mangiare.
Ringraziò di nuovo lasciandole una piccola mancia e si avviò attraverso la sabbia al punto dove sapeva che i suoi amici montavano sempre la rete, sorseggiando il suo caffè amaro.
In realtà i campi da beach volley dove giocavano di solito erano dall’altro lato, ovvero quelli di Ukai che si divertiva a far giocare tutti quanti.
Era un punto vasto per quanto riguarda la spiaggia e dietro stava una parte del boschetto, quindi non davano fastidio a nessuno.
Ma anche Daichi aveva una rete che montavano di rado, come quando volevano davvero giocare e nei campi di Ukai c’era una fila infinita o, come in questo caso, quando l’estate era appena iniziata e Ukai non si era ancora organizzato.
In realtà dove montavano Daichi e i suoi amici non si poteva fare, ma loro facevano in modo di trovarsi esattamente davanti casa di Hanamaki, così che non dessero fastidio a nessuno. E infatti non ebbero mai lamentele.
Sentì le loro voci prima ancora di vederli.
C’erano abbastanza persone che si erano interessati alla partita in corso seduti tutti intorno al campo, erano per lo più bambini esaltati.
Iwaizumi scelse un posto all’ombra del muretto della casa di Hanamaki e, sistemando il suo telo sulla sabbia, si sedette su di esso interessandosi alla partita mentre finiva di sorseggiare il suo caffè.
C’erano Makki, Matsu e Oikawa da un lato, stavano attaccando proprio loro in quel momento.
Matsu aveva preso in ricezione la palla dell’altra squadra, non fu perfetto ma neanche troppo brutto, Oikawa dovette correre un po' per prenderla, ma riuscì comunque ad alzarla a Makki che schiacciò velocemente nel campo avversario.
I tre ragazzi si batterono il cinque mentre un ragazzino urlava che adesso stavano 22-23 per gli avversari e che dovevano cambiare campo perché avevano di nuovo fatto cinque punti.
Mentre si spostavano Iwaizumi si concentrò sull’altra squadra, conosceva Asahi e Daichi, ma il ragazzo dai capelli quasi bianchi era nuovo, non ricordava di averlo mai visto.
Ma per star vincendo dovevano essere bravi, quindi si concentrò su di loro.
Oikawa lanciò la palla cercando di fare punto con la sua battuta, ma Daichi si lanciò sulla sabbia pur di prenderla, la palla volò alta e fuori dal campo, mentre il diretto interessava urlava della scuse per la pessima ricezione Asahi correva a prenderla.
Riuscì a rimetterla in campo e il ragazzo nuovo l’alzò con precisione a Daichi che schiacciò nella parte avversaria.
C’è da dire che Matsu provò a bloccarla con il muro, ma la palla colpì il suo braccio e cadde nella loro parte di campo. Erano 22-24.
Fu il turno di Asahi a battere, ma lo fece troppo forte e per pochi millimetri la palla cadde fuori dalla linea.
Nella sabbia era più facile stabilirlo rispetto che in palestra, considerando che la palla lasciava il solco come prova. 23-24.
Hanamaki andò in battuta, era una buona se non fosse stato per il vento che la spostò rovinando la ricezione, Asahi riuscì comunque a riceverla passandola subito al ragazzo nuovo.
Daichi era pronto a saltare e schiacciare, sia Oikawa che Matsukawa si erano messi pronti a muro.
Quando il ragazzo decise di non alzarla ma di fare un pallonetto con le nocche.
Iwaizumi vide la sorpresa nel volto degli avversari e si rese conto che probabilmente per tutta la partita non ne aveva fatto neanche uno.
Il ragazzo sorrise mentre Asahi e Daichi gli saltavano addosso per abbracciarlo.
Sentì dire a uno dei due –Suga sei il migliore!- e il ragazzo, che adesso aveva un nome nella mente di Hajime, si limitò a ridere.
Oikawa gonfiò le guance indispettito e stringendo i pugni si lamentò –Voglio la rivincita!
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo mentre si alzava per andare a farsi un bagno.
Ancora nessuno si era accorto di lui, attirò l’attenzione parlando.
-Oi Shittykawa, non solo ti fai battere ma lo fai pure con quelle mutandine orribili?
Perché si, Oikawa era praticamente l’unico ragazzo che indossava il costume a mutande invece dei pantaloncini, e le aveva anche tutte una più imbarazzante dell’altra, quello che indossava in quel momento era blu con piccoli alieni sopra.
Oikawa si illuminò quando sentì la sua voce e si girò verso di lui.
-Iwa-chan!- urlò felice, poi si rese conto di quello che gli aveva appena detto e incrociò le braccia offeso –Il mio costume è bellissimo.
-Certo, certo- rispose il ragazzo avviandosi verso il mare dopo aver salutato Hanamaki e Matsukawa con qualche pacca sulla spalla e i ragazzi dall’altro lato della rete con un cenno di capo.
Com’era prevedibile Oikawa lo seguì trotterellandogli dietro e iniziando a parlare felice chiedendogli cosa avesse fatto l’inverno precedente, se si fosse allenato a pallavolo e un botto di altre domande.
Avevano già l’acqua alle ginocchia quando sentirono Makki urlare –Ma non volevi la rivincita?
Oikawa si morse un labbro portando lo sguardo da Iwaizumi ai suoi amici, poi a questi urlò –Prima il bagno, c’è trooooooppo caldo.
I suoi amici scossero la testa infastiditi mentre Asahi, Daichi e Suga attraversavano la rete e li raggiungevano.
I due in acqua erano ormai abbastanza lontani da non riuscire a sentirli, ma sembrava che Hajime stesse urlando contro Oikawa, non una grande novità in realtà.
Mattsun appoggiò il braccio sulla spalla del suo ragazzo e fissando i due in acqua gli chiese –Pensi che questo sarà l’anno in cui lo capiranno?
-Uh?- domandò a quel punto Suga curioso fissando tutti loro.
-Quel ragazzo è Iwaizumi Hajime- spiegò Hanamaki portando lo sguardo su Suga –anche lui ha casa a mare qui e lo conosciamo da tipo… una vita?- cercò con lo sguardo Daichi per avere conferma e questo annuì.
-Abbiamo sempre giocato insieme fin da piccoli- continuò Asahi.
E Matsukawa concluse –E Oikawa ha deciso che dargli fastidio è la sua missione di vita.
-In realtà- disse Hanamaki dopo qualche secondo –Siamo certi che Oikawa abbia una cotta per lui da tipo quando aveva cinque anni, ma è troppo stupido per accorgersene e continua a provarci con tutte quelle ragazze ogni estate. Mentre Iwaizumi finge di odiarlo, ma sappiamo che non è così, altrimenti l’avrebbe già investito con la sua moto.
I ragazzi risero.
Suga si rivolse al castano –Quindi credi che questo sarà l’anno buono?
Il ragazzo alzò le spalle –Era solo una domanda la mia, ormai non ci credo più, dopo così tante estati perdi la speranza.
Suga fissò il mare dove Oikawa era appena saltato sulla schiena di Iwaizumi, fece un sorrisetto e commentò –Chissà…
Infine tornò a fissare tutti loro e chiese con un sorriso dolce –Bè? Andiamo anche noi a fare il bagno!
E afferrando Daichi per un braccio iniziò a correre verso il bagnasciuga, gli altri li seguirono, aveva davvero iniziato a fare troppo caldo per continuare la partita.

-Oh?- Bokuto aprì la porta della sua stanza con il naso in aria annusando il buon odore.
Scese al piano di sotto dopo una rapida fermata in bagno.
In cucina trovò Akaashi con dei semplici pantaloncini di pigiama, era davanti ai fornelli mentre creava dei perfetti dischi rotondi dei pancake nella padella.
-Stai facendo la colazione- disse meravigliato.
Akaashi si girò quasi colto sul fatto, ma il suo solito cipiglio indifferente non l’abbandonò mai, rispose tornando a concentrarsi sul suo lavoro –Considerando che sono stato ospitato, mi sembra giusto fare cose del genere.
E se Bokuto non fosse stato troppo preso dal cibo e dal suo stomaco che brontolava si sarebbe accorto della leggera accusa che c’era in quel tono.
Si avvicinò per prenderne uno di quelli pronti dal piatto che il ragazzo aveva li accanto, ma prima di riuscirci il corvino gli diede uno schiaffo alla mano.
Bokuto mise il broncio, si strinse la parte lesa al petto e piagnucolò –Così cattivo Agaaashi…
Akaashi si infastidì ancora di più quando si rese conto che quel ragazzo non solo era totalmente diverso di lui, ma non si degnava neanche di conoscere il suo cognome.
Lo sguardo che gli lanciò non fu quindi quello di qualcuno che si era di certo impietosito, sospirando commentò –Potresti apparecchiare prima di avventarti sul cibo, e dovremmo aspettare Kenma e Kuro.
L’espressione sul volto di Bokuto cambiò nuovamente all’istante, Akaashi si chiese come potesse cambiare il suo umore così tanto in così poco tempo.
Il ragazzo dai capelli tinti apparecchiò in fretta e corse di sopra per svegliare gli altri due.
Aprì la porta della loro camera da letto senza neanche bussare, urlò un –EHY, EHY, EHY, SVEGLIATEVI, AGAAASHI HA FATTO LA COLAZIONE!
Kuro stava dormendo con solo i boxer, era straiato sulla schiena, gli arti aperti nella posizione della stella marina che prendevano quasi tutto il letto.
Kenma aveva una larga maglietta che doveva essere del suo ragazzo, dormiva praticamente nella stessa posizione dell’altro ma a pancia in giù e per metà sopra Kuro.
Quello che stupì più Bokuto furono i gatti.
Quello dal pelo marrone scuro, Kai, stava dormendo sul sedere di Kenma. Quello arancione chiaro, Yaku, dormiva direttamente sulla faccia di Kuro. Mentre quello grigio, Lev, era già sveglio sopra lo stomaco di Kuro mentre si leccava per lavarsi.
In risposta dai due ragazzi ricevette solo dei mormorii bassi.
Bokuto tornò di sotto capendo che probabilmente era più semplice convincere Akaashi a dargli da mangiare piuttosto che convincere quei due ad alzarsi dal letto.
Aveva però lasciato la porta aperta e con i suoi urli sarebbe stato impossibile per la coppia tornare a dormire.
Kuro si lamentò mentre cercava di spostare Yaku dalla sua faccia.
Kenma borbottò mentre continuava a tenere gli occhi chiusi –Inutile che ti lamenti- fece uno sbadiglio –l’hai invitato tu.
Quando il moro riuscì a liberarsi di Yaku, notò Lev sul suo stomaco e fece una smorfia –Lev… potresti evitare di leccarti le palle su di me?
Kenma fece un sorriso non visto –Non prendertela con i bambini- disse poi.
Kuro sospirò –Comunque… andrà meglio quando inizieranno a scopare.
Kenma aprì un occhio e spostò il viso per guardarlo –I gatti?
-No, Akaashi e Bokuto- ci pensò qualche secondo in silenzio –Anche se penso che pure Yaku e Lev siano sulla stessa strada.
Kenma ridacchiò piano.

Chapter 4: 3. Quella volta che Float fece nuove conoscenze

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Tsukishima era sdraiato su un telo all’ombra dell’ombrellone, gli occhi chiusi e le cuffie nelle orecchie.
Yamaguchi era appena uscito dal mare, era stanco perché Float l’aveva costretto a giocare in acqua per quella che era più di mezz’ora.
Mentre si sistemava i capelli lunghi e bagnati all’indietro si sedette come un peso morto sul suo telo al sole, chinandosi indietro e poggiandosi sugli avambracci.
Kei abbozzò un sorrisetto sentendo il lamento dell’amico e si scostò una parte della cuffia –Si è finalmente stancata di stare in acqua?
Float l’aveva seguito sulla sabbia, si era scrollato di dosso l’acqua in eccesso e si era seduto tra di loro mentre con attenzione controllava tutto quello che succedeva intorno alla ricerca di qualcosa di nuovo per potersi divertire.
-No- rispose Tadashi –Ma l’ho costretta io a uscire.
Float alzò le orecchie curiosa quando notò due ragazzi che stavano camminando sul bagnasciuga.
Yamaguchi afferrò subito il guinzaglio conoscendo troppo bene il suo cane.
Capì anche cosa l’aveva attirata.
Un ragazzo aveva i capelli arancioni ed era più basso del corvino che stava al suo fianco, questo aveva tra le mani una palla che continuava a fare roteare.
Ma Float non ebbe modo di scappare per raggiungerli, perché furono loro ad avvicinarsi.
Il rosso adocchiò il suo cane, si bloccò, spalancò gli occhi, un grande sorriso di aprì sul suo viso e corse verso di loro, o meglio, verso Float.
Quando li raggiunse in pochi passi si gettò in ginocchio con le braccia aperte, il suo cane non perse tempo a saltargli intorno e il ragazzo iniziò ad accarezzare il suo morbido e lungo pelo con vigore.
-MA CIAO! SEI BELLISSIMO, OH MIO DIO, SEI PROPRIO ADORABILE!
Yamaguchi rise, Tsukishima alzò un sopracciglio mentre si metteva a sedere, aveva un’espressione di disgusto in volto.
-È una femmina- precisò Tadashi –si chiama Float.
Il ragazzo sembrò illuminarsi ancora di più –ALLORA SEI BELLISSIMA! E HAI UN NOME BELLISSIMO! E… Ahi!- esclamò sorpreso e imbronciato quando il ragazzo che era con lui lo raggiunse dandogli uno schiaffo sul retro della testa con la mano libera.
-Idiota di un Hinata! Quante volte ti ho detto che non puoi andare a importunare la gente così!?
-Non fa nulla- si affrettò a dire Yamaguchi, mentre Tsukishima borbottava –Parla per te.
Hinata gli fece la linguaccia, poi tornò a fissare Yamaguchi con il sorriso di nuovo stampato sul viso –L’hai chiamato Float per la pallavolo?
Tadashi alzò le sopracciglia sorpreso –Si… Nessuno ci arriva mai al primo colpo.
Hinata rise, il ragazzo dietro di lui li indicò –Ah ecco, voi due avete giocato contro la mia scuola per tre anni al liceo! Tu eri quello che facevi quelle palle fluttuanti e tu il centrale esperto nei muri.
Tsukishima sorrise quasi con cattiveria –Hai indovinato, re.
-Non chiamarmi più in quel modo- sibilò l’altro.
Yamaguchi deglutì per la tensione che si era creata nell’aria, mentre il rosso non sembrò completamente accorgersi della cosa, ma divenne ancora più esaltato quando sentì che anche gli altri due giocavano a pallavolo –Waaaa che bello! Anche io giocavo a pallavolo al liceo, ma la mia squadra non è mai stata troppo forte, però con Kageyama adesso giochiamo benissimo insieme. E… Ah si scusate, io sono Shoyo Hinata mentre lui è il mio ragazzo, Kageyama Tobio.
Yamaguchi sorrise loro –Piacere, io sono Yamaguchi Tadashi, lui è il mio amico Tsukishima.
Hinata indicò alla loro destra, esattamente dove si stavano dirigendo prima che si fermasse per giocare con Float –Ukai ha montato i suoi campi da beach stamattina, stiamo andando a giocare, perché non venite?
Kei fece uno sbuffo basso, Tadashi si morse il labbro e rispose per entrambi –Magari la prossima volta.
-Oh- il rosso sembrava deluso –Va bene.
Giocò per un altro minuto intero con Float e infine andarono via, più che altro fu Kageyama a doverlo trascinare.
Quando furono abbastanza lontani Tadashi si rivolse al suo amico –Hai avuto discussioni con il ragazzo dai capelli scuri?
Tsukishima fece una smorfia –Non mi piace il suo modo di rapportarsi con le persone o di comportarsi.
Tadashi nascose una risata dietro la sua mano –Perché è simile al tuo?
Kei lo fulminò con lo sguardo e il moro si affrettò a dire –Scusa, Tsukki- anche se il sorriso non scomparve dal suo volto.
Erano così impegnati nella loro conversazione che Float si alzò e iniziò a correre nella direzione dove i due ragazzi erano appena scomparsi.
A Yamaguchi sfuggì il guinzaglio dalle mani e anche se iniziò a urlare –Float, no! TORNA SUBITO QUI!
Il suo cane, come sempre, non lo ascoltò.
Tadashi si girò a fissare Kei, questo alzò le spalle e rispose –Non guardare me.
Il più basso quindi poté solo sospirare e corrergli dietro.

Asahi era appena riuscito a schiacciare nonostante il muro di Kuro, dando così un punto alla sua squadra composta da lui e Noya.
Suga diede una pacca sulla spalla a Kuro con il suo sorriso sempre solare –Non importa, siamo comunque in vantaggio.
Noya si preparò a battere, quando vide che gli altri due si misero in posizione per ricevere lanciò la palla in aria.
Suga era pronto a prenderla in palleggio quando la sagoma di un cane volò sopra di lui e afferrò la palla al volo.
-Cosa?- domandò confuso il ragazzo dai capelli chiari mentre sbatteva le palpebre.
C’era davvero un cane, un border collie aveva invaso il loro campo e ora stava giocando con la palla correndo in giro mentre scodinzolava super felice.
Suga non poté fare a meno di ridere divertito.
Kuro rise ancora più forte mentre si piegava in due, soprattutto quando il cane investì in pieno Noya che stava cercando di placcarlo, ma finì solo con le gambe in aria e il culo sulla sabbia.
Kenma si lamentò quando vide l’animale avvicinarsi a lui e odorarlo con curiosità –Perché ce l’ha con me?- piagnucolò.
Kuro non smise di ridere mentre si avvicinava al suo ragazzo per “salvarlo”.
-Probabilmente sente l’odore dei gatti.
Il cane scappò via quando vide il moro andare verso di lui, probabilmente convinto che gli volesse rubare la palla dalla bocca.
Si sentì la voce di un ragazzo che urlò –Float! Flooooat! Lascia quella palla, non è tua!
Tutti si girarono verso quella nuova voce, era un ragazzo moro che sembrava avere l’affanno per aver corso troppo, aveva un semplice costume verde, neanche le ciabatte ai piedi, si stava quindi scottando sulla sabbia calda.
Ma Yamaguchi aveva avuto troppo paura di perderla di vista per pensare di poter perdere tempo a mettersi le ciabatte prima di correre per inseguirla.
Adesso aveva paura però che Float importunasse tutte quelle persone causando problemi.
Tutti diedero per scontato che il cane fosse suo, ma l’animale non sembrava molto intenzionato ad ascoltarlo.
Girò intorno ad Asahi più volte lanciandogli direttamente la palla ed abbaiando felice, sicuramente era una richiesta di lanciargliela nuovamente.
Tadashi riprovò a chiamarlo e invase a sua volta il campo cercando di prenderlo, ma quando fu abbastanza vicino il cane scappò di nuovo e si nascose dietro Tanaka, che iniziò a ridere divertito.
-Oh mio dio… Scusatemi tanto…- il ragazzo aveva il volto rosso, era difficile capire se fosse per l’imbarazzo o per la corsa sotto il sole.
Il cane corse da Tanaka a Hinata, il rosso rise e iniziò ad accarezzargli il pelo.
-Hinata bloccalo!- urlò il padrone mentre andava verso di loro.
Ma quando il cane capì che stava per essere afferrato dal guinzaglio fuggì anche da lui.
Passarono interi minuti così, con il cane che correva da una persona all’altra in questo suo nuovo gioco, nessuno che riusciva a bloccarlo e la partita che non poteva andare avanti perché questo continuava a invadere il campo e a prendere e rilanciare la palla.
Oltre il cane anche Hinata, Bokuto, Tanaka e Noya si stavano divertendo a rincorrerlo rotolandosi sulla sabbia.
Persino Ukai si era alzato per aiutarli e stava solo ridendo divertito per tutta quella situazione assurda.
Erano per lo più una decina e quasi tutti, eccetto Kenma, stavano cercando di aiutare il povero Yamaguchi che sembrava disperato.
Ormai avevano perso la cognizione del tempo quando li raggiunse anche un ragazzo biondo e con gli occhiali.
Aveva due teli da mare sulla spalla, delle cuffie intorno al collo, un ombrellone chiuso sottobraccio e delle ciabatte in mano che non erano sue perché ne indossava un altro paio.
Il ragazzo ebbe solo bisogno di dire “Float” con un tono serio e neanche troppo alto che il cane si fermò di scattò, abbassò le orecchie e, lasciando stare tutto quello che stava facendo, lo raggiunse con un’espressione pentita.
Yamaguchi li raggiunse, poi si accasciò stremato sulla sabbia, troppo stanco per pensare ai granelli che gli avrebbero ricoperto il corpo attaccandosi grazie al sudore.
Lo sentirono lamentarsi –Perché diavolo ascolta te e non me?
Il biondo gli passò le sue ciabatte mentre diceva –Dai andiamo.
-Oya?- Kuro esclamò divertito –Sei quel ragazzo con una scopa in culo che non ha mai voluto giocare con noi l’anno scorso?
Bokuto fissò curioso il suo amico, lo scorso anno era stato invitato a mare da Kenma solo due settimane, erano le due settimane con più gente in giro e non ricordava di certo quel ragazzo biondo considerando quante altre ne aveva viste.
Hinata si intromise –Kageyama dice che sono entrambi bravi a giocare!
Kageyama gli diede un nuovo colpo dietro la testa –Stai zitto deficiente!
-Ah quindi, hai solo paura di perdere contro di noi?- lo provocò Kuro.
Kenma alzò gli occhi al cielo sentendo il suo ragazzo usare quel tono, rimanendo però concentrato al gioco che stava già facendo sul suo cellulare anche mentre tutti gli altri correvano in giro a prendere Float.
Tsukishima assottigliò gli occhi, passarono diversi secondi di completo silenzio, poi il ragazzo piantò l’ombrellone al suo fianco e si rivolse al ragazzo steso a terra –Yamaguchi, faremo una partita quando finisce quella in corso.
Kuro sorrise vittorioso.
Yamaguchi stramazzò –Ma sono così stanco!
Nessuno però sembrava ascoltarlo.

La partita di Yamaguchi e Tsukishima venne giocata contro Kuro e Kenma.
Vinsero questi ultimi per soli due punti di differenza, ma fu una bella partita e ben giocata.
Né Tsukki né Yama avevano quasi mai giocato sulla spiaggia, che era molto differente rispetto al terreno duro della palestra, quindi questo li penalizzò molto.
Ma allo stesso tempo le palle flottanti di Yamaguchi erano molto aiutate dal vento che le rendeva ancora più ingestibili da prendere e, soprattutto, Kenma era una persona che si stancava molto facilmente.
Fecero solo un set che fu abbastanza sia per Yamaguchi, già stanco per tutto quello che era successo con Float, sia per Kenma.
Tsukishima si era appassionato e adesso aveva uno sguardo di fuoco negli occhi mentre fissava Kuro attraverso la rete e annunciava –Voglio la rivincita.
Il ragazzo dai capelli scuri sorrise soddisfatto –Quando vuoi.
Bokuto invase il campo mettendosi in squadra con Tsukishima –Io gioco con lui.
Hinata urlò iniziando a saltare –Gioco io con Kuro! Gioco io!
Kenma fu sollevato di lasciargli il suo posto e tornare accanto ad Akaashi.
-Hai giocato bene- disse il suo amico.
-Mh- rispose questo sistemandosi meglio il cappello sugli occhi –Ma fa troppo caldo per tutto questo.
Yamaguchi sorrise a Tsukishima che distolse lo sguardo quasi imbarazzato, poi si diresse da Ukai che aveva tenuto per tutto il tempo della partita il suo cane.
-Grazie mille- disse inchinandosi mentre riprendeva il guinzaglio tra le mani.
L’uomo sorrise –Nessun problema. Sei stato molto bravo per uno che non ha quasi mai giocato sulla sabbia. Mi piacciono i tuoi servizi. Shimada ti ha insegnato bene.
Tadashi arrossì al complimento.
L’uomo continuò –Spero che vi vedrò più spesso qui.
Yamaguchi si girò a cercare Tsukishima con lo sguardo, sembrava infastidito dalla voce squillante di Bokuto, rise e commentò –Tsukki non ha nessuna intenzione di perdere, potremo farci vedere più spesso.
Float abbaiò concordando.
Ukai diede un’ultima carezza al cane e Yamaguchi si allontanò, girò intorno al campo per cercare un posto all’ombra dove sedersi per vedere la partita.
Il ragazzo dai capelli grigi alzò una mano nella sua direzione e lo invitò a sedersi con loro.
Float si esaltò quando vide che c’erano anche il ragazzo basso con un ciuffo davanti colorato di biondo e il ragazzo dai capelli rasati, erano i due che prima erano stati al suo gioco e si stavano divertendo con lei.
-Vieni, siediti con noi- disse il ragazzo dai capelli grigi con un sorriso dolce in volto.
Yamaguchi lo fece ringraziando, il ragazzo basso tornò a giocare con Float.
Rise mentre gli passava le mani sul pelo, poi commentò –è troppo bello, quanti anni ha?
-È una lei- precisò Yamaguchi con un sorriso –ed è ancora giovane, ha solo tre anni, per questo è sempre così esaltata.
Il ragazzo si illuminò –Sei femmina? Ma lo sai che sei bellissima? Lo sai?
Float abbaiò contenta per tutte quelle attenzioni.
Il ragazzo dai capelli grigi rise –Comunque, sei Yamaguchi, giusto? Io sono Suga- indicò il ragazzo basso –Lui è Noya- indicò infine l’ultimo che aveva iniziato a giocare anche con il suo cane –e lui è Tanaka.
Tadashi corrugò la fronte a quel cognome, poi strabuzzò gli occhi –Ecco perché mi sembravi così familiare, sei imparentato con Saeko?
-Conosci la sorellona?- chiese curioso Noya.
-Bè… è la fidanzata del fratello di Tsukki, no?
Tanaka mormorò qualche imprecazione, Suga lo colpì alla schiena abbastanza forte –Smettila di fare così.
-Non li sopporto, soprattutto Akiteru, ha rubato la purezza di mia sorella.
Noya sussurrò –Quella l’aveva già persa da tempo.
Suga rise, Tanaka si colpì il cuore totalmente offeso, poi sbraitò –Tu da che parte stai!?
Yamaguchi si intromise –Non so quanto possa cambiare il tuo pensiero, ma sono una delle migliori famiglie che abbia mai incontrato. E capisco che comunque tu sia incazzato perché lei è pur sempre tua sorella, ma Akiteru è una brava persona.
Suga gli sorrise soddisfatto, Tanaka distolse lo sguardo con uno sbuffo.
-Anche Tsukki- continuò Tadashi mentre si girava a guardarlo mentre giocava –Lui sembra così altezzoso e fastidioso ma… mi ha salvato la vita alle elementari, mi ha protetto dai bulli senza neanche conoscermi ed è stato sempre lui a salvare Float tre anni fa, l’ha trovata per strada e me l’ha portata a casa. So che non ha molti amici ma…
Suga non lo fece continuare –Resterete qui tutta l’estate?
Tadashi annuì riportando lo sguardo su di lui.
-Bene- Suga sorrise –Vedrete che entro settembre avrete più amici di quanti potreste ricordare.
Yamaguchi arrossì.
In campo nel frattempo Tsukishima si distrasse a guardarlo, corrugando la fronte e cercando di capire perché il suo amico avesse le guance rosse, era così concentrato che la palla che lanciò Hinata gli arrivò direttamente in testa.
-Bella ricezione!- urlò Bokuto mentre correva a recuperarla.
Kei voleva rispondere che quella non era affatto una ricezione, ma preferì non rendersi ancora più ridicolo.
Si mise in posizione e schiacciò la palla che Bokuto gli lanciò.
Colpì la mano di Hinata che aveva appena saltato per murare, ma volò comunque fuori e fecero punto.
Hinata lo fissò stupito –Ma allora sei davvero molto bravo.
-Faccio quello che dovresti saper fare anche tu- lo prese in giro il biondo.
Hinata gonfiò le guance indispettito e si mise in posizione –La prossima la prenderò!
Fuori dal campo, Akaashi non si accorse di essersi perso a guardare Bokuto fino a quando Kenma non attirò la sua attenzione.
-Mh?- chiese il corvino confuso sbattendo le palpebre.
-Spero tu sia consapevole di come lo stavi guardando.
Akaashi nascose il suo imbarazzo dietro la mano –è solo… che è davvero bravo a giocare a beach e mi piace la passione che ci mette. Io… non me lo aspettavo.
-Mh- Kenma distolse lo sguardo dal suo telefono per portarlo alla partita in corso –Si, credo che lui e Kuro si siano trovati principalmente per questo motivo.
Bokuto fece punto con una schiacciata perfetta, alzò i pugni in aria e urlò un –EHY EHY EHY!
Akaashi sorrise impercettibilmente senza neanche rendersene conto.
-Ha degli alti e bassi però- continuò Kenma –ci sono momenti in cui cade completamente in depressione per cose stupidissime e nessuno sa come aiutarlo.
L’amico annuì pensieroso. Si stava rendendo conto che in Bokuto c’era più di quanto non avesse creduto all’inizio.
Hinata lanciò la palla altissima e volò via quasi da tutt’altra parte della spiaggia –Scusate- gridò il rosso –Vado a prenderla!
Mentre correva a recuperare il pallone Kuro corse da loro e si sedette sui talloni di fronte Kenma –Stai bene?- gli domandò poi.
-Sto bene- lo rassicurò il suo ragazzo guardandolo negli occhi.
Kuro ricordava bene come da bambino Kenma aveva la febbre alta ogni volta che si sforzava troppo, quindi non poteva fare a meno di preoccuparsi spesso, soprattutto quando aveva faticato sotto il sole caldo.
Il corvino annuì –Quando finisco la partita ti vado a prendere qualcosa di fresco al bar.
-Non c’è biso…- la sua frase venne interrotta dalle labbra del più alto che si schiantavano sulle sue in un bacio a schiocco.
Si rialzò quasi subito e tornò in campo.
Kenma aveva le guance di un bel rosa acceso, sentì Akaashi ridere ma nessuno dei due disse nulla.
E mentre la partita andava avanti dalla spiaggia arrivarono Daichi, Hanamaki e Matsukawa che tornavano dal chiosco.
Raggiunsero il gruppetto con Tanaka e gli altri, Float odorò i nuovi arrivati, Mattsun si inginocchiò per accarezzarlo, Makki non lo fece solo perché stava mangiando il suo gelato a stecco –Di chi è questo bel cane?- chiese poi.
Suga fece le presentazioni.
Quando finì Daichi passò al ragazzo dai capelli grigi un caffè chiuso con una bustina di zucchero.
-Oh- Suga spalancò gli occhi sorpreso –Grazie.
Tanaka stava per aprire bocca e lamentarsi sul perché l’avesse portato solo a lui e non a tutti loro, ma non riuscì perché Noya gli diede una gomitata sullo stomaco e gli fece segno di non farlo.
Fortunatamente né Suga né Daichi notarono questo scambio.
Tanaka alzò gli occhi al cielo, poi si rivolse all’altra coppia –Dov’è Oikawa?
Hanamaki alzò gli occhi al cielo alla pronuncia di quel nome, porse il gelato al suo ragazzo per fargliene prendere un pezzo e mentre l’altro mangiava rispose –è andato a importunare Iwaizumi, come al solito. Mentre eravamo al bar ha detto una cosa come che voleva fare una partita a beach in squadra con lui ed è corso a casa sua.
Tanaka rise –Sono ancora valide le scommesse degli scorsi anni su di loro, si?
-Certo, ormai tutto il villaggio ha fatte così tante scommesse che esiste addirittura un gruppo telegram.
-DAVVERO!? AGGIUNGETEMI!
Si sedettero li con loro e spiegarono a Noya e Yama di che scommesse stessero parlando.
La partita continuò, Oikawa e Iwaizumi li raggiunsero a pochi punti dalla fine e rimasero in disparte a guardarli giocare.
Alla fine vinse la squadra di Bokuto e Tsukishima, il primo urlò felice e cercò di battere il cinque al suo compagno di squadra, questo lo guardò schifato e si allontanò.
Bokuto non rimase deluso troppo a lungo, perché gli urlò dietro –Tanto prima o poi ci riuscirò!
Oikawa iniziò a urlare –Tocca a me e Iwa-chan! Chi ci vuole sfidare!?
Suga fissò Daichi che si era seduto al suo fianco e domandò –Vuoi giocare con me?
-Certo- rispose in fretta l’altro senza neanche pensarci troppo.
Così i due ragazzi si alzarono e si posizionarono in campo, non passò troppo tempo prima che iniziasse la nuova partita.
Tsukishima prese il posto di Suga accanto a Yamaguchi, questo gli sorrise e si avvicinò a lui –Quindi Tsukki, non è stato poi così male, no?
Kei distolse lo sguardo imbarazzato e iniziò a coccolare Float che si era sistemata tra loro due –Sta zitto Yamaguchi.
-Scusa Tsukki- rispose questo ridendo.
Kuro e Bokuto invece erano corsi a farsi un bagno veloce per togliersi sabbia e sudore dalla pelle, poi erano tornati dai ragazzi con i quali condividevano la casa.
-Come promesso ti vado a prendere qualcosa al bar, cosa preferisci?- domandò Kuro a Kenma.
Questo posò il telefono di lato e allungò le mani verso di lui.
Kuro capì subito che il ragazzo voleva fargli compagnia al bar ma si seccava a camminare, quindi si girò e lo fece saltare sulla sua schiena facendolo aggrappare come un koala.
Kenma fece un mugugno contento mentre si strofinava contro la pelle fresca dell’altro, il corvino rise e partì verso il chiosco andando dalla sabbia.
Kuro pensava che il suo ragazzo fosse stato tutto il tempo concentrato sul suo gioco al telefono per guardare la sua partita, ma quando questo iniziò a commentargliela durante il tragitto e a dirgli cosa secondo lui doveva aggiustare si sentì più che felice e si ricordò perché lo amava così tanto.
Bokuto, a quel punto, si sedette nel posto libero lasciato da Kenma e chiese euforico ad Akaashi –Hai visto la mia vittoria Akaashi?
Il diretto interessato rimase sorpreso che avesse detto il suo nome in modo corretto, poi poggiò i gomiti sulle propria ginocchia e la testa tra le mani aperte, si girò a fissarlo e commentò serio –Giochi molto bene.
L’altro si illuminò.
Akaashi continuò –Mi piacerebbe giocare con te qualche volta.
Bokuto era talmente esaltato da non riuscire a contenere la sua gioia –Anche la prossima partita!- commentò felice.
Akaashi annuì, poi riprese –Sai, nella pallavolo al chiuso giocavo nel ruolo di alzatore… mi piacerebbe provare ad alzarti qualche palla.
Nonostante non avesse ancora cambiato parere sul comportamento di Bokuto, nonostante continuasse a pensare che fossero due persone troppo diverse, non poteva non ammettere che in quanto alzatore si sarebbe divertito e sentito bene ad impostare delle palle per qualcuno che riusciva a schiacciare così bene.
Bokuto sentì le sue guance prendere fuoco a quella semplice e sincera risposa.

Chapter 5: 4. Quella volta che Yachi provò a farsi interessare i ragazzi

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Yamaguchi era seduto sui gradini delle scale che portavano al piano di sopra, aveva appena finito di allacciarsi le scarpe e adesso stava ridendo a qualcosa che aveva letto o visto sul suo cellulare.
Float lo stava aspettando ai suoi piedi impaziente, aveva il guinzaglio in bocca e attendeva di essere portata fuori.
Ma il moro era troppo concentrato sul suo telefono per ricordare quello che doveva fare.
A una risatina più forte Tsukishima lo guardò di sottecchi e chiese –Perché ridi?
-Oh?- Yamaguchi alzò lo sguardo, il sorriso non scomparve dal suo volto –Ieri Hinata mi ha dato il suo numero di telefono, mi aveva detto di avere un cane anche lui ma che è pigrissimo e mi chiedeva se potevamo fare le passeggiate insieme, così il suo Mr. Fat sarebbe stato più invogliato a camminare se ci fosse stato un altro cane con lui.
Tsukishima storse il naso –Ha chiamato il suo cane Mr. Fat? Davvero?
Tadashi rise di nuovo, si alzò e si avvicinò a lui per mostrargli il telefono –Guarda che mi ha inviato.
Fece partire un video che il rosso aveva fatto quella mattina, si scoprì che Mr. Fat era uno Chow Chow dal pelo marrone chiaro, nel video era comodamente addormentato sopra il corpo di Kageyama e questo, con scarsi risultati, stava cercando di toglierselo di dosso per poter tornare a respirare correttamente.
Il video si concluse quando il ragazzo dai capelli scuri urlò al rosso di aiutarlo e smetterla di sghignazzare in quel modo, poi gli lanciò contro qualcosa.
-Sono così stupidi- borbottò il biondo alzando gli occhi al cielo.
Tadashi continuò a ridere –Comunque, sto andando fuori con lui adesso, vuoi venire?
-No, grazie- rispose in fretta distogliendo lo sguardo.
-Va bene, se vai a mare mandami un messaggio che poi ti raggiungo direttamente li.
Kei rispose con un grugnito e, per la felicità di Float, si avviarono finalmente fuori.

Quando Yamaguchi raggiunse Hinata lo trovò che stava cercando di tirare il suo cane per il guinzaglio, ma questo era inchiodato a terra e non aveva intenzione di spostarsi.
Il moro soffocò una risata e si avvicinarono a loro.
Mr. Fat alzò la testa incuriosito quando notò un altro cane avvicinarsi.
Anche Float era curiosa, ma anche calma, voleva capire com’era la situazione prima di iniziare a fare come suo solito.
Si odorarono a vicenda e Float fu la prima ad accettare l’altro.
Abbaiò contenta e iniziò a scodinzolare.
Mr. Fat non sembrò molto felice, ma almeno si alzò e accettò di essere portato a spasso dal suo padrone.
-Oh finalmente- borbottò felice Shoyo mentre si avviavano lungo le strade per dirigersi al chiosco.
-Kageyama non ti fa compagnia?
Il rosso sbuffò quasi infastidito –Abbiamo litigato stamattina, come sempre.
-Ah- Tadashi si morse il labbro –Mi dispiace…
Hinata sventolò una mano in aria per dirgli di non preoccuparsi –Non importa, litighiamo sempre per cose stupide, ci passerà presto.
-Davvero? E non vi da fastidio avere una relazione del genere?
Shoyo sembrò pensarci su –Nah, penso piuttosto che sarebbe strano il contrario.
Yamaguchi annuì non del tutto convinto, ma non credeva di essere così tanto in confidenza con lui per potergli chiedere di più.
Chiacchierarono del più e del meno ma soprattutto della pallavolo e con calma arrivarono fino al chiosco.
Una ragazza bionda, che probabilmente aveva la loro età, alzò una mano e chiamò il nome di Shoyo.
Hinata la salutò a sua volta felice, poi strattonò il braccio di Yamaguchi per andare dalla ragazza.
-Yamaguchi, questa è una mia amica, Yachi. Lavora al chiosco, vive insieme a Shimizu-senpai e spesso mi tiene Mr. Fat.
-Oh, ciao- il moro le sorrise e le strinse la mano.
Mentre Float iniziò ad annusarla e a saltarle intorno felice di avere qualcuno di nuovo con cui giocare.
I tre ragazzi avevano un carattere molto simile e iniziarono ad andare d’accordo all’istante.
Visti dall’esterno potevano sembrare un gruppo affiatato che si conosceva da una vita.
Yachi rimase con loro a lungo seduti sui tavolini all’aperto, il suo turno iniziava dopo pranzo quindi aveva tutta la mattinata libera.
Erano le undici e mezza passate quando Hinata si alzò di scatto annunciando che aveva digerito la colazione e che aveva di nuovo fame, poi si avviò al bancone per comprare qualcosa.
Rimasti soli, Yachi si spostò sul divanetto per farsi più vicina al moro con le lentiggini, la ragazza aveva lo sguardo basso e si contorceva le mani imbarazzata.
-Tadashi-kun- chiamò piano –Posso farti una domanda?
-Uhm… si- rispose Yamaguchi quasi in un balbettio, non era mai stato così vicino a una ragazza.
-Pensi che… Shoyo potrebbe interessarsi a me?
Tadashi rimase per qualche secondo in silenzio, il tempo di comprendere davvero cosa volessero dire quelle parole, poi sbatté le palpebre confuso –Ma… Non sai che Hinata e Kageyama stanno insieme?
La ragazza sbarrò gli occhi e divenne completamente rossa –Davvero!? E da quando? L’anno scorso non si sopportavano, non sapevo che quest’anno fosse cambiato qualcosa! Non mi aveva detto nulla!- si fece più vicina a Yamaguchi e gli afferrò il braccio con urgenza mentre parlava a voce ancora più bassa –Non dirgli che te l’ho detto, dimentica tutto, per favore!
-Tranquilla- rispose il ragazzo confuso da quella valanga di parole –Mi dispiace aver distrutto i tuoi sentimenti così.
-Oh no, non è un problema, anzi, forse è anche meglio così.
Tadashi la fissò non capendo e lei sbuffò decidendo di raccontargli tutto.
-La verità è che sono abbastanza certa di essere lesbica. Ma ho paura di deludere mia madre e tutte le persone che mi stanno accanto. Inoltre la ragazza di cui sono innamorata è assolutamente etero. Quindi avevo pensato di provare a stare con qualche ragazzo questa estate giusto per capire se… potevo farmelo piacere. Sembra ancora più brutto detto ad alta voce, ma volevo solo capire.
Yachi si rese conto di quanto sembrasse brutto quel suo discorso.
Di come la facesse passare una poco di buono.
Ma semplicemente aveva sempre avuto paura degli uomini, tutti molto più alti e grandi di lei. Hinata era stato uno dei pochi che l’aveva fatta sentire fin da subito a suo agio e apprezzava davvero tanto la loro amicizia. Non era innamorata di lui, ma si rendeva conto che se avesse dovuto per forza trovarsi un ragazzo, invece che una ragazza, probabilmente lui sarebbe davvero stata la scelta migliore.
E la ragazza era anche sicura che non sarebbe comunque riuscita a innamorarsi di lui, ma tante persone avevano storie estive senza conto, quindi perché non avrebbe potuto provarci anche lei?
Ovviamente, se solo avesse saputo che si era messo con Kageyama, neanche avrebbe provato a chiederlo, non avrebbe mai neanche osato pensare di mettersi in mezzo a una coppia.
-Bè, almeno non ho ferito i tuoi sentimenti- provò ad abbozzare un sorriso Yamaguchi.
Yachi rise tornando a fissarlo –E tu, Tadashi?
La sua voce era bassa, Yamaguchi non era certo di cosa la ragazza volesse sapere con quella domanda, ma non ebbe modo di rispondere, perché la voce fredda e tagliente di Tsukishima chiamò il suo nome.
Tadashi saltò sul posto e si girò verso l’amico commentando uno “Tsukki!” sorpreso.
Yachi si mosse a disagio sul divanetto e si allontanò tornando alla giusta distanza dall’altro ragazzo.
Tsukishima sembrava avere uno sguardo più tagliente del solito.
-Ti ho scritto un messaggio- disse poi il biondo.
-Ah, scusa- Yamaguchi si affrettò a prendere il suo cellulare che aveva lasciato sul tavolo sottosopra, quindi impossibilitato a vedere se arrivassero notifiche –Non ho sentito la notifica, c’è ancora il silenzioso da ieri notte.
-Mh- Tsukishima continuò a fissarlo con quello sguardo che lo stava mettendo a disagio, poi allungò la mano verso di lui.
Prima che Tadashi potesse chiedere cosa volesse, Kei lo precedette –Dammi Float, lo porto a fare un bagno, sono certo che si divertirà di più.
Yamaguchi si alzò dal divanetto –Vengo anche io!
-Non c’è bisogno- Tsukishima gli strappò il guinzaglio dalle mani –Non voglio rovinare il tuo divertimento.
Si girò e andò via, camminava abbastanza in fretta perché Float, dopo aver sentito che stavano andando in acqua, lo stava praticamente trascinando.
-Tsukki- lo richiamò il moro confuso da quel comportamento, ma l’amico non si girò per dargli attenzione, qualche secondo dopo era già sparito dalla sua vista.
-Il tuo amico è spaventoso- sussurrò Yachi quando rimasero di nuovo soli.
Hinata li raggiunse mentre addentava un panino dolce, poi parlò con la bocca piena borbottando qualcosa di incomprensibile ma che doveva dare ragione alla ragazza.
Yamaguchi si scollegò completamente dalla loro conversazione, la sua mente in subbuglio mentre cercava di comprendere perché il suo amico l’avesse trattato in quel modo.
Non aveva completamente senso.

-Ehy Suga!
Il ragazzo dai capelli chiari, sentendo il suo nome, alzò lo sguardo e rimase senza fiato quando vide Daichi raggiungerlo.
L’altro era appena stato a mare perché il suo corpo era ancora tutto bagnato, indossava solo il costume a pantaloncino che stringeva sulle sue cosce muscolose.
Suga si rese conto di star fissando troppo l’altro ragazzo con uno sguardo più che evidente.
Si schiarì la gola e prese un sorso del suo caffè distogliendo lo sguardo da lui.
-Oi, ciao- disse poi allegramente.
Daichi si sedette di fronte a lui, Suga aveva scelto un tavolino piccolo al chiosco per prendere in pace il suo primo caffè della giornata e controllare, con il wi-fi della struttura, se ci fossero nuove e-mail dall’università.
Non che quella nuova compagnia fosse sgradita.
Daichi incrociò le braccia sul tavolo e si sporse in avanti –Ho visto Tanaka e Noya poco fa, si stavano lamentando del tuo essere troppo- mimò delle virgolette in aria durante le parole successive –mamma protettiva.
Suga alzò gli occhi al cielo, poggiò i gomiti sul tavolo e si sporse in avanti anche lui –Si stavano lamentando perché stamattina li ho rimproverati visto che hanno lasciato la spazzatura in giro ieri sera e oggi le formiche avevano invaso mezza casa.
Daichi rise –Quindi sei praticamente il loro babysitter?
-Li ho conosciuti due anni fa in università, sembravano dei pesci fuor d’acqua e disperati, gli ho proposto di diventare coinquilini perché pensavo che avessero davvero bisogno di una mano. Hanno abbandonato l’università dopo tipo due mesi, ma abbiamo continuato a vivere insieme. Ormai mi sono abituato a farmi chiamare la mamma del gruppo, e per quanto si possano arrabbiare con me non mi preoccupo troppo, perché tanto poi ritornano sempre disperati, non hai idea di quanti problemi gli devo aggiustare.
Daichi rise più forte –Dovresti iniziare a farti pagare.
Suga sorrise a sua volta, poi continuò –Non è così male, mi preparo per quello che sarà il mio lavoro a breve.
-Uh?- Daichi sembrava curioso –Per cosa stai studiando?
-Voglio fare l’insegnante delle elementari.
-Ti piacciono proprio i bambini- commentò il moro senza alcuna presa in giro.
-Si- rispose sincero l’altro –Li trovo adorabili e mi piace insegnar loro le cose importanti della vita, aiutarli nella loro crescita e formazione. Non trovi che sia bello aiutare le persone?
-Assolutamente, infatti io a breve entrerò nelle forze dell’ordine.
-Oh!- gli occhi di Suga si illuminarono –Avrai una divisa.
-Già… per qualsiasi problema potrai chiamare me.
Il sorriso di Suga si fece più malizioso mentre rispondeva –Buono a sapersi.
Suga si chiese se fosse solo una sua impressione o entrambi, involontariamente, si erano fatti più vicini. Ma adesso riusciva a vedere con precisione le varie sfumature di marrone negli occhi dell’altro.
Si scostarono di scatto solo quando sentirono un urlo.
-SUGAAAAA- Nishinoya arrivò da loro urlando il nome del ragazzo dai capelli chiari.
Era scalzo mentre correva, anche lui bagnato per il bagno appena fatto e sventolava in aria una ciabatta.
Tutto quello che aveva contro Suga ormai completamente dimenticato, gli mise davanti la sua infradito rotta e piagnucolò –Ti prego aggiustala! Non posso spendere i miei soldi per delle scarpe nuove!
Suga lanciò uno sguardo a Daichi come a voler dire “Visto? Che ti avevo detto?”
E poi si rivolse a Yuu con un sorriso gentile –Vediamo che posso fare.

Chapter 6: 5. Quella volta dell'arrivo di Kyoutani

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Iwaizumi aveva il volto più tranquillo del solito.
Si era fatto il suo bagno mattutino quando ancora in spiaggia non c’era quasi nessuno, poi si era messo a riva a rilassarsi.
La sua pace però non durò molto, perché la voce cantilenante di Oikawa che chiamava “Iwa-chan, Iwa-chan!” gli entrò nel cervello.
Certe volte si chiedeva se ormai non l’avesse sentito così tanto da semplicemente immaginarlo.
Ma in quel caso era più che reale.
-Che cosa vuoi, Crappykawa?- rispose burbero.
Girò leggermente la testa per lanciargli un’occhiata, il più alto aveva un costume a slip azzurro quel giorno, degli occhiali da sole a specchio di un verde improponibile e il cellulare in mano puntato verso di lui.
-Sei nella mia inquadratura per la foto che devo mettere nella mia storia, me la stai rovinando.
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo tornando a fissare il mare –e con tutta la spiaggia libera, tu devi fare la foto proprio qui?
Oikawa sorrise –è il posto migliore.
Iwaizumi grugnì –Se ti avvicini ti faccio male.
Tooru rise, perse diversi secondi a fare la foto che voleva e ad armeggiare con il suo telefono, poi si avvicinò all’altro ragazzo e si sedette accanto a lui sul telo del più basso senza neanche chiedere il permesso.
Iwaizumi allungò una mano e gli diede un colpo in fronte con l’indice.
Non era neanche troppo forte, quindi non poté fare a meno di sospirare esasperato quando l’altro si portò entrambe le mani alla parte lesa e iniziasse a lamentarsi –Iwa-chan! Sei sempre così cattivo.
-E tu sei sempre così esagerato.
Oikawa gli diede una spallata, rimasero in silenzio per diversi minuti, il più alto era troppo concentrato a modificare la foto che aveva fatto prima di pubblicarla e Iwaizumi stava bene così.
Quando lasciò stare il suo telefono Tooru respirò a pieni polmoni l’aria salmastra con gli occhi chiusi, poi disse –Dovremmo vederci anche in inverno.
-Ma anche no- rispose in fretta Hajime.
Oikawa gonfiò le guance indispettito, stava per rispondere a tono quando una nuova voce li chiamò entrambi.
-Oikawa! Iwaizumi! Siete proprio voi due?
I due interpellati si girarono notando un ragazzo dai capelli castano chiari e il volto dai lineamenti dolci che stava sorridendo loro, mentre si avvicinava felice.
Fu Iwaizumi il primo a riconoscerlo –Oh, Yahaba giusto?
Quando disse il suo nome Oikawa lo collegò al ragazzo che aveva di fronte e gli sorrise –Ciao! Bello vederti anche quest’anno!
Yahaba Shigeru era un ragazzo che aveva la casa nel villaggio accanto, ma era molto vicino al loro villaggio ed era quindi facile che in spiaggia incontrasse Makki e la sua comitiva, aveva stretto una forte amicizia con tutti loro ed era stato spesso invitato per delle partita di beach volley, quindi ormai era come se facesse parte del loro villaggio.
-Come va, ragazzi?- chiese infine sedendosi sulle ginocchia di fronte a loro –Sono arrivato ieri, stavo andando al chiosco a fare colazione, è molto più lontano rispetto quello nel mio villaggio ma è più probabile che trovi qualcuno di familiare.
Iwaizumi si alzò spazzolandosi la sabbia in più che gli era rimasta attaccata addosso –Allora ti faccio compagnia, ho proprio voglia di un caffè.
Oikawa sembrò deluso dalla cosa, ma il suo sorriso di facciata tornò quasi all’istante e si alzò seguendo i due ragazzi.
Mentre entravano al chiosco dall’ingresso che dava alla spiaggia notarono un ragazzo che stava cercando di montare una tenda.
Oikawa si limitò a scrutarlo, era abbastanza sicuro di non averlo mai visto in giro.
Si sarebbe ricordato il suo aspetto e cipiglio da delinquente, soprattutto i suoi capelli tinti di biondo con due strisce scure ai lati.
Ma Yahaba non sembrò spaventato da questo, si fece avanti senza problemi e gli parlò con un sorriso dolce –Ehy ciao.
Il ragazzo gli lanciò uno sguardo che avrebbe spaventato chiunque, ma il moro non sembrò vacillare e continuò.
-Se ti vuoi accampare in spiaggia ti conviene spostarti in quella direzione- e indicò verso destra –dopo la curva la spiaggia si allarga molto di più quindi nessuno ti farebbe problemi. Inoltre noto che hai un sacco di palle da beach sgonfie qui- Oikawa notò solo in quel momento quel particolare, ma era vero, il ragazzo aveva un intero sacco pieno di palle da beach ancora da gonfiare, probabilmente per prendere meno spazio –se vuoi giocare i campi sono da quella parte, quindi saresti anche più vicino.
Yahaba concluse il suo discorso e il ragazzo biondo sembrò sorpreso e spaesato che qualcuno lo avesse aiutato senza problemi.
Rispose con un grugnito incomprensibile e riprese tutte le sue cose per andare dove gli aveva consigliato il moro.
Oikawa si avvicinò a Iwaizumi e gli sussurrò all’orecchio –sembra un cane rabbioso.
Iwaizumi rise e i tre ragazzi tornarono ad avviarsi al chiosco.
Al bancone del bar non furono sorpresi di trovare Tanaka considerando che Shimizu era di turno.
Il ragazzo dai capelli rasati aveva appena ricevuto la bevanda che aveva ordinato, prese la tazzina con entrambe le mani e urlò con gli occhi che brillavano alla ragazza che si stava allontanando da lui –Grazie Kiyoko! Come sempre le bevande che fai tu sono le migliori!
Si portò il liquido alla bocca e non pensò minimamente di aspettare che si raffreddasse prima di prenderne una grossa sorsata.
La scena che ne seguì fu abbastanza imbarazzante sia per Ryuu che per Shimizu.
Alla fine il ragazzo dovette girarsi e allontanarsi con lo sguardo basso, un’altra brutta figura da aggiungere a tutte quelle che aveva già fatto con la ragazza.
Quando fu abbastanza vicino al trio appena entrato Oikawa gli parlò –Se ti servono consigli per le ragazze, basta chiedere.
Tanaka alzò lo sguardo verso di lui, lo fissò spaesato, poi chiese –E la tua ragazza dove sarebbe?
Iwaizumi iniziò a ridere nascondendo la bocca dietro la sua mano.
-Ma…- Oikawa piagnucolò –Perché siete sempre così cattivi con me!

Il cane rabbioso, Oikawa aveva diffuso bene quel soprannome, scoprirono che in realtà si chiamava Kyoutani.
Nessuno sapeva praticamente nulla di lui, da dove fosse arrivato o per quanto tempo si sarebbe accampato sulla spiaggia con la sua tenda.
Quello che fu certo a tutti era che voleva giocare a beach, che la sua espressione accigliata non spariva mai dal suo viso e che era molto irascibile.
Fu Iwaizumi l’unico che riuscì a tenergli testa e a placarlo, solo perché il più piccolo lo sfidò a diverse gare che Hajime vinse tutte.
Scoprirono anche che le diverse scorte di palle nella sua tenda servivano perché il ragazzo non si sentiva soddisfatto se non poteva colpire la palla con tutta la sua forza, quindi tendeva spesso a perderle visto che volavano troppo lontane nel fitto del bosco.
Stava giocando una partita proprio in quel momento, era contro Oikawa e Iwaizumi e in squadra con Yahaba, quel ragazzo sembrava l’unico a non aver problemi a mettersi in squadra con lui.
La situazione divenne più movimentata quando arrivarono Yamaguchi e Tsukishima, visto che Float invase il campo esaltato come al solito.
Ma non durò molto, Yamaguchi la richiamò e fu subito ascoltato solo perché le stava proponendo di fare il bagno al mare.
Tsukishima sistemò i teli sulla sabbia vicino al gruppo degli altri, posò lo zaino con tutto quello che avevano e chiamò il moro –Aspetta, vengo con voi.
Yamaguchi si illuminò, erano rare le occasioni simili.
E quando i due ragazzi, insieme al cane, si allontanarono verso il mare, Kuro aspettò che fossero abbastanza lontani prima di allungarsi verso la borsa di Tsukki e prendere il suo telefono.
Bokuto gli si avvicinò curioso –Che fai?
Kuro fece un ghigno –Voglio vedere cosa nasconde, un tipo talmente arrogante e orgoglioso avrà una cartella con i porno come minimo.
Bokuto si sedette al suo fianco, adesso curioso anche lui.
Ma quando provarono ad accedere al telefono si resero conto che aveva bisogno di una password.
Kuro sbuffò, Bokuto disse –Prova 1, 2, 3 e 4.
Kuro lo fece, ovviamente non era quella giusta.
-Pensate davvero che una persona intelligente come Tsukishima possa mettere come password 1, 2, 3, e 4?
Kuro sussultò sentendo la voce di Kenma, non si era accorto che il suo ragazzo si era avvicinato mettendosi al suo fianco per scrutare quello che stavano facendo.
-Da qualche parte bisogna pur sempre iniziare- rispose Bokuto sentendosi quasi intelligente per quella risposta.
Kenma alzò gli occhi al cielo –Potrei sbloccarvelo io.
-Kenma!- Kuro si girò sorpreso, il sorriso che si ampliava sul suo volto.
-Se- continuò il ragazzo dai capelli tinti –Mi comprato una torta di mele a testa.
I due ragazzi si guardarono decidendo se ne valesse la pena.
Kenma canticchiò –Vi faccio presente che Tsukishima non starà tutto il giorno in acqua.
-Okay, va bene- disse in fretta Kuro mettendogli il telefono tra le mani, Kenma si girò in modo che non vedessero quello che stava digitando, due secondi dopo glielo riconsegnò sbloccato.
Bokuto lo fissò sconvolto –Sei davvero un nerd hacker!
Kenma gli lanciò uno sguardo impassibile prima di rispondere –L’ho solo visto ieri mentre lo sbloccava.
Nel frattempo Kuro aveva già iniziato a sfogliare il telefono.
Come sfondo aveva un logo di una qualche band. Nulla di troppo interessante.
Entrò nella casella dei messaggi e si accorse che il ragazzo doveva cancellare periodicamente le chat. Neanche questo troppo interessante.
Ne sfogliò qualcuna a caso ma erano messaggi perfettamente normali.
Sbuffò infastidito, Bokuto gli disse –Vai nella galleria.
Per come stava andando Kuro non era molto speranzoso di trovare qualcosa di incriminante.
Ma il suo sguardo si illuminò quando una cartella attirò la sua attenzione.
-Oya?- disse divertito mentre Bokuto gli si faceva più vicino.
Anche Kenma gli lanciò uno sguardo incuriosito da quella reazione.
Tsukishima aveva una cartella con più di 300 elementi.
La cartella era nominata “Tadashi” e dentro c’erano tutte le foto del ragazzino con le lentiggini.
Foto di Yamaguchi con Float mentre giocavano, foto di Yamaguchi che dormiva con la bocca socchiusa mentre abbracciava il suo cuscino, foto di lui mentre rideva.
-Questo è decisamente meglio dei porno.
Notò anche qualche video li in mezzo ma non ebbe tempo di aprirlo o di vedere bene tutte le foto perche Kenma gli fece notare che i ragazzi stavano tornando.
Kuro chiuse tutto e rimise a posto il telefono prima che il biondo si accorgesse di qualsiasi cosa.
Quando i due ragazzi tornarono e Float andò a giocare con Tanaka e Noya bagnandoli tutti, Tsukishima prese un telo e lo mise sulla testa di Yamaguchi per asciugarlo.
Si girò quando sentì degli sguardi persistenti sulla sua schiena, Kuro e Bokuto sembravano più inquietanti del solito con quei sorrisetti.
Decise, per il bene della sua sanità mentale, di ignorarli.

Chapter 7: 6. Quella volta delle avventure di Yaku e Lev

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Era difficile che Kenma si svegliasse, era talmente abituato ai gatti e ai loro movimenti che aveva iniziato ad avere il sonno pesante.
Ma quando Kuro urlò alle 3 del mattino, fu difficile non spaventarsi.
Saltò a sedere sul letto e si guardò intorno cercando di capire cosa fosse successo, il cuore che gli batteva a mille.
Registrò Kuro che dava un colpo a Yaku con il braccio e lo faceva cadere dal letto con un tonfo.
Kenma non ebbe il tempo di intervenire chiedendogli perché lo stesse trattando in quel modo che il moro, con gli occhi furenti, si era già messo in piedi e aveva iniziato a sbraitare contro il gatto in questione.
Poco importava che fossero le tre di notte e stesse probabilmente svegliando tutto il vicinato.
Yaku era terrorizzato, con le orecchie basse scappò via velocemente quasi lanciandosi fuori dalla finestra, Lev lo seguì a ruota.
Kenma notò Kai che si nascondeva sotto il letto mentre si alzava a sua volta per capire cosa fosse successo.
-Kuro- parlò piano mettendogli una mano sul braccio –Kuro calmati, non puoi urlare a quest’ora.
Lo fece sedere sul letto e gli accarezzò il volto per calmarlo, in questo modo Kenma era più alto solo di qualche centimetro.
-Cosa è successo?- domandò poi il ragazzino dai capelli tinti.
Kuro non rispose a parole, ma si portò le mani ai boxer, unico indumento che usava per dormire, e li tirò giù.
Kenma rimase confuso solo per i primi istanti, poi non poté non notare il lungo graffio che aveva sul pene.
Sembrava abbastanza superficiale, il tessuto aveva attutito gli artigli, ma era comunque certo che facesse più che male, era una zona talmente delicata.
-Ahi- mormorò piano in empatia mentre si mordeva un labbro –Vado a prendere del disinfettante, aspetta qui.
Kuro non rispose.
Kenma si diresse fuori dalla stanza per prendere tutto l’occorrente in bagno, trovò Bokuto e Akaashi confusi e assonnati che vagavano per casa.
-Che è successo?- domandò il corvino preoccupato.
Kenma sventolò una mano in aria –Yaku ha deciso di artigliare… una protuberanza abbastanza delicata di Kuro.
Akaashi strabuzzò gli occhi rabbrividendo al solo pensiero, Bokuto rimase qualche secondo in silenzio, poi scoppiò a ridere.
Rise così tanto che dovette accasciarsi a terra e asciugarsi qualche lacrima.
Akaashi stava cercando di zittirlo ricordandogli che era notte fonda, ma Bokuto non riusciva proprio a smettere.
Kenma tornò in stanza con tutto l’occorrente, gli si inginocchiò di fronte e iniziò a medicarlo.
Quando gli passò con delicatezza il cotone idrofilo imbevuto di disinfettante Kuro non urlò nuovamente solo perché si costrinse a non farlo chiudendosi un pugno in bocca.
Sentirono Bokuto commentare dallo stipite della porta –Vista da qui è molto fraintendibile come cosa.
-Bo- lo chiamò Kuro in un quasi ringhio –Giuro che ti faccio provare la stessa cosa.
Bokuto alzò le mani in segno di resa –Sto bene così, grazie- gli chiuse la porta della stanza e tornò a dormire, avrebbe avuto tutti i giorni a seguire per deriderlo.
Kenma alzò lo sguardo sul suo ragazzo –Vuoi che te lo fasci? Probabilmente sarebbe meglio lasciarlo libero ma ti farebbe più male se strisciasse contro i vestiti, quindi dimmi tu.
-Mh- Kuro aveva chiuso gli occhi e stava cercando di calmarsi –Fascialo- decise infine.
Kenma eseguì senza stringere troppo, alla fine di tutto Kuro si distese nuovamente sul loro letto con un sospiro.
Fu solo a quel punto che Kenma si mise a quattro zampe e iniziò a cercare sotto il letto, Kai era nell’angolo più lontano, i suoi occhi brillavano nei buio.
-Kai- chiamò piano tamburellando le dita sul pavimento –Vieni qui, va tutto bene.
Ci mise diversi minuti prima di riuscire a far uscire il gatto e molti altri ancora prima che si calmasse tra le sue braccia, mentre lo faceva guardava fuori dalla finestra con preoccupazione.
Non si accorse di starlo facendo fino a quando Kuro non parlò –Dovrei meritarmi io quello sguardo preoccupato.
Kenma abbassò lo sguardo –Scusa, so che ti ha fatto male, ma è scappato via terrorizzato…
-Così la prossima volta ci penserà due volte prima di rifarlo.
Kenma non riuscì a trattenere il mezzo sorriso che si posò sul suo viso.
Lasciò Kai, ormai addormentato, ai piedi del letto e si stese accanto al suo ragazzo poggiandosi al suo petto.
Kuro lo strinse a sé, Kenma si sistemò in modo che riuscisse a guardarlo in volto.
Il moro lo conosceva così bene da non poter non accorgersi del luccichio malizioso nei suoi occhi.
-Cosa?- gli chiese non capendo.
Kenma domandò piano –Mi stavi sognando?
Le guance di Kuro divennero più scure –Eh?
-Bè- il biondo abbassò lo sguardo imbarazzato –Per attaccarti… Yaku l’avrà visto muoversi. E se stavi dormendo… magari stavi facendo un sogno che ti piaceva particolarmente.
Kuro lo scrutò a fondo prima di passargli una mano tra i capelli e costringerlo ad alzare nuovamente lo sguardo.
Ringhiò il suo nome prima di spingerlo in un bacio focoso, fatto principalmente di lingua, denti e sospiri.
Fu proprio il corvino però a staccarsi tirandolo indietro con un lamento –Aspetta, aspetta- disse poi con l’affanno.
Kenma aveva gli occhi lucidi per il piacere, non capiva quale fosse il problema fino a quando l’altro non continuò –Sei talmente bello che mi fai eccitare con un semplice bacio, ma mi fa troppo male.
Kenma rise ricadendo su di lui e nascondendo il viso sulla sua spalla.
Kuro lo sentì fare le fusa direttamente sul suo orecchio prima di mormorare –Comunque poi lo voglio raccontato il sogno.
-Così mi uccidi.

La mattina successiva, nonostante Kuro decise di non scendere a mare considerando che non poteva fare il bagno e c’era troppo caldo per tutto il resto, tutti seppero comunque la sua storia perché Bokuto la trovava talmente divertente da averla raccontata a ogni persona che incontrava.
Kuro era sdraiato sulla sdraio che avevano in giardino a leggere con una smorfia i messaggi che i loro amici gli stavano inviando.
-Senti qui, persino Tsukki mi ha scritto dicendo che probabilmente me lo meritavo.
Ma Kenma non lo stava ascoltando, era l’orario in cui davano da mangiare ai gatti e stava girando per il giardino facendo rumore con la scatola dei croccantini.
Ma l’unico che accorse fu Kai.
Yaku e Lev non li vedevano dalla notte prima, quando erano scappati dalla finestra.
Kuro si accorse della sua angoscia, stava iniziando a preoccuparsi anche lui, ma decise di non darlo a vedere e di limitarsi a consolare il suo ragazzo.
-Vedrai che torneranno presto, saranno da qualche parte a litigare.
Kenma rispose con un mugolio non troppo convinto.

Alle sei del pomeriggio i due gatti non erano ancora tornati.
Kenma era così disperato che era uscito e aveva iniziato a cercarli per tutto il villaggio, continuando a oltranza a chiamare i nomi dei due animali.
Kuro faceva fatica a camminare quindi il biondo gli disse di rimanere a casa e che lo avrebbe chiamato solo in caso di necessità, inoltre aveva paura che Yaku si stesse nascondendo proprio da lui quindi era più difficile che rispondesse ai richiami di Kenma se ci fosse stato il corvino con lui.
Il biondo li cercò per ore, era nei pressi dell’ingresso del villaggio quando il suo telefono iniziò a squillare.
Lesse sullo schermo il nome di Akaashi e rispose all’istante e con urgenza –Li hai trovati?
-Credo di si- rispose il suo amico.
-Dove sei?
-Vieni all’ultima via, dillo anche a Kuro, penso che avremo bisogno di lui.
E Kenma, nonostante fosse un ragazzo più che pigro, iniziò a correre.
Quel pomeriggio Bokuto e Akaashi erano scesi in spiaggia come al solito, Kenma aveva chiesto loro di informarsi con gli altri ragazzi se avessero visto in giro i suoi due gatti.
Era grato ad Akaashi che li avesse trovati, ma aveva ancora più ansia perché se c’era bisogno di Kuro non erano messi in una bella situazione.
Chiamò Kuro e in meno di due minuti si trovarono nell’ultima via.
Akaashi si trovava di fronte una delle tante piccole case ammassate tutte insieme, era insieme a un ragazzo dai capelli color sabbia, Kenma non ricordava il suo nome, ma era quasi certo di averlo già visto in giro qualche volta.
Quando si avvicinarono il ragazzo dai capelli chiari non perse tempo a dirgli –C’è il tuo gatto arancione bloccato, ho provato ad aiutarlo ma non ce l’ho fatta, inoltre quello grigio mi impediva di avvicinarmi troppo, probabilmente preoccupato.
Kenma annuì velocemente –Portaci da loro.
Mentre si avviavano dentro una delle case il ragazzo disse di chiamarsi Kinoshita, spiegò che lui abitava al piano di sopra e che la casa di sotto era quasi sempre libera, veniva affittata raramente e solo per pochi giorni l’anno.
Dalle scale che portavano a casa sua nel piano di sopra c’era una finestrella posta in alto di una stanza di questa casa al piano di sotto.
Kinoshita spiegò di averla vista sempre chiusa, ma quella mattina era leggermente aperta, sulle scale stava il gatto grigio a fare la guardia e da dentro la stanza provenivano miagolii lamentosi.
Era Yaku che, probabilmente per sbaglio, era caduto dentro la stanza, era rimasto incastrato in un mobile e non riusciva più a uscire. Ma Kinoshita non aveva idea di come entrare dentro casa quindi l’unico modo per recuperare il gatto era quello di farlo uscire dalla finestra da dove era entrato.
Non riuscendoci da solo era andato a mare e aveva iniziato a chiedere se qualcuno avesse perso due gatti, fu in quel momento che Akaashi e lui si incontrarono.
Quando Kenma vide Lev sulle scale, proprio come aveva detto Kinoshita, si illuminò e allungò le braccia verso di lui –Lev! Vieni Lev!
Riconoscendo i suoi padroni Lev saltò tra le braccia di Kenma e iniziò a miagolare con insistenza, probabilmente per avvertirli di Yaku.
-Lo so, lo so- sussurrò Kenma mentre gli accarezzava il pelo per calmarlo –Ora lo prendiamo.
Fu Kuro a spingersi dentro la finestra con il busto per cercare di recuperare il gatto.
Yaku tremava, aveva la lingua di fuori per disidratazione e non faceva altro che miagolare e agitarsi, quando notò Kuro lo fece con più enfasi nonostante ormai fosse stremato per quante ore aveva passato bloccato li.
Il ragazzo si morse il labbro per il dolore che stava provando alle sue parti lese data la posizione, ma non un lamento uscì dalla sua bocca, tutta la sua preoccupazione rivolta a Yaku.
Allungò il braccio verso di lui sforzandosi al massimo, arrivò a sfiorargli il pelo e Yaku agì di riflesso graffiandogli la mano.
Kuro grugnì e disse –Sto cercando di aiutarti, stupido gatto. Vedi di collaborare.
E dopo diversi minuti riuscì a prenderlo dalla collottola e tirarlo fuori di li.
Finì seduto sulle scale mentre si stringeva forte Yaku al petto, il sollievo che gli invadeva il corpo.
Yaku iniziò a fare le fusa, accoccolandosi con gli occhi chiusi sul suo petto.
Kuro lo tenne stretto accarezzandolo con dolcezza –Sei proprio un idiota- mormorò passando le dita su quel pelo arancione.
Yaku rispose con un miagolio indispettito.
Kenma si avvicinò loro e si strinse a Kuro, il sollievo che risollevava anche lui.
Quella scena così carina fu immancabilmente interrotta dalla voce di Bokuto che urlava –Akaaaaaaaashi! Dove siete finiti tutti quanti!?
Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo, era già esasperato ed erano ancora solo ai primi giorni di luglio.
Kenma e Kuro ringraziarono Kinoshita inchinandosi più volte, poi tornarono a casa per prendersi cura dei due gatti, facendoli bere e mangiare.
Fino al mattino successivo, Yaku non si staccò dal corpo di Kuro.

Chapter 8: 7. Quella volta della casa infestata

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Era pomeriggio inoltrato ed erano, come sempre, tutti in spiaggia.
Considerando che le persone interessate a giocare a beach erano aumentate, Ukai aveva montato una nuova rete, così che si potessero giocare due partite in contemporanea.
L’uomo aveva posizionato la sua sdraio tra i due campi e, mentre si rilassava, urlava accorgimenti e complimenti a tutte e quattro le squadra.
Stavano giocando Oikawa e Asahi contro Akaashi e Iwaizumi, erano squadre ben equilibrate ed era anche abbastanza divertenti da vedere.
Soprattutto perché a ogni punto della squadra avversaria Oikawa si lamentava con “Iwa-chan”, mentre a ogni punto a suo favore se ne vantava con “Iwa-chan”.
Come Iwaizumi non avesse ancora attraversato la rete per strozzarlo era un mistero.
Nell’altro campo stavano giocando Kyoutani e Yahaba contro Bokuto e Kenma.
Era divertente anche questa, perché Kenma era stato praticamente costretto a giocare con Bokuto, visto che Kuro non poteva giocare data la sua ferita, avevano fatto tutto un intero discorso al ragazzo dai capelli tinti sul fatto che glielo doveva e doveva mantenere alto l’onore di Kuro e altre cazzate varie.
Non che Kenma si fosse fatto convincere da quello, ma Bokuto gli aveva fatto venire così tanto il mal di testa che scelse il minore tra i due mali: farlo smettere facendo una partita con lui.
Tutti gli altri erano divisi tra chi si stava facendo il bagno a mare e chi si trovava sui propri teli in gruppi intorno ai campi, commentando le partite o semplicemente rilassandosi.
Tanaka era sdraiato sulla pancia, si reggeva sui gomiti mentre guardava la partita nel secondo campo.
Quando Kyoutani perse la terza palla della giornata lanciandola troppo forte, una lampadina si accese nella mentre del ragazzo rasato.
Si girò di scatto alla ricerca del suo amico e urlò –Yuu!
Noya distolse lo sguardo dalla schiacciata che aveva appena fatto Asahi e si concentrò curioso sul suo migliore amico.
-Potremo fare una gita nel bosco e andare alla ricerca di tutte queste palle perse!
Lo sguardo di Noya si illuminò –Ci sto!- rispose all’istante.
Hinata fece un singulto e si intromise nella loro conversazione –E se arrivaste alla casa infestata?
-Casa infestata?- Yamaguchi si girò verso di loro, il volto pallido.
Hinata lo fissò serio –Non sai della casa infestata? È quella che si trova all’angolo in fondo della prima via principale, è completamente circondata dagli alberi e nessuno ha mai visto chi vive li dentro, Asahi giura di aver visto una figura la dentro una volta, la figura di qualcuno più alto di lui che lo fissava e indicava senza dire una parola.
Yamaguchi aveva il volto sempre più pallido, sussultò quando sentì la voce di Tsukki parlare da dietro di lui –è una cazzata.
-Non è una cazzata!- si indispettì Hinata gonfiando le guance.
-I fantasmi non esistono.
-Te lo dimostrerò- si infervorò il rosso alzandosi, poi guardò Yamaguchi –Andiamo?
-Eh?- la voce del moro era isterica –Perché devo venire io?
-Perché sei l’unico a cui Tsukishima crede, suppongo. E poi non devi portare Float a fare la passeggiata?
-Ah… si… bè… ecco…
Cercò una scusa, ma quando alzò lo sguardo e vide l’espressione delusa sul volto di Hinata sospirò e si alzò –Va bene, vengo.
Fu così che Hinata, Yamaguchi, Nishinoya e Tanaka si avviarono fuori dalla spiaggia.
Kageyama, che era appena tornato dal bar dopo aver preso Mr. Fat, gli urlò dietro –Idiota! Dove stai andando?
Hinata sventolò una mano nella sua direzione –Torno presto! Tieni tu Mr. Fat!
Kageyama iniziò a urlare contro di lui imprecazioni e frasi come “non sono di certo il tuo dogsitter!” ma Hinata stava facendo finta di non sentirlo.
Tsukishima non si accorse di star fissando il rosso con uno sguardo di fuoco per avergli portato via il suo amico fino a quando Kuro non lo fece tornare alla realtà parlando.
-Brutta bestia la gelosia, eh?
Aveva un sorrisetto divertito in volto, lo fissava con lo sguardo di chi era più che consapevole.
Le punte delle orecchie del biondo divennero rosse per l’imbarazzo, si sistemò con nervosismo gli occhiali sul naso e rispose impassibile –Non ho idea di cosa tu stia parlando.
Kuro tornò a fissare Kenma che giocava a beach, amava guardarlo mentre si concentrava e divertiva sia con i suoi videogiochi sia con uno sport all’aperto.
Ed erano così rari quegli ultimi momenti citati che non voleva perdersi neanche un particolare.
Sorrise mentre non staccava gli occhi dal suo ragazzo che era appena saltato per lanciare perfettamente la palla a Bokuto, il quale la schiacciò con precisione tra i due avversari.
-Anche io ho una cartella con le foto di Kenma- concluse poi facendo un occhiolino al biondo al suo fianco.
Tsukishima sentì il suo respiro bloccarsi. Non poteva davvero sapere quello che stava sul suo cellulare, giusto?
In silenzio si alzò e si allontanò da li, la risata di Kuro che lo seguiva.

I quattro ragazzi con Float si erano messi davanti la suddetta casa stregata.
Yamaguchi notò che effettivamente era quella più in disparte e circondata dal bosco tra tutte quante le case del villaggio, quindi per questo sembrava molto più cupa.
Ma si era immaginato una casa diroccata, con finestre rotte e ombre inquietanti, questa invece era normale e qualcuno viveva senza problemi al suo interno.
I quattro ragazzi erano a qualche metro dall’ingresso, tutti schierati uno di fianco all’altro a guardare in silenzio la struttura, probabilmente alla ricerca di qualcosa che potesse confermare la teoria dei fantasmi.
Erano talmente presi e concentrati che quando una voce dietro di loro parlò quasi morirono per la paura.
-Cosa stiamo guardando?- domandò questo tranquillo e con voce squillante.
I quattro ragazzi urlarono saltando sul posto, Yamaguchi aveva la faccia di uno che sarebbe svenuto a breve, Float iniziò ad abbaiare.
Il nuovo ragazzo era alto, con i capelli biondi e un ciuffo scuro davanti, il contrario di quelli di Noya.
Sorpreso iniziò ad urlare anche lui.
-Koganegawa che diavolo stai facendo!?
I ragazzi urlarono più forte quando si accorsero della nuova voce che proveniva da dietro di loro.
Nella cosiddetta casa infestata era comparso un ragazzo all’ingresso, aveva i capelli castani e un cipiglio infastidito –Perché state urlando? Hai preso i panini?
-Si Futakuchi, eccoli qui!- il ragazzo biondo alzò una busta e corse verso l’amico.
Nishinoya fu il primo a prendere la parola –Ma quella dovrebbe essere una casa infestata!
Futakuchi tornò a fissarli con un sopracciglio alzato –Come scusa?
Tanaka si intromise –Tutto il villaggio crede che sia una casa infestata! Un nostro amico ha visto la figura di un tipo silenzio che lo indicava di notte mentre passava di qui.
I due ragazzi rimasero in silenzio a fissarli increduli, poi scoppiarono a ridere.
Stavano ridendo talmente forte da avere le lacrime.
Koganegawa fu il primo a riprendersi, si asciugò le lacrime e corse dentro casa mentre diceva –Devo dirlo ad Aone!
Il castano rimase fuori a spiegare –Probabilmente il vostro amico ha visto Aone, non parla quasi mai e può sembrare spaventoso, ma non è una persona cattiva. Questa è casa sua da anni!
Koganegawa tornò indietro con il ragazzo in questione.
Aone li scrutò in silenzio, poi indicò Hinata con un grugnito, il ragazzo sussultò e si nascose dietro Tanaka.
Futakuchi gli schiaffeggiò la mano con un cipiglio severo –Ti ho già detto che non si indicano le persone- e poi si rivolse al rosso –Comunque ti ammira per i salti che fai. Si ricorda di te avendoti visto a una partita al liceo, noi andavamo al Date, probabilmente non ci conosci perché non ci siamo mai scontrati direttamente, abbiamo visto la tua partita perché i vincitori sarebbero stati i nostri avversari.
-Oh!- Hinata si illuminò –Allora dovreste scendere in spiaggia qualche volta a giocare a beach con noi!
-Va bene- a parlare fu proprio Aone, che lasciò sconvolto Koganegawa.
Futakuchi rise –Comunque, noi andiamo o i panini si freddano, ci si vede in giro!
Quando i tre ragazzi scomparvero Hinata saltò annunciando –Devo tornare a raccontare questo a tutti!
-Noi andiamo alla ricerca di palle- annunciò invece Tanaka indicando il sentiero del boschetto più vicino –Yamaguchi vieni con noi?
-Oh no- rispose in fretta il ragazzo interpellato –Ho già avuto la mia dose di paura giornaliera.
-Oh…- Noya sembrò deluso –Speravo che con Float sarebbe stato più divertente.
Yamaguchi gli porse il guinzaglio senza problemi –Se volete potete portarla con voi.
I due ragazzi si illuminarono –Grazie! Te la riportiamo tra qualche ora!
E fu così che si divisero, con Hinata e Yamaguchi che tornavano in spiaggia e Tanaka, Noya e Float che si avventuravano nel boschetto.

Hinata e Bokuto avevano giocato l’ultima partita della giornata in un uno contro uno solo per il gusto di farlo.
Una volta finito corsero a farsi un bagno a mare per togliersi il sudore e la sabbia che ricopriva i loro corpi.
E Ukai rimase solo a smontare il campo, il secondo l’aveva già tolto prima con l’aiuto di Makki e Matsu, ma adesso non erano rimaste troppe persone in giro.
Suga lo raggiunse –Ti do una mano io!
L’uomo gli sorrise per ringraziarlo e il ragazzo dagli occhi chiari si mise subito all’opera per togliere le attrezzature in ferro che tenevano il nastro sulla sabbia che delimitava il campo.
Si accorse dopo qualche minuto che Daichi aveva tolto quelli dall’altra parte del campo e che lo stava aiutando ad arrotolare il nastro.
Un sorriso spontaneo nacque sul suo volto mentre lo raggiungeva.
-Bella partita oggi- fu Suga il primo a parlare mentre prendeva il resto del nastro già arrotolato dalle mani del moro.
Daichi annuì mentre iniziava a smontare la rete –Kageyama è un bravo alzatore, anche se credo di preferire te.
Un sorriso compiaciuto nacque spontaneo sul volto di Suga –Allora dovresti chiedermi più spesso di giocare insieme.
-Lo farò- Daichi mise a terra il primo palo della rete e si avviò all’altro seguito dall’altro ragazzo.
-Dove sono Tanaka e Noya?- chiese a quel punto notando l’assenza dei due ragazzi.
Suga sventolò una mano in aria prima di iniziare ad arrotolare la rete che Daichi aveva appena staccato –Sono andati nel bosco a cercare le palle perse in questi giorni, non ho idea di quando torneranno.
Daichi rimase qualche secondo in silenzio prima di dire quasi con imbarazzo –Quindi sei solo… magari potresti venire da…
Venne interrotto dalla suoneria del cellulare di Suga che si diffuse nell’aria.
Passò un lampo di delusione sul volto del ragazzo dai capelli chiari, prima di sospirare e prendere il cellulare per leggere il nome sullo schermo.
Alzando gli occhi al cielo rispose con un seccato –Tanaka.
-Suga!- la voce dell’amico sembrava ancora più imbarazzata di quella di Daichi poco prima –Sei vicino a Tsukishima o Yamaguchi?
Il ragazzo dai capelli chiari si guardò intorno, ma come immaginava i due diretti interessati avevano lasciato la spiaggia diverso tempo prima –No, perché?
-Ecco… Abbiamo perso Float.
-VOI COSA? MA SIETE SCEMI!?
-Abbiamo bisogno di te! Devi venire ad aiutarci prima che Tsukishima lo scopra e ci ammazza!
-Ma vi ammazzo io! Sto arrivando.
Quando chiuse la chiamata Daichi lo fissò preoccupato –Tutto okay?
-No. L’avevo già detto che sono tipo la mamma di quei due idioti, si? Hanno perso il cane di Yamaguchi.
Daichi strabuzzò gli occhi –Tsukishima li ucciderà.
Suga rise –è proprio la loro paura, per questo mi hanno chiamato, vado a vedere se riesco a dargli una mano.
-Vengo con te!- rispose in fretta l’altro, il campo era praticamente quasi tutto smontato, Ukai doveva solo sistemare i vari elementi dentro le apposite borse.
Quando i due ragazzi arrivarono a uno dei sentieri del bosco dove li stavano aspettando Tanaka e Nishinoya, notarono che quest’ultimi sembravano davvero disperati.
Tanaka corse verso Suga e si aggrappò alla sua maglia –è scappato correndo e in pochi secondi l’abbiamo perso di vista! Come faremo a ritrovarla!?
Noya era dietro di lui e si stava passando entrambe le mani tra i capelli.
Suga aprì la bocca pronto a rimproverarli come si deve quando si bloccò di scatto notando Float.
Il cane era appena uscito dal bosco trotterellando con una palla in bocca che andò a posare vicino ad altre tre, che supponeva avessero trovato i due ragazzi, poste in un angolo.
Il cane la mise li accanto e si sedette aspettando, scodinzolava felice con la lingua di fuori.
-Voi avete perso Float- si accertò nuovamente Suga.
-Te l’abbiamo detto!- disse esasperato Nishinoya.
-Quel Float- continuò Suga indicando il cane.
I due ragazzi si girarono con gli occhi spalancati verso di lei.
-FLOAT SEI QUI!- Noya urlò felice saltandogli addosso e abbracciandola, mentre immergeva tutta la sua faccia sul suo lungo pelo.
Tanaka tornò a fissare Suga mentre diceva –Prima non c’era.
-Certo- rispose Suga con il tono di chi da ragione a un bambino.
-Te lo giuro! Era completamente persa!
-Sì, certo- continuò Suga staccandosi da lui, sentiva Daichi cercare di trattenere le risate.
Si avvicinò al cane e prese il guinzaglio –Andiamo Float, ti riportiamo dal tuo padrone prima che questi due deficienti combinino qualche danno serio.
-Ma…- Tanaka gli urlò dietro –Non fare tardi, abbiamo fame, devi preparare la cena!
Daichi si rese conto che il suo appuntamento era stato rovinato senza neanche essere riuscito a proporlo del tutto.

Chapter 9: 8. Quella volta della tempesta

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Quando quella mattina ognuno di loro si svegliò nella propria casa non sembrava una giornata diversa dal solito.
Solo Yamaguchi e Kenma captarono qualcosa.
Yamaguchi perché Float era irrequieto.
A uno sguardo esterno poteva sembrare che fosse esaltata come al solito, ma non era così, era nervosa per qualcosa che probabilmente non poteva controllare.
Quando provarono a scendere a mare si rifiutò tirando indietro il guinzaglio.
Tsukishima e Yamaguchi si fissarono increduli, ma Float aveva anche iniziato a ringhiare, quindi i due ragazzi dovettero desistere.
Kenma capì che qualcosa non andava quando trovò tutti i suoi gatti nascosti in qualche angolo dentro casa, con nessuna voglia di uscire fuori.
Fu verso mezzogiorno che tutti iniziarono a capire che non sarebbe stata una giornata normale, avvenne quando notarono i nuvoloni neri che si stavano ammassando all’orizzonte e si avvicinavano velocemente.
I notiziari dissero che era in arrivo una tempesta e che tutti dovevano stare chiusi in casa, non c’era il rischio di tornado ma le cose potevano cambiare facilmente.
I bagnini alzarono la bandiera rossa e tutte le strutture iniziarono a essere chiuse.
E ognuno si preparò a quella giornata in modo differente.

-Tanaka! Dove stai andando?- urlò Suga quando notò il ragazzo correre fuori di casa.
Il vento si era già alzato e dovevano finire di chiudere tutte le finestre, ritirare le tende ed entrare ogni cosa fosse in giardino.
-Mi devo assicurare che Kiyoko stia bene- gli urlò dietro il ragazzo continuando a correre in direzione del chiosco.
Suga sospirò, sapeva che sarebbe stato impossibile farlo desistere, quindi tanto valeva che si sbrigasse.
Poi iniziò a dare indicazioni a Noya su come sistemare tutto prima che iniziasse a piovere.

A casa di Kenma il ragazzo in questione si stava assicurando che tutti i suoi gatti fossero al sicuro, mentre Kuro chiudeva le finestre al piano si sopra, quando tornò giù si guardò intorno per poi chiedere –Dove sono gli altri?
-Bokuto era a mare, dubitavamo che si sarebbe accorto delle nuvole o che comunque abbia sentito da qualche notiziario che stava arrivando una tempesta, quindi Akaashi è andato a prenderlo.
Kuro annuì abbastanza preoccupato –Pensi che dovrei andare a…
Kenma non lo lasciò concludere mentre diceva risoluto –Mi fido di Akaashi, è più che responsabile e saprà gestire Bokuto, torneranno subito.
E Kuro si rilassò, si era sempre fidato ciecamente del giudizio del suo ragazzo.

Nella casa quasi di fronte Tsukishima stava cercando di coprire il suo scooter. Yamaguchi invece, dopo aver dato uno sguardo veloce alla dispensa, prese ombrello e portafoglio e corse fuori.
-Dove stai andando?- gli urlò dietro il biondo.
-Vado a comprare velocemente qualcosa! Non abbiamo nulla da mangiare!
Corse via prima che l’altro potesse protestare.
Tsukishima imprecò in un borbottio, meditò di seguirlo ma si rese conto di dover prima fare troppe cose, questo non gli impedì però di avere l’ansia raggruppata nel suo stomaco.

Sulla spiaggia invece Yahaba stava camminando velocemente, un braccio di fronte al viso per evitare che la sabbia alzata dal forte vento lo accecasse.
Il posto era completamente deserto, i nuvoloni erano ormai arrivati ed era solo questione di minuti prima che si mettesse a piovere.
Quando vide finalmente la tenda di Kyoutani affrettò il passo per raggiungerlo.
-Ehy- urlò per farsi sentire sopra il rumore forte del vento e delle onde che con prepotenza si infrangevano sul bagnasciuga.
Il biondo si girò a fissarlo confuso, non capendo perché fosse li, poi lo aggredì –Che diavolo ci fai qui? Dovresti essere a casa tua!
Yahaba non si fece intimorire e lo aggredì a sua volta –Cosa diavolo ci fai tu ancora qui! Vuoi davvero affrontare una tempesta sulla spiaggia con una tenda!?
Il biondo corrugò la fronte e storse la bocca –Non ho bisogno del tuo aiuto.
Yahaba era stufo del suo comportamento, lo prese per il colletto della maglietta e strinse forte mentre lo affrontava, i visi troppo vicini.
-Non me ne frega nulla del tuo stupido orgoglio, ora veloce a prendere le tue cose e andiamo a casa mia.
Il biondo stava per rispondere a tono, aveva appena aperto la bocca per parlare, quando Yahaba strinse la prese e urlò –Subito!
Dopo di quello un fulmine cadde nel mare e la pioggia iniziò a cadere abbondante.
L’unica cosa che poté fare Kyoutani fu smontare la sua tenda, prendere le sue cose e seguire quel ragazzo testardo fino a casa sua.

Quando iniziò a piovere Tanaka aveva appena finito di aiutare Kiyoko a chiudere il chiosco, poi propose alla ragazza di accompagnarla a casa.
-Non c’è bisogno- rifiutò lei con voce calma.
-Voglio farlo- si impuntò il ragazzo.
E Shimizu sapeva benissimo che sarebbe stato impossibile farlo desistere, inoltre più perdevano tempo a discutere e più si sarebbero bagnati.
Quindi alla fine sospirò e chiuse a chiave il negozio, poi disse –Va bene.
E a passo svelto si avviarono verso casa della ragazza mentre Tanaka cercava in tutti i modi di proteggerla il più possibile dalla pioggia.
Shimizu fu grata che stessero camminando uno accanto all’altra, altrimenti era certa che il ragazzo avrebbe notato il rossore sulle sue guance.

Tsukishima era sotto l’arco della porta di casa sua, quella che divideva il giardino dalla casa.
Era al limite, un solo centimetro più avanti e sarebbe stato colpito dalla pioggia che aveva iniziato a scendere con forza.
Guardava fuori aspettando che Tadashi tornasse.
Non sapeva dire se fosse più irrequieto lui stesso o Float al suo fianco.
Aveva anche pensato di andargli incontro, ma il moro non aveva portato il telefono né le chiavi, quindi non voleva che non si incontrassero e rimanesse fuori sotto la pioggia più del dovuto.
Si sentì sollevato quando sentì dei passi correre e farsi sempre più vicini, anche Float iniziò ad abbaiare, ma abbasso la testa quando si rese conto che non era Tadashi.
Erano solo Bokuto e Akaashi che stavano correndo a casa.
Tsukishima li riconobbe all’istante quando sentì Bokuto lamentarsi del fatto che i suoi capelli si stavano rovinando con la pioggia e Akaashi lamentarsi di Bokuto che si lamentava.
Tsukishima alzò gli occhi al cielo per l’idiozia del ragazzo dai capelli tinti, ma tutto fu dimenticato quando sentì il campanello suonare dall’altro ingresso.
Corse ad aprire per trovarsi davanti Yamaguchi, aveva due buste della spesa tra le mani e i capelli lunghi e bagnati attaccati al viso.
Prima che si rendesse conto di quello che stava facendo Tsukishima lo tirò dentro e lo strinse in un abbraccio, ignorando i suoi vestiti umidi.
-Tsukki?- squittì sorpreso il moro lasciando andare le buste a terra.
Kei lo lasciò andare e, dopo essersi tirato indietro, gli diede un pugno sul braccio mentre lo fissava con sguardo severo –Sei idiota? Non ti avevo detto di fare una corsa al supermercato, non c’era bisogno che comprassi tutte queste cose!
-Mi dispiace, Tsukki- mormorò Tadashi, il volto ancora rosso per quell’abbraccio inaspettato –Ma visto che saremo bloccati in casa, ho pensato di prendere anche gli ingredienti per fare la crostata alle fragole tra le altre cose.
Il biondo si girò di scatto per nascondere il rossore che aveva invaso il suo volto.
Kei era certo che Tadashi avrebbe potuto ucciderlo solo per il suo essere così carino.

Dopo che Tanaka era tornato a casa il ragazzo era andato a cercare nella sua stanza qualche vecchio gioco di società per passare la giornata tutti e tre insieme.
Avevano staccato il contatore per paura che i lampi che continuavano a cadere potessero bruciare tutto ciò che usava l’elettricità.
Suga era seduto a terra nell’ingresso insieme a Noya e, mentre aspettavano Ryuu tornare, aveva scritto a Daichi chiedendogli se stesse bene e a casa.
Il ragazzo non perse tempo a rispondere assicurandolo che si trovava già a casa quando aveva sentito il notiziario, che aveva invitato Asahi a salire da lui e che adesso stavano facendo una partita a carte.
Suga sorrise al cellulare e continuò la conversazione.
Si stupì quando ricevette un messaggio da Shimizu, strabuzzò ancora di più gli occhi quando lo lesse: la ragazza gli aveva chiesto se Tanaka fosse tornato a casa senza problemi.
Le scrisse di non preoccuparsi, che l’amico stava più che bene.
Un sorrisetto divertito si formò sul suo volto, pensava che Tanaka facesse davvero pena a provarci con lei, ma evidentemente l’avevano tutti sottovalutato.
Nishinoya gli chiese perché stesse facendo quell’espressione e Suga scosse la testa facendogli capire di lasciar perdere.
Il più basso lasciò davvero perdere solo perché Tanaka era appena tornato nella stanza con la scatola della dama cinese tra le braccia e un sorriso vittorioso.

Quando Oikawa notò, attraverso le grandi vetrate chiuse della casa di Hanamaki, un nuovo fulmine che si infrangeva sul mare agitato ebbe un flashback di quando aveva 6 o 7 anni.
Era un ricordo di un altro temporale estivo, lui, Iwaizumi, Makki e Mattsun erano a giocare per strada quando la pioggia era iniziata a cadere.
Avevano corso fino a casa di Hanamaki, quella più vicina e, dopo il suono di un tuono, Iwaizumi era scoppiato a piangere per la paura e fu la mamma di Oikawa a doverlo consolare per tutto il pomeriggio, chiamando poi i suoi genitori per assicurarli che il figlio stava bene ed era da loro.
Era un ricordo che era rimasto impresso nella mente di Oikawa perché non aveva mai visto Iwaizumi piangere prima di allora, pensava che non avesse paura di nulla.
-Devo andare da Iwa-chan- disse a quel punto Oikawa.
I suoi pensieri totalmente rivolti all’altro ragazzo.
Sapeva che era solo a casa sua, non voleva che passasse quel temporale da solo.
-Eh?- domandò confuso Mattsun mentre lo vedeva dirigersi verso la porta.
-C’è l’inferno la fuori, non puoi andare da lui- si intromise Makki provando a seguirlo.
-Ma non posso lasciarlo da solo durante un temporale! Avrà paura!
Hanamaki sbatté più volte le palpebre confuso, poi ricordò e commentò –Aveva 6 anni quando aveva paura dei temporali.
-Non importa- si impuntò Oikawa con il suo broncio e infine uscì di casa per correre dal loro amico.
Non aveva neanche preso l’ombrello, era semplicemente uscito in pantaloncini, canotta e ciabatte.
Rimasti soli, il primo a parlare fu Matsukawa che domandò –Pensi che dovremmo seguirlo?
Hanamaki alzò gli occhi al cielo –Perché, pensi di riuscire a riportarlo qui?
Poi si affrettò a prendere il suo telefono, cercare un contatto tra la rubrica e inoltrare la chiamata.
-Makki?- domandò curioso Iwaizumi quando accettò la chiamata dopo il secondo squillo.
-Il bambino è scappato- annunciò il ragazzo dai capelli chiari –sta venendo da te perché ha deciso di non poterti lasciare solo durante un temporale.
La risposta di Iwaizumi fu un gemito disperato, Makki se lo immaginava, continuò –Non lasciarlo fuori di casa, è uscito senza ombrello, già sarà completamente bagnato.
Un nuovo sospiro da parte di Iwaizumi, infine disse –Ci penso io- prima di chiudere la chiamata.
A quel punto Hanamaki raggiunse il suo ragazzo sul divano sedendosi al suo fianco.
-Allora- iniziò Matsukawa mettendogli un braccio dietro le spalle per avvicinarselo contro –quindi saremo soli per un po'.
-Già- rispose l’altro con un sorriso malizioso che si andava a formare sul suo volto.
-Quindi possiamo…- il sorriso si formò anche sul volto del castano –Vedere tutti quei video meme e crack.
Gli occhi di Makki si illuminarono –Tutti quelli che abbiamo salvato nella playlist da vedere.
Mattsun lo fissò con uno sguardo totalmente innamorato –Oh mio Dio… Ti amo così tanto.

Iwaizumi aveva già la porta aperta quando Oikawa arrivò a casa sua.
Dopo che aveva chiuso la chiamata con Makki era andato a prendere degli asciugamani asciutti e si era messo sotto la cornice in legno, nonostante la pioggia forte aveva una tettoria davanti l’ingresso quindi non rischiava di allagare casa.
Quando il più alto si presentò era bagnato dalla testa ai piedi, i vestiti completamenti attaccati al suo corpo.
Il volto di Oikawa si illuminò quando vide che Iwaizumi lo stava aspettando.
-Sei un idiota- annunciò Hajime facendolo fermare all’ingresso mentre gli faceva togliere le ciabatte e gli metteva un asciugamano in testa.
-Iwa-chan- piagnucolò Oikawa passandosi il tessuto morbido tra i capelli –Non potevo lasciarti da solo quando hai paura dei temporali!
Iwaizumi strabuzzò gli occhi –Avevo sei anni!
Oikawa gonfiò le guancie –Dovresti comunque apprezzare.
Infine il più basso sospirò esasperato –Vieni dentro, non gocciolare troppo e vai in bagno, ti porterò un cambio di vestiti.
Gli occhi di Oikawa si illuminarono ancora di più e fece come gli era stato richiesto.
Quando infine il ragazzo uscì dal bagno trovò Iwaizumi in cucina che stava preparando dei panini per il pranzo.
Hajime non poté far altro che distogliere lo sguardo arrossendo quando si accorse che i suoi vestiti su Oikawa stavano davvero bene, perché era vero che l’altro ragazzo era più alto, ma Iwaizumi era più muscoloso e lo scollo della maglietta che gli scendeva lungo la spalla era qualcosa al quale non era assolutamente preparato.
Inoltre Tooru sembrava felice mentre immergeva la faccia nel tessuto morbido e sospirava –L’odore dei tuoi vestiti è troppo buono!
Iwaizumi decise di ignorarlo solo perché non era più sicuro neanche della sua voce.
-Iwa-chan- chiamò poi –posso usare il tuo telefono? Il mio l’ho lasciato a casa senza pensarci.
Il moro annuì e glielo indicò sul ripiano interessato.
Per tutto il pranzo Iwaizumi si ricordò perché era diventato amico di quel bambino quando erano piccoli.
E non solo perché, come credevano tutti, Oikawa l’aveva preso per esasperazione.
Ma perché, quando erano da soli e Tooru si convinceva di non dover indossare una maschera per apparire sempre perfetto, era una bella persona.
Era divertente, era di buona compagnia ed era carino, gli faceva apprezzare anche quegli “Iwa-chan” continui, non che glielo avrebbe mai detto.

-Ti giuro- disse piano Kenma al suo ragazzo con lui sul divano –Che nella mia mente ho già contato diciotto modi diversi per ucciderlo e farlo passare per un incidente.
-Sarei curioso di saperne qualcuno- rispose con serietà Kuro.
La luce era saltata da più di mezz’ora ormai, nonostante fossero ancora le tre del pomeriggio la stanza era quasi immersa nell’oscurità perché fuori le nuvole erano troppo fitte per lasciar passare i raggi del sole.
Kenma era sdraiato sul divano a giocare con la sua nintendo switch lite che fortunatamente era carico, aveva la testa poggiata sulle gambe del suo ragazzo che, mentre lo guardava giocare, gli intrecciava i capelli in tanti modi diversi.
Akaashi era su una poltrona vicino alla finestra a leggere un libro.
Il problema che aveva portato a quella precedente conversazione tra Kuro e Kenma, era Bokuto.
Bokuto che per quel giorno era in una fase esaltata, che aveva così tanta energia da dover spendere e che non aveva nulla da fare chiuso in casa.
Aveva passato le precedenti due ore a fare tutto quello che era possibile fare chiuso in casa e senza elettricità. Compreso passare il tempo a proporre cose che avessero bisogno di corrente elettrica come guardare un film o cercare in streaming delle partite di pallavolo.
Aveva fatto le trazioni aggrappandosi alla cornice di una porta, fermandosi solo quando Kuro fece presente di aver sentito un rumore non troppo felice proveniente dalla casa. Aveva cercato di importunare i gatti riuscendo solo a guadagnare tutto il braccio graffiato. Aveva persino iniziato a contare quante venature ci fossero nelle lastre di legno delle scale, cercando di fare una classifica su quale fosse il gradino al primo posto.
Dopo questo il suo umore cadde del tutto, rendendosi conto di non avere più nulla da fare entrò in modalità depressione e, per quanto Kenma avesse sperato che almeno adesso avrebbe fatto silenzio, i lamenti che vennero dalla sua bocca erano persino ancora più fastidiosi.
Fu Akaashi a prendere infine in mano la situazione.
Kuro lo ringraziò mentalmente perché sapeva che Kenma non stava scherzando.
-Bokuto- lo chiamò con quel suo solito tono calmo e quasi annoiato.
-Akaashi!- rispose il ragazzo felice che finalmente qualcuno gli stesse dando retta.
Akaashi chiuse il libro e lo poggiò sulla prima superficie disponibile, poi propose –Vuoi fare qualche gioco da tavolo?
Fu Kuro a rispondere per lui –A Bo non piacciono i giochi da tavolo, perché deve stare troppo tempo fermo e non è nella sua natura.
Kenma rispose a tono –Non che adesso siamo in una situazione migliore.
Bokuto si intromise –Voglio farlo se è insieme ad Akaashi!
Keiji arrossì, Kenma annuì –Aggiudicato allora. Kuro vai a vedere tu che trovi in cantina, non farti mangiare dai ragni.

Oikawa l’aveva convinto a vedere un film e, nonostante fosse stato proprio lui a sceglierlo, fu comunque il primo ad addormentarsi.
Iwaizumi sentì il peso della sua testa che si accasciava contro la sua spalla, il respiro pesante.
Alzò gli occhi al cielo e si mosse quel poco per prendere il joystick e spegnere quell’orribile thriller con gli alieni.
Poi afferrò il suo telefono per controllare se avesse avuto qualche nuova notifica.
Gli sembrava strano che per tutto quel tempo non avesse suonato neanche una volta e quando sbloccò lo schermo si accorse dell’enorme quantità di notifiche che invece aveva ricevuto.
Sbuffò accorgendosi che aveva il cellulare in modalità silenziosa, probabilmente non avrebbe dovuto dare il telefono a Oikawa prima di pranzo.
Fu assolutamente certo che l’altro ragazzo non avrebbe mai più preso il suo cellulare quando iniziò a ispezionare le notifiche.
Capì che c’era qualcosa di strano quando per la maggior parte erano notifiche di Instagram.
Iwaizumi non usava mai quell’applicazione, probabilmente l’ultimo post che aveva pubblicato risaliva al Natale scorso.
Entrando nell’applicazione vide che erano tutte risposte a una sua storia.
Strabuzzò gli occhi quando notò la storia in questione.
Oikawa si era fatto una foto davanti lo specchio, il suo sorrisetto compiaciuto, un occhiolino, il segno della vittoria con le dita della mano che non teneva il cellulare e con il testo aveva aggiunto “i vestiti di Iwa-chan sono così morbidi!”.
Sentì il rossore invadergli le guance, soprattutto quando iniziò a leggere le risposte dai loro amici.
ryuu_tanaka: “aaw, siete già a quel punto?”
__kunimi__: “sicuro che possiamo venire fra qualche giorno senza disturbare?”
.makki.: “VOGLIAMO I DETTAGLI CHE QUI CI SONO DELLE SCOMMESSE IN CORSO”
Nella chat di Mattsun c’era solo la notifica che il ragazzo aveva fatto uno screenshot, Suga aveva inviato una serie di cuori e Hinata una serie di emoticon di faccine sconvolte, cuori e palle da pallavolo.
Iwaizumi, ormai completamente rosso, lasciò andare il telefono come se lo avesse scottato e si girò a svegliare Oikawa per urlargli contro.
-Oi Trashykawa!
Ma il ragazzo si limitò a scivolare dalla sua spalla al divano, la bocca aperta mentre continuava a respirare pesantemente, aveva la fronte corrugata e le guance rosse.
Iwaizumi si preoccupò, addolcendo la voce gli mise una mano sulla fronte e chiamò –Tooru.
Oikawa rispose con un mugolio basso, la sua voce roca, gli occhi che rimanevano chiusi.
Hajime non ebbe bisogno di prendere il termometro per capire che quel viaggio sotto la pioggia aveva fatto alzare la temperatura del ragazzo, la sua fronte era talmente calda che gli avrebbe potuto cucinare sopra.
-Sei davvero un grande idiota- sussurrò infine scostandogli i capelli sudati dalla fronte, pronto a occuparsi di lui.

Akaashi non riusciva a comprendere quello che gli stava succedendo.
Era convinto di non sopportare il comportamento di Bokuto, ma allora perché stava facendo di tutto per farlo sentire meglio?
Quando si era intristito, poche ore prima, una parte di lui ne era stato felice e quasi soddisfatto, poi si era sentito male per quel pensiero e aveva provato a proporre qualcosa da fare insieme per risollevargli il morale.
Come aveva detto Kuro, a Bokuto non piacevano i giochi da tavolo. Akaashi poteva benissimo capirlo anche senza il bisogno che l’altro dicesse nulla, non era bravo a nascondere le sue espressioni annoiate.
Ma allo stesso tempo non riusciva neanche a nascondere quei momenti di pura felicità quando Akaashi riusciva a indovinare un disegno che aveva appena fatto portando quindi un nuovo punto alla loro squadra.
Akaashi si rese conto troppo tardi di aver iniziato a rispondere a quei sorrisi con altrettanti sorrisi.
O che aveva iniziato a studiare e capire cosa Bokuto volesse intendere quando disegnava certe cose. Il problema nacque quando si accorse che non lo stava facendo per vincere, lo stava facendo perché era felice a vedere Bokuto entusiasta della loro vittoria.
E questo, ne era ben certo, doveva essere un primo campanello d’allarme.

Chapter 10: 9. Quella volta che Iwaizumi si improvvisò infermiere

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Oikawa aveva caldo.
Non ricordava cosa stesse succedendo o perché tutto d’un tratto aveva visto nero e perso contatto con la realtà.
La sua mente era confusa, annacquata.
Stava vedendo un film? Era con qualcuno?
Dei capelli scuri e uno sguardo serio gli tornarono in mente.
Iwaizumi! Era a casa di Iwaizumi!
Come aveva potuto addormentarsi così di punto in bianco? Era da maleducati, Hajime l’avrebbe sicuramente buttato fuori di casa.
Cercò di aprire gli occhi, ma sembrava uno sforzo troppo grande, le palpebre erano diventate talmente pesanti che riusciva solo a corrugare la fronte.
Si rese conto anche di non riuscire a respirare correttamente, la sua bocca era aperta.
Provò a parlare, fu solo al terzo tentativo che dalle sue labbra uscì un lamento molto simile a quello che doveva essere “Iwa-chan”.
La sua voce era roca, bassa.
-Idiota- la risposta di Iwaizumi fu immediata, ma il tono era basso e sembrava preoccupato nonostante l’appellativo.
Oikawa sentì il ragazzo muoversi al suo fianco, poi qualcosa di fresco e bagnato poggiarsi sulla sua fronte caldissima.
Il sollievo fu talmente grande che non riuscì a trattenere un sospiro soddisfatto.
Iwaizumi disse qualcos’altro, ma Oikawa non capì nulla, perché era caduto nuovamente nell’oblio.

La seconda volta che si svegliò si sentiva molto meglio.
Sbatté le palpebre più volte e occupò diversi secondi per abituarsi al buio.
Mentre lo faceva analizzava la situazione in cui si trovava.
A mente più lucida si rese conto che poteva solo aver preso l’influenza, probabilmente per colpa della sua camminata sotto la pioggia quella mattina.
Si rese conto di essere a letto, aveva solo dei pantaloncini e una coperta non troppo pesante drappeggiata addosso.
La temperatura era scesa, quindi apprezzava quel calore corporeo, nonostante si rendesse conto di non stare del tutto bene, la testa gli pulsava ancora e i muscoli erano doloranti, anche i suoi movimenti erano abbastanza lenti, se ne rese conto quando allungò una mano per togliersi dalla fronte la pezza ormai asciutta.
Sentiva la pioggia continuare a battere prepotentemente fuori dalla finestra, probabilmente era già notte.
Ma cosa ancora più importante, quando girò la testa, notò che Iwaizumi era al suo fianco.
Dormiva in una posizione talmente scomoda che doveva essersi addormentato senza volerlo.
Era messo su un fianco sopra la coperta, la testa sopra il suo braccio.
Anche mentre dormiva aveva un cipiglio che sembrava incazzato.
Oikawa sorrise mentre allungava lentamente la mano verso di lui –Iwa-chan…- chiamò piano.
La sua voce era ancora più roca di prima.
Iwaizumi si svegliò all’istante saltando a sedere e mugugnò di dolore per il braccio che, data la posizione, adesso gli faceva male.
-Oikawa- disse poi piano allungando una mano per controllargli la temperatura attraverso la fronte –Ti senti meglio?
Tooru sentì qualcosa muoversi nel suo stomaco, il suo volto che si arrossava senza che potesse controllarlo.
Da quando Iwaizumi gli faceva quell’effetto?
Si ritrovò ad annuire quando Hajime continuò a chiedere –Vuoi dell’acqua?
Si alzò dal letto e mentre era fuori dalla stanza Oikawa notò grazie a una sveglia che era da poco passata la mezzanotte.
Tornò in fretta Hajime con un bicchiere d’acqua fresca ma non troppo.
Si sedette nuovamente al suo fianco e lo aiutò a mettersi seduto per poi fargliene prendere alcuni sorsi.
Con l’acqua fresca che gli dava sollievo alla bocca, Tooru si sentì più sveglio.
-Iwa-chan- disse con una voce più umana –Non credevo che ti potessi comportare così.
Hajime gli lanciò uno sguardo assassino –Non ci metto nulla a lasciarti fuori di casa, Assikawa.
-Come sei cattivo, Iwa-chan!
Oikawa mise su un finto broncio mentre si sistemava meglio tra i cuscini per fargli più spazio.
-Mi hai dato qualche medicinale? Ho dei ricordi confusi da dopo pranzo.
Hajime annuì –Avevi la febbre molto alta.
-Siamo nel tuo letto adesso?- chiese Oikawa guardandosi con interesse intorno.
Un tuono vicino fece sussultare leggermente Iwaizumi –In che altro posto dovremmo essere?
-So che hai una stanza che usi per gli ospiti.
Hajime distolse lo sguardo, Oikawa non sapeva dire se fosse arrossito o meno, era troppo buio per quello.
-Ti avrei dovuto comunque tenere d’occhio, no? Tanto vale metterti nel mio letto.
Oikawa rimase sorpreso, non si aspettava davvero una risposta del genere.
-Vieni qui- disse infine –Dormi con me.
Sentiva che stava per riaddormentarsi, ma non voleva che Iwaizumi restasse sveglio tutta la notte a controllarlo.
Hajime non rispose.
-Per favore- continuò Oikawa, la voce quasi più bassa del rumore della pioggia.
Alla fine Iwaizumi si arrese, probabilmente era stanco anche lui.
Scostò la coperta e si stese al suo fianco, nonostante fosse inizio luglio la temperatura era di molto scesa data tutta quella giornata di pioggia.
Oikawa si sistemò contro la sua spalla senza neanche chiedere il permesso, sorrise soddisfatto e si addormentò all’istante.
E solo quando Hajime fu certo che Tooru stesse dormendo, alzò la mano e iniziò ad accarezzargli i capelli, per poi addormentarsi mentre se lo stringeva contro.

La pioggia smise di cadere solo il pomeriggio successivo.
Il cielo era ancora coperto, ma il vento si era calmato e le trasmissioni meteo dicevano che non avrebbe dovuto peggiorare ulteriormente.
Bokuto e Kuro quasi corsero fuori di casa, il primo era stato le ultime 4 ore a guardare fuori dalla finestra insieme ai gatti, attendendo che smettesse di piovere, quando finalmente era successo era saltato su con gioia e aveva assillato il suo amico per andare a fare una passeggiata.
Kuro aveva accettato di buon grado, si stava annoiando anche lui visto che Kenma si era chiuso in stanza a fare una live nel suo canale da ormai due ore.
Akaashi li costrinse a mettere una felpa sopra la maglia a maniche corte che avevano. Kenma, nonostante fosse ancora collegato online, borbottò sottovoce che era diventato la mamma di casa.
Quando furono abbastanza lontani dalla casa, Bokuto mise entrambe le mani sulle spalle di Kuro e iniziò a scuoterlo con forza.
-Kuro! Amico! Ho un’enorme cotta per Akaashi.
Il corvino rise –Te ne accorgi solo adesso?
-L’ho capito ieri quando ha detto di voler giocare con me! Ho avuto una… come si dice?
-Epifania?
Bokuto corrugò la fronte –Quella è una festa.
-Si può usare anche in questi casi, per dire che hai avuto una rivelazione.
Bokuto accentuò il suo cipiglio mentre incrociava le braccia al petto e riprendeva a camminare –Non è vero, mi stai solo prendendo in giro come sempre!
Arrivarono al chiosco e si accorsero che stava riaprendo proprio in quel momento.
Kiyoko era al bancone a sistemare diverse cose e Tanaka la stava aiutando, i ragazzi decisero in un muto accordo di non interromperli perché la ragazza stava persino rispondendo a Tanaka con un piccolo sorriso sul volto, sapevano quanto lei era importante per lui e non volevano rovinare quel momento.
Così si girarono verso i tavolini e notarono che diverse persone avevano seguito il loro esempio uscendo di casa.
Notarono Suga, Noya, Asahi e Daichi intorno a un tavolo e li raggiunsero, prendendo delle sedie lungo il passaggio per unirsi a loro.
Kuro ebbe la prontezza di asciugarne la superficie prima di sedersi, Bokuto non lo fece, ma neanche se ne lamentò dopo che si sedette, quindi nessuno gli disse nulla.
-Che avete fatto in questi due giorni?- fu Suga il primo a rivolgergli la domanda con cortesia.
Kuro sbuffò –Abbiamo recuperato dei vecchi giochi da tavolo e cercato di non uccidere Bokuto. Fidatevi, non vorreste mai rimanere bloccati in casa con lui.
Tutti e quattro soffocarono delle risate dietro la mano mentre Bokuto si lamentava con il suo amico che non era affatto vero.
-Voi?- chiese poi il corvino ignorando il ragazzo dai capelli tinti.
-Io ho studiato- rispose Suga.
-Anche noi abbiamo cercato tutti i giochi da tavolo non mangiati dagli insetti che Tanaka aveva in casa sua- rispose invece Nishinoya.
-Anche noi, non abbiamo fatto un granché- rispose Daichi alzando le spalle mentre Asahi annuiva.
-Ah, quindi ci siamo divertiti solo noi?- arrivò la voce di Hanamaki da dietro, mentre lui e Matsukawa prendevano delle sedie e si univano a loro volta, quel tavolo era diventato troppo piccolo per tutti quanti, ma non sembrava importare a nessuno.
Suga gli rispose –Immagino che ci siano dei vantaggi a vivere con il proprio ragazzo.
-Ma hanno pur sempre un bambino- rise Kuro riferendosi a Oikawa.
Asahi si guardò intorno –Che a proposito, non è con voi?
In effetti per tutti fu strano non vedere Oikawa in giro, soprattutto quando era sempre il primo a scendere a mare e a proporre partite di pallavolo.
-Non lo sapete?- Mattsun alzò le sopracciglia sorpreso, poi raccontò –Il bambino è scappato di casa all’inizio della tempesta, ha blaterato qualcosa sul fatto che non poteva lasciare da solo Iwa-chan e si è accampato a casa sua, quindi abbiamo avuto casa tutta per noi.
-Ah si- ricordò Noya spingendosi in avanti sulla sedia –Ho visto la storia che ha pubblicato Iwaizumi, cioè Oikawa con il telefono di Iwaizumi.
-Uh? Io no!- si imbronciò Kuro.
-Eh si, l’ha cancellata quando se n’è accorto probabilmente- spiegò Matsukawa –Ma ho fatto lo screen.
-Comunque- continuò Makki esaltato nel voler raccontare la parte più bella –Visto che quel cretino è andato a casa di Iwaizumi sotto la pioggia si è preso l’influenza, dovevate sentire con che voce preoccupata Iwaizumi ci ha chiamato! Tutto in ansia per Tooru che era svenuto su di lui e che non era certo di saperlo aiutare. Vi giuro a saperlo prima avrei registrato la conversazione solo per ricordargliela al loro matrimonio.
-Se mai capiranno di volersi- fece presente Noya.
Suga si intromise –Non avete mai pensato di chiuderli a chiave in una stanza?
Makki lo guardò offeso –Certo che sì, ma poi non avremo più divertimenti come questi. Inoltre la scommessa non varrebbe più, ci sono troppi soldi in palio.
E in effetti si ritrovarono tutti d’accordo.

Chapter 11: 10. Quella volta del caldo afoso...

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Il giorno successivo il sole splendeva come se non fosse successo nulla.
Anzi, probabilmente faceva anche più caldo e già alle dieci del mattino ogni cosa era più che asciutta.
In spiaggia c’era un sovraffollamento di ombrelloni e tutti erano in acqua, faceva troppo caldo anche solo per restare all’ombra.
Questo non aveva impedito a Hinata e Kageyama di giocare con la palla.
L’acqua gli arrivava al petto e stavano giocando a “sette si schiaccia”, Tanaka gli si era avvicinato e aveva chiesto di poter giocare con loro.
Hinata gli aveva risposto –No aspetta, siamo 248 pari, chi arriva prima a 300 vince.
E aveva uno sguardo così serio e combattivo che Tanaka aveva deciso di non protestare.
Inoltre, da quanto tempo erano in acqua per essere arrivati a fare quasi 500 partite? Tanaka non era sicuro di voler conoscere la risposta.
Mentre pensava a tutto questo venne letteralmente investito da Noya, che gli saltò sulla schiena e lo fece cadere dentro l’acqua accompagnandolo con l’urlo –Maledetto Ryuuu!
Tanaka tornò a galla sputacchiando dell’acqua salata, si stropicciò gli occhi e cercò di evitare un altro attacco da parte del suo amico.
-Che ho fatto?- si lamentò poi.
Notò la figura di Suga a diversi passi di distanza che si stava avvicinando con le mani sui fianchi, sembrava tanto una mamma insoddisfatta dal comportamento dei bambini.
-Ho appena scoperto che Shimizu ti aveva invitato a stare da lei per il temporale! Perché non voleva che tornassi indietro con quel tempo! E tu… HAI RIFIUTATO!
Lo spinse di nuovo sott’acqua e fu salvato solo da Suga che li raggiunse del tutto per dirgli –State dando fastidio alle altre persone, smettetela di schizzare così tanta acqua!
Compreso di scappellotto dietro la testa a entrambi.
Tanaka si indispettì –Perché colpisci anche me se non ho fatto nulla!?
-Oya oya?- Kuro li raggiunse sorpreso –Hai davvero rifiutato un invito di Shimizu?
Il corvino aveva Kenma aggrappato addosso con gli occhi sbarrati mentre fissava l’acqua come se fosse il suo più grande nemico, Kuro stava lottando nel cercare di prenderlo per le braccia e farlo bagnare, ma il biondo stava facendo di tutto per evitare che ciò accadesse.
Nonostante questa lotta silenziosa Kuro stava tranquillamente portando avanti la conversazione con Tanaka, come se fosse abituato a tutto quello.
-Voi non capite!- si indispettì Ryuu notando tutti quegli sguardi sorpresi su di lui –Lei è speciale, mi piace davvero tanto. Come qualcuno con cui vorrei passare il resto della mia vita e non come cotta estiva. Quindi io… voglio fare le cose per bene.
-Sei molto maturo- disse Akaashi senza neanche un velo di ironia, aveva uno sguardo serio e rispettoso in volto.
-Vero, chi l’avrebbe detto che saresti cresciuto così?
Era una voce conosciuta, Tanaka si girò verso il nuovo arrivato e notò che Daichi era accompagnato da Ennoshita.
-Chikaraaaa!- urlò il ragazzo rasato saltando sopra l’amico per abbracciarlo –Quando sei arrivato?- domandò poi sorpreso.
-Proprio stamattina, Daichi e Asahi hanno detto che mi ospiteranno per un po'.
-Ooooh che bello!- anche Noya saltò sulla sua schiena mentre Tanaka continuava –Spero che questa volta starai più dell’anno scorso.
E mentre quella conversazione andava avanti Akaashi aveva preso un po' d’acqua con le mani a coppa e stava cercando di bagnare la testa di Kenma.
Questo fece uno squittio sorpreso e si spostò nell’altra spalla di Kuro –Sei un traditore!- lo accusò.
Akaashi rispose con voce pacata –Ti sentirai male, devi bagnarti la testa.
-Non sei mia madre!- rispose a tono il biondo tinto.
-Va bene- disse a quel punto Kuro aprendo le braccia –è il momento di farlo.
Kenma spalancò gli occhi terrorizzato –Kuro no!
-Kuro si!- rispose questo –Scusa amore, ma è per il tuo bene.
E tutte le proteste del più basso vennero messe a tacere dal moro che si tuffò di peso in acqua immergendo tutto il suo corpo e di conseguenza quello del suo ragazzo.
Quando Kenma tornò a galla aveva i capelli lunghi attaccati su tutto il viso, stava tossendo acqua e si stringeva le braccia intorno al corpo –è gelida- borbottò poi.
Kuro gli sorrise per nulla pentito di quello che aveva fatto.
Kenma alzò gli occhi al cielo, poi si aggrappò nuovamente alla sua schiena, le braccia intorno al collo e le gambe intorno ai fianchi.
-Nuota- comandò poi.
Il moro rise –Sai che per riscaldarti devi nuotare tu stesso, si?- ma nonostante quella frase fece come gli era stato chiesto prendendo il largo.
Suga sospirò estasiato –Sono così carini insieme.
Daichi si mise al suo fianco con le braccia incrociate –Perché Kuro gli impedisce di morire ricordandogli di farsi il bagno con questo caldo o preparandogli da mangiare?
Suga soffocò una risata –Si, anche per questo.
Daichi sorrise a sua volta, poi scostò lo sguardo dai due ragazzi che si allontanavano sempre di più e si schiarì la gola –Oi Suga, stasera…
L’urlo di Hinata li distrasse, il rosso aveva iniziato a litigare con Kageyama, lo stava prendendo a pugni mentre urlava frasi quasi incomprensibili.
Suga corrugò la fronte e si affrettò a dividerli –Ragazzi, dai…
Daichi sospirò afflitto, era più che certo che sarebbe stato più facile che una pandemia colpisse la terra proprio in quel momento piuttosto che lui riuscisse a chiedere a Suga di uscire.
Rimasero tutti in acqua per diverso tempo, tra gare di nuoto, di apnea e battaglie a “sette si schiaccia” che nessuno vinse perché quando si aggiunsero Tsukishima e Yamaguchi si trasformò in “non facciamo prendere la palla a Float”.
Facilmente si fece orario di pranzo e ognuno iniziò ad avviarsi verso casa, salutandosi con la promessa di rivedersi quel pomeriggio per tornare a giocare a beach, come sempre.
-Bokuto… Bokuto…- continuò a chiamare Akaashi cercando di svegliare il ragazzo che si era addormentato in spiaggia.
-Eh?- chiese questo confuso dal caldo mentre sbatteva le palpebre.
-È ora di pranzo- fece presente il corvino scrutandolo preoccupato –torniamo a casa a mangiare.
Il ragazzo dai capelli tinti annuì mentre si alzava con lentezza, sentiva il suo corpo caldissimo.
Era sicuro di essersi addormentato sotto l’ombrellone quando erano arrivati in spiaggia, ma probabilmente era passato tanto di quel tempo che il sole era girato cambiando così anche l’ombra.
Quando notò lo sguardo preoccupato sul volto di Akaashi gli chiese confuso quale fosse il problema.
-Sei completamente rosso… penso che tu ti sia ustionato.
-Nah- mosse la mano con nonchalance –Ho chiesto a Kuro di mettermi la crema solare sulla schiena, non sarà nulla di grave.

E invece aveva ragione Akaashi.
Mentre mangiavano seduti tutti e quattro al tavolo fuori in giardino e all’ombra del sole, Bokuto sentì che la sua pelle a contatto con la canotta leggera diventava sempre più calda e fastidiosa mentre strisciava contro il tessuto.
Il primo ad accorgersene fu Kenma, che era seduto alla sua destra e aveva una visuale perfetta della sua spalla.
Sospirò e con il suo solito tono basso chiamò –Bokuto- interrompendo una conversazione che gli altri tre stavano facendo.
-Uh?- rispose sorpreso il diretto interessato.
-Perché, esattamente, continui a essere amico di Kuro?
Quella domanda fece alzare diverse sopracciglia al tavolo –Perché me lo chiedi?
-Perché hai un pene disegnato sulla spalla.
-COSA!?- il ragazzo saltò in piedi mentre controllava la parte interessata, Kuro stava ridendo dietro la mano, non che stesse facendo un buon lavoro nel nascondersi.
E fu a quel punto che capì di essersi scottato semplicemente perché Kuro non l’aveva aiutato a mettersi la crema solare, ma aveva solo fatto dei disegnini sulla sua pelle con questa, facendolo ustionare quasi tutto, tranne quelle linee che erano rimaste più bianche.
Il pene sulla sua spalla non sarebbe scomparso per un po'.
Si tolse con urgenza la maglia e mostrò la schiena agli altri –E qui? Cosa ha disegnato?
Akaashi arrossì sbarrando gli occhi sorpreso, Kenma lanciò uno sguardo indecifrabile al suo ragazzo, poi mormorò –Pensi che sia carino?
Perché sulla schiena di Bokuto c’era scritto a lettere grandi e maiuscole “Akaashi is so cute”.
-Stavo solo citando quello che ha detto Bokuto la prima volta che l’ha visto. Non avrei di certo scritto sulla sua schiena quanto tu fossi carino.
La spiegazione sembrò soddisfare il biondo tinto e tornò a prendere piccoli morsi del suo cibo, senza reprimere il piccolo sorriso che gli era spuntato sulle labbra che a Kuro non passò inosservato.
Bokuto non aveva ancora avuto una sua risposta, ma collegato quello che aveva domandato Kenma, la risposta del moro e il volto rosso di Akaashi non ci mise molto a comprendere.
-KURO!- esplose per l’imbarazzo.
-Che c’è?- si difese l’amico –Non pensavo fosse un segreto.
Bokuto aprì la bocca per rispondere, anche se in realtà non aveva idea di cosa avrebbe dovuto dire.
Fu Akaashi a parlare, si alzò dal suo posto e si comportò come se fosse del tutto normale, come se il suo volto non fosse ancora rosso quasi quanto la schiena della vittima.
-Ho della crema che potrebbe aiutarti con l’ustione.
Si diresse dentro facendo capire all’altro di seguirlo, Kuro urlò dietro al suo amico mentre li vedeva andare via insieme –Un giorno mi ringrazierai per questo!
-Ci credo che i tuoi gatti ti odiano e vogliano staccarti il cazzo!- rispose a tono Bokuto mentre spariva dietro la porta.
Yaku miagolò proprio in quel momento, come un voler essere d’accordo con quello che aveva detto il ragazzo dai capelli tinti.
Fu il turno di Kenma di soffocare la sua bassa risata dietro la mano.

-Dai Iwa-chan, sei proprio lento- chiamò Oikawa dalla porta d’ingresso.
Finalmente stavano uscendo di casa quel pomeriggio, erano rimasti a casa quella mattina sia perché si erano svegliati tardi, sia perché Iwaizumi aveva insistito che Oikawa facesse cautela. Inoltre faceva davvero troppo caldo per pensare di percorrere tutta quella strada a piedi sotto il picco del sole.
Ma adesso il più alto stava perfettamente bene e aveva iniziato a fare pressioni all’altro per andare in spiaggia a giocare a beach.
-Eccomi- rispose scocciato l’interessato mentre lo raggiungeva con le chiavi in mano.
Chiuse la porta dietro di se e si avviarono per strada.
-Oh wow!- disse Oikawa sorpreso notando i mezzi parcheggiati dall’altra parte della strada –Messe tutte insieme sono più soldi di quanti abbia mai avuto in vita mia.
-Ah, sono arrivati- commentò Iwaizumi inespressivo.
-Chi?- chiese a quel punto Tooru girandosi verso di lui.
Iwaizumi alzò un sopracciglio sorpreso –Non ricordi chi abita li? Hai già dimenticato il tuo caro Ushijima e la sua ex squadra della Shiratorizawa?
Un brivido percorse la schiena di Oikawa –Iwa-chan, non dire mai più il suo nome senza prima un avvertimento.
L’altro rise, poi indicò –La Porsche Cayenne è sua, non posso sbagliare. E la moto, quella Kavasaki Ninja che è uno dei miei sogni proibiti, sono sicuro sia di quel ragazzo rosso che sembra un po' fuori di testa. La Mercedes e la Audi non ho idea di chi siano, ma sono persone della ex squadra scolastica. Quest’anno sono venuti presto, di solito si fanno solo qualche settimana verso la fine, prima spendono i loro soldi in crociere e viaggi.
-Conosci molte cose di loro- disse sorpreso Oikawa mentre si avvicinavano sempre di più alla spiaggia.
Iwaizumi alzò le spalle –Vive esattamente di fronte a me e quando sono qui tutti insieme fanno feste tipo ogni sera, non puoi non saperle certe cose.
-Bè… se sono già in spiaggia voglio che tu giochi con me contro Ushijima.
Hajime alzò gli occhi al cielo –è una richiesta o un obbligo?
Oikawa mise il broncio –Non puoi abbandonarmi contro di lui!
-Allora suppongo che sia un obbligo.

Chapter 12: 11. ...e la prima festa dello Shiratorizawa

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Tendo stava facendo la sua danza della vittoria, compresa di canzone, dopo aver vinto anche il secondo set contro Semi e Shirabu.
Non che lui e Ushijima li avessero completamente asfaltati, ma indubbiamente in coppia erano più bravi degli altri due.
Goshiki era seduto sulla sabbia all’ombra mentre guardava la loro partita, il mento poggiato sulle ginocchia e un broncio in volto.
Poco prima era stato proprio lui a chiedere di fare un due contro due, gli altri quattro ragazzi avevano accettato la proposta con entusiasmo e si erano organizzati in quel modo lasciandolo fuori.
-L’avevo proposto io- borbottò nuovamente infastidito da tutta la situazione.
Ma era il più piccolo tra tutti loro e, anche se qualcosa non gli andava troppo bene, non si lamentava spesso con i suoi senpai, soprattutto quando uno di loro lo stava ospitando nella sua villa a mare.
-Ehy tu- lo chiamò un ragazzo che sembrava avesse la sua età, era Koganegawa anche se Goshiki non aveva idea di chi fosse –Mi serve qualcuno per giocare contro i miei due amici li- indicò due ragazzi alti dietro di lui riferendosi ad Aone e Futakuchi, Goshiki non aveva idea di chi fossero, anche se quello spaventoso che teneva tutti a distanza non era facile da dimenticare –giochi con me?
Goshiki si rianimò e annuendo felice corse verso l’altro campo.
Nel frattempo gli altri quattro ragazzi si spostarono da quello dove avevano appena finito di giocare lasciandolo libero per Hinata che subito lo occupò chiedendo a gran voce chi volesse giocare contro lui e Kageyama, non gli fu difficile trovare altre due persone.
-Oh guarda Ushiwaka, il nostro bambino si è fatto nuovi amici- commentò Tendo notando Goshiki che aveva appena fatto punto e aveva schiacciato il cinque con Koganegawa.
-Goshiki non è il nostro bambino- rispose stoico come sempre il diretto interessato.
Tendo uscì la lingua divertito, non perse tempo a rispondere, ormai era abituato a quel tipo di conversazione.
-Sai cosa? Dovremmo fare una festa stasera, invitarli tutti.
-Vuoi fare nuove amicizie?- chiese quasi incredulo Semi.
Il sorriso sul volto del rosso non prometteva nulla di buono –Voglio scoprire tutti i loro punti deboli.
Shirabu alzò gli occhi al cielo per poi dire –Vado a fare un bagno.
Semi lo seguì mentre Tendo batteva le mani contento e con il sorriso più carino che riuscisse a fare urlò abbastanza forte per farsi sentire da tutti –Stasera festa a casa di Ushijima dopo cena! Siete tutti invitati! Portate chi volete!
Soddisfatto dai riscontri positivi che iniziò a ricevere si girò verso il proprietario di casa che lo stava fissando impassibile –Ops- disse per nulla pentito della situazione –Ho dimenticato di chiedertelo, ma per te va bene, giusto?
E Ushijima come poteva dirgli che non gli andava bene quando lo fissava in quel modo?

-Asahi!- il ragazzo si sentì chiamare dopo aver messo piede dentro l’enorme villa di Ushijima.
Era stato Nishinoya a pronunciare il suo nome, lo notò seduto su uno dei divanetti fuori, erano messi in cerchio lui, Tanaka e altri ragazzi e ragazze che non conosceva.
Si avvicinò al gruppo accompagnato da Daichi, questo diede un saluto generale per poi concentrarsi su un ragazzo in questione, corrugò la fronte cercando di riconoscerlo e la distese solo quando si accese una lampadina nella sua testa –Ah, Terushima! È da tanto che non ci si vede, quando sei arrivato?
-Yo, Daichi! In realtà sono solo di passaggio, io e la mia ragazza abbiamo un sacco di impegni per questa estate, non penso che ci trasferiremo in modo definitivo, verremo nei giorni liberi.
Daichi annuì spostando lo sguardo sulla ragazza dai capelli a caschetto seduta sulle sue gambe, lei prese l’iniziativa e gli porse la mano –Sono Hana Misaki, perdona la maleducazione del mio ragazzo nel non avermi presentato- lo disse alzando gli occhi al cielo, ma non sembrava davvero seccata della cosa, solo divertita.
Lui la strinse di più contro di sé lamentandosi –è che sei solo mia, gli altri non devono interessarsi troppo.
-Idiota- rispose lei dandogli una gomitata, lui rise.
Daichi seguì il loro scambio di battute con divertimento, ricordava che Terushima era un donnaiolo fino a qualche anno prima, era felice che finalmente avesse trovato qualcuno con cui iniziare qualcosa di serio, si vedeva che la ragazza era affezionata a lui e allo stesso tempo riusciva a gestirlo.
-Stavamo giocando a “Bacia, Sposa, Uccidi”, vi unite a noi?- si intromise a quel punto Nishinoya.
Asahi alzò le spalle trovando un posto a sedere, qualcuno non perse tempo a mettergli un bicchiere pieno di alcool tra le mani.
Daichi rifiutò –Io vado a cercare Suga, ci vediamo in giro.
Nessuno ci fece troppo caso e il gioco andò avanti –Bene- disse un ragazzo che se Asahi ricordava bene doveva chiamarsi Yahaba –Tanaka tocca a te.
-Domando io- si intromise Kinoshita –Shimizu, Yachi e Hinata.
Qualcuno rise –Perché c’è Hinata insieme alle due ragazze?
Kinoshita alzò le spalle perfettamente a suo agio –Perché non dovrebbe?
Tanaka ci pensò su per diverso tempo, la sua faccia era rossa per tutte le birre che già aveva preso, ne erano testimoni le bottiglie vuote di fronte a lui e quella che teneva tra le mani che aveva meno liquido della metà.
Alla fine annunciò –Non posso farlo.
Ennoshita alzò gli occhi al cielo –perché no?
Tanaka lo fissò come se l’amico non capisse –Se dovessi uccidere Hinata, potrei solo baciare o sposare Shimizu e quindi fare l’altra cosa con Yachi e sarebbe un completo tradimento. Se invece baciassi Hinata e sposassi Shimizu non sarebbe tradimento nei suoi confronti, perché Hinata è un ragazzo e non mi piacciono i ragazzi, ma dovrei uccidere Yachi e non ci riuscirei.
Tutti scoppiarono a ridere –Oh mio dio la prendi così seriamente.
E mentre la discussione andava avanti dall’altra parte della casa Kuro sembrava disperato.
-Bo!- chiamò il suo amico quando finalmente lo rivide –non riesco a trovarlo!
Bokuto si era separato dal suo amico diverse ore prima, quando Hanamaki e Matsukawa se l’erano trascinato per una gara alcolica, non pensava che lo avrebbe ritrovato in questo stato.
Kuro sapeva reggere molto bene l’alcool, ma probabilmente era stata una gara molto pesante.
-Chi non riesci a trovare?- domandò il ragazzo dai capelli tinti urlando da sopra la musica, aveva bevuto anche lui, ma si rendeva perfettamente conto di stare molto meglio del suo amico.
-Kenma! Ho perso Kenma!
Bokuto scoppiò a ridere, Kenma non era mai andato alla festa, aveva detto che preferiva restare a casa con i suoi gatti e i suoi videogiochi piuttosto che trovarsi a una festa organizzata da Tendo Satori. Nessuno gli aveva dato torto e Kuro non aveva insistito più di tanto.
Provò a ricordarlo al suo amico ma questo sembrava intenzionato a non ascoltarlo, tornando a cercare il suo ragazzo.
Bokuto alzò gli occhi al cielo, poi prese il suo cellulare e scrisse un messaggio a Kenma dicendogli in che condizioni era il suo ragazzo.
Kenma rispose praticamente all’istante annunciando “vengo a prenderlo”.
Sistemato questo casino adocchiò Tsukishima e Yamaguchi che stavano discutendo di qualcosa al tavolo degli alcolici e decise di andare a importunarli.
Yamaguchi sembrava molto ubriaco, doveva reggersi al biondo per stare in piedi, non riusciva a sentire cosa stessero dicendo ma sembrava che il moro volesse continuare a bere mentre Tsukishima stava cercando di impedirglielo con un cipiglio severo in volto.
-Ehy, ehy, ehy!- si annunciò arrivandogli di fronte.
Tsukishima ebbe uno spasmo all’occhio, mentre Yamaguchi ci mise qualche secondo a riconoscerlo.
-Bokuto!- esclamò infine –Ma non sei geloso del tuo ragazzo?
Bokuto sbatté le palpebre confuso –Ho un ragazzo?
-Perché hai il suo nome scritto sulla schiena con l’abbronzatura se non è il tuo ragazzo?- chiese a quel punto il biondo.
-Perché Kuro è un idiota- poi ci pensò meglio e corrugò la fronte, si rese conto che non vedeva Akaashi da un po' –Perché dovrei essere geloso?- chiese a quel punto tentennando.
Yamaguchi era ormai poggiato al petto di Tsukishima senza neanche rendersene conto –Poco fa si stava spogliando mentre ballava.
Bokuto si mosse prima ancora di registrare quello che stava facendo.
-Akaaaaaashi- urlò quando lo vide senza camicia, due ragazze stavano parlando con lui ma il corvino sembrava più che confuso.
Bokuto si sentì estremamente protettivo nei suoi confronti, soprattutto quando il ragazzo si girò verso la voce e si illuminò.
-Bokuto!- lo chiamò con voce strascicata –Ho caldo- mormorò poi appoggiandosi contro di lui quasi alla ricerca di coccole. Le due ragazze li fissarono infastidite e andarono via, probabilmente decidendo che non ne valeva la pena.
Il volto di Bokuto andò a fuoco, non era di certo preparato a una situazione del genere.
Sentì il suo cuore iniziare a battere molto più veloce e sperò che l’altro ragazzo non se ne accorgesse.
-Aspetta- il più alto lo afferrò per le braccia e lo scostò dal suo corpo –Ti vado a prendere un bicchiere d’acqua fresca. E… Sai dov’è la tua camicia?
Akaashi si fissò il petto nudo come se si rendesse conto solo in quel momento di essere senza indumento, infine scosse le spalle.
-Va bene- Bokuto decise che non era una priorità in quel momento –ti prendo dell’acqua, aspetta solo qui.
Akaashi sembrò mettere il broncio, ma alla fine annuì.
E mentre Bokuto tornava al tavolo delle bevande, Kenma raggiunse il suo amico.
-Hai visto Kuro?- domandò come prima cosa, la sua voce era leggermente preoccupata.
Akaashi non rispose subito, troppo concentrato nel suo mondo ubriaco e Kenma si rese conto delle condizioni del suo amico, corrugò la fronte e chiese –Stai bene?
Keiji sbuffò incrociando le braccia, sembrava un bambino al quale era stato negato un nuovo giocattolo.
Se Kenma non l’avesse visto con i propri occhi non ci avrebbe mai creduto. Glielo avrebbe ricordato a vita.
-Non lo sopporto quello li!- si lamentò il ragazzo indicando un punto impreciso alla sua destra –Sta flirtando con il mio ragazzo! Come si permette di abbracciarlo in quel modo?
Kenma, totalmente confuso, seguì lo sguardo del suo amico per notare le due figure di Bokuto e Kuro. Il primo stava riempiendo un bicchiere d’acqua mentre il secondo gli era praticamente saltato addosso, le braccia intorno al collo mentre si lamentava di qualcosa.
Mille domande vorticarono nella testa del biondo, iniziò da quella più importante –Hai detto “il mio ragazzo”? Da quanto Bokuto è il tuo ragazzo?
Akaashi lo fissò infastidito, come se stesse chiedendo qualcosa di stupidissimo.
-Da adesso! L’ho appena deciso- poi tornò a fissare la coppia di amici –Se solo quel brutto idiota con la cresta la smettesse di flirtare con lui!
Kenma soffocò una risata –Guarda che quello è Kuro- provò a spiegare –sai… Fanno sempre così.
Il broncio di Akaashi si accentuò ancora di più –Perché vuole rubarmelo! È così ovvio!
-Kuro è il mio ragazzo. Te lo ricordi questo, si?
Kenma non sapeva se ridere o piangere, si era precipitato li credendo di doversi occupare di un Kuro ubriaco, nessuno gli aveva detto che c’era anche Akaashi nel pacchetto.
-Che stai dicendo!- si infuriò Keiji come se Kenma avesse appena detto una grandissima cazzata –quello non può essere il tuo ragazzo!
-E invece…- sospirò il biondo.
Fortunatamente la coppia decise di tornare nella loro direzione e Kuro spalancò gli occhi non appena si accorse del più piccolo, urlò il suo nome e lo soffocò in un abbraccio mentre piagnucolava di quanto gli era mancato e di quanto si era sentito male al pensiero di averlo perso per sempre.
Kenma lo baciò con affetto, poi gli prese la mano –Vieni, andiamo a casa.
E mentre i due si allontanavano Akaashi aveva accentuato il suo broncio e si rifiutava di prendere il bicchiere d’acqua che Bokuto gli stava porgendo.
-Che succede?- domandò questo confuso.
-Perché ti metti a flirtare con gli altri se pensi che io sia carino? Dovresti flirtare solo con me.
Bokuto si irrigidì, quando era uscito quella sera non aveva minimamente pensato che sarebbe potuto arrivare ad avere a una conversazione del genere.
Soprattutto, neanche nei suoi sogni più strani avrebbe mai immaginato che l’acool avrebbe avuto quell’effetto ad Akaashi.
-Io non… non stavo flirtando con altri.
Akaashi strinse gli occhi –Non ci credo!
Era così carino che a Bokuto venne da ridere –Sono serio!
-Allora baciami!
E quello invece lo mandò totalmente in tilt. Probabilmente aveva la stessa faccia che faceva al liceo durante le partite di pallavolo, quando si scordava come fare determinate cose e diventava completamente inutile in campo.
Akaashi Keiji gli aveva appena chiesto di baciarlo?
-Non posso- sussurrò piano e in fretta.
Keiji non riuscì a capire la sua risposta, ma l’avevano sentita diverse persone che gli stavano intorno, perché Bokuto sentì i loro sguardi su di loro e loro risatine.
-Andiamo a ballare- propose a quel punto al corvino, volendo allontanarlo da quelle prese in giro non troppo velate.
Akaashi si illuminò felice mentre annuiva velocemente e Bokuto poté solo chiedersi come diavolo fosse ancora single un ragazzo così bello.
Inoltre, anche se una vocina nella sua testa continuava a dirgli che era stupido perché tutti quanti vedevano ogni giorno Keiji in spiaggia a torso nudo, il fatto che fosse a quella festa senza camicia non gli dava pace.
Quindi, senza pensarci troppo, decise di togliersi la sua maglia per farla mettere all’altro.
Non aveva messo in conto però a quanto sarebbe stato carino con i suoi vestiti addosso e non era più sicuro di poter uscire vivo da quella notte.

Chapter 13: 12. Quella volta che Daichi si trovò a un appuntamento con più di 20 persone (parte1)

Chapter Text

Il giorno prima alla festa Suga e Daichi avevano progettato di vedersi lì come una specie di appuntamento non detto.
Ma fondamentalmente furono solo i genitori responsabili delle varie situazioni che si erano venute a creare.
I due ragazzi non riuscirono a fare neanche una conversazione, perché fin da subito Kuro aveva deciso di rompere loro le palle, soprattutto a Daichi. Kenma non sembrava essere in giro e fu davvero difficile levarselo di torno.
Successivamente Suga venne preso d’assalto da un Hinata che piangeva e borbottava cose contro Kageyama, il ragazzo dai capelli chiari ci mise quasi un’ora per calmarlo.
Poi Daichi venne chiamato per dividere una lite che era iniziata tra Kyoutani e Semi, il moro non sapeva neanche quale fosse il motivo scatenante, solo che Yahaba e Shirabu erano messi in mezzo per qualche motivo.
Infine, Noya chiamò Suga perché Tanaka, avendo bevuto troppo alcool, si era sentito male.
Quindi la serata era ufficialmente finita considerando che Suga dovette portare il ragazzo a casa.
Daichi decise di accompagnarli, con la speranza che almeno avrebbe potuto salutare Suga di fronte casa, ma anche questo venne sabotato da Tanaka che, ovviamente, decise di vomitare su Suga esattamente davanti al cancello.
Il ragazzo dai capelli chiari fece una smorfia, portò dentro l’amico e sparì anche lui dentro casa borbottando delle veloci scuse.
Daichi non riusciva davvero a capire perché il mondo ce l’avesse con lui.
Così quella mattina si svegliò risoluto decidendo che avrebbe chiesto un appuntamento a Suga per quella stessa sera, anche a costo di doverci provare per ore intere.
Si stupì non poco quando lo trovò da solo al chiosco per prendere un caffè e si stupì ancora di più quando gli chiese se quella sera fosse libero e volesse andare al festival che facevano a soli 20 minuti di macchina da li, Suga gli rispose con un sorriso che gli sarebbe davvero piaciuto e nessuno li interruppe.
Daichi sudava freddo, era sicuro che qualcosa sarebbe andato storto.

Erano le 20.30 quando aveva appena finito di allacciarsi le scarpe e spruzzarsi un po' di profumo prima di prendere le chiavi e uscire di casa.
Il sole era tramontato del tutto e le stradine erano illuminate dalle luci artificiali.
Scese le scale della sua casa e saltò in aria quando vide Asahi posizionarsi davanti a lui senza avvertirlo, Ennoshita gli era accanto.
-Finalmente ce l’hai fatta- disse il ragazzo dai capelli lunghi –Makki e gli altri sono partiti da 10 minuti, li ho visti uscire poco fa.
-Eh?- domandò confuso Daichi mentre uscivano dal cancello e lo chiudevano a chiave dietro di loro, considerando che non c’era nessun altro in casa.
Si accorse che anche i due ragazzi erano vestiti bene, non proprio eleganti, ma di sicuro non un abbigliamento per stare ai muretti del villaggio per prendere una birra.
-Per andare al festival- specificò Ennoshita –abbiamo appuntamento a casa di Tanaka, no?
Daichi era sempre più confuso, corrugando la fronte disse –Io ho appuntamento con Suga, voi cosa c’entrate?
I due diretti interessati si lanciarono uno sguardo, fu Asahi a rispondere –A noi l’hanno detto Noya e Tanaka.
Una strana idea stava iniziando a formarsi nella testa del ragazzo, ma non poteva essere, giusto?
Non ebbe però il tempo di chiedere spiegazioni che erano già arrivati nel luogo prestabilito, il morale di Daichi crollò quando notò diversi mezzi di trasporto posteggiati di fronte il supermercato e ancora più ragazzi in giro.
-Ehy!- Suga lo raggiunse con un sorriso in volto, stava benissimo con quei pantaloni stretti chiari e la polo azzurra –Scusa, stavo dicendo a Noya e Tanaka che questa sera saremmo andati al festival ed erano così eccitati che quando mi hanno chiesto di poter venire non ho saputo dirgli di no, poi hanno un po' sparso la voce. Non è un problema, vero?
E probabilmente Daichi non poteva neanche dargli la colpa, era stato lui a non spiegarsi bene e specificare che quello doveva essere un appuntamento.
Un appuntamento come quello tra due persone che vogliono iniziare a frequentarsi.
Sospirò piano e sorrise a sua volta –Nessun problema, tranquillo.
-Quindi? Siamo tutti? Andiamo?- domandò Kuro appoggiandosi alla sua bellissima Scrambler nera, su di essa era seduto Kenma mentre giocava come al solito con il suo cellulare.
-Manca ancora Shimizu- fece presente Tanaka.
-Ma se non ha risposto al tuo messaggio di invito- lo prese in giro Noya.
Qualcuno rise, Tanaka era pronto a rispondere quando fu Hinata a prendere le sue difese sventolando il suo telefono in aria –Viene, mi ha scritto Yachi e dice che stanno arrivando.
E come se le avesse chiamate le due ragazze girarono l’angolo in quel momento.
Yachi aveva un grazioso vestitino bianco che andava fino al ginocchio, Shimizu era vestita con dei pantaloncini corti di jeans, un top argentato e degli stivali estivi, Asahi dovette dare un colpo a Tanaka per risvegliarlo e portarlo alla realtà.
-Perfetto- canticchiò Oikawa –Come ci dividiamo per le macchine? Io vado con Iwa-chan!
Il diretto interessato si girò a guardarlo male –Ti ricordo che ci sono anche Kunimi e Kindaichi che sono miei ospiti- fece presente.
I due ragazzi erano arrivati per l’appunto quella mattina e si erano uniti all’uscita di gruppo della serata senza problemi, avevano passato così tante estati da Iwaizumi da conoscere quasi tutti.
-I bambini possono andare con Makki e Mattsun, loro hanno la macchina, tu hai una moto, comunque non potresti portarli entrambi.
Iwaizumi assottigliò gli occhi e grugnì infastidito quando si rese conto che l’altro aveva ragione e non sapeva come rispondergli.
-Chi vuole venire nella mia macchina?- chiese esaltato Bokuto.
-Noi! Noi!- rispose ancora più esaltato Hinata mentre saltava sul posto, rispondendo per sé e Kageyama.
Bokuto ne fu felice, poi fissò Akaashi con aspettativa.
Questo si girò di scatto a cercare Kenma per chiedergli –Posso venire in moto con voi?
Kuro scoppiò a ridere, Bokuto fece un urlo tradito e poi annunciò –è illegale andare in moto in tre!
-Sono certo che anche la tua macchina sia illegale- rispose Akaashi in un borbottio non sentito, ma quando vide il volto davvero triste dell’altro sospirò chiudendo gli occhi –e va bene, vengo con te.
La vitalità del ragazzo dai capelli tinti tornò come se non fosse successo nulla.
Hinata urlò –Yama, vieni con noi? C’è ancora un posto in macchina.
Yamaguchi sentì Tsukishima irrigidirsi al suo fianco, sorrise cordiale al ragazzo dai capelli rossi e rispose –No grazie, faccio compagnia a Tsukki sul suo scooter.
A quel punto Hinata decise di chiederlo a Yachi che dovette accettare un po' titubante.
-Chi vuole venire in moto con me?- chiese a quel punto Tanaka.
Il silenzio era denso e nessuno sembrava intenzionato a romperlo fino a quando Shimizu non disse –Vengo io.
Ci furono un paio di esclamazioni incredule, Suga disse incerto –Kiyoko… guarda che ha preso la patente solo al sesto tentativo.
La ragazza non batté ciglio mentre si avvicinava a Tanaka per richiedere il casco –Sono sicura che farà attenzione.
Lui la fissò con uno sguardo ancora più innamorato del solito, poi con voce seria disse –Non ti metterei mai in pericolo.
Quella scena era diventata talmente intima che quasi tutti distolsero lo sguardo in imbarazzo, Daichi infine disse –quindi con me vengono Suga, Asahi, Noya ed Ennoshita, penso che ci siamo tutti?
Accertandosi che nessuno fosse rimasto fuori le tre macchine e quattro moto partirono.

Il viaggio nella macchina di Bokuto fu puro inferno per la metà di loro.
Yachi diventava sempre più terrorizzata a ogni secondo che passava.
Kageyama aveva gli occhi chiusi e si appoggiava con la testa al telaio del finestrino aperto, sembrava uno che stava cercando in tutti i modi di mantenere la calma e non uccidere qualcuno.
Tutto questo perché Bokuto e Hinata non facevano altro che urlare prima per scegliere la musica, poi mettendola a tutto volume e cantandoci sopra.
Akaashi aveva capito che era inutile cercare di fargli abbassare il tono, li avrebbe solo fatti urlare ancora di più.
Ma quando sentì Hinata chiedere –Accendiamo i led?
Dovette bloccare la mano di Bokuto che era già corsa al pulsante con un fermo e conciso “no”.

-Ehy gattino- urlò Kuro per farsi sentire da sopra il vento.
Kenma diede una stratta ai suoi fianchi per fargli capire che lo stava ascoltando.
-Tieniti forte!
Kenma fece come gli era stato richiesto, nel mentre si avvicinò al suo orecchio per dire –Non superare i limiti, abbiamo dei bambini a casa da crescere. Ma sì, scappiamo via, le mie orecchie potrebbero iniziare a sanguinare per la musica di merda che mette Bokuto.
La risata di Kuro si perse nel vento, loro furono i primi ad arrivare.

-Tsukki, tutto okay?- chiese Yamaguchi quando si accorse che il suo amico era stato particolarmente silenzioso, la musica dalla macchina di Bokuto si sentiva forte e chiara già da diversi minuti e il suo amico non aveva neanche fatto un commento di disprezzo.
Tsukishima ci mise qualche secondo a rispondere, infine disse –Se volevi andare con Hinata, potevi farlo.
Yamaguchi rise –Scherzi? Sto così bene qui con te.
Si strinse di più contro i suoi fianchi per spiegare meglio il concetto, Tsukishima finalmente si rilassò contro il suo corpo.

-Iwa-chan, sei così figo mentre guidi!
Per poco la moto non sbandò, Iwaizumi urlò contro di lui –Ti sembrano cose da dire mentre uno sta guidando?
-Aw- Oikawa strofinò il volto sulla schiena coperta dalla giacca di pelle dell’altro –Iwa-chan si imbarazza per i complimenti.
L’ “idiota” che Iwaizumi urlò fu facilmente sentito dagli altri mezzi di trasporto che avevano vicini.

-Ma quindi adesso stanno ufficialmente insieme?- domandò Kindaichi sporgendosi verso i sedili anteriori.
Sia Matsukawa che Hanamaki scoppiarono a ridere.
-Credi che per loro sarà così facile capirlo?- rispose a tono Mattsun quando riuscì a placare le sue risate.
Kunimi disse calmo –Iwaizumi non ha mai fatto salire nessuno sulla sua moto. O almeno, nessuno di importante.
-Questo si che è interessante- rispose Makki con uno strano sorrisetto in volto.

Nel fuoristrada di Daichi i tre ragazzi seduti dietro non avevano smesso di parlare di quello che era successo poco prima tra Tanaka e Shimizu.
Facendo teorie e supposizioni del perché, dopo anni, la ragazza si stesse interessando a Tanaka adesso.
Suga non si intromise mai nella loro conversazione, ma li stava sicuramente ascoltando visto che di tanto in tanto rideva a qualche loro frase.
E quando Noya disse che probabilmente quello si poteva considerare come il primo appuntamento tra loro due, Daichi si rese conto che persino Tanaka aveva avuto un appuntamento con una ragazza, che non lo calcolava da cinque anni, prima di lui e Suga.

Tanaka e Shimizu non parlarono per tutto il tragitto.
Ma non era un silenzio pensante o imbarazzato, era un silenzio tranquillo.
Tanaka si stava godendo il calore della ragazza che si stringeva al suo corpo mentre lei si godeva il paesaggio notturno e il vento.
Quando arrivarono e Tanaka posteggiò a qualche posto di distanza dagli altri, Shimizu scese con agilità dalla moto e si tolse il casco per passarlo al proprietario.
Tanaka lo afferrò con una mano ma non riuscì a frenare l’altra che si alzò per metterle a posto una ciocca scura.
Lei fece un piccolo sorriso mentre diceva –guidi bene, possiamo rifarlo qualche volta.
E mentre quelle parole affondavano Tanaka strabuzzò gli occhi, ma non ebbe tempo di chiederle se fosse un modo per dirgli che poteva chiederle di uscire, perché la ragazza si era già girata per unirsi al gruppo.
Con un sorriso da ebete, Tanaka fece lo stesso.

Il festival era abbastanza grande, pieno di luci, bancarelle, musica, cibo e giochi.
Si snodava tutto su una grande strada larga 10 metri, le bancarelle poste da entrambi i lati.
A intervalli non proprio regolari c’erano degli spiazzi in mezzo agli alberi, con panchine e fontanelle, le luci diminuivano per permettere alle persone di vedere le stelle.
La prima tappa fu andare a mangiare, trovarono dei tavoli comuni che occuparono unendoli tutti insieme, per poi andare a ordinare nelle diverse bancarelle.
Fu più una specie di lotta che una cena.
Oikawa aveva iniziato a rubare il cibo a Iwaizumi, nonostante avessero gusti completamente diversi. E non contento il castano masticava, faceva una smorfia e si lamenta –Iwa-chan, come fai a mangiare questa cosa disgustosa?
Mentre Iwaizumi gli urlava contro –Nessuno ti ha detto di mangiarlo a tua volta!
Kindaichi e Kunimi si trovarono in una situazione spiacevole quando quasi finirono seduti accanto a Kageyama, non molti sapevano dei trascorsi che c’erano tra i tre, ma fortunatamente Makki e Mattsun intervennero abbastanza tempestivamente prima di rovinare la serata a tutti.
Tanaka comprò un quantitativo industriale di cibo per Shimizu e, nonostante la ragazza lo condivise con Yachi, ne avanzò comunque tantissimo che non riuscirono a mangiare.
Per Tanaka e Noya invece non fu un grosso problema ingozzarsi di cibo.
Kuro stava litigando con Kenma urlandogli che se non finiva di mangiare la sua porzione di calamari non gli avrebbe dato la crostata alle mele che tanto amava.
Hinata parlava così animatamente con Yamaguchi che aveva iniziato a sputacchiare ovunque, Ennoshita gli fece presente la situazione, Kageyama borbottò qualcosa su quanto fosse stato idiota a farsi rimproverare in quel modo e, come al solito, iniziarono una lite che interruppe Suga semplicemente prendendogli le teste e sbattendogliele insieme.
Quando tornò a sedersi accanto a Daichi mormorò –Mi sento come se avessi dei nuovi bambini.
Daichi rise –Dai, sappiamo tutti che ti piace occuparti di loro.
-Shh- Suga gli diede una gomitata scherzosa –Non farglielo capire che potrebbero approfittarsene.
-Non lo fanno già?
-Ecco appunto!
Risero e la conversazione continuò senza problemi, con l’aggiunta di Asahi di tanto in tanto.
Daichi si rese sempre più conto di quanto fosse facile parlare con Suga.
Alle bancarelle Bokuto era tornato a fare la fila dopo essersi ingozzato del suo cibo e aveva chiesto ad Akaashi di fargli compagnia.
Mentre meditava su cosa prendere e chiedeva al corvino cosa volesse, con le sue continue proteste “sono pieno, Bokuto, davvero non voglio prendere altro”, una voce femminile chiamò il nome di Bokuto.
Entrambi i ragazzi si girarono a quel nome posto come una domanda, si trovarono davanti due ragazze molto graziose.
Quella che aveva parlato aveva i capelli castano chiaro intrecciati, quando lo vide strabuzzò gli occhi e sorrise –Sei davvero tu! Da quanto non ci si vede?
L’altra ragazza si limitò a un saluto con le mano, aveva i capelli rossi e lisci che le arrivavano alle spalle, non aveva parlato perché aveva la bocca piena di Onigiri.
-RAGAZZE!- urlò Bokuto ancora più felice, afferrandole per la vita con ciascun braccio e alzandole da terra.
Akaashi si preoccupò che la ragazza che stava mangiando soffocasse, ma sembrò riuscire a gestire bene la situazione.
-Che ci fate qui? Siete da sole?- domandò curioso quando le lasciò andare.
La ragazza rossa scosse la testa, poi finalmente ingoiò il boccone e parlò –Siamo qui con Konoha e Komi, vuoi venire a salutarli?
-Certo!
Akaashi si sentì a disagio e fuori posto, stava per tornare al tavolo con la loro comitiva quando Bokuto gli prese la mano e lo tirò con sé –Vieni, ti faccio conoscere i miei ex compagni del liceo.
E nonostante il leggero rossore sul viso, Akaashi non poté far nient’altro che seguirlo.
-Guardate chi ho trovato- annunciò la ragazza dai capelli chiari arrivando al tavolo dove erano seduti altri due ragazzi.
E la scena alla quale Akaashi assistette fu una serie di urla e abbracci.
La ragazza dai capelli castani si passò una mano sul viso, ma stava ridendo –di certo non mi mancava tutto questo casino.
Quando finalmente si calmarono Bokuto domandò fissando gli amici –Quindi voi non vi siete mai persi di vista?
-Diciamo che è una storia lunga, ma in breve adesso siamo qui in una specie di appuntamento- l’ultima parte era detta in modo quasi tentennante mentre fissava le ragazze.
Queste non sembravano molto imbarazzate della risposta e alzarono le spalle dandogli ragione.
-Anche tu?- chiese a quel punto sempre il ragazzo più basso, adocchiando finalmente Akaashi dietro di lui.
Bokuto si girò sorpreso, come se si fosse dimenticato di aver portato Akaashi con lui.
-Noi siamo qui con tutti i nostri amici- e indicò il tavolo con gli altri più lontano –Un mio amico, Kuro, ve lo ricordate? Era il capitano del Nekoma! Comunque, mi ha invitato a stare per l’estate a casa a mare da lui, si trova nel villaggio a 20 minuti di strada da qui, Akaashi è amico del ragazzo del mio amico, Kenma, era sempre del Nekoma, il piccolo setter con i capelli tinti male che sembrava un budino, quindi conviviamo per questo periodo.
I ragazzi sembravano confusi da quello che aveva detto, probabilmente aveva messo in mezzo troppe volte la parola “amico” e aveva divagato parecchio, ma sembravano abituati ai modi di fare di Bokuto.
Keiji inoltre si rese conto che Bokuto aveva evitato di dire cosa fosse Akaashi per lui. Il suo rossore aumentò.
La ragazza dai capelli chiari scrutò Akaashi, poi gli sorrise e gli porse la mano –Visto che questo maleducato non ha intenzione di presentarci, faccio da sola. Sono Kaori Suzumeda, lei è Yukie Shirofuku.
Indicò l’altra ragazza che aveva ripreso a mangiare, Akaashi non capiva come potesse essere così magra, ma sorrise a sua volta e le strinse la mano –Sono Akaashi Keiji, è un piacere conoscervi.
-Io sono Komi Haruki- si intromise il ragazzo più basso.
-E io Akinori Konoha- disse infine l’ultimo –sembri un ragazzo tranquillo e composto, spero che Bokuto non ti faccia impazzire. Insomma, sai che puoi anche dire di no a tutte le sue richieste, vero?
-Ehy!- protestò offeso Bokuto, nessuno sembrò ascoltarlo.
Akaashi abbozzò un sorriso –Ne terrò conto.
-Akaaaashi- piagnucolò ancora di più Bokuto, ma nessuno lo ascoltò neanche in quel caso.
Infine le due coppie li invitarono a sedersi un po' con loro e tra vecchi ricordi e chiacchiere rimasero a parlare per diverso tempo, con la promessa, quando si divisero, che avrebbero provato a passare qualche giornata a mare prima o poi.
Akaashi non poté fare a meno di domandarsi se non si stessero comportando come una coppia.

Chapter 14: 13. Quella volta che Daichi si trovò a un appuntamento con più di 20 persone (parte2)

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Una volta che tutti ebbero finito di mangiare, avevano iniziato a girare tra le bancarelle e giochi disperdendosi.
Kuro aveva le braccia piene di peluche mentre Kenma svuotava il gioco dell’artiglio, aveva detto “è semplice, basta capire il meccanismo come nei videogiochi” e gli era bastato muovere un po' il braccio meccanico con i pulsanti per prenderci la mano.
Avrebbe continuato a giocare se il proprietario non li avesse cacciati via.
-Che ne facciamo di tutti questi?- chiese a quel punto Kuro cercando di non far cadere i premi dalle sue braccia.
Kenma li guardò per bene, estrasse un gatto tigrato dal mucchio annunciando –Io voglio questo, gli altri possiamo regalarli.
E fu così che Yamaguchi ricevette un peluche di dinosauro perché “Aaaah, a Tsukki sono sempre piaciuti i dinosauri” e Kenma gliel’aveva dato senza problemi dicendogli di regalarlo al biondo.
Hinata ricevette una carota con degli occhi e delle braccia stilizzate, Kageyama disse che era perfetta per lui e Hinata rispose prendendo il peluche di una mucca dal mucchio per regalarglielo.
A Bokuto venne dato un gufo, mentre Akaashi cercava di nascondere le sue risate per la velata presa in giro del suo amico.
Oikawa strillò quando vide i due peluche degli alieni e Kenma fu più che felice di darglieli, la parte difficile venne quando il castano cercò di convincere Iwaizumi a prenderne uno.
Yachi ricevette il peluche di un sole e Suga quello di un cane.
Matsukawa chiese di poter prendere il peluche di Winnie the Pooh per poi regalarlo a Hanamaki.
Tanaka non prese nulla perché aveva deciso di voler vincere qualcosa lui stesso per Shimizu.
Si impegnò dando il massimo nel gioco dove si dovevano colpire più lattine con le pistole a palline, l’unica cosa che riuscì a vincere però fu un portachiavi.
Era depresso per la situazione, ma quando la ragazza scelse quello con una palla di pallavolo e lo ringraziò con un sorriso, la sua giornata tornò a migliorare.
Hinata vinse tre pesci rossi in un gioco di pesca, Yamaguchi fece lo stesso, ma li regalò a una bambina che non aveva vinto nulla, sia perché stava piangendo sia perché lui non era certo di riuscire a far sopravvivere dei pesci, non con Float comunque.
Hinata passò la successiva mezz’ora a cercare dei nomi perfetti per i tre, per non parlare del dramma quando uno di questi morì.
Kindaichi convinse Iwaizumi a fare il gioco per vedere la propria forza.
Quel gioco dove dovevi dare un pugno alla palla da boxe e sullo schermo spuntava un punteggio.
Iwaizumi all’inizio non sembrava molto convinto, ma dopo vari incoraggiamenti decise di accontentarli, si alzò le maniche della maglia a maniche corte che indossava, arrotolandole sulle spalle e fletté i muscoli per colpire il bersaglio.
Inutile dire che fece il record della serata raccogliendo diversi applausi dal piccolo pubblico che si era fermato per guardarlo.
Hanamaki appoggiò il braccio sulla spalla di Oikawa e con un sorrisetto divertito lo avvertì –Guarda che stai sbavando.
Il diretto interessato neanche cercò di fingere che non fosse così mentre manteneva lo sguardo fissò su Iwaizumi, il quale sembrava imbarazzato dal proprietario del gioco che al microfono stava elogiando il suo nuovo record, disse in un mormorio –Dio, da quelle braccia mi farei sbattere su qualsiasi superficie disponibile.
Kindaichi, che si trovava a portata d’orecchio, soffocò con la sua saliva.
Poco dopo un bambino che poteva avere dai 10 ai 13 anni si fermò davanti a Kenma, strabuzzò gli occhi e lo indicò mentre iniziava a dire a sua madre –Mamma! Mamma! Lui è Kodzuken!
E fu così che Kenma, con le guance rosse per l’imbarazzo, si trovò a gestire un suo piccolo fan, l’imbarazzo aumentò quando sentì Kuro ridere da qualche parte al suo fianco. Parlarono per diversi minuti dull’ultimo gioco che stava recensendo, poi gli fece un autografo e gli regalò il peluche di gatto che aveva scelto per sé stesso.
Quando la famiglia si allontanò Kuro prese la mano di Kenma –Pensavo che lo volessi tu quel peluche.
-È un mio fan, saprà prendersene cura.
-Così adorabile- borbottò l’altro lasciandogli un bacio tra i capelli.
Infine si divisero in dei piccoli gruppetti, ognuno aveva voglia di fare cose differenti e non avevano tutto quel tempo, stabilirono quindi un orario per rivedersi al parcheggio e presero diverse strade.
Akaashi non era certo di come si fosse ritrovato solo con Bokuto, sapeva solo che l’attimo prima l’aveva seguito mentre si avvicinava a una fontanella per bere e l’attimo dopo tutti gli altri erano scomparsi.
La fontanella in questione era in mezzo a una delle tante radure, la gente era molto di meno e comunque abbastanza lontano da loro, quindi Akaashi decise di esprimere tutti i dubbi che lo attanagliavano da quando si era svegliato quella mattina.
-Bokuto- lo chiamò incerto.
Bokuto alzò lo sguardo su di lui, con il braccio si asciugò le labbra dalle gocce che gli stavano cadendo sul mento –Dimmi.
-Riguardo a ieri sera…- un leggero rossore coprì le guance di Bokuto, ma lo sguardo di Akaashi era basso e c’era poca luce perché lo notasse –Puoi dirmi quello che è successo?
-Uh?- Bokuto si aspettava diverse domande, ma non proprio quella –non ricordi nulla?
Akaashi scosse la testa imbarazzato.
-Allora come sai di dover chiedere a me?
Akaashi si passò una mano tra i capelli –Mi sono svegliato indossando una tua maglia… Immagino che debba significare qualcosa.
Bokuto non rispose subito e il corvino continuò –Spero di… non averti messo a disagio o aver fatto qualcosa di sbagliato.
Sorrise e lo rassicurò tranquillo –Non preoccuparti, non hai fatto nulla che non avrei fatto anch’io.
Akaashi lo fissò sbattendo le palpebre, poi fece presente –Questa non è una vera risposta.
Bokuto rise –Se vieni con me sulla ruota panoramica, ti dico cosa mi hai detto.
Akaashi alzò gli occhi al cielo, ma non poté far nient’altro se non seguirlo.

Quando Kenma adocchiò lo zucchero filato colorato a forma di gatto che stavano facendo in una bancarella, strabuzzò gli occhi sorpreso e si girò a guardare Kuro.
Non ebbe bisogno di chiedere nulla, i suoi occhi parlavano da sé.
Kuro rise, aveva mangiato solo poco prima il suo pezzo di crostata alle mele, ma non glielo ricordò e si mise in fila per comprargli il nuovo dolce.
E quando il biondo lo ricevette sembrava più felice di un bambino a Natale.
Prima ancora di mangiarlo gli fece un set fotografico con il cellulare e poi diede finalmente il primo morso.
Nel frattempo si erano spostati per sedersi su una panchina più appartata, aveva iniziato a soffiare il vento più fresco e, nonostante fosse un sollievo dopo quelle giornate afose, Kenma si strinse comunque contro il corpo del suo ragazzo.
Kuro gli mise il braccio intorno alle spalle mentre accettava il dolce che gli era stato offerto e mordeva un orecchio del gatto direttamente dalle mani di Kenma.
Questo fece un leggero broncio per aver preso proprio quella parte, ma non se ne lamentò solo perché era stato lui a comprarglielo.
-Ieri mi ha scritto Yamamoto, ho visto il messaggio stamattina, chiedeva se potevano farsi qualche giorno come l’anno scorso.
-Lui, Fukunaga e Inuoka?- domandò Kenma per accertarsene, mentre finiva di leccare il bastoncino.
-Si, al solito- rispose Kuro.
-Per me possono stare tutto il tempo che vogliono, ma sanno di doversi accampare sul divano o in giardino e sparire quando faccio le mie dirette, si?
Kuro rise –Bè si, dovrebbero essere abituati.
Kenma alzò le spalle –Se a loro sta bene… sono talmente alti che neanche per uno di loro va bene il divano- rimase qualche secondo in silenzio perso nei suoi pensieri, poi li disse ad alta voce –Stavo pensando a quella casa dove si era incastrato Yaku. Kinoshita ha detto che non viene quasi mai affittata, sarà piccola ma se hanno i soldi e vogliono restare di più, potrebbero prenderla per qualche settimana. Non che non li voglia in casa, ma penso che possano vivere meglio così.
-Mmmh- Kuro ci pensò su –In effetti non è una cattiva idea.
-E Yamamoto potrebbe finalmente portare le ragazze li. Inoltre, se Bokuto e Akaashi iniziano a scopare diventerà imbarazzante per noi, figurati per loro.
Kenma alzò un sopracciglio fissandolo curioso –Cosa sai di preciso?
-Oggi pomeriggio Bokuto mi ha raccontato di ieri sera…
-Di te che vai fuori di testa perché non mi trovi?- lo prese in giro Kenma.
Kuro ebbe la decenza di arrossire –Anche… Ma non sai quello che gli ha detto Akaashi!
Kenma rise –E tu non sai quello che Akaashi ha detto a me!
E passarono la serata così, a parlare e scherzare un po' di tutto. Ed erano proprio questi i momenti quotidiani in cui ricordavano perché erano innamorati l’uno dell’altro.

Akaashi ringraziò l’addetto alla giostra che gli chiuse la sbarra e controllò che fosse in sicurezza.
La ruota panoramica iniziò a girare e solo a quel punto Akaashi domandò nuovamente –Quindi? Perché devi raccontarmi quello che è successo ieri qui sopra?
Bokuto sorrise –Perché così non puoi scappare.
Le mani del corvino si strinsero sulla sbarra in metallo. Non era più sicuro di volerlo sapere.
Ma non disse nulla e lasciò che Bokuto continuasse.
Il ragazzo dai capelli tinti aveva alzato lo sguardo per fissare le stelle, Akaashi le poteva vedere brillare nei suoi occhi, senza togliere lo sguardo dal cielo iniziò a parlare –In realtà non hai davvero nulla di cui preoccuparti- gli fece presente –Eri abbastanza ubriaco quando ti ho trovato. Eri anche senza camicia, dicevi che avevi caldo e ti ho preso un bicchiere d’acqua. Poi abbiamo ballato e ti ho prestato la mia maglia. Hai detto diverse cose, ma eri davvero molto ubriaco, quindi non ci ho dato molto peso…
Akaashi lo scrutò a fondo, era sicuro che gli stesse nascondendo qualcosa.
-Dimmi cosa ti ho detto.
Bokuto cedette quasi subito, sospirò e imbarazzato gli lanciò un breve sguardo –Mi hai chiesto di baciarti.
Ad Akaashi mancò il respiro. Quasi tentennante chiese –E tu non l’hai fatto?
-Certo che no!- si infervorò l’altro, come se lo stesse accusando di qualcosa di orribile –Non volevo di certo che fosse quello il nostro primo bacio! Te ne saresti potuto pentire o, peggio ancora, prendertela con me per essermene approfittato!
Il corpo di Keiji stava andando a fuoco. Bokuto era talmente prezioso…
-Ma se tu lo volessi ancora… potrei baciarti adesso.
E Akaashi sapeva di conoscere tantissimi motivi per il quale non sarebbe stata una buona idea.
Ma era su una ruota panoramica con il ragazzo per il quale aveva una cotta, le stelle brillavano nei suoi occhi, i fuochi d’artificio furono sparati in cielo proprio in quel momento e Akaashi si sentiva così tanto dentro un commedia romantica da poter solo rispondere “sì”.
E il bacio che ne seguì, probabilmente grazie anche a tutto il contesto appena descritto, fu perfetto.
Talmente bello che Akaashi era certo non l’avrebbe mai più dimenticato.
Quando si staccarono, Bokuto lo stava fissando come se fosse tutto quello che aveva sempre desiderato.
Akaashi si sentì tremendamente in colpa, ma sapeva di dover mettere subito le cose in chiaro per non illuderlo ulteriormente e, dopo essersi morso il labbro, sussurrò –Non posso iniziare una relazione.
-Eh? Perché?- domandò Bokuto davvero confuso.
Akaashi non rispose, non era un argomento che avrebbe trattato, non ne aveva parlato neanche con Kenma, di sicuro non ne voleva parlare con Bokuto. Non in quel momento comunque.
Bokuto però non sembrò offendersi o preoccuparsi di quella reazione.
Si ritrovò a chiedere –Allora perché non stiamo insieme solo questa estate?
Akaashi lo fissò quasi scioccato –Cosa?
-Si, sai… Tu mi piaci e io ti piaccio. E vivremo nella stessa casa per i prossimi due mesi. Perché quindi non rendere le cose facili? Un sacco di persone hanno delle storie estive.
Keiji era sicuro che Bokuto non era il tipo di persona da avere una “semplice storia estiva” e sapeva anche che tutto quello non sarebbe finito per nulla bene, ma era una proposta talmente allettante che decise di ignorare i vari campanelli d’allarme e si ritrovò a rispondere –Va bene.

Quando infine tornarono al villaggio non era neanche troppo tardi.
Si erano salutati precedentemente quindi ognuno tornò direttamente nella propria casa.
Sia Daichi che Hanamaki posteggiarono nello stesso momento uno di fronte all’altro.
I ragazzi iniziarono a scendere dalla macchina e il silenzio della notte era interrotto dai lamenti di Oikawa che si lamentava di Iwaizumi.
-È proprio stronzo- stava dicendo –che gli costava lasciarmi a casa?
La coppia che viveva con lui sospirò afflitta dal suo comportamento –Ma se abbiamo lasciato Kunimi e Kindaichi a casa sua, era normale che tu dovessi venire con noi in macchina, poi per cosa ti stai lamentando? 100 metri?
Oikawa non sapeva come ribattere, quindi si limitò a mettere il broncio, incrociare le braccia e dirigersi dentro casa.
-E non mettermi il broncio in quel modo!- lo inseguì Hanamaki come se stesse rimproverando un figlio.
Matsukawa si scusò con gli altri, li salutò e si chiuse il portoncino alle spalle per seguire dentro gli altri due.
Nel frattempo dalla macchina di Daichi erano scesi tutti, Asahi stava cercando le chiavi per aprire il cancelletto mentre Ennoshita e Noya erano nel pieno di una conversazione su Tanaka e Shimizu.
Daichi fece segno con la testa a Suga di farsi un po' più distanti per parlare e, quando si ritrovarono uno di fronte all’altro, Daichi si mise le mani in tasca e abbassò lo sguardo quasi in imbarazzo.
Gli aveva chiesto di lui di seguirlo ma in realtà non aveva idea di cosa dirgli.
Suga lo tolse dal suo impaccio guardandolo con un gran sorriso per poi parlare per primo –Grazie per avermi invitato, è stato divertente.
-Sì, sai…- il moro si passò una mano tra i capelli corti, Suga lo fissò curioso aspettando che continuasse.
-In realtà…- e Daichi voleva davvero dirgli tutto, dirgli che quello doveva essere un appuntamento perché si era interessato a lui dalla prima volta che l’aveva visto.
Gli avrebbe detto ogni cosa, se solo la voce di una ragazza non avesse chiamato il suo nome.
E Daichi sapeva di poter riconoscere quella voce ovunque.
Suga la notò prima ancora di lui, alzò un sopracciglio quando vide la nuova ragazza dai capelli corti correre, Daichi fece in tempo a girarsi verso di lei che questa gli saltò addosso facendosi prendere in braccio mentre lo abbracciava.
-Yui?- domandò il moro sorpreso –Che ci fai qui?
La ragazza rimise i piedi a terra, ma rimase abbastanza vicina al corpo del ragazzo –Sono tornata- disse, come se questo spiegasse tutto –Avevo scritto ad Asahi chiedendogli dove potessi trovarti e lui ha detto che eravate fuori, quindi ti stavo aspettando.
Quando Daichi si girò per fulminare con lo sguardo il diretto interessato, questo abbassò la testa in una muta scusa.
La ragazza nel frattempo vide Suga e iniziò a parlare con lui –Oh scusa, che maleducata, sono Yui Michimiya, la ragazza di Daichi, tu sei?
E Suga non riuscì a rispondere, le parole gli rimasero bloccate in gola quando si congelò nel sentire “la ragazza di Daichi”.
Fortunatamente lei non si accorse della sua reazione perché Daichi aveva subito corretto –Ci siamo lasciati due anni fa.
Lei sventolò la mano in aria come se non fosse importante –Dettagli. Non ci siamo mai lasciati ufficialmente, ci siamo allontanati. Ma adesso sono di nuovo qui.
Suga si schiarì la gola, non era certo di voler ancora rimanere li –Probabilmente avrete tanto di cui parlare- fece uno dei suoi tanti sorrisi di circostanza –vi lascio soli.
-Suga aspetta- lo richiamò Daichi quando Suga gli aveva già dato le spalle.
-Tranquillo, ci vediamo domani a mare. Buonanotte ragazzi.
Si incamminò verso casa con Nishinoya che gli trotterellava accanto dopo aver augurato anche lui la buonanotte agli altri.
Suga per un attimo ebbe paura che le sue emozioni potessero essere lette abbastanza facilmente, ma Noya era ancora perso nel suo mondo e nei suoi monologhi su Shimizu e su quanto Tanaka fosse fortunato, talmente preso che Suga non dovette neanche fingere di ascoltarlo e dargli delle risposte.
Si rese conto che quello con Daichi era partito come un flirt quasi scherzoso, non credeva che sarebbero mai arrivati a qualcosa.
Ma quando quella ragazza era spuntata dal nulla, ci era rimasto talmente male da capire che non vedeva più quel flirt come uno scherzo da ormai diversi giorni.

Notes:

Volevo solo dirvi di non odiare Yui, è un bel personaggio e non sarà stronza (nonostante la sua entrata in scena), non vuole mettersi in mezzo alla Daisuga e capirete più avanti perché ha detto quelle cose. Per la coppia invece mi dispiace un sacco (ma mi diverto anche) di averli sempre interrotti, ma questo li farà legare ancora di più. Già Suga è passato dal pensare di volere una relazione estiva al rendersi conto che forse vuole di più.
Alla prossima! Deh

Chapter 15: 14. Quella volta che Yamaguchi li fece preoccupare...

Chapter Text

Yamaguchi aveva visto il cambiamento nel comportamento di Tsukishima. Lo conosceva da così tanti anni che anche la minima cosa per lui era evidente.
Il problema però era che non capiva cosa non andava, se l’avesse saputo avrebbe trovato un modo per sistemare la situazione. Perché teneva a Tsukki più di quanto la gente pensasse.
All’inizio credeva che fosse l’insistenza di Kuro e Bokuto a voler diventare amico del biondo a dargli fastidio, ma facilmente si accorse che non era quello il problema, se a Tsukishima fosse dispiaciuta la loro compagnia sarebbe stato più scontroso e fastidioso.
A Yamaguchi faceva piacere che il biondo si stesse legando con altre persone, doveva ammettere che inizialmente era stato geloso, ma era passato quasi subito. Solo un idiota non avrebbe notato quanto Kuro amasse Kenma mentre Bokuto era così preso da Akaashi da essere ovvio.
Yamaguchi era venuto a patti con i suoi sentimenti da diverso tempo, sapeva che a Tsukishima non era mai interessato nulla del genere, quindi si era limitato a non dire niente, preferiva reprimere quello che provava piuttosto che provarci e perderlo definitivamente.
Ma erano ormai diversi giorni che sentiva che lo stava perdendo comunque, che Tsukki era diventato più sfuggente, più cupo e parlava di meno anche con lui.
La situazione esplose infine la sera del festival, dopo che tornarono a casa.
Tsukishima posteggiò il suo scooter di fronte casa e il tragitto dentro fu silenzioso.
Float si svegliò quando li sentì rincasare, gli fece le feste per poi sistemarsi nella sua cuccia aspettando che anche loro andassero a dormire prima di riappisolarsi.
Yamaguchi sentiva la tensione nell’aria, come l’aveva sentita per tutta la sera.
-Oi Tsukki- chiamò con un leggero sorriso incerto in volto –Ti sei divertito?
Tsukishima stava salendo al piano di sopra, si bloccò e lo fissò, dopo qualche secondo disse con il suo solito tono –Perché questa domanda?
-Ah…- le sue lentiggini sparirono dietro il rossore mentre abbassava lo sguardo e si torturava le mani –non sembravi molto felice… sai, se non ti piace stare con loro, non dobbiamo andare per forza alle uscite che propongono.
La mascella di Kei si contrasse –Tu volevi andarci.
Si pentì all’istante di aver usato quel tono di accusa. Era quello che voleva dire, ma non quello che Yamaguchi intese.
Tadashi infatti arrossì sentendosi ancora più in colpa, si strinse le braccia al petto e mormorò –Sarei potuto andare con Hinata e Yachi.
E fu in quel momento che qualcosa si spezzò.
Tsukishima non aveva mai alzato la voce, non lo fece neanche quella volta.
Ma Tadashi sapeva che quel tono, quella furia nei suoi occhi, era peggio di sentirlo urlare.
-Sai cosa? Allora dovresti trasferirti da Hinata o da Yachi, sono sicuro che lei sarebbe super felice di condividere il letto con te!
E prima che il moro potesse rispondere in qualche modo, Kei sparì nella sua stanza sbattendo forte la porta.
Tadashi non si accorse di aver iniziato a piangere fino a quando Float non lo raggiunse per cercare di consolarlo.
Passò tutta la notte abbracciato al suo cane.

Il mattino successivo non si scambiarono troppe frasi.
Quando Yamaguchi uscì dalla sua stanza, Kei era già alzato da diverso tempo, aveva preparato la colazione e aveva già mangiato.
Aveva lasciato il cibo sul tavolo per l’altro ragazzo, ma lo evitò prendendo subito Float e annunciando che l’avrebbe portato a fare una passeggiata.
Yamaguchi non riuscì a mettere nulla nello stomaco se non un morso di un biscotto.
Quando il biondo tornò aveva un’espressione imperscrutabile, annunciò –C’è Hinata fuori che ti aspetta per scendere a mare.
Tadashi sussultò, si alzò dal tavolo e provò a dire –Tsukki…- ma il biondo era tornato a chiudersi nella sua stanza.
Yamaguchi indossò il costume e raggiunse Hinata, non aveva portato l’ombrellone e Tsukishima non si fece vedere per tutta la mattinata.
All’ora di pranzo chiese a Hinata e Yachi se volessero mangiare in spiaggia comprando dei panini già pronti dalla panineria vicino l’ingresso del villaggio.
Hinata ne fu più che entusiasta e si formò un discreto gruppetto che seguì il loro esempio.
Suga rifiutò e sembrava che per quel giorno stesse cercando di evitare in tutti i modi Daichi. Non che Tadashi ci pensò più di tanto, aveva già i suoi problemi ai quali badare.
Ma prima di tornare a casa il ragazzo dagli occhi chiari lo prese da parte e gli mise una mano sulla spalla per conforto mentre chiedeva –Va tutto bene?
Tadashi abbozzò un sorriso –Sì, certo.
Suga sapeva che gli stava mentendo, Yamaguchi glielo poteva leggere sul volto, ma decise di limitarsi a stringergli la spalla –Se hai bisogno di parlare, sono qui.
La giornata continuò fino a quando non si fece un orario decente per montare le reti e iniziare le partite di pallavolo del pomeriggio.
Yamaguchi accettò la proposta di Hinata di giocare in squadra con lui. Erano contro Kunimi e Kindaichi che, arrivati solo il giorno prima, non avevano ancora fatto neanche una partita.
Inizialmente la squadra di Hinata stava perdendo, ma ebbero solo bisogno di trovare il giusto ritmo per capire di funzionare abbastanza bene insieme.
Erano piccoli e agili, le palle float di Yamaguchi e le veloci di Hinata erano le migliori armi, non se la cavavano troppo bene in ricezione ma non erano così male da non riuscire a compensare con tutto il resto.
Tadashi però decise di fare solo un set, si scusò con Hinata che gli rispose di non preoccuparsi, alla fine Kageyama non perse tempo a prendere il suo posto.
La tensione era evidente sul campo, probabilmente sarebbe stata una bella partita da vedere. Yamaguchi però non riusciva proprio a concentrarsi.
Aveva mal di testa e caldo, pensava che fosse il poco cibo che aveva preso a pranzo e la notte quasi insonne, ma si rese conto che probabilmente non avrebbe dovuto stare tutto il giorno sotto il sole.
Era vero che la sua pelle era abbastanza scura per non scottarsi, ma ciò non significava che il suo organismo non ne potesse risentire comunque.
I suoi pensieri sfumarono velocemente quando si accorse di Tsukishima di fronte a lui, non era certo da quanto tempo fosse in spiaggia, quello di cui era certo era che lo stava fissando e il suo sguardo sembrava quasi… preoccupato.
Il biondo aprì la bocca per dirgli qualcosa. Hinata però sfruttò proprio quel momento per urlare contro di lui, usando il tempo in cui Kindaichi correva per andare a recuperare la palla –Oi Tsukishima? Hai visto la partita che ho fatto con Yamaguchi?
Tsukishima si limitò a schioccare la lingua e rinunciare a tutto quello che voleva dire.
Yamaguchi voleva chiamarlo, ma proprio in quel momento nell’altro campo Kuro aveva deciso di voler sfidare due ragazzi dello Shiratorizawa, Shirabu e Tendo, per poi chiedere a gran voce chi volesse giocare con lui.
E Tsukishima, stupendo tutti, rispose prima di Bokuto.
-Gioco io.
A Yamaguchi gli si strinse lo stomaco quando si rese conto che il biondo aveva volontariamente preso parte a una partita pur di evitarlo.
Sentì delle lacrime pungere nei suoi occhi. Non si sarebbe però messo a piangere lì, quindi con fatica si alzò e annunciò a nessuno in particolare che stava portando Float a fare una passeggiata.
Kei non gli tolse gli occhi di dosso mentre il moro prendeva il guinzaglio di Float e lo spronava a fare un giro.
L’animale sembrava combattuto tra il voler restare in spiaggia a giocare con la palla al correre in giro per le vie, alla fine decise di ascoltare il suo padrone e seguirlo.
Tsukishima non l’aveva perso di vista neanche per un secondo e quando il ragazzo sparì dalla sua visuale si preparò a battere, colpendo la palla con più cattiveria e forza di quanto fosse necessario.
Avevano appena cambiato campo dopo i primi cinque punti quando l’abbaiare di Float si fece rapidamente più forte e vicino.
Passarono solo pochi secondi prima che il cane spuntasse dalla stradina e corresse a perdifiato verso di loro.
Tsukishima sospirò mentre la vedeva invadere il campo –Sei di nuovo scappata da Yama?- domandò mentre le saltava addosso. Perché non era una novità che facesse di testa sua e corresse a invadere i campi di pallavolo per divertirsi, quello ormai era risaputo.
Capì ben presto però che c’era qualcosa che non andava quando registrò che Float non stava scodinzolando e non stava inseguendo la palla che era a solo pochi metri da lei. Il cane aveva morso il suo costume a pantaloncini largo e aveva iniziato a tirarlo ringhiando.
-Float calmati- provò ad ammonirlo il biondo.
E fu certo che qualcosa non andava quando il cane non l’ascoltò, cosa che non aveva mai fatto.
Si impuntò di tirarlo ancora di più e Kei quasi cadde in avanti.
Sentì il suo cuore martellargli nel petto, era successo qualcosa a Yamaguchi.
Quando Float capì che l’avrebbe seguito si girò e tornò a correre ripercorrendo la strada da dove era arrivato.
Molti lo seguirono, la partita completamente abbandonata.
Dovette girare la prima curva prima di trovare Yamaguchi a terra privo di sensi, Float era di fronte a lui, la coda dritta e le orecchie in aria mentre abbaiava di continuo.
-TADASHI!- urlò con urgenza Kei gettandosi in ginocchio al suo fianco e prendendolo tra le braccia.
Il ragazzo svenuto aveva il corpo percorso da brividi e la sua pelle era bollente al tatto.
Shirabu si inginocchiò al suo fianco e con calma e precisione portò una mano a controllare la temperatura dalla fronte sudata del malato, mentre con l’altra sentiva il battito dal polso.
Tsukishima lo fissò non capendo.
Shirabu spiegò senza alzare lo sguardo dal suo “paziente” –Sono al quarto anno di medicina. Sono abbastanza certo che abbia preso l’insolazione, i sintomi ci sono tutti. Non voglio allarmarti, ma dovresti portarlo in ospedale.
Tsukishima annuì meccanicamente, la sua mente così confusa e preoccupata al momento che era felice che qualcuno gli stesse dicendo cosa fare.
Sentì una mano sulla schiena nuda, Suga gli stava parlando –Daichi è andato a prendere la macchina, ti accompagniamo noi.
Shirabu si rivolse direttamente a Suga –è disidratato, provate a farlo bere mentre vi avviate. E per quanto tremi, ha il colpo surriscaldato, quindi non lo coprite perché non ha freddo.
Tsukishima si alzò tenendo il ragazzo tra le braccia stringendoselo al petto come se fosse il suo tesoro più prezioso.

Chapter 16: 15. ...e Tsukishima comprese i propri errori

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Quando Kenma arrivò in spiaggia quel pomeriggio erano le sei passate. Aveva detto a Kuro e gli altri di precederlo quasi due ore prima perché lui doveva registrare un video per il suo canale.
Capì subito che c’era qualcosa che non andava quando trovò il suo ragazzo e Bokuto seduti all’ombra su dei teli, Float era in mezzo a loro ma sembrava troppo depresso per fare qualsiasi cosa.
Kenma li raggiunse sedendosi tra le gambe di Kuro –Che succede?- domandò piano.
Bokuto aveva una palla in mano e stava provando a convincere Float a giocare con lui, ma il cane non sembrava neanche vederlo, aveva la testa tra le zampe anteriori, le orecchie e la coda bassa.
Akaashi mise una mano sulla spalla di Bokuto e, quando il ragazzo si girò verso di lui, scosse la testa dicendo piano –Lasciala stare, non è in vena di giocare.
Poi si sedette a gambe incrociate esattamente di fronte l’animale e allungò una mano verso di lei, dopo che fu annusato senza troppo entusiasmo Akaashi passò a farle le coccole sulla testa.
Kuro rispose infine alla domanda di Kenma.
-Yamaguchi si è sentito male probabilmente prendendo un’insolazione. Daichi e Suga si sono proposti di accompagnarlo in ospedale e sono ancora li. Tsukki ci ha chiesto di tenere Float per loro.
Kenma annuì stringendo con entrambe le mani il braccio di Kuro che si era posizionato intorno a lui.
Float si alzò leggermente e fece qualche passo avanti solo per ricadere tra le gambe di Akaashi e farsi coccolare meglio, guaì disperato spezzando il cuore a tutti.
-Le manca il suo padrone- sussurrò Akaashi a nessuno in particolare mentre continuava a passargli le mani sul pelo lungo per calmarla.
Era una scena adorabile e Bokuto stava fissando Akaashi con uno sguardo così intenso che persino Kenma si sentì in imbarazzo.

Daichi era poggiato alla sua macchina, le braccia incrociate mentre con una mano rispondeva al messaggio di Asahi che chiedeva se andasse tutto bene.
Suga uscì dall’ingresso dell’ospedale raggiungendolo, aveva lo sguardo basso e le mani dentro le tasche dei pantaloncini.
-Come aveva detto Shirabu, Yamaguchi ha preso un’insolazione- lo informò -Gli stanno facendo una flebo per reidratarlo, poi possiamo andare a casa.
Daichi annuì, sentendosi molto più sollevato.
Suga annuì a sua volta, continuava a guardare tutto tranne il ragazzo di fronte a lui.
-Comunque, non è vero che sto insieme a Yui.
Suga si bloccò, non aspettandosi che aprisse proprio quell’argomento, poi fece un grande sorriso finto –Non che siano fatti miei, non devi dirmi nulla.
-Non voglio che ci siano fraintendimenti.
Suga non era sicuro di poter gestire tutto quello, quindi decise di scappare –Credo sia meglio che vada a controllare Tsukishima.
Daichi lo lasciò andare.

Quando tornarono al villaggio Yamaguchi stava dormendo.
Per Tsukishima non fu difficile portarlo dentro casa e metterlo a letto, i brividi erano diminuiti ma aveva ancora la temperatura molto alta.
-Ti serve qualcosa prima che noi andiamo?- domandò Suga
Tsukishima annuì –Puoi restare un altro po'? Devo passare in farmacia, poi a prendere Float e volevo andare a ringraziare quel ragazzo dello Shiratorizawa.
Suga sorrise dolce –Shirabu?
-Lui- annuì registrando il suo nome nella mente.
-Certo, ci penso io a Yama, vai pure.
Tsukishima lo ringraziò silenziosamente e uscì di casa. Non prese lo scooter solo perché non sapeva come metterci Float sopra, ma camminò abbastanza in fretta, voleva tornare da Tadashi il prima possibile.

Ushijima aveva aiutato Ukai a smontare le reti, considerando che lui e i suoi amici avevano fatto più partite quel pomeriggio gli sembrava giusto dare una mano.
Quindi furono anche gli ultimi a ritirarsi a casa, Tendo aveva la sua amatissima moto e, come al solito, chiamò Ushijima per dargli un passaggio.
Quando si sistemarono sopra il mezzo, inaspettatamente il rosso si voltò verso i tre amici rimasti a piedi e chiese –Tu Goshiki? Vuoi venire con noi o fare da terzo incomodo a quei due?
Goshiki sembrò sorpreso da quella proposta, ma non ci mise che qualche secondo ad accettare quel viaggio in tre e senza casco rispetto al fare da compagnia a Shirabu e Semi.
I due ragazzi dai capelli chiari iniziarono così il loro lungo cammino verso casa di Ushijima, che si trovava praticamente dall’altro lato del villaggio.
Non parlarono, le loro guance leggermente rosse per come Tendo aveva fatto intendere senza problemi che fossero una coppia, cosa non vera.
-Comunque- Shirabu si schiarì la gola, aveva deciso che era meno imbarazzante parlare piuttosto che rimanere in quel silenzio –Ho sentito il demo della tua nuova canzone, è carina.
Semi alzò le sopracciglia sorpreso, era la prima volta che Shirabu diceva qualcosa di carino sulla sua musica, per il resto l’aveva sempre deriso per aver scelto un futuro così poco saldo.
Semi stava per rispondere anche se non era sicuro di come. Aveva già aperto la bocca per parlare quando una voce incerta chiamò il nome di Shirabu.
Entrambi si voltarono e videro il ragazzo biondo e con gli occhiali che aveva giocato mezza partita prima di portare il suo amico all’ospedale.
Nessuno dei due ricordava il suo nome.
Shirabu distese la fronte e gli parlò –Ah, sei tornato, come sta il tuo ragazzo?
Tsukishima arrossì ma non lo corresse sulla questione “fidanzato”, non aveva tempo per spiegargli tutta la situazione e voleva solo tornare a casa da Tadashi.
-È a casa ora, gli hanno fatto una flebo, deve solo riposare.
Gli si avvicinò mentre parlava, a pochi passi da lui si inchinò profondamente.
-Volevo ringraziarti- disse senza alzare lo sguardo –Non avevo idea di chi tu fossi fino a qualche ora fa, ma sei venuto ad aiutare Yamaguchi, sei rimasto calmo e mi hai dato tutte quelle indicazioni. Probabilmente io sarei uscito fuori di testa e avrei peggiorato la situazione quindi grazie davvero per averci aiutato.
Shirabu era rimasto senza parole, gli occhi sbarrati e la bocca leggermente aperta.
Infine allungò le mani in avanti e iniziò a muoverle come per scacciare tutta quella serietà, la sua voce era un po' balbettante mentre diceva –Non devi ringraziarmi, ho deciso di fare medicina perché mi piace e per momenti del genere, se non lo avessi aiutato in quel momento sarebbe stato come se avessi buttato quattro anni della mia vita.
Tsukishima gli fece un cenno del capo come nuovo ringraziamento, infine andò via velocemente com’era arrivato.
Semi aveva seguito tutta la conversazione senza neanche dire una parola, quando il biondo li lasciò soli disse senza peli sulla lingua –La maggior parte delle volte non ti sopporto, ti odio proprio. Ma sono esattamente momenti come questo che mi fanno ricordare perché mi viene spesso quell’irrefrenabile voglia di baciarti.
Shirabu rimase immobile mentre quelle parole gli sprofondavano dentro, aveva le guance rosse ma questo non gli impedì di rispondere –Allora dovresti prendere più spesso l’iniziativa.
E quando tornarono a casa molto più tardi del previsto, Tendo non nascose il suo fischio di apprezzamento e le pacche sulle spalle notando le loro labbra gonfie e il mezzo succhiotto che Semi aveva sul collo.

Tsukishima tornò a casa con Float al guinzaglio. L’animale aveva già capito che il suo padrone era tornato quindi, quando lo sciolse dalla costrizione, corse su per le scale per raggiungerlo.
Suga sorrise nel vedere la scena, il ragazzo era al piano di sotto e stava riempiendo un bicchiere con l’acqua che passò direttamente al biondo.
-Yamaguchi si è svegliato, aveva sete ma penso che glielo puoi portare direttamente tu.
Il biondo annuì meccanicamente –Grazie per oggi- sussurrò poi.
Suga sorrise dolce –Non è un problema- gli arruffò i capelli –Adesso vado, ma per qualsiasi cosa potete sempre chiamare.
Kei annuì, poi mentre Suga andava via lui salì al piano di sopra.
Sentì la risata di Tadashi prima ancora di entrare nella stanza che il ragazzo occupava. Sbirciando dentro vide Float che si era precipitata sul letto iniziando a leccare tutta la guancia del suo padrone, Yamaguchi rideva con gli occhi chiusi mentre cercava di calmarla passandole le mani tra il pelo.
Tsukishima meditò di rubargli una foto, ma Yamaguchi si accorse troppo presto di lui.
Il suo sorriso si fece meno ampio e si limitò a fissarlo.
Kei entrò nella stanza e gli porse il bicchiere d’acqua, Yamaguchi lo accettò ringraziandolo in un mormorio, bevve solo qualche sorso per poi posarlo di lato.
Il suo sorriso era scomparso del tutto per un’espressione triste e pentita.
-Mi dispiace, Tsukki- la sua voce era tremante –Mi dispiace di darti sempre tutti questi problemi.
Kei sentì il suo stomaco stringersi –Non devi scusarti.
Yamaguchi non lo ascoltò e una lacrima scese dai suoi occhi, così il biondo si spinse in avanti per afferrargli il viso con entrambe le mani.
Con i pollici gli asciugò le lacrime mentre lo costringeva a guardarlo –Tadashi- chiamandolo per nome fece in modo di avere tutta la sua attenzione –Ascoltami. Sono io l’idiota, okay? Se non me la fossi presa con te per una cosa così stupida, tu non saresti stato tutto il giorno sotto il sole e non ti saresti sentito male. Sono io quello che deve scusarsi, non tu.
-Non sei un idiota- rispose in un sussurro.
Tsukishima fece una smorfia –Sì invece, la mia è una stupida gelosia. Semplicemente perché so quanto tu sia speciale e mi sono reso conto che anche altri se ne stanno accorgendo.
-Tsukki…
-Non ho il diritto di alcuna pretesa su di te, quindi sì, sono io quello che ha sbagliato.
Yamaguchi rimase qualche secondo in silenzio, non era mai stato tanto in imbarazzo in vita sua. Pensando quindi di non potersi sentire peggio si ritrovò a sussurrare –Ma potresti. Potresti iniziare ad avere pretese su di me.
Poi, prima che Tsukishima chiedesse delucidazioni per quella frase, si sporse in avanti e poggiò piano le labbra sulle sue.
Fu un bacio veloce, le sue labbra erano screpolate dal sole e dal suo essere disidratato, un semplice tocco che non durò più di due secondi.
Ma quando si tirò indietro non fece in tempo ad aprire gli occhi o a entrare nel panico per quello che aveva appena fatto, Perché Tsukishima l’aveva inseguito per baciarlo indietro.
E questo fu più di un semplice tocco.
Le sue labbra continuavano a non essere morbide ed entrambi sembravano impacciati, ma ciò non era abbastanza perché i due si separassero.
Yamaguchi finì steso nuovamente sul letto, la testa sul cuscino morbido, la sua mente che si faceva sempre più leggera mentre si baciavano pigramente senza spingersi oltre.
Tsukishima si staccò solo quando sentì Float leccargli la guancia.
Si tirò indietro lanciandole uno sguardo tagliente, Tadashi rise piano –adesso è lei quella gelosa.
-Se ne farà una ragione- rispose il biondo.
Quando tornò a posare lo sguardo sul ragazzo steso sotto di lui notò i suoi occhi vacui.
Gli accarezzò la fronte dalla quale continuava a sprigionare calore e gli disse piano –Perché non dormi?
-Mh- il moro annuì lentamente, chiudendo gli occhi e sistemandosi meglio sui cuscini.
Kei e Float rimasero tutta la notte a vegliare su di lui.

Chapter 17: 16. Quella volta delle iscrizioni

Chapter Text

-WAAAAAAAAAA- Hinata corse in spiaggia urlando e lasciando dietro di sé un’enorme polverone.
In realtà non era una grande novità, ma quel giorno sembrava più esaltato del solito.
I primi che trovò furono Tanaka e Noya, i due erano sotto un ombrellone a giocare a carte.
Si fermò di fronte loro e iniziò a saltare mentre indicava tutto esaltato il chiosco. Stava anche dicendo qualcosa, ma era talmente esaltato che si mangiava le parole e per i due ragazzi fu impossibile da capire.
Suga li raggiunse e mise entrambe le mani sulle spalle di Hinata –Prendi un bel respiro e dicci tutto con calma.
Hinata respirò a fondo, poi riprese a parlare. Andava comunque veloce, ma riuscirono a comprenderlo questa volta.
-Sono andato al chiosco a lasciare Mr. Fat a Yachi come sempre e ho visto che nella bacheca il coach Ukai ha lasciato un foglio per le iscrizioni a un torneo di beach che inizierà giovedì! Un torneo di beach, capite!? Sono così esaltato! Io e Kageyama ci siamo iscritti subito, dovete farlo anche voi!
Tanaka si alzò di scatto –Corro a farlo. Vincerò e Shimizu si accorgerà di me!
-Avremo tutte le ragazze ai nostri piedi- rispose Noya con gli occhi sognanti mentre li seguiva.
Suga ridacchiò, stava per sistemarsi all’ombra lasciata libera dagli altri due ragazzi quando sentì la voce di Daichi che lo raggiunse –Cos’era quel baccano? Che è successo?- domandò curioso.
Il sorriso di Suga vacillò, si spostò gli occhiali da sole sugli occhi e solo a quel punto si girò a guardarlo.
-A quanto pare Ukai sta facendo un torneo di beach, sono andati a iscriversi.
Daichi annuì, poi chiese –Ti iscriverai anche tu?
Il ragazzo dai capelli chiari alzò le spalle –Perché no? Sembra divertente- fece una pausa –Dovresti partecipare anche tu, probabilmente riconquisteresti quella ragazza.
Daichi non disse nulla, Suga decise che era il momento giusto per troncare la discussione.
-Vado al chiosco, ci vediamo in giro.
E prima che il ragazzo gli potesse dare una risposta si girò per raggiungere i suoi amici.
Quando fu ormai troppo lontano per sentirlo, Daichi borbottò –Non è lei quella che voglio conquistare.

Iwaizumi era seduto a un tavolino del chiosco mentre controllava le sue e-mail con il wi-fi della struttura.
Kindaichi e Kunimi erano andati a ordinare la colazione, lui era rimasto seduto per tenere il posto.
Quando tornarono al tavolo con il cibo per tutti, Iwaizumi ebbe il tempo di dare un morso al suo cornetto al cioccolato prima che Kindaichi parlasse offeso.
-Perché ti sei iscritto al torneo di beach senza dirci nulla? Non pensi che siamo abbastanza bravi per partecipare?
Iwaizumi sbatté le palpebre confuso, masticò lentamente mentre il suo cervello cercava di comprendere quelle parole.
Quando infine ingoiò chiese a sua volta –Quale torneo di beach?
Kunimi lo stava guardando serio come sempre –C’è il tuo nome su quella lista, non puoi non saperlo.
Mentre parlava indicò un foglio appeso sulla bacheca dietro il bancone.
Iwaizumi si alzò per andare a controllare.
Quando Yachi lo vide avvicinarsi gli sorrise cortese come faceva con ogni cliente, quando poi lo vide fissare la lista per il torneo di beach la prese per lui e gliela avvicinò –Ciao! Vuoi iscriverti anche tu al torneo?
Iwaizumi prese il foglio mormorando –Volevo solo controllare una cosa- mentre i suoi occhi erano già impegnati a scorrere i nomi scritti sul foglio.
Trovò con facilità il suo, era scritto esattamente sotto quello di Oikawa e la scrittura era la stessa.
Ringraziò la ragazza riconsegnandole il foglio e tornò al tavolo con i suoi amici che lo stavano aspettando curioso.
-Quel deficiente ha scritto il mio nome senza neanche dirmelo- ringhiò mentre aveva già preso il telefono dalla tasca per cercare il nome di Oikawa in rubrica.
-Chi?- Kunimi sembrava divertito –Il tuo ragazzo?
Iwaizumi esplose –Non è il mio ragazzo!
Nel frattempo dal cellulare arrivò la voce squillante di Oikawa che rispondeva felice –Iwa-chan!
-Oi Assikawa, la prossima volta che mi iscrivi a un torneo, almeno avverti!
Oikawa rise –Ma se l’avessi fatto non mi avresti chiamato o cercato.
Iwaizumi rispose con un lamento, chiudendo gli occhi e passandosi una mano sul viso.
-Quindi, suppongo tu sia al chiosco se l’hai appena visto, ti raggiungo!
Inutile dire che la colazione di Iwaizumi non fu più tanto tranquilla.

Quando quella mattina si svegliò, Yamaguchi non aveva idea di come si dovesse comportare.
L’insolazione era completamente passata e fortunatamente non aveva avuto danni alla pelle, quindi dopo la notte di riposo i brividi e la febbre erano passati del tutto.
In realtà anche se gli avvenimenti nella sua testa erano molto confusi era più che sicuro che il bacio con Tsukki fosse reale, ma non sapeva cosa fare a riguardo.
Si alzò dal letto, andò in bagno a sistemarsi e poi scese di sotto.
C’era la radio accesa a un volume normale, stava trasmettendo qualche canzone americana estiva, Tsukishima stava sistemando la colazione sul tavolo.
-Buongiorno- mormorò piano Yamaguchi una volta arrivato alla fine delle scale, si stava torcendo le mani senza neanche sapere il motivo.
-Ciao- rispose Tsukishima portando tutta la sua attenzione su di lui, gli si avvicinò alzando la mano per controllargli la temperatura sulla fronte.
-Sto bene- lo rassicurò il moro sorridendogli dolce.
Kei annuì spostando la mano dalla fronte alla guancia, poi si sporse in avanti per lasciargli un bacio in bocca.
Era un tocco semplice e veloce, ma riuscì a togliere tutta l’ansia che si era accumulata nello stomaco di Yamaguchi.
Sorrise radioso mentre si rendeva conto che sì, Tsukki l’aveva baciato. Inoltre sembrava lo volesse davvero e non si stava facendo problemi. Ma la cosa migliore era che non sembrava essere cambiato nulla tra lodo due.
-Ho preparato la colazione, cosa preferisci? Ho tagliato della frutta, ma c’è anche la marmellata e il succo. E gli yogurt di diversi gusti, le fette biscottate…
Yamaguchi lo interruppe ridendo –Siamo solo noi due o hai invitato un esercito?
Tsukishima gli lanciò un’occhiataccia –Stai zitto, Yamaguchi.
Sì, non era cambiato nulla.
Sedendosi a tavola si guardò intorno confuso –Ma Float?
-L’ho portata fuori prima che tu ti svegliassi, quando siamo tornati ha notato un formicaio in giardino e adesso è fuori a terrorizzare le formiche.
Yamaguchi sospirò divertito, poi iniziarono a mangiare parlando del più e del meno.
Finita la colazione controllò le notifiche sul suo cellulare. Aveva messaggi da un sacco di persone che si erano preoccupati per la sua salute, non si era reso conto di essersi fatto così tanti amici fino a quando non contò il numero delle notifiche.
Rispose a tutti rassicurandoli e ringraziandoli per il pensiero, poi si concentrò sulla foto che gli aveva inviato Yachi.
Era un foglio che aveva come titolo “TORNEO DI BEACH”, sotto c’erano delle informazioni e ancora più sotto dei righi liberi, in alcuni c’erano già dei nomi scritti.
Era talmente concentrato che Tsukishima gli domandò curioso –Che leggi?
Tadashi gli mostrò la foto –Stanno facendo un torneo di beach, vuoi partecipare?
-Credi che dovrei?
-Certo!- rispose subito il moro, lo guardava confuso –Davvero non ti rendi conto di quanto sei bravo?
-Anche tu lo sei.
Tadashi sorrise –Non come te.
Kei alzò le spalle –Partecipo solo se partecipi anche tu.
-Andata.

Ushijima, Goshiki, Shirabu e Semi stavano giocando a palla in acqua quella mattina.
Con l’intervento di un colpo di vento Goshiki l’aveva lanciata troppo lontana e Semi si era appena tuffato per recuperarla.
Tendo li raggiunse proprio in quel momento entrando in acqua correndo e schizzando a chiunque fosse nelle vicinanze, non che gli importasse più di tanto.
-Ci ho iscritti tutti e cinque a un torneo di beach!- annunciò quando tutti erano a portata d’orecchio.
Goshiki sembrò l’unico esaltato, Semi e Shirabu sembrava stessero aspettando più notizie, Ushijima chiese –Come funziona?
-È organizzato da quel tipo che monta sempre le reti, inizia giovedì, due contro due. Le squadre saranno sorteggiate a caso e le partite saranno di un set. La prima squadra che arriva a 25 punti passa il turno, tranne per finale e semifinale che sarà alla meglio dei tre set.
-Quindi dura più giorni?- domandò Shirabu.
-Certo- rispose Tendo incrociando le braccia.
-Allora io passo. Ho un impegno nel finesettimana e devo tornare a casa, quindi non potrei giocare.
Semi corrugò la fronte –Che impegno?
Tendo canticchiò –Oh? Problemi in paradiso?
Shirabu distolse lo sguardo da Semi, incrociò le braccia e borbottò –Sono fatti miei.
Semi sembrò sorpreso da quella risposta, il suo volto si incupì.
Shirabu andò verso la riva –Vado a cancellare il mio nome.
Semi lo fissò per qualche secondo, poi lanciò la palla a Goshiki e lo seguì.
Tendo gli urlò dietro –Ricorda che non c’è niente di meglio del sesso per sistemare tutte le incomprensioni!
Semi gli alzò il dito medio senza neanche degnarsi di girarsi a guardarlo.

Quando Kuro tornò a casa dal mare, aveva ancora i capelli bagnati dall’ultimo bagno che si era fatto.
Trovò il suo ragazzo appollaiato nella sdraio in giardino, la nintendo switch tra le mani concentrato sul suo gioco.
-Già di ritorno?- gli chiese questo senza alzare lo sguardo dallo schermo.
-Sto cercando Bokuto, l’hai visto?
Kenma scosse la testa –Non è sceso, me ne sarei accorto. Quindi sta ancora dormendo.
-Ancora? Ma sono le undici passate! Ho provato a chiamarlo al telefono ma mi da la segreteria telefonica.
Kenma si limitò ad alzare le spalle.
-Vado a svegliarlo.
Kenma annuì, ma prima che il suo ragazzo sparisse dentro casa si ricordò di una cosa –Ah, Kuro- lo bloccò –Shoyou mi ha detto che mi hai scritto a un torneo di beach.
-Ti divertirai- rispose semplicemente il corvino, un sorriso da schiaffi sul volto e nessun segno di pentimento –Ho scritto anche Bokuto e Akaashi. Ma devo dirlo a Bo! Sarà così eccitato!
Kenma si limitò ad alzare gli occhi al cielo tornando al suo gioco mentre Kuro entrava dentro e saliva le scale, evitò all’ultimo minuto Yaku che stava dormendo su un gradino a pancia in su e arrivò al piano superiore.
Quando raggiunse la porta della stanza che stava utilizzando Bokuto non perse tempo a bussare, non provò neanche a essere silenzioso.
Semplicemente aprì la porta mentre urlava –Bo sveglia! Che diavolo, sono le…
Si interruppe di scatto quando trovò Bokuto, completamente nudo, che dormiva in modo scomposto sulle coperte. Ma l’amico non era solo, perche Akaashi era su di lui altrettanto nudo.
Urlò, richiuse la porta con foga e corse di sotto.
Quasi cadde per evitare nuovamente Yaku ma riuscì a riprendersi in tempo.
Kenma non si era staccato dal suo gioco nonostante avesse sentito l’urlo, aveva un sorrisetto divertito in volto.
-Allora- disse con tranquillità –Li hai trovati nudi?
Kuro sbarrò gli occhi –Tu lo sapevi!?
-Bè, neanche Akaashi si era ancora visto, non c’è voluto tanto a unire le due cose.
-Perché non me l’hai detto!?- Kuro era sicuro che non si sarebbe mai tolto quell’immagine dalla mente.
Il sorrisetto sul volto di Kenma sembrava troppo simile a quelli che faceva Kuro, il corvino si rese conto di aver avuto una brutta influenza su di lui.
-Come tu mi hai detto che mi stavi iscrivendo a un torneo di beach?
Punto per Kenma.
Bokuto si affacciò alla finestra tutto esaltato –Ehy, ehy, ehy! Ho sentito torneo di beach!?
E la successiva richiesta di Akaashi diede parola ai pensieri di tutti -Bokuto, per favore, potresti mettere delle mutande?

Chapter 18: 17. Quella volta della formazione delle coppie

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Era mercoledì sera e il chiosco era pieno di persone.
C’era la musica messa dai ragazzi dell’animazione che stavano facendo ballare fuori diverse coppie, per lo più anziani e adulti sposati.
Un gruppo di bambini correva tra i tavoli giocando a rincorrersi.
Diversi ragazzi erano a giocare a biliardo, altri semplicemente a parlare seduti sui muretti bevendo una birra.
E poi c’erano tutti loro, messi intorno al tavolo che controllavano la lista con le coppie del torneo di beach che sarebbe iniziato il giorno dopo.
Erano 16 squadre per un totale di 8 partite:
 

Wakatoshi Ushijima e Takahiro Hanamaki
VS
Osamu Miya e Koshi Sugawara
 
Yutaro Kindaichi e Kanji Koganegawa
VS
Kenma Kozume e Atsumu Miya
 
Taketora Yamamoto e So Inuoka
VS
Daichi Sawamura e Keiji Akaashi
 
Kei Tsukishima e Kiyoomi Sakusa
VS
Kentaro Kyoutani e Hajime Iwaizumi
 
Tetsuro Kuro e Ryunosuke Tanaka
VS
Tobio Kageyama e Yuu Nishinoya
 
Asahi Azumane e Takanobu Aone
VS
Tadashi Yamaguchi e Shoyo Hinata
 
Kotaro Bokuto e Tooru Oikawa
VS
Tsutomu Goshiki e Eita Semi
 
Akira Kunimi e Chikara Ennoshita
VS
Satori Tendo e Issei Matsukawa

 
Kuro stava scrutando la lista con le sopracciglia corrugate.
-Perché quella faccia?- domandò Kenma guardandolo di sottecchi. Era seduto più lontano dall’affollamento che c’era di fronte al tavolo e stava bevendo una bevanda con la cannuccia direttamente dalla lattina, ma non gli sfuggì l’espressione del suo ragazzo –Non ti piace la persona con cui sei in squadra?
-Oh? Ah no, sono con Tanaka, saremo imbattibili.
-Allora cosa ti affligge?
-Ci sono iscritti anche Yamamoto e Inuoka, li hai aggiunti tu?
Kenma inclinò la testa di lato confuso –No…
-Sono stato io- si intromise a quel punto Kinoshita –Gli avete dato voi il mio numero per affittare la casa sotto la mia, no?
Kuro annuì, Kinoshita continuò –Si trasferiscono domani tutti e tre. Solo loro due mi hanno chiesto di iscriverli a questo torneo, ho chiesto perché non l’avessero domandato direttamente a voi e hanno risposto che non si fidavano di Kuro e che probabilmente se ne sarebbe dimenticato.
Kenma soffocò una risata sulla bevanda. Kuro invece poté solo iniziare a lamentarsi prima di essere raggiunto da Tanaka che gli diede una forte pacca sulle spalle –Amico! Dobbiamo trovare una strategia vincente perché la vedo dura contro Noya e Kageyama.
Kuro annuì solennemente dimenticando subito tutto il resto, Kenma chiese –Ma io con chi sono?
-Ecco l’altro motivo per il quale ero confuso!- ricordò Kuro riportando l’attenzione sul suo ragazzo biondo –Non credo di aver mai sentito prima il suo nome.
Kenma alzò un sopracciglio, poi decise di lasciar correre. Avrebbe comunque scoperto il giorno dopo con chi sarebbe stato in coppia.
Decise di fare qualche gioco al cellulare mentre Tanaka e Kuro iniziavano a parlare di tattiche da poter utilizzare il giorno successivo. Erano aiutati da Kinoshita che, non iscritto al torneo, stava dando qualche consiglio essendo che conosceva bene il modo di giocare sia di Tanaka che di Nishinoya.
A qualche tavolo di distanza Makki e Mattsun stavano commentando tra di loro quali tra le squadre sorteggiate avevano avuto più fortuna e, soprattutto, stavano aspettando che Oikawa li raggiungesse per affermare che non avrebbe parlato più con Hanamaki visto che era finito in squadra con Ushijima.
Il ragazzo dai capelli chiari stava già ridendo mentre il suo fidanzato imitava la voce lamentosa di Oikawa, quando vennero raggiunti da una coppia che non si aspettavano.
Ushijima e il suo amico rosso, Tendo, gli arrivarono di fronte.
Il corvino aveva la sua solita faccia seria e impassibile, Tendo invece li stava scrutando dalla testa ai piedi senza neanche fingersi discreto.
-Allora- cantilenò per primo –Chi di voi due gioca con me?
-Io- rispose tranquillamente Matsukawa, poi spostò lo sguardo su Ushijima –Vedi di trattare bene il mio ragazzo.
Tendo rise rispondendo al suo posto –Solo se il tuo ragazzo tratta bene il mio.
-Oh?- Makki alzò un sopracciglio sorpreso –Quindi cosa è, uno scambio di coppia?
-Se arriviamo entrambi in finale potremo fare una cosa a quattro!
-Tendo- lo ammonì Ushijima parlando per la prima volta.
Il rosso uscì la lingua e si affrettò a dire –Sto scherzando!- ma l’occhiolino che lanciò successivamente all’altra coppia fece capire che forse non era poi così tanto uno scherzo.
-Ci incontriamo domani mattina in spiaggia per mettere a punto qualche strategia? Potremo fare anche una partita due contro due per capire come ci troviamo in squadra.
Propose a quel punto Ushijima.
-Sì certo- rispose Matsukawa per entrambi e la strana coppia andò via dopo un breve cenno di saluto.
Hanamaki non aveva ancora distolto lo sguardo dai due che si erano fermati al bancone del bar per prendere da bere.
-A che stai pensando?- domandò il suo ragazzo.
-Mhmm- rispose Makki senza distogliere lo sguardo dal suo punto fisso –Non riesco a capire a chi dei due possa star sotto nella coppia.
Matsukawa sbatté le palpebre confuso e seguì il suo sguardo, li fissò per un po' e poi commentò –Cazzo, hai ragione.
Vennero distratti dai loro pensieri solo dalla voce squillante di Oikawa che, a qualche metro di distanza, stava ridendo talmente tanto da avere le lacrime agli occhi mentre si chinava in avanti tenendosi lo stomaco.
-Smettila- sibilò un furente Iwaizumi di fronte a lui.
Questo non fece che aumentare le risate di Oikawa –Ma Iwa-chan…- non riusciva a parlare correttamente mentre continuava a ridere –Tu e il cane rabbioso… Insomma- una risata più forte -distruggerete il campo!
Kunimi li raggiunse mettendo una mano sul braccio di Oikawa e facendo presente –Sai che se continui potrebbe esplodere per la rabbia e l’imbarazzo, vero?
E il tono serio con la quale disse la frase fece ridere ancora di più il castano.
Fu Kindaichi a intervenire cambiando argomento –Tu sei in squadra con il ragazzo calmo che è venuto al festival l’altra sera?
Kunimi annuì –Sembra una persona con la quale mi troverei bene a giocare, il ragazzo in squadra con te invece non lo ricordo.
-Ma sì! Credo sia quello con i capelli biondi e il ciuffo nero davanti, l’ho visto giocare spesso questa settimana, dovremo andare super bene!
Iwaizumi si era calmato abbastanza per commentare a denti stretti –A questo stronzo qui invece è andata benissimo.
Oikawa storse la bocca –Dici?
Iwaizumi lo fissò incredulo –Scherzi? Bokuto era tipo uno dei migliori cinque assi del Giappone e tu sei il miglior setter che abbia mai visto! Sarete imbattibili insieme e formate una squadra super completa.
Kunimi e Kindaichi annuirono trovandosi d’accordo.
Oikawa ci pensò –Mh, è vero che è forte ma vedremo se è degno delle mie alzate- poi si bloccò, strabuzzò gli occhi e si rese conto di tutto quello che aveva detto Iwaizumi nella sua frase –Iwa-chan! Davvero credi che sia il miglior setter?
Iwaizumi arrossì quando se ne rese conto, strinse i pugni annunciando –Basta. Sto andando via. Non ti sopporto più.
-No, Iwa-chan, aspetta!- Oikawa gli corse dietro.
Passarono di fronte a Bokuto che aveva il broncio e le braccia incrociate mentre si lamentava con Akaashi –Ma io volevo essere in squadra con te!- stava dicendo esattamente come un bambino.
Akaashi sospirò –Oikawa è un bravo setter.
-Ma io preferisco te!
Le guance di Akaashi diventarono rosee, non ebbe tempo di rispondere perché un gruppo gli si avvicinò.
-Ehy- Daichi gli stava sorridendo –Mi fa piacere essere in squadra con te, anche se non abbiamo mai giocato insieme sono sicuro che possiamo farcela.
Akaashi gli sorrise cortese –Cercherò di alzarti le palle nel modo migliore.
Bokuto aveva ampliato il suo broncio ma, stranamente, non commentò.
Suga rise mentre dava una pacca sulle spalle di Asahi così potente da farlo quasi cadere in avanti –Perché quella faccia terrorizzata? È solo una partita di beach!
Asahi sembrava uno pronto a vomitare da un momento all’altro –Tra tutte le persone che c’erano… perché proprio con Aone dovevo finire?
Come risposte ricevette solo diverse risate.
-Oi- chiamò Hinata saltellando verso di loro –Avete visto Yamaguchi?
E come se lo avesse chiamato, il ragazzo in questione entrò proprio in quel momento al chiosco mano nella mano con Tsukishima.
Hinata non lo notò e dovette intervenire Daichi indicandoglielo all’ingresso, solo a quel punto iniziò a correre verso di lui chiamandolo a gran voce.
-Yamaaa!- urlò saltandogli davanti mentre poggiava i palmi sulle spalle del più alto, Yamaguchi dovette lasciare andare la mano di Tsukishima per mantenere l’equilibrio e sentì il biondo fare uno sbuffo.
Si preoccupò di averlo fatto arrabbiare senza neanche rendersene conto, ma non riuscì a scusarsi perché Hinata stava continuando a parlare –Siamo in squadra insieme!
Yamaguchi strabuzzò gli occhi –Davvero?
-Sì! Meno male che abbiamo giocato tante partite insieme, domani sarà tutto un waaaa!!
Tsukishima alzò gli occhi al cielo, poi chiese –Io con chi sono?
Hinata alzò le spalle –Non conosco il ragazzo che è in squadra con te.
Il biondo corrugò la fronte –Vado a controllare- disse a quel punto.
Yamaguchi rimase a parlare con Hinata per qualche altro minuto, prima che il ragazzo corresse via per andare da Kageyama che stava parlando con Noya.
Tadashi quindi raggiunse il suo ragazzo che, dopo aver letto la lista e controllato che Yamaguchi fosse ancora con Hinata, si era preso una birra al bar e si era messo a sorseggiarla da solo appoggiato a un muretto.
Il moro gli prese la mano e domandò piano –Sei seccato?
Tsukishima alzò un sopracciglio confuso –Perché dovrei?
-Per Hinata…
Kei rilasciò uno sbuffo che sembrava tanto una risata, Yamaguchi si sentì meglio –Sono felice che tu sia con Hinata, immagino che ti divertirai di più in squadra con qualcuno che conosci, no? Inoltre, finché ti ricordi che sono io il tuo ragazzo, la vicinanza di Hinata non mi tocca mica.
Il volto di Yamaguchi era raggiante mentre sorrideva davvero felice, si sporse in avanti per lasciargli un bacio in guancia.
-Quindi? Con chi sei tu?
Kei gli porse la sua birra mentre rispondeva –Non lo conosco. Si chiama Sakusa. Non ho mai sentito un cognome simile da che mi trasferisco in questa casa a mare, immagino che lo scoprirò domani.
E così la serata passò, tra commenti sulle varie squadre, tattiche da poter utilizzare e scommesse su chi avrebbe passato il primo turno il giorno successivo.

Notes:

Ciao! Vi dico già da subito che essendo questo un altro capiolo di passaggio DOMANI ci sarà un ULTERIORE AGGIORNAMENTO.
Inoltre volevo informarvi che la scelta delle coppie nel torneo è stata completamente random e mi sono divertita un sacco: ho fatto una lista dei personaggi che avrei voluto far partecipare, ho assegnato a ognuno di loro un numero e attraverso un sito internet che accoppiava random dei numeri sono nati questi accoppiamenti. Quindi eccoci qui. Ho fatto in questo modo così da non aver preferenze o altro, inoltre la storia poi si è praticamente scritta da sola con tutte le idee dele "coppie" che sono state create (tipo la discussione tra Ushiten e Matsuhana) o come vedrete domani l'arrivo di quell'uragano di Atsumu. Inutile dire anche che le vittorie e le sconfitte che vedrete nei prossimi capitoli sono state descritte dopo un'attenta ricerca su come si trovano quei due personaggi insieme, come i loro ruoli possano coesistere insieme, il rapporto che potrebbero avere (anche comunque se nella storia si sono mai conosciuti o meno) e soprattutto la loro bravura.
Ho lavorato davvero tanto a questa storia, quindi mi farebbe davvero piacere sapere se stiate apprezzando o meno, soprattutto cosa ne pensate di queste coppie e di chi siete più curiosi leggere! O anche se avete idee sul possibile vincitore ahaha
A domani!
Deh

P.S. Giusto ieri ho pubblicato una OS Soulmate Kuroken, se vi piace la coppia fate un salto nel mio profilo!

Chapter 19: 18. Quella volta dell'inizio del torneo (parte1)

Notes:

Se ieri non siete riusciti a collegarvi sappiate che questo è il SECONDO CAPITOLO della SETTIMANA. Quindi prima di leggere questo non perdetevi il 17!
Buona lettura!
Deh

Chapter Text

Erano le quattro del pomeriggio e mancava un’ora all’inizio del torneo.
Ukai aveva già montato l’unica rete della giornata in una posizione che permetteva a entrambe le squadre in gioco di non essere accecate dal sole che avrebbe tramontato.
Bambini, adulti e soprattutto ragazzi erano arrivati per cercarsi i posti all’ombra dove sistemare i loro teli da mare e godersi la novità di quel torneo di luglio.
Soprattutto gruppi di ragazze erano accorse per non perdersi lo spettacolo.
Hinata era talmente eccitato che non faceva altro che saltellare in giro nonostante i rimproveri di Kageyama.
Yamaguchi e Tsukishima stavano cercando di far capire a Float che per quel giorno non avrebbe potuto giocare con la palla, ma che doveva stare tutto il tempo buona a guardare le partire. L’animale non sembrava molto convinto.
Si erano creati inoltre piccoli gruppetti a parlare tra di loro, controllare in che stato fossero i loro avversari e scegliere la migliore strategia da adottare.
Gli ex giocatori del Nekoma erano uniti tutti insieme. I tre nuovi ragazzi arrivati solo poche ore prima, avevano sistemato velocemente i bagagli in quella casa che avevano preso in affitto per alcune settimane e, super gasati, si erano precipitati in spiaggia per l’inizio delle partite.
Erano più Kuro, Inuoka e Yamamoto che portavano avanti la conversazione.
Kenma stava giocando al suo cellulare seduto tra le gambe di Kuro, mentre Fukunaga li fissava in silenzio come suo solito, gli occhi grandi con il volto poggiato sulle ginocchia portate al petto.
-Certo- stava commentando Kuro –siete stati fortunati a finire insieme, avendo giocato per due anni a scuola in squadra insieme probabilmente siete quelli messi meglio.
Yamamoto sorrise soddisfatto pronto e decantare le proprie lodi quando Kenma, con lo sguardo ancora concentrato sul telefono, si intromise nella conversazione.
-Mhmm- ronzò sistemandosi meglio contro il petto del suo ragazzo –Non sono d’accordo.
Inuoka sembrò offeso –Non pensi che possiamo vincere?
Kenma rimase qualche secondo in silenzio, poi spiegò –Non penso che non siate bravi… Insomma, eravamo una delle migliori squadre e Tora era il nostro asso, no? Ma è che siete due bravi nell’attacco. Come prima partita dovrete giocare contro Daichi e Akaashi che, per quanto non abbiano mai giocato insieme, sono molto più equilibrati insieme. Akaashi è un setter molto capace e Daichi un bravo attaccante. Quindi si, vi batteranno.
Kuro soffocò una risata nascondendo la bocca dietro i capelli lunghi di Kenma, il suo ragazzo era sempre così diretto e sincero da lasciare tutti senza parole anche chi, come i loro amici, lo conosceva da anni.
Tanaka li raggiunse e iniziò una nuova discussione animata con Kuro e Yamamoto, soprattutto con quest’ultimo con il quale iniziarono a spronarsi a vicenda per giocare e vincere non tanto la partita ma il cuore delle ragazze.
-Eeeeehy!- Hinata arrivò di corsa accovacciandosi in mezzo al loro gruppo, poi si rivolse a Kenma con la voce bassa –Chi sono quelli? Sembrano dei ragazzi che cercano rissa!- e alzò le mani strette in dei pugni, come se fosse pronto a combattere nonostante si stesse praticamente nascondendo dietro di loro.
Tutti si girarono nella direzione che il rosso aveva indicato.
C’erano in effetti tre nuovi ragazzi che erano appena arrivati in spiaggia. In realtà non doveva essere una novità considerando che molte persone erano arrivate per guardare il torneo, ma questi avevano il comportamento di chi si sentiva il padrone del campo.
Il tipo biondo era pure stato raggiunto da un gruppo di ragazze, sembravano sue fan mentre lo lodavano con gridolini e chiedevano a gran voce di fare foto.
Notarono che il suo volto era identico a un altro dei due ragazzi presenti nel suo gruppo, cambiava solo il colore dei capelli che era grigio.
Il terzo e ultimo si teneva lontano dalla folla, la sua espressione disgustata era abbastanza evidente anche con la mascherina che portava in viso.
Kuro sbuffò –Quello biondo sembra un pallone gonfiato. Crede di essere un idol?
Tutto il gruppetto continuò a tenere lo sguardo fisso sui nuovi arrivati. Soprattutto quando questi si avvicinarono a Ukai, parlarono di qualcosa che i ragazzi non sentirono e poi, come se i loro sguardi li avessero attirati, si girarono verso di loro dopo che furono stati indicati dall’uomo.
I tre ragazzi li raggiunsero con calma. Il ragazzo biondo si trovava al centro e qualche centimetro più avanti degli altri due. Poteva sembrare il “capo” di quella banda, in realtà era semplicemente l’unico che aveva interesse nel presentarsi, gli altri due si trovarono lì solo perché non avevano altro da fare e altri posti dove andare.
In un riflesso involontario tutti e sette i ragazzi seduti a terra si misero in posizione di difesa, le spalle dritte e gli occhi vigili.
Kenma stava continuando a giocare al telefono, ma un occhio esperto avrebbe potuto notare che la sua concentrazione si era spostata quasi del tutto a ciò che lo circondava.
-Allora- il ragazzo biondo parlò per primo non appena arrivò di fronte a loro –Chi di voi è Kozume Kenma?
Kenma sentì le braccia di Kuro stringersi con possessività intorno al suo corpo, la sua voce era fredda mentre rispondeva al suo posto –Di cosa hai bisogno?
Il ragazzo biondo portò lo sguardo su di lui, lo scrutò dalla testa ai piedi senza neanche provare a essere discreto e poi sorrise soddisfatto mentre schioccava le dita felice –Ah, sei tu? Figo, saremo in squadra insieme!
Un campanello si accese nella testa di Kenma e si dimenticò completamente del suo telefono –Quindi sei tu Atsumu Miya.
Il biondo alzò un sopracciglio scuro –E tu sei…?
Kenma si alzò convincendo Kuro a lasciarlo andare, con la sua altezza gli arrivava al petto come con la maggior parte dei giocatori di pallavolo.
-Sono io Kenma, la cosa ti infastidisce?
Atsumu fece una smorfia –Sai che non era permesso ai bambini iscriversi al torneo?
Kenma rimase impassibile a quell’insulto, con il suo solito timbro di voce rispose –Bè, se ti interessa vincere mi sa che devi iniziare ad ascoltare questo bambino.
Il sopracciglio di Atsumu si fece ancora più alto, poi scoppiò a ridere per l’assurdità di quella situazione. Infine disse –Dai Omi andiamo, è un torneo già perso su tutta la linea.
Si allontanò quindi con uno sbuffo, seguito dal ragazzo con la mascherina e i capelli ricci e neri.
Solo il ragazzo dal ciuffo grigio rimase, aveva il volto impassibile e non sembrava uno che si stava per scusare per il comportamento del fratello. Quando parlò si rivolse direttamente a Kenma.
-Se durante la partita vuoi farlo infortunare o fargli mangiare un po' di sabbia hai tutto il mio appoggio. Magari qualcosa di non troppo grave che poi me lo devo comunque sopportare io quella testa di cazzo.
Kuro decise che quel ragazzo gli stava molto più simpatico del fratello, Yamamoto rise, Hinata chiese –Siete gemelli?
Il ragazzo alzò un sopracciglio esattamente come aveva fatto poco prima Atsumu –Non si nota?
Ma non aspettò una risposta mentre faceva scorrere lo sguardo su tutti loro e chiedeva –Sono Osamu, avete idea di chi sia il ragazzo con cui gioco?
Fu Tanaka a chiamare a gran voce Suga per fargli raggiungere il loro gruppo.
I due ragazzi si presentarono, Osamu non cambiò la sua espressione facciale ma almeno non sembrava stronzo come il fratello, era come se non gli importasse più di tanto la pallavolo.
Fu sempre Tanaka a commentare che i due avevano i capelli dello stesso colore e che avrebbero dovuto trovare un nome “cool” per la loro squadra, poi iniziò a dare consigli come “the silver ones” o “the silver duo”.
L’espressione disgustata sui volti di Suga e Osamu era praticamente identica.
Questa scenetta andò avanti per diverso tempo con Yamamoto e Hinata che si unirono nei consigli e Fukunaga che li fissava con interesse. Nel mentre Kenma tornò tra le braccia di Kuro che sembrava irrequieto.
-Oi- lo chiamò per calmarlo mentre gli stringeva il braccio.
Kuro sospirò mentre gli passava una mano tra i lunghi capelli –Non mi piace quello- borbottò poi.
Kenma alzò le spalle –So come gestirlo.
-Non mi piace comunque.
Kenma fece un sorriso non visto, passò qualche secondo prima che commentasse –Hai visto il suo sorrisetto? Mi ricorda molto te.
Kuro fece un’espressione totalmente offesa –Ecco, ora mi piace ancora di meno.
Kenma ridacchiò.

Allontanandosi da quel gruppo Atsumu e Sakusa, mentre aspettavano che si facesse l’orario per l’inizio del torneo, si erano seduti all’ombra ma lontani da tutte quelle persone.
Atsumu sapeva quanto Sakusa odiasse le masse e li aveva condotti lì senza bisogno che l’altro dicesse nulla.
Sakusa si era appena seduto al suo fianco, i loro corpi si sfioravano e si era anche tolto la mascherina respirando l’aria salmastra a pieni polmoni.
Parlò per la prima volta dopo qualche secondo di relativa pace –Sei proprio uno stronzo.
Atsumu ridacchiò –Come se non lo sapessi.
-Mhmm- sembrava che il corvino stesse inseguendo un pensiero lontano.
-Cosa?- domandò Atsumu curioso.
-Credo di sapere chi sia quel bambino che hai molestato.
Il biondo inclinò la testa curioso, aspettando che Sakusa continuasse a spiegare.
-Sono abbastanza sicuro di aver giocato contro la sua squadra ai nazionali al liceo.
Atsumu corrugò la fronte –E ancora te lo ricordi?
Sakusa si girò a fissarlo –Non è una persona che si dimentica facilmente. Anche io all’inizio l’avevo sottovalutato, ma poi vedi i suoi occhi mentre è in partita e capisci di essere braccato. Come quando fissi un gatto e non sai se la sua prossima mossa sarà saltarti addosso e artigliarti il viso o semplicemente venire da te per fare le fusa. Credo che riesca a studiare le persone talmente bene da trovarne i punti deboli in poco tempo. In ogni caso abbiamo comunque vinto noi, ma è stata una bella partita.
Atsumu meditò per qualche secondo, poi chiese –In che ruolo giocava?
-Il tuo.
Il verso infastidito che uscì dalla bocca di Atsumu era irripetibile, con il broncio commentò –l’unico setter che dovresti guardare sono io!
Sakusa grugnì –Diventa impossibile quando sei circondato da tutte quelle scrofe.
Gli occhi del biondo si spalancarono mentre le parole affondarono nella sua testa, un sorriso che si andava ad aprire sul suo volto –Era forse gelosia quella, Omi?
Sakusa si alzò in fretta –Sta iniziando il torneo, meglio tornare.
-Ehy- Atsumu lo rincorse trascinandosi dietro il telo e alzando un polverone di sabbia –Non puoi scappare da questo!
Ma Kiyoomi era abbastanza convinto del contrario, soprattutto quando sapeva quanto fosse facile distrarre il biondo.
Fu Ukai a salvarlo, l’uomo aveva appena acceso un microfono e stava annunciando a gran voce l’inizio del torneo. Ricordò brevemente le regole e diede inizio alla prima partita.

La palla stava cadendo al limite della linea del bordo campo.
Hanamaki rifletté in fretta e si rese conto che non poteva rischiare, il suo corpo si mosse da solo mentre si lanciava di lato e la prendeva in una palleggio che poteva anche essere una buona alzata.
Non era perfetta come quella di un setter abituato e la palla addirittura ruotava, ma Ushijima non ci fece caso e la schiacciò dall’altra parte del campo in un tiro potente.
Suga aveva provato a murarla, ma la palla era stata lanciata con una tale forza da colpire le sue braccia e cadere comunque nel loro campo.
Suga fece una smorfia mentre si massaggiava la parte lesa –Le mie braccia si spezzeranno.
Altri tre punti dopo la partita era conclusa con una vittoria per Hanamaki e Ushijima di 25 a 19.
Gli altri due ragazzi non sembravano troppo tristi della situazione.
-Non potevamo fare molto di più- commentò Osamu –però è stata una bella partita.
Suga concordò, poi sentirono a bordo campo Atsumu che urlava –‘Samu che schifo, sei un perdente!
Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo –E adesso posso andare finalmente a mangiare ignorando mio fratello.
Suga rise, poi si separarono.
Osamu stava andando verso il chiosco quando venne fermato da una voce che lo fece gelare sul posto –Sei stato bravo.
Il ragazzo dai capelli colorati si girò lentamente, non era sicuro di aver sentito bene.
Il castano che aveva di fronte era proprio Suna Rintaro.
Non lo vedeva da due anni, ma non sembrava cambiato: i suoi occhi sottili che sembrava che stessero sempre giudicando tutti, lo sguardo serio.
-Che ci fai qui?- chiese per prima cosa.
Il moro alzò le spalle –Ho una casa a mare nel villaggio accanto, abbiamo sentito del torneo e siamo venuti via spiaggia a guardare. Tu? Non ricordo di averti visto qui le altre estati.
-Nostra nonna ha la casa qui, quest’anno non si è trasferita e l’ha lasciata a noi. Ha un orto, non potevo lasciare che nessuno lo curasse.
La bocca di Suna si increspò in una sorta di sorriso –Stai andando al chiosco? Posso farti compagnia?
Osamu annuì e in silenzio si avviarono verso il bar in questione.
Da lontano Atsumu li stava fissando con il fuoco negli occhi, poi sibilò –Che cazzo ci fa lui qui?
Sakusa lo fissò curioso domandando –Lo conosci?
-È Suna. Era il nostro centrale al liceo, sono sicuro che lui e mio fratello abbiano avuto una storia.
-E a te per quale assurdo motivo dovrebbe interessare la loro storia?
Atsumu lo fissò sconvolto, come se avesse appena detto una bestemmia –Lui non merita mio fratello! Sono sicuro che sia stato lui a farlo soffrire due anni fa!
Sakusa sembrava sorpreso -Da quando sei così protettivo nei suoi confronti?
Le guance del biondo si colorarono leggermente –Non sono protettivo, ma è un Miya e Suna non ha fatto nulla per meritarlo.
Sakusa rimase ancora più sorpreso e quasi sorrise quando ricordò che Osamu gli aveva fatto un discorso simile.
-Sì, come vuoi… Adesso però la tua preoccupazione non dovrebbero essere loro due, ma la partita che sta iniziando.
Atsumu si rese conto che i giocatori si stavano già riscaldando in campo, mancava solo lui.
Maledisse mentalmente Sunarin per avergli fatto togliere dalla mente una cosa tanto importante come la pallavolo e corse sul campo.

Chapter 20: 19. Quella volta dell'inizio del torneo (parte2)

Chapter Text

La seconda partita della giornata stava per iniziare e Atsumu corse in campo raggiungendo Kenma in fretta, il più basso lo stava già scrutando con attenzione.
Una tattica andò a formarsi nella sua testa e non perse tempo a metterla in atto.
Kenma era abbastanza vicino alla rete da farsi sentire dai due avversari, quando parlò lo fece piano come se in realtà volesse solo farsi sentire dal suo compagno.
-Inizieranno loro a battere, preferirei che la ricevessi tu in modo che io poi posso alzartela.
-Eh?- Atsumu sembrava poco convinto –Guarda che sono anche io un setter e non prendo ordini da te.
-Se non facciamo punto, giuro che non ti dico più niente- promise Kenma.
Atsumu si ritrovò ad accettare, decidendo che quel patto era più conveniente per lui.
Quindi Kindaichi si preparò a battere, dopo il fischio d’inizio face una battuta abbastanza pulita che Atsumu ricevette senza problemi.
Poi ognuno si mise in posizione.
Atsumu corse pronto alla sua schiacciata. Kindaichi e Koganegawa, come Kenma ben sapeva, avevano sentito il discorso tra loro due quindi il primo si preparò alla ricezione dal fondo e Koganegawa corse in avanti pronto a murare.
Kenma saltò e poi, sorprendendo tutti, fece un pallonetto che gli regalò un punto nei primi dieci secondi della partita.
Tutti rimasero senza fiato non aspettandosi quella mossa, poi esplosero in un boato.
Kenma sentì Hinata e Kuro urlare diverse cose ma non capì una parola.
Non che si stesse concentrando su di loro, era soddisfatto nel vedere le facce di Kindaichi e Koganegawa che non si aspettavano quell’attacco diretto da lui.
Ma soprattutto si sentì soddisfatto nel vedere il volto di Atsumu. Vedere come il suo comportamento nei confronti di Kenma cambiò all’istante, adesso c’era del rispetto nel suo sguardo.
-Allora- disse il ragazzo più basso mentre prendeva la palla pronto a battere –adesso sei pronto a vincere?
Un sorrisetto si aprì sul volto di Atsumu, i suoi occhi erano pronti alla battaglia esattamente come quelli di Kenma.
-Facciamolo.
Infine furono proprio loro a vincere la partita con quattro punti di vantaggio.
Alla fine di questa Atsumu si comportava con Kenma come se fossero migliori amici da una vita, gli scompigliò i capelli e annunciò –Sei bravo, posso presentarti al mio fan club!
Kenma fece una smorfia al tocco estraneo sulla sua testa. Stava per rispondere che non gli interessava la sua proposta quando Kuro lo raggiunse.
-Sei stato bravissimo- lo lodò afferrandolo per un braccio e baciandolo in bocca.
E Kenma conosceva talmente bene il suo ragazzo da sapere che quell’accenno di lingua nel bacio era stato messo di proposito solo perché Atsumu era ancora lì con loro.
Kenma sentì proprio la sua risata mentre si allontanava.
Si staccarono quando l’urlo troppo vicino di Bokuto disse –VAI AKAASHI, SEI IL MIGLIORE!
Il biondo sospirò afflitto rendendosi conto che sarebbe stata una lunga partita con gli urli di Bokuto, senza contare che si unì a lui Kuro che invece tifava per Inuoka e Yamamoto.
Fu una partita combattuta e probabilmente quella più lunga della giornata, erano talmente bravi nel recupero delle palle in entrambe le squadre che prima che facessero punto potevano passare anche interi minuti.
Nonostante questo la folla non si annoiò mai, perché i vari attacchi lasciavano sempre con il fiato sospeso e tutti lasciavano con il dubbio su chi effettivamente avrebbe fatto quel punto.
Ma nonostante tutto, esattamente come aveva predetto Kenma, furono Daichi e Akaashi a vincere. Ed erano anche quelli con il tifo maggiore.
Per tutte le volte Bokuto aveva urlato il nome di Akaashi probabilmente era conosciuto da tutti nell’arco di un chilometro.
Anche Suga e il suo gruppo avevano iniziato a tifare per Daichi, loro però lodavano anche le azioni belle degli avversari.
Dopo un bel punto Daichi si era anche girato nella sua direzione e gli aveva sorriso.
Il volto di Suga si era illuminato a sua volta, fino a quando non aveva sentito le voci di Yui e delle sue amiche e si era ricordato che quella cotta per un ragazzo evidentemente etero non l’avrebbe portato da nessuna parte.
 
La partita successiva invece fu decisamente strana.
Da un lato c’erano Iwaizumi e Kyoutani che avevano iniziato a litigare ancora prima di mettere piede in campo.
Dall’altro si ritrovarono Sakusa e Tsukishima. I due ragazzi non avevano idea di chi fosse il loro compagno fino a quando non si avvicinarono sentendo chiamato il proprio nome.
Non conoscevano nulla l’uno dell’altro e non avevano mai parlato, il loro unico saluto fu un breve cenno con il capo.
Quando Atsumu notò che il biondo non aveva neanche tentato di avvicinarsi a Sakusa per stringergli la mano o dirgli qualcosa, commentò –Ah… Omi ha trovato qualcuno perfetto per lui.
Yamaguchi sentì distrattamente questo commentò e sussultò, l’ansia che gli attanagliava lo stomaco. Soprattutto quando si rese conto che quel ragazzo moro dai capelli ricci era bellissimo.
Raccogliendo diverso coraggio e prendendo un bel respiro urlò un “VAI TSUKKI!” che fece girare il biondo verso di lui per alzargli il pollice nella sua direzione.
Yamaguchi si sentì un tantino meglio.
La partita iniziò con delle prime vittorie da parte di Iwaizumi e Kyoutani, l’altra squadra aveva ancora i due partecipanti che stavano cercando di capirsi e comprendersi.
E fu solo dopo il 5 a 1 a loro svantaggio che trovarono il loro equilibrio.
Poteva quasi essere definito un miracolo considerando che i due non si erano ancora scambiati una parola. Ma Sakusa aveva capito che l’altro ragazzo era bravo a muro e a leggere bene gli avversari, mentre Tsukishima comprese l’abilità nel polso di Sakusa e iniziò ad alzargli molte più palle nei momenti opportuni per la loro rimonta.
Dall’altro lato anche Iwaizumi e Kyoutani erano forti, ma non erano decisamente fatti per stare in squadra insieme.
-Iwa-chan!- strillò Oikawa preoccupato quando i due si scontrano in aria pronti per prendere la palla nello stesso momento.
Il ragazzo non sembrò sentire l’urlo di Oikawa, come del resto stava ignorando tutto quello che fosse al di fuori delle linee che delimitavano il campo.
Dopo quella caduta iniziarono a urlarsi contro così tanto che dovettero chiedere un timeout.
La seconda volta che successe stavano quasi per venire alle mani, dovette intervenire un amico di Ukai, Takeda, a bloccare Iwaizumi.
Mentre Yahaba lo seguì e afferrò Kyoutani per il colletto della canotta che indossava e lo sbatté contro la sabbia –Ma la vuoi smettere!? È più grande di te e sta cercando di insegnarti qualcosa! Se non apprezzi dovresti solo andartene!
Dopo quel momento non capitò più niente di così drastico da dover fermare la partita, anzi sembrava proprio che Kyoutani si fosse leggermente calmato.
Continuava a fare lanci molto potenti e ringhiare quando Iwaizumi gli chiedeva direttamente di fare una cosa, ma lo ascoltava.
Oikawa commentò distrattamente –L’immagine carina e innocente che avevo di Yahaba si è appena infranta.
La partita andò avanti ma nonostante Iwaizumi e Kyoutani avessero trovato un modo per giocare abbastanza tranquillamente, Sakusa e Tsukishima erano diventati praticamente imbattibili insieme.
Vinsero facilmente e divennero i nuovi preferiti tra il pubblico.
Anche diversi gruppetti di ragazzine si avvicinarono a loro per fargli i complimenti e chiedergli il nome, la risposta di entrambi fu una semplice smorfia disgustata del viso.
Atsumu commentò nuovamente –Sì, quei due si sono decisamente trovati.
E quando si divisero perché stava iniziando la partita successiva, si resero conto di non aver scambiato neanche una parola. Erano però entrambi soddisfatti soprattutto perché, al contrario delle aspettative, si erano davvero divertiti.
 
Durante la quinta partita della giornata Kuro e Tanaka persero contro Kageyama e Nishinoya.
I primi due erano totalmente sicuri di vincere, questo probabilmente li rese i più tristi tra tutte le squadre che avevano perso fino ad allora.
Fu anche la partita che durò di più, i due punteggi sempre così vicini che dovettero arrivare a 34 punti per vincere.
Suga aveva notato che Shimizu aveva lasciato il chiosco nelle mani di Yachi, era scesa in spiaggia e si era messa in un angolo a guardare la partita.
Tanaka non la notò, ma lei era solo concentrata su di lui.
Suga sorrise non visto e decise di non dire niente al suo amico, sarebbero andati con la loro calma.
Quando infine si concluse erano talmente sudati e stremati che ebbero bisogno di qualche momento per riprendere fiato prima di lasciare libero il campo.
Kenma raggiunse il suo ragazzo prendendogli la mano –è stata una bella partita.
-Ma non abbiamo vinto- rispose il moro con amarezza.
-Erano solo più completi di voi, quell’ex libero era difficile da battere.
-Mh- Kuro non era convinto della spiegazione –Vado a fare un bagno, fa troppo caldo- mormorò alzandosi e dirigendosi verso il mare.
Kenma lo guardò allontanarsi mordendosi un labbro, poi lo rincorse.
Odiava quasi sempre farsi il bagno, soprattutto quando l’acqua era fredda. Quel giorno però poteva fare un’eccezione.
E mentre loro erano via si svolse la partita successiva che fu quasi imbarazzante.
Al contrario di come era successo per Sakusa e Tsukishima, Asahi e Aone che non parlavano tra di loro non fecero alcun miracolo.
Asahi sembrava terrorizzato dal suo compagno di squadra e questo non faceva nulla per parlargli, nessuno pensava che avesse in effetti mai parlato.
Futakuchi fuori dal campo sospirava scuotendo la testa, borbottò anche –è impossibile per Aone giocare con una persona nuova così di punto in bianco, poi perché quell’altro sembra terrorizzato da lui?
Dall’altra parte Hinata e Yamaguchi erano avvantaggiati dal fatto che avevano già giocato più partite insieme fin dall’inizio dell’estate.
Inoltre, anche se non riuscivano a murare nessuna delle schiacciate dei due avversari, riuscivano a metterli abbastanza in crisi con le veloci del rosso e con le palle float di Yamaguchi.
Quando alla fine furono proprio loro due a vincere non fu una grande sorpresa.
-Tsukki!- Yamaguchi lo raggiunse super esaltato.
Float era tenuta stretta al guinzaglio e continuava a voler invadere il campo e abbaiare di tanto in tanto quando la palla si faceva vicina.
Nonostante questo Tsukishima stava riuscendo a gestirla abbastanza bene. Quando il ragazzo moro li raggiunse Float lo ignorò dopo aver visto che il suo padrone non aveva più la palla tra le mani.
-Andiamo a fare una doccia?- gli chiese il biondo mettendogli un braccio intorno le spalle.
Yamaguchi annuì, fu difficile convincere Float a camminare, ma dopo un rimprovero di Tsukishima li seguì senza lamentarsi.
-Tsukki- chiamò il moro quando furono già lontani dagli altri –Mi stavi facendo delle foto? Ti ho visto con il cellulare in mano mentre giocavamo.
Le guance di Tsukishima divennero rosee –Forse…
-Oh! Posso vederle?
-Assolutamente no- erano innocenti come foto, ma sarebbe stato terribilmente imbarazzante fargli vedere l’intero album dove Kei conservava foto del suo migliore amico da una vita.
-Perché!?
Ma per quanto Yamaguchi insistesse, Tsukishima non cedette mai.
 
Bokuto e Oikawa si stavano preparando per giocare contro Goshiki e Semi.
-Ascolta- Oikawa afferrò Bokuto per le spalle per attirare completamente la sua attenzione –è troppo importante per me vincere questa partita, quindi ho bisogno che tu faccia sul serio.
Bokuto alzò un sopracciglio –Ho intenzione di vincerlo questo torneo, quindi vedi anche tu di farmi delle alzate decenti.
Oikawa strinse gli occhi –Le mie alzate non sono decenti, le mie alzate sono perfette. Vedi di esserne all’altezza.
Gli occhi di Bokuto si illuminarono, stava aspettando solo quel momento –Massacriamoli.
Poi divenne curioso e mentre il più alto faceva degli allungamenti con le braccia chiese –Perché proprio contro di loro è così importante?
Oikawa lanciò ai loro avversari uno sguardo d’odio mentre rispondeva con uno sbuffo –Vengono entrambi dallo Shiratorizawa. Ushijima per tre anni non ha fatto altro che dirmi che la scuola che avevo scelto non era alla mia altezza e che sarei dovuto andare da loro. Voglio finalmente mostrargli che non è così.
In realtà la partita fu più dura di quella che si aspettavano.
Essendo che Goshiki e Semi venivano dalla stessa scuola, nonostante avessero passato solo un anno in comune nel club di pallavolo, avevano moltissima esperienza nel giocare insieme.
Semi era un buon setter e Goshiki era diventano l’asso durante il suo secondo e terzo anno, quindi non erano avversari da sottovalutare.
Ma Bokuto e Oikawa erano praticamente dei professionisti, avevano continuato a giocare anche dopo il liceo e stavano cercando di entrare in qualche squadra di un certo livello.
Infine quindi, anche se fu molto combattuta, Bokuto e Oikawa riuscirono a vincere con un punteggio di 23 a 25.
Quando Goshiki abbandonò il campo aveva gli occhi pieni di lacrime, anche se si rifiutava di versarne qualcuna.
-Dai, non importa- gli stava dicendo Semi dandogli delle gentili pacche sulle spalle con un sorriso.
Goshiki tirò su con il naso –Ma abbiamo perso al primo turno!
-Abbiamo solo avuto la sfiga di finire con la squadra che probabilmente vincerà questo torneo.
Goshiki non sembrava comunque intenzionato ad abbandonare il suo malumore tanto presto, così Tendo lo chiamò per farsi aiutare nel riscaldamento.
Semi non era sicuro se l’avesse fatto per distrarlo o solo perché gli servisse qualcuno da sfruttare, in realtà non era neanche sicuro di volerlo sapere.
Rimasto solo venne raggiunto da Shirabu.
Il ragazzo sembrava in imbarazzo mentre gli diceva –Hai impostato delle buone palle.
Semi strinse le labbra –Adesso mi parli di nuovo?
Era dalla mattina che Tendo li aveva iscritti al torneo che non facevano una vera conversazione dopo aver discusso.
Shirabu gonfiò le guance –L’impegno che ho sabato è il compleanno del mio cuginetto. Mia nonna ha detto di invitarti e io non… non volevo che ti sentissi obbligato a venire.
Semi strabuzzò gli occhi quando capì cosa quelle parole comportavano –Hai parlato alla tua famiglia di me?
Il volto di Shirabu andò a fuoco –Ritiro quello che ho detto! Sparisci!- si girò e marciò via.
Semi lo rincorse mentre rideva –Ehy no! Ormai non puoi rimangiartelo! Cosa dovrei regalare al tuo cuginetto?
Mentre loro si allontanavano mano nella mano, la squadra che invece aveva vinto si stava ancora godendo l’attenzione che tutti gli stavano dando.
Le voci delle fan di Oikawa erano talmente forti che tutti i suoi amici erano infastiditi o gelosi della situazione, Oikawa era solo soddisfatto di tutta quell’attenzione.
Bokuto non era da meno mentre urlava un –HEY, HEY, HEY!- di vittoria infiammando la folla.
Quando Oikawa raggiunse Mattsun e Makki seduti sulla sabbia a ridosso di un muretto si guardò prima intorno per poi chiedere –Dov’è Iwa-chan?
Matsukawa si stava alzando per prepararsi per la sua partita, alzò le spalle e rispose –è andato al chiosco.
L’umore di Oikawa si fece scuro e si sedette nel posto lasciato libero da Matsukawa senza dire nient’altro.
Hanamaki lo fissò confuso e stava anche per chiedergli quale fosse il problema, poi però venne fischiato l’inizio della partita e riportò tutta la sua attenzione sul proprio ragazzo.
Iniziò quindi l’ultima partita della giornata che fu un vero e proprio massacro.
Ennoshita e Kunimi avevano giocato a pallavolo al liceo ed erano bravi, nei loro ultimi anni erano anche riusciti a entrare nei titolari.
Ma contro Matsukawa e Tendou non poterono nulla e persero 14 a 25.
 
Quella sera si ritrovarono al chiosco a festeggiare le prime vittorie e parlare delle partite della giornata.
Yamamoto e Tanaka erano a deprimersi a un tavolo, bevendo birra e urlando frasi sul fatto che nessuna ragazza li vorrà mai.
Noya stava ridendo di loro e si era proposto di dare consigli, Suga era scoppiato a ridere andando via.
Nonostante la sconfitta però un gruppo di ragazze si avvicinò loro per iniziare una conversazione.
-Guarda Yamamoto- commentò Kuro mentre era al bancone del bar insieme a Bokuto per prendere una birra –nonostante la sua pessima sconfitta probabilmente scoperà stasera.
Il suo amico infatti era dietro una ragazza, aveva le proprie mani sulle braccia di lei per spiegarle la posizione del bagher per ricevere, la ragazza rise mentre voltava la testa verso di lui, i loro volti così vicini che potevano già essersi scambiati un bacio.
Bokuto gli fece distogliere l’attenzione dall’amico dicendo –Bè, io mi preoccuperei della tua di scopata.
Kuro lo fissò confuso –In che senso?
In risposta con il mento gli indicò il muretto dove aveva lasciato Kenma, adesso affiancato da Hinata e Atsumu.
Poco prima Kuro l’aveva informato che stava andando al bancone a prendersi da bere, gli aveva chiesto se volesse qualcosa ma Kenma aveva scosso la testa. L’aveva quindi lasciato seduto sul muretto che delimitava il chiosco dalla spiaggia, aveva le gambe incrociate mentre giocava al suo Nintendo.
Dopo qualche secondo dopo che Kuro era andato via, Kenma era stato raggiunto da Hinata che con voce squillante aveva domandato –Domani posso venire a dormire da te?
Kenma non alzò gli occhi dal suo gioco, distrattamente chiese –Perché?
-Perché la partita di domani sarà contro Kageyama e se vinco quello stronzo ha già detto che mi farà dormire in strada.
-Mh- le sue dita si muovevano veloci sui tasti –E se dovesse vincere lui?
Hinata fece una smorfia incrociando le braccia sul petto –Non vincerà. E se dovesse succedere non ci voglio dormire io con lui.
Kenma stava catalogando i pro e i contro nella sua testa. Era amico di Hinata e non voleva che questo restasse la notte fuori di casa, ma ci teneva anche alla sua sanità mentale e tenere Bokuto e Hinata insieme nella sua casa di notte non sarebbe stata una grande idea.
Una nuova voce si aggiunse alla conversazione, una voce che Kenma aveva ascoltato per la prima volta quello stesso giorno ma per la quale ne aveva già abbastanza.
-Posso ospitarti io, piccoletto.
Hinata si girò offeso verso Atsumu rispondendo all’istante –Non sono un piccoletto! E non ti conosco.
Atsumu aveva un sorriso da schiaffi sul viso –Ma possiamo conoscerci. Ho visto le tue veloci e mi piacerebbe un sacco alzare per te, un giorno.
Gli occhi di Hinata si illuminarono. Kenma cercò di reprimere il suo impulso di sbuffare e alzare gli occhi al cielo. Bastava che si parlasse di pallavolo e Hinata riusciva a essere amico di chiunque.
Stavano parlando animatamente tra di loro quando Kuro li raggiunse, aveva gli occhi fissi su Atsumu e Kenma sapeva che le cose sarebbero potute precipitare da un momento all’altro, così lo chiamò prima ancora che il suo ragazzo aprisse bocca.
Il suo semplice nome fece spostare tutta l’attenzione di Kuro su di lui così allungò una mano –Vieni qui.
Pensava che la situazione si fosse calmata, ma dopo qualche altro secondo Kuro si intromise nella discussione che Atsumu e Hinata stavano portando avanti –Lo sai che ci stai provando con un ragazzo fidanzato?
Atsumu fece come se lo avesse notato solo in quel momento –Oh ciao! Hai perso subito oggi, vero? Alla fine mi è andata bene a essere in coppia con lui invece che con te.
Kenma si irrigidì quando sentì Kuro pronto a rispondere per le rime.
Si stava preparando a bloccarlo. Lo schiaffo che però Atsumu ricevette chiaro e forte sul retro del collo non proveniva da Kuro, bensì dal ragazzo riccio e con la mascherina che aveva giocato insieme a Tsukishima.
-Ahi!- Atsumu si lamentò girandosi verso di lui con il broncio –Omi mi hai fatto male!
Lo sguardo di Sakusa avrebbe potuto ucciderlo –Hai finito di importunare le persone?
-Non stavo importunando nessuno, stavamo solo parlando…
La sua voce si affievolì quando vide che lo sguardo sul volto dell’altro non era cambiato, alzò le mani in segno di resa sbuffando –Va bene, va bene, ho finito. Tanto ci vediamo domani.
Fece un occhiolino, che poteva benissimo essere diretto sia a Kenma che a Hinata, e andò via con Sakusa che gli dava un calcio ben assestato che riuscì a evitare tranquillamente, probabilmente abituato a tutto quello.
Hinata era rimasto sconvolto –Ci stava provando con me?- chiese poi incredulo.
Kageyama si materializzò al suo fianco come se fosse sempre stato lì –Chi ci stava provando con te?
Iniziarono una discussione con la quale Kenma si rese conto che probabilmente avrebbe avuto Hinata a dormire da lui anche quella stessa notte.
Sospirò poggiando la fronte sulla spalla di un Kuro confuso, ma cosa aveva fatto di male nella vita per essere circondato solo da persone rumorose?

Chapter 21: 20. Quella volta della seconda giornata

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Il secondo giorno del torneo faceva più caldo del precedente.
Ma almeno, essendo solo quattro partite, poterono iniziare più tardi.
Kuro stava raccogliendo i capelli di Kenma in una coda alta. Aveva l’elastico tra i denti e il volto concentrato mentre con delicatezza passava le dita tra le varie ciocche colorate.
Atsumu e Sakusa erano lì accanto, vicini ma concentrati per i loro fatti.
Il biondo aveva le sopracciglia corrugate mentre si guardava intorno con sospetto.
Sakusa alzò gli occhi al cielo, poi domandò –Qual è il problema?
-Non vedo mio fratello.
Sakusa sapeva già dove l’altro stava andando a parare, ma chiese comunque –Quindi?
-E non vedo neanche Suna. Non mi piace questa cosa.
-Potresti lasciare in pace Osamu e fargli vivere la sua vita? Lui non è stato così stressante con me.
Atsumu non rispose e continuò guardare in giro insospettito.
Sakusa strinse gli occhi –Vuoi uno schiaffo in modo da farti tornare alla realtà?
Solo a quel punto il biondo portò la sua attenzione sul corvino, un broncio in volto mentre si lamentava –Questa tua passione nel picchiarmi in ogni situazione disponibile non mi piace.
Kenma, con la sua piccola coda alta che dondolava a ogni suo passo, commentò avvicinandosi –Non mi dispiacerebbe vederti ricevere uno schiaffo.
Atsumu rispose –Mi dispiace deluderti, ma non posso mostrare questo spettacolo alle mie adorate fan.
E forse, il calcio ben assestato che Sakusa gli diede direttamente sul sedere, poteva anche aspettarselo.
Kenma nascose una risata dietro la mano, poi si avviò al campo –Dai muoviti, stiamo iniziando.
E fu così che si posizionarono le due squadre, con i due biondi tinti da un lato contro Hanamaki e Ushijima dall’altro.
Il primo a battere fu Hanamaki. Lanciò una palla perfetta a limite della linea del campo che costrinse Atsumu a gettarsi a terra per riceverla.
Si rialzò all’istante, giusto il tempo che impiegò Kenma ad alzargliela permettendogli di schiacciare.
Atsumu aveva già il sorriso in volto di chi sapeva di star per segnare il primo punto della giornata, quando vide Ushijima arrivargli davanti in un muro impossibile da evitare.
La palla si fermò con violenza sulle sue mani e cadde nel campo dei due biondi.
Kenma allungò il pugno per prenderla, ma la colpì di striscio e non riuscì comunque a salvarla.
Hanamaki e Ushijima si scambiarono il cinque con entrambe le mani mentre la folla esultava per il primo punto della giornata, un punto realizzato grazie a un muro potente.
Atsumu ringhiò, ogni cosa al di fuori della limitazione del campo completamente dimenticata.
Aveva il fuoco negli occhi mentre si girava verso Kenma e annunciava –Dobbiamo fargli il culo!
La partita andò avanti oltre i trenta punti. Il sudore gocciolava dal volto di Kenma, la sua coda si era sfaldata e alcune ciocche gli si erano appiccicate al volto. A un certo punto era anche caduto sulle ginocchia senza più fiato.
Ma era diventata ormai questione di principio vincere nonostante il sole e il caldo.
Con un ultimo sforzo furono proprio loro a portare la vittoria a casa quando stavano per raggiungere quasi i 40 punti, vinsero 39 a 37.
Quasi tutti avevano puntato sulla vittoria di Ushijima e rimasero abbastanza sconvolti del contrario. Infatti quando venne segnato quell’ultimo punto ci furono diversi secondi di silenzio tra il pubblico. Il tempo per capire cosa diavolo fosse appena successo, per poi esposedere in urla e applausi.
Kenma si gettò sulla sabbia come un morto, il primo a raggiungerlo fu ovviamente Kuro.
Il corvino aveva un sorriso bellissimo e soddisfatto in volto mentre lo prendeva tra le braccia –Sei stato eccezionale oggi. Se non fossi già innamorato di te, di sicuro mi avresti conquistato.
Kenma sbuffò una risata –Ma adesso non riesco più a muovermi.
-Ecco a cosa servo io- si alzò da terra portandoselo dietro –Vuoi andare a mare o alle docce?
-A mare. Voglio galleggiare fino a morire.
Mentre si allontanavano la risata di Kuro si diffuse per buona parte della spiaggia.
Atsumu si avvicinò invece a Sakusa con le braccia aperte –E tu non mi dici nulla?
La risposta di Sakusa fu una sincera smorfia di disgusto –Sei tutto sudato, non provare a toccarmi.
Poi gli diede le spalle e raggiunse il campo per giocare la sua partita.
Come il giorno prima Daichi e Akaashi mostrarono nuovamente di essere una squadra ben equilibrata e completa. Ma Tsukishima e Sakusa li batterono con un vantaggio di quattro punti.
Erano appena diventati la squadra preferita per la finale.
Non si dissero una parola neanche per quel giorno. Alla vittoria però si scambiarono a vicenda un cenno di rispetto che poteva essere definito un grande traguardo.
-Tsukki- chiamò Yamaguchi quando lo raggiunse dopo che venne fischiato il punto finale –Sai che potresti anche parlare con il tuo compagno di squadra?
Tsukishima rispose con un borbottio –Non ne vedo il motivo.
Il moro aveva appena aperto la bocca per elencargli tutti motivi validi, quando il più alto lo bloccò avvicinandosi al suo viso.
Non lo baciò, ma il volto di Yamaguchi andò comunque in fiamme.
Tsukishima prese il guinzaglio di Float tra le sue mani, poi disse piano –Tocca a te giocare.
-A-ah… sì!- balbettò l’altro in risposta e per tornare a concentrarsi si schiaffeggiò le mani sulle guance.
Tsukishima sorrise non visto.
Hinata e Kageyama avevano già iniziato a litigare nonostante fossero divisi dalla rete.
Il primo a intervenire fu Noya, corse contro il suo compagno di squadra, gli saltò sulla schiena e gli morse una spalla nuda con violenza.
-Smettila di litigare con il tuo ragazzo e concentrati sulla partita!- lo rimproverò poi.
Kageyama imprecò contro di lui per il dolore, ma alla fine decise di ascoltarlo.
Yamaguchi nel frattempo aveva raggiunto Hinata e gli aveva messo entrambe le mani sulle spalle per placarlo –Dai Shoyo, ci basta vincere per dimostrare il tuo punto.
Ma purtroppo, Nishinoya e Kageyama si rivelarono molto più forti rispetto a Hinata e Yamaguchi.
Nishinoya era talmente bravo nelle ricezioni che la squadra avversaria non riusciva proprio a fare punto.
E più perdevano punti e più Hinata si innervosiva, iniziando a fare un sacco di errori stupidi.
Quando persero si gettò in ginocchio lanciando un urlo frustato mentre si passava con rabbia le mani tra i capelli.
Yamaguchi gli si avvicinò per consolarlo ma il rosso non gli permise di dire nulla prima di urlare –Mi dispiace, ho fatto un sacco di errori idioti!
Yamaguchi gli sorrise –Non è un problema, davvero. Dispiace anche a me per non essere stato alla tua altezza.
Kageyama li raggiunse con un sorriso soddisfatto in volto.
-Te l’avevo detto che ero io il più forte.
Hinata lo fissò con uno sguardo furente, lo indicò infilzandogli il dito nel petto e gli urlò contro –Non voglio più vedere la tua stupida faccia!- infine corse via.
Kageyama sbuffò infastidito, poi prese la direzione opposta.
Nessuno si preoccupò troppo della loro litigata, erano ormai talmente abituati a quei due che era una situazione all’ordine del giorno.
Solo Oikawa, che si stava riscaldando, commentò distrattamente –Oh,Tobio-chan ha problemi in paradiso?
-Dovresti concentrarti sulla tua partita imminente- fece presente Iwaizumi.
Oikawa si girò offeso verso la nuova voce, con un tono risentito rispose –E a te che importa? Tanto neanche mi guardi.
Iwaizumi alzò un sopracciglio confuso –Scusami?
-Ieri hai preferito andare al bar che vedere la mia partita.
Iwaizumi strinse gli occhi –Pensi che non abbia visto la tua ultima alzata? Una veloce pulita e distaccata dalla rete quel tanto che bastava per permettere a Bokuto di segnare l’ultimo punto con un lungolinea che tutti gli spettatori hanno apprezzato?
Gli occhi di Oikawa si spalancarono sorpresi –Allora hai visto la mia partita!
-Certo che l’ho vista. Sono andato al bar dopo. Avendo perso non ero in vena di sentire come ti saresti vantato, sei sempre così fastidioso.
Oikawa non sapeva se esserne felice o offendersi. Decise che non aveva tempo per nessuna delle due cose, quindi si limitò a commentare –Iwa-chan, non perderti neanche questa partita allora!
Iwaizumi incrociò le braccia al petto rispondendo a tono –Tu fai in modo di renderla interessante.
Oikawa gli fece un occhiolino e si precipitò in campo.
Come la prima, anche questa fu abbastanza combattuta. Dovettero arrivare ai 27 punti per vincere, ma Tendo e Matsukawa furono infine battuti da Oikawa e Bokuto.
-Ah, dannazione- sospirò Tendo sconfitto mentre riprendeva fiato poggiando le sua mani sulle ginocchia –Volevo davvero provare una cosa a quattro.
Matsukawa lo guardò di sottecchi, poi commentò –Prova a proporlo a Makki quando è ubriaco, probabilmente avrai successo.
Andò via come se non avesse detto nulla di imbarazzante.
Tendo scoppiò a ridere, poi tornò nel suo gruppo di amici.
Bokuto invece, nonostante la vittoria, era entrato in modalità depressione.
Quelli che di solito tifavano di più per lui, ovvero Kuro e Hinata, non erano rimasti lì a vedere la partita.
Kuro perché aveva portato via Kenma e non erano ancora tornati, mentre Hinata era scappato dopo la litigata con Kageyama.
A risollevare il suo morale fu Akaashi, aveva il suo solito sguardo serio quando lo raggiunse.
Disse una semplice frase –Bokuto tu… vincerai.
E la disse con una tale serietà, credendoci veramente in quelle parole, che Bokuto perse un battito.
Si riprese abbastanza in fretta, alzò entrambe le braccia al cielo urlando il suo solito “EHY EHY EHY”, per poi mettere un braccio intorno alle spalle del ragazzo e trascinarlo in direzione del chiosco con la scusa che “una vittoria si deve sempre festeggiare”.

Chapter 22: 21. Quella volta che il quartetto passò la notte in spiaggia

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Atsumu e Sakusa avevano passato la serata in pizzeria e solo dopo le undici di sera passate i due ragazzi stavano tornando a casa chiacchierando del più e del meno.
-Quindi, andiamo da mio cugino sabato prossimo?- stava chiedendo Sakusa.
Atsumu annuì in risposta –Possiamo prendere la mia macchina.
-Preferirei andare con la mia- rispose subito il corvino.
Atsumu mise il broncio –Non è colpa mia se nonno ci ha lasciato il suo vecchio pandino.
-Con il motore che ogni due su tre ti lascia a piedi.
-È successo solo una volta!
Sakusa lo fissò impassibile limitandosi ad alzare un sopracciglio.
-Okay- si corresse Atsumu –forse due.
Il sopracciglio dell’altro si fece più alto.
Il biondo dovette cedere –E va bene, prendiamo la tua macchina!
Sakusa sembrava molto soddisfatto della propria vittoria.
Nel frattempo erano arrivati a casa. Atsumu aveva preso le chiavi dalla tasca e ne aveva messa una a colpo sicuro dentro la serratura, ma questa non era entrata del tutto.
Il biondo corrugò la fronte e cercò di forzarla, ma qualcosa da dentro la bloccava.
-Forse hai preso la chiave sbagliata- fece presente Sakusa.
-So riconoscere la chiave di casa mia- rispose piccato l’altro cercando ancora di entrare.
Qualche minuto dopo, passando per imprecazioni urlate e chiamate andate a vuoto al numero del gemello, Osamu si fece vivo aprendo la finestra al piano di sopra.
-Sta la mia chiave nella serratura all’interno, non riuscirai ad entrare.
Atsumu alzò lo sguardo arrabbiato verso di lui –E scendi ad aprirmi, coglione!
-No. Mi serve casa libera per qualche altra ora, ci stiamo divertendo qui. Per quanto sarebbe interessante fare una cosa a tre, di sicuro non voglio quella faccia di cazzo di mio fratello. Sakusa è pure carino, ma rispetto la sua fobia e neanche glielo domando, quindi niente da fare.
Atsumu era rimasto senza parole, si riprese abbastanza in fretta urlando isterico –Mi stai lasciando fuori di casa per una scopata!? E non dirmi che sei con quel coglione!
Osamu si limitò a fare un sorrisetto, uno di quelli che erano soliti essere sempre presenti sul volto di Atsumu.
-Esattamente- rispose tranquillo prima di richiudere la finestra alle sue spalle, evitando così che altra aria fresca proveniente dal condizionatore si disperdesse fuori.
Atsumu stava per urlargli contro ancora più forte, quando Sakusa lo bloccò mettendogli una mano sulla spalla.
-Lascialo stare. Se lo merita dopo averti sopportato per una vita intera.
Atsumu si portò una mano al cuore –Mi offendi, Omi.
-Sopravvivrai- rispose il corvino per nulla pentito.
Raggiunse il lavandino di fuori e si lavò le mani aspettando che Atsumu facesse lo stesso.
Quando Sakusa sembrò soddisfatto raggiunse il bucato che avevano steso quella mattina e prese tre teli mare ormai asciutti –Andiamo in spiaggia?
L’altro si illuminò, dimenticandosi completamente di suo fratello. Divenne ancora più felice quando vide Sakusa togliersi la mascherina e riporla con cura in tasca. Per poi allungare una mano e intrecciare le loro dita.
Mentre si avviarono in spiaggia fu sempre lui a domandare –Allora? Cos’è successo con Suna?
Atsumu si incupì leggermente. Perse qualche secondo a rincorrere pensieri lontani per poi raccontare –Lui e mio fratello avevano una storia al liceo. In realtà non so neanche se si può definire una vera storia. Lo tenevano nascosto e l’ho scoperto solo perché li ho beccati una sera a scopare. Ho detto a ‘Samu che avevo tutto il diritto di sapere se si era fidanzato e lui mi ha risposto che non era nulla del genere, che si stavano solo divertendo. Non ho più visto o saputo nulla, per quanto ne sapevo avevano anche smesso di vedersi già da tempo. Fino a quando, due anni fa, Osamu ha sofferto tantissimo. Non mi ha mai voluto dire il motivo della sua tristezza ma sono sicuro che Suna abbia troncato qualsiasi cosa avessero. Sono certo che ‘Samu sia ancora innamorato di lui e non permetterò a Sunarin di spezzargli di nuovo il cuore.
Sakusa meditò in silenzio tutte quelle informazioni, poi commentò –Se è stato Suna a riavvicinare Osamu, forse adesso gli importa davvero.
Atsumu gli strinse la mano e non rispose. C’erano troppi “se” da dover prendere in considerazione e non era comunque un problema che voleva sistemare in quel momento.
Raggiunsero la spiaggia pensando di trovarla buia, silenziosa e deserta. C’erano però due ragazzi che avevano fatto un fortino di teli e borse, avevano delle torce accese e stavano facendo baccano mentre guardavano qualcosa dal cellulare di uno dei due.
Erano Hinata e Bokuto. Atsumu si avvicinò loro prima che Sakusa potesse suggerire di allontanarsi senza farsi vedere, così il corvino fu costretto a seguirlo con una smorfia al viso.
-UN MOSTRO!- urlò Hinata vedendo la figura di Atsumu avvicinarsi.
Bokuto urlò a sua volta. Era una scena talmente ridicola che anche Sakusa nascose un principio di sorriso, poi i due ragazzi si resero conto di aver davanti altri due esseri umani e Bokuto fu il primo a parlare –Idiota, sono solo due persone!
-Anche tu ti sei spaventato!- rispose piccato Hinata.
-Tu mi hai spaventato!- fece presente Bokuto.
E fortunatamente la discussione finì li.
Atsumu si sedette sul loro fortino di teli senza neanche chiedere il permesso, poi domandò –Che ci fate qui in piena notte?
-E voi?- chiese con sospetto Hinata –Continui a seguirmi perché ci stai provando con me?
Atsumu scoppiò a ridere talmente forte che non si accorse della smorfia infastidita che passò sul volto di Sakusa, quando si riprese esclamò –No, no! Mio fratello ci ha solo chiuso fuori di casa perché doveva scopare.
Hinata arrossì a quella parola così diretta, ma si riprese subito e spiegò a sua volta –Oggi ho perso al torneo contro il mio ragazzo, quindi non avevo nessuna intenzione di passare la notte da lui. Mi sono fatto ospitare da Kenma ma dopo un’ora è uscito fuori di testa perché diceva che facevamo troppo casino e ci ha buttati entrambi fuori di casa, quindi eccoci qui.
Bokuto stava annuendo e sorridendo per nulla pentito di quel comportamento.
Atsumu annuì, poi si sporse verso il loro telefono –Che guardavate?
-Oh- Hinata si illuminò –lo streaming delle partite di pallavolo in Europa che si stanno svolgendo in questo momento, ti interessa?
E così passarono più di un’ora e mezza tutti e tre a commentare e tifare per le diverse squadre che neanche conoscevano.
Anche Sakusa si interessò e di tanto in tanto aggiungeva qualche commento o, più frequentemente, correggeva quello che diceva Atsumu.
Quando le partite finirono e il telefono che stavano utilizzando si scaricò completamente, Hinata ebbe la brillante idea di proporre di fare un bagno notturno.
Neanche il tempo di finire la frase che Bokuto era già in mutande pronto a seguirlo.
Atsumu rabbrividì al solo pensiero. Aveva già freddo nel farsi il bagno di giorno, figurarsi di notte. A Sakusa neanche chiesero, sapevano già la sua risposta.
Così i due esaltati corsero in acqua mentre la coppia rimase sui loro teli.
O per lo meno, solo Sakusa era seduto a gambe incrociate sul proprio telo mentre Atsumu si era ormai appropriato di quello degli altri, non che sembrava importare a qualcuno.
Fu Kiyoomi il primo a rompere il silenzio tra di loro, non che fosse un vero e proprio silenzio considerando che gli schiamazzi e le urla dei due ragazzi in acqua erano più che udibili.
-Quindi… anche domani passerai la notte in spiaggia?
Atsumu corrugò la fronte spostando lo sguardo su di lui –Perché dovrei?
-Magari, come Hinata, non vorrai stare in casa con me quando ti avrò battuto al torneo.
Atsumu fece un sorrisetto –Non sono sicuro che riuscirai a battermi- lo prese in giro, poi più serio continuò –In ogni caso sarei felice di perdere contro di te. Conosco bene le doti del mio ragazzo, quindi meglio tu che altri.
Sakusa assottigliò la bocca in una linea retta, il suo sguardo era indecifrabile –Ah, quindi qualche volta te lo ricordi che sei il mio ragazzo.
Atsumu spalancò gli occhi non aspettandosi quella risposta, soprattutto non con quel timbro di voce.
-Che vuoi dire?- chiese con una leggera preoccupazione nella voce.
Sakusa sbuffò stendendosi sul telo e mettendosi un braccio sugli occhi –Lascia stare.
Atsumu si infuriò –No che non lascio stare!- rispose piccato.
Ma la loro conversazione venne interrotta dai due ragazzi che tornavano indietro veloci, le braccia intorno al corpo a cercare di trattenere del calore corporeo prima di afferrare dei teli per asciugarsi.
Distrattamente Atsumu sentì che stavano discutendo se qualcosa gli avesse morso le gambe, voleva continuare quella conversazione con Kiyoomi ma non gli sembrava il caso davanti a Hinata e Bokuto.
La notte andò avanti con l’alternarsi di giochi stupidi e chiacchiere, sembrava quasi che si conoscessero da una vita e passassero sempre la serata tutti insieme.
A un certo punto Hinata convinse pure Sakusa a unirsi nel loro grande telo, gli aveva pulito tutta una porzione con serietà e devozione e il corvino non se la sentì di rifiutare.
Finirono per guardare le stelle.
Tutto iniziò da Bokuto che commentò –Guarda Hinata, quella è la stella polare!
Mentre Sakusa lo correggeva –In realtà quella è Venere.
Hinata lo guardò con gli occhi luminosi –Tu conosci le costellazioni? Fammene vedere qualcuna!
Kiyoomi sembrò imbarazzato. Ma scoprì ben presto che nessuno poteva mai sfuggire alle richieste di Shoyou, soprattutto se chiedeva in modo così carino, quindi finì per accontentarlo.
Gli mostro diverse costellazioni più che visibili proprio in quel periodo dell’anno e gli disse il nome delle stelle principali.
-E vedi?- aveva il braccio puntato verso l’alto –Le tre stelle più luminose di quelle precedenti tre costellazioni che ti ho detto, formano il triangolo estivo. Si chiama così perché quando lo hai esattamente sopra la testa significa che è estate.
Hinata era super esaltato –Infatti siamo in estate!- disse tutto felice come se avesse scoperto qualcosa di sensazionale.
-Bè sì, è quello il punto.
Dopo quella frase ci fu silenzio per diverso tempo, erano le tre di notte e Sakusa fu il primo ad addormentarsi.
Hinata e Bokuto stavano ancora contemplando le stelle, quando quest’ultimo disse –Ho bisogno di zuccheri, vado alle macchinette.
Anche Hinata sembrava sul punto di addormentarsi, ma sentendo quella frase si svegliò all’istante alzandosi ancora prima di chi l’aveva proposto –Vengo con te!
Fortunatamente aveva notato Sakusa addormentato, quindi parlò con un timbro di voce più basso del solito. Fissò Atsumu che si era messo seduto e gli chiese –Vuoi qualcosa?
Il biondo tinto scosse la testa, poi ci ripensò –Se c’è una bottiglietta d’acqua, per favore.
I due ragazzi presero nota, poi si avviarono verso la loro meta.
Atsumu, rimasto solo, aveva portato lo sguardo verso il suo ragazzo mordendosi un labbro.
-Ehy, Omi?- chiamò piano per capire se stesse dormendo profondamente o meno.
Il corvino si limitò a increspare le sopracciglia infastidito, girarsi verso la voce e appoggiarsi alla sua gamba, trovando un nuovo cuscino più comodo.
Sempre nel sonno sospirò soddisfatto e tornò a dormire ancora più profondamente mentre la sua fronte tornava liscia e tranquilla.
Atsumu sorrise nel vedere quella scena e senza pensarci troppo allungò una mano per passarla in mezzo a quei ricci che tanto amava ma che troppo spesso gli venivano negati.
E, proprio in quell’istante, si rese conto di voler vivere così per sempre.
Quando Hinata e Bokuto tornarono avevano tanta di quella roba che Atsumu stentava a credere che alle macchinette fosse rimasto qualcosa.
Atsumu e Sakusa in realtà sarebbero già potuti tornare indietro, ma rimasero a parlare fino all’alba. Momento in cui Sakusa si svegliò richiamato da Hinata con la frase “non puoi di certo perderti questo spettacolo”, il più piccolo inoltre li convinse addirittura a fare una foto tutti insieme.
Quando, infine, ognuno si diresse verso la propria casa si resero conto di aver avuto una prima impressione degli altri che si era rivelata completamente diversa da come erano in realtà.
Quella notte nacque un legame tra quelle quattro persone. Un legame che, probabilmente, sarebbe andato oltre la semplice vacanza estiva.

Chapter 23: 22. Quella volta delle semifinali

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Nonostante quel giorno si sarebbero giocate solo due partite del torneo, c’era molta più gente dei giorni precedenti.
Sia perché era sabato, sia perché quelle partite tra “mostri” avevano attirato sempre più persone.
Le semifinali le volevano vedere tutti, inoltre sarebbe stato ancora più esaltante considerando che avrebbero giocato alla meglio dei tre set.
Nella prima partita si sarebbero scontrati Atsumu e Kenma contro Sakusa e Tsukishima.
-Oi- Kenma chiamò Atsumu avvicinandosi a lui –Voglio che tu sappia che ce la metterò tutta nonostante sia abbastanza certo che non possiamo vincerla.
Atsumu alzò un sopracciglio –Perché dici così?
Kenma alzò le spalle –Non sono mai stato molto portato nella resistenza su un campo normale e al coperto, quindi non riuscirò a fare tre set nel pieno delle mie forze sulla spiaggia e sotto il sole. Inoltre, quei due sono tipo un miracolo insieme.
Mentre parlava spostò lo sguardo sugli avversari, era la terza giornata e solo in quel momento Tsukishima e Sakusa avevano deciso di scambiare qualche parola. Erano troppo lontani per sentire cosa stessero dicendo ma si capiva dalle loro espressioni concentrate e dai brevi gesti che stavano facendo con le mani che stessero parlando di tattiche e strategie.
-Il ragazzo riccio è tuo amico, no?- continuò Kenma –Dovresti conoscere e giudicare meglio di me la sua bravura.
Atsumu aveva lo sguardo puntato su Sakusa mentre rispondeva –Sì, è talmente bravo che sarà uno dei nostri avversari peggiori- passò qualche secondo prima che aggiungesse –Comunque è il mio ragazzo, non un mio amico.
Kenma lo fissò sorpreso, un sopracciglio alzato e un’espressione scettica. Si limitò ad alzare le spalle e commentare con un distratto –Non si notava- prima di tornare da Kuro per farsi attaccare i capelli come il giorno prima.
Atsumu rimase colpito da quella frase, qualcosa di pesante gli si bloccò nello stomaco mentre le cose che gli aveva detto Hinata la notte prima tornarono a vorticargli nel cervello.
 
Hinata stava mangiando il suo terzo pacco di caramelle da quando erano tornati dalle macchinette.
Atsumu aveva pensato di dirgli che probabilmente gli avrebbe fatto male mangiare tutto quello zucchero, ma si rese conto che il rosso era abbastanza grande da poter prendere da solo determinate decisioni.
Aveva appena riportato lo sguardo su Sakusa, che continuava a dormire con tranquillità su di lui, quando Shoyo chiese –Ma quindi… Non ci stavi davvero provando con me l’altra sera, vero?
Atsumu corrugò la fronte –Ovvio che no… non l’avevi capito?
Hinata arrossì –Beh no, da cosa avrei dovuto capirlo?- sorrise quasi isterico –Che sollievo, non avrei saputo come comportarmi!
-E adesso come l’hai capito?- chiese il biondo, continuando a non capire dove fosse la differenza.
Hinata si limitò a indicare, con la mano piena di caramelle, Sakusa su di lui –State insieme, no?
Atsumu annuì lentamente, la frase che Kiyoomi aveva detto qualche ora prima era tornata a ruotargli in testa.
Bokuto si intromise nella conversazione –Se state insieme, perché ci provi con altre persone?
Atsumu sbatté le palpebre confuso, non si aspettava di certo di dover fare una conversazione del genere in piena notte, in spiaggia e proprio con quei due.
-Ma è per scherzo! Non è che voglio davvero provarci con altre persone, è un gioco!
Hinata era confuso, era un argomento che proprio non riusciva a comprendere.
Bokuto continuò –E a lui non dà fastidio?
-Dovrebbe?- probabilmente era  la domanda più stupida che fosse mai uscita dalla sua bocca.
Non ci aveva mai riflettuto più di tanto.
Aveva sempre fatto così e quando si era messo con Sakusa le cose non erano cambiate. Il corvino non gli aveva mai detto nulla, quindi Atsumu non si era mai posto neanche il problema.
Hinata alzò le spalle –A me darebbe fastidio se Kageyama ci provasse con qualcun altro, anche se solo per scherzo. Mi sentirei come se non fossi abbastanza, come se fosse alla ricerca di qualcosa che io non posso dargli. Inoltre, mi darebbe fastidio che quelle persone potessero pensare di avere anche una minima possibilità con quello che è il mio ragazzo, capisci?
Atsumu rimase senza parole, tutte quelle nuove informazioni che gli vorticavano nel cervello.
Hinata interpretò male quella reazione e si sentì in imbarazzo per essersi intromesso in qualcosa di così privato con quello che era quasi un perfetto sconosciuto, balbettò portando le mani avanti –S…scusa, ovviamente le relazioni sono tutte diverse e non sono nessuno per dirvi come comportarvi, quindi ignora tutto quello che ho detto!
Ma Atsumu non stava più ascoltando, anche quando la conversazione si spostò su Bokuto e su come stesse andando la sua strana storia con Akaashi.
 
-Idiota- Sakusa lo riportò alla realtà –a che diavolo stai pensando? La partita sta per iniziare.
-Omi…
-Non c’è tempo per i discorsi su dove si è cacciato tuo fratello, inizia a riscaldarti che non voglio vincere solo perché ti sei preso uno strappo muscolare durante una ricezione.
Atsumu si morse il labbro tenendosi dentro tutto quello che avrebbe voluto dire, annuì e fece come gli era stato detto.
Come al solito le previsioni di Kenma si rivelarono corrette.
Avevano vinto il primo set con ben tre punti di vantaggio, ma negli altri due Sakusa e Tsukishima li batterono senza problemi.
Avevano avuto solo bisogno di capire il gioco di squadra degli avversari e comprendere tutte le strategie di Kenma.
Dall’altra parte, il biondo più basso ce l’aveva messa tutta e si era impegnato come solo poche volte aveva fatto nella sua vita, ma nonostante tutti i loro sforzi non erano arrivati comunque alla vittoria.
Nell’ultimo set Kenma era talmente stanco che era caduto a terra ed era quasi svenuto. Aveva però affermato di potercela fare e che gli bastava prendere un attimo di respiro e un po' d’acqua.
Kuro lo conosceva talmente bene che era già preparato a bordo campo con bottigliette fredde e bevande proteiche.
Quando la partita finì gli applausi e le congratulazioni non erano solo per la squadra che era appena passata alle finali ma per entrambe. Avevano appena giocato una delle più belle ed emozionanti partite del torneo.
Sakusa aveva addirittura battuto il cinque al suo compagno di squadra e Atsumu lo stava guardando con un sorriso davvero felice.
Stava per raggiungerlo e congratularsi come si deve, quando venne fermato dal suo fan club di ragazze che, a quanto pare, era diventato molto più numeroso.
Le ragazze avevano i volti tristi e stavano tutte commentando il fatto che fosse ingiusto che lui avesse perso, con diversi commenti cattivi verso l’altra squadra.
Il sorriso sul volto del biondo scomparve, con voce fredda e piccata rispose –L’altra squadra meritava di vincere perché erano più forti insieme. Ma posso capire che per voi scrofe è difficile comprendere la bravura e le tattiche di gioco fermandovi solo all’apparenza dei giocatori. E adesso scusatemi.
Andò via senza neanche degnarle di uno sguardo, completamente disinteressato a quello che le sue parole avevano fatto.
-Kiyoomi- lo chiamò poi con urgenza.
Il ragazzo in questione si girò sorpreso, era talmente raro che Atsumu usasse il suo nome completo da farlo quasi preoccupare.
Non riuscì a domandare nulla, perché in un attimo sentì il braccio sudato del suo ragazzo avvolgergli la vita per spingerselo contro e baciarlo a fondo.
Atsumu rispettava sempre la fobia di Sakusa, prendeva tutte le precauzioni possibili e si lavava sempre a fondo prima di iniziare un qualsiasi contatto fisico. Ma il biondo era anche una persona che agiva d’istinto e in quel momento aveva un estremo bisogno di toccarlo e baciarlo che tutto il resto passò in secondo piano.
Sakusa rimase immobile per i primi secondi cercando di capire cosa stesse succedendo, poi rispose al bacio e infine lo scostò prendendogli il viso con entrambe le mani.
-Qual è il problema?- chiese a bassa voce mentre scrutava gli occhi scuri dell’altro, alla ricerca di quello che lo stava tormentando.
Atsumu fece un mugolio abbracciandolo, il volto nascosto contro il suo collo mentre borbottava –Lo sai che amo solo te, vero?
La faccia di Sakusa andò a fuoco all’istante.
-E mi dispiace se ti faccio credere che non sia così, se faccio l’idiota in giro. Ma ci sei solo tu.
Il respiro di Sakusa era spezzato, tutto il sangue del suo corpo ormai era confluito al viso e aveva le mani che gli tremavano chiuse in due pugni dietro la schiena del biondo.
-Atsumu- rispose quando decise che era tornato abbastanza in sé per non balbettare –ti amo anche io, ma…
Il biondo sussultò a quel “ma” e cercò subito il suo sguardo con ansia.
-Ma- continuò –ho davvero bisogno di continuare questa conversazione in un posto privato dopo che entrambi ci saremo fatti una doccia. Soprattutto ho bisogno della doccia. Perché sono a pochissimo dall’avere una crisi di nervi.
Atsumu rise, gli diede un veloce bacio in guancia e si staccò solo per prenderlo per mano e correre verso casa.
Mentre loro andavano via la seconda partita della giornata tardava a iniziare perché Kageyama non si vedeva da nessuna parte.
Bokuto stava provando a chiamare Hinata per sapere se sapeva qualcosa ma il cellulare squillava a vuoto, esattamente come quello di Kageyama alle innumerevoli chiamate di Nishinoya.
L’ex libero era furente e frustato, stava lanciando maledizioni contro il suo compagno di squadra mentre Tanaka cercava di calmarlo.
Anche Oikawa era annoiato della cosa, un broncio sul volto mentre si lamentava con i suoi due coinquilini –Non voglio vincere contro il mio allievo a tavolino, voglio stracciarlo, vedere il suo volto sofferente e fargli capire che non potrà mai nulla contro di me!
Matsukawa alzò gli occhi al cielo, Hanamaki rispose –Sei senza cuore.
-Non che questa sia una novità- fece presente Iwaizumi, raggiungendoli proprio in quel momento.
Oikawa stava per rispondere a tono, quando la voce di Kageyama li interruppe.
Stava correndo verso di loro mentre senza fiato urlava –Eccomi! Eccomi!
Ukai lo fissò con le braccia incrociate –Che ti è successo?
Kageyama era piegato su se stesso mentre riprendeva fiato e rispondeva –Hinata ha avuto un’intossicazione alimentare per non so cosa si è rimpinzato ieri notte. Mi sono dovuto occupare di lui e ho perso la cognizione del tempo.
Oikawa fece una faccia schifata, Bokuto soffocò con la sua stessa saliva perché sapeva cosa aveva portato Hinata all’intossicazione alimentare.
-Su, su- iniziò a dire –l’importante è che tu adesso sia qui, possiamo finalmente iniziare!
E così l’ultima semifinale ebbe inizio.
Erano stati i preferiti fin dall’inizio e anche questa volta vinsero Oikawa e Bokuto raggiungendo per primi i 25 punti nei primi due set, quindi senza il bisogno di giocare anche il terzo.
Non che Kageyama e Noya non fossero bravi, ma insieme Oikawa e Bokuto riuscivano a dare molto di più.
Quella che adesso tutti stavano aspettando con trepidazione era però la finale.

Chapter 24: 23. Quella volta del doppio festeggiamento

Chapter Text

-Ehy Tsukki- Yamaguchi lo chiamò con un sorriso in volto quando lo sentì scendere le scale –buongiorno!
Erano le nove del mattino e il più basso stava controllando che la crostata in forno non bruciasse.
-‘giorno- rispose il biondo mentre si stropicciava gli occhi ancora privi di occhiali.
-Hai cucinato?- domandò poi, sentendo l’odore nell’aria.
Yamaguchi annuì eccitato –Ho fatto la crostata alle fragole per colazione, fra qualche minuto dovrebbe essere pronta.
-Ma a che ora ti sei svegliato per farla?
Yamaguchi sventolò una mano in aria come se non fosse importante –Non avevo troppo sonno e volevo fartela per festeggiare il tuo arrivo alla finale del torneo!
Probabilmente era Tadashi quello più eccitato tra i due, non che fosse davvero importante in quel momento.
Tsukishima lo raggiunse, alzò una mano per passarla tra i suoi capelli scuri mentre mormorava piano –Dio, sei fantastico.
Yamaguchi divenne talmente rosso da nascondere completamente tutte le sue lentiggini.
La sua unica risposta fu aggrapparsi al tessuto dei pantaloncini del biondo e spingersi in avanti per baciarlo.
Riuscirono solo a sfiorarsi le labbra prima che le voci di Kuro e Bokuto chiamassero a gran voce –Tsukishima? Cos’è questo buon odore?
Si sentì anche il rumore del cancelletto esterno che veniva aperto e i passi dei due ragazzi che entravano senza farsi problemi.
Il volto di Tsukishima era talmente infastidito da avere diverse rughe che lo percorrevano.
Si staccò dal suo ragazzo, si mise gli occhiali e si avviò in giardino per urlare contro la coppia che era entrata senza permesso. I due si erano già accomodati nel tavolo esterno e stavano giocando con Float.
-Bè?- domandò infine Kuro, completamente sordo ai rimproveri dell’altro –Cosa ha preparato di buono Yamaguchi questa volta?
 
Quel pomeriggio, quando si diressero in spiaggia per la finale del torneo, Kuro e Bokuto avevano due lividi in fronte abbastanza sospetti, ma quando qualcuno chiedeva cosa fosse successo non solo la versione cambiava di volta in volta, ma i particolari assurdi erano sempre più presenti.
Kenma, seduto sotto l’ombrellone e con un cappello in testa, commentò distrattamente ad Akaashi –Pagherei oro per avere il video di Tsukishima che li prende a colpi di vassoio.
Akaashi annuì totalmente d’accordo.
Il campo lo stavano montando in quel momento Hinata, Tanaka, Ushijima e Suga e la gente stava prendendo postazione.
Oikawa stava cercando la concentrazione, era seduto a occhi chiusi mentre regolava la sua respirazione. Tutti i suoi tentativi fallirono quando spalancò gli occhi ricordandosi di una cosa.
-Iwa-chan!- urlò praticamente sconvolto.
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo, non ricordava di aver firmato qualche documeto per essere il suo babysitter –Cosa?- domandò poi quasi con esasperazione.
-Ero talmente preso dal torneo che mi sono dimenticato di organizzare una festa per il mio compleanno!- Iwaizumi alzò un sopracciglio infastidito, Oikawa continuò con più enfasi –è domani! Domani è il 20 Luglio!
La risposta arrivò sottoforma di risata da parte di Hanamaki –Abbiamo organizzato noi. Cioè in realtà si devono ancora andare a comprare tutte le cose da mangiare e da bere, ma abbiamo già sparso la voce che domani ci sarà una grande festa a casa nostra per il tuo compleanno.
Gli occhi di Oikawa si illuminarono, poi corse ad abbracciarlo –Voi sì che siete dei veri amici!
Matsukawa intervenne –Ah bè, finché paghi tu possiamo organizzare tutte le feste che vuoi.
Mentre loro parlavano in spiaggia arrivarono i gemelli Miya e Sakusa. Atsumu aveva uno sguardo fiero e soddisfatto, come se fosse lui quello pronto a giocare la finale. Sakusa sembrava più scontroso del solito, in realtà era semplicemente imbarazzato mentre cercava inutilmente di nascondere il vistoso succhiotto presente sul suo collo.
Tsukishima si stava avvicinando al suo compagno di squadra per mettere a punto le ultime idee e tattiche, quando sentì l’urlo di Yamaguchi che veniva trascinato sulla sabbia da Float, la quale era stata istigata da Kuro a rincorrerlo per giocare con la palla.
L’occhio del biondo iniziò ad avere un tic nervoso. La poca tolleranza che di norma aveva verso Bokuto e Kuro l’aveva già persa da diverse ore. Dovette dunque cambiare direzione e andare a salvare il suo ragazzo. Fortunatamente la partita sarebbe iniziata a breve e si sarebbe potuto sfogare schiacciando direttamente sulla faccia di Bokuto.
Parlando di quest’ultimo ragazzo era in acqua a farsi un bagno per, come aveva poco prima annunciato, “riprendere tutta la concentrazione”. Peccato che, quando sarebbe iniziata la partita, alla prima ricezione di tuffo sulla sabbia sarebbe diventato una cotoletta impanata.
Erano quasi le sette quando la rete fu sistemata in modo perfetto, l’altezza giusta e i tiranti ben insabbiati.
Era il giorno con più folla. C’era molta gente che veniva anche dai villaggi vicini via spiaggia per assistere a quel torneo.
Molti stavano già urlando i nomi dei singoli ragazzi avendo deciso grazie ai giorni passati per chi tifare.
Questo ampliò enormemente l’ego di Bokuto e Oikawa che sembravano più gasati dal loro tifo piuttosto che dalla partita imminente, mentre fece storcere le bocche a Tsukishima e Sakusa, entrambi infastiditi da quel chiasso e dalla gente in generale.
Presero la palla e iniziarono dei palleggi di prova tra di loro per riscaldarsi. Qualche minuto dopo Ukai batté le mani e annunciò l’inizio dell’ultima partita. Fischiò e Sakusa batté la prima palla.
 
Quella sera si trovarono tutti al solito e unico bar per festeggiare.
Nonostante fosse un luogo molto ampio con persone di tutto il villaggio, l’argomento principale per tutti i vari gruppi di adulti, ragazzi e bambini era la partita di quel pomeriggio.
-E poi quando l’hai ricevuta lanciandoti sulla linea? E ti sei alzato subito e BAM! L’hai schiacciata sul muro di Tsukki facendola comunque cadere dentro!- Hinata stava ripercorrendo praticamente tutta la partita insieme Bokuto –O quando Oikawa ti ha fatto quell’alzata disperata praticamente attaccata alla rete ma tu SBEM, hai fatto una diagonale perfetta!
Kenma e Akaashi li raggiunsero, il corvino commentò –Perché stai nuovamente facendo la telecronaca della partita se eravamo tutti lì?
Bokuto lo bloccò –Lascia fare ‘Kashi, adoro essere lodato.
Kenma si intromise –Anche Sakusa e Tsukishima hanno fatto delle azioni molto belle. Tipo quando Sakusa ha fatto un Ace come primo punto nel primo set.
Akaashi annuì e continuò –O quando Tsukishima è riuscito a murare la parallela di Bokuto all’ultimo secondo, muovendo il braccio dopo averlo previsto.
-O quando…
Kenma venne interrotto da Bokuto che quasi urlò isterico –Non mi piace più questa telecronaca! E comunque non importa, perché alla fine abbiamo vinto noi!
Poi alzò la voce e si rivolse un po' a tutti –EHY EHY EHY, chi è il migliore!?
Non ricevette tutte le risposte esaltate che si aspettava ma non ebbe neppure un silenzio imbarazzante, quindi si poteva definire una vittoria.
Sentendo il suo urlo, a pochi tavolini di distanza, Atsumu fissò il suo ragazzo è commento –Non fare quella faccia incazzata Omi, avete perso con eleganza e per me rimarrai sempre il più forte.
-Solo perché ti ho battuto- rispose annoiato il ragazzo –e comunque non sono incazzato, questa è solo la mia faccia.
Atsumu soffocò una risata, non che avesse tutti i torti.
-Che ore sono?- chiese poi il corvino.
Atsumu fissò il suo orologio –quasi mezzanotte, perché?
Sakusa prese l’ultimo sorso della sua birra –Voglio andare a casa a dormire, sono stanco dopo la partita e la notte quasi insonne di ieri.
Atsumu sentì del calore nel suo stomaco a sentire Kiyoomi parlare della notte precedente, gli venne voglia di tornare a casa per ripetere ogni cosa.
-Allora andiamo, che stiamo aspettando?- disse quasi con urgenza.
Sakusa gli lanciò uno sguardo annoiato –Ti ricordo che stiamo aspettando la mezzanotte per Oikawa, idiota.
Atsumu sbuffò mettendo il broncio, tutti i suoi piani andati in fumo.
Si girò infastidito a cercare con lo sguardo gli amici di Oikawa per capire quanto tempo ancora dovessero metterci.
Matsukawa e Hanamaki erano esattamente davanti al bancone del bar e stavano parlando con Kiyoko per farle finire di preparare la torta di nascosto.
Matsukawa lanciò uno sguardo al suo orologio da polso, mancavano meno di dieci minuti alla mezzanotte -Okay, adesso dobbiamo solo distrarlo.
Il suo ragazzo rispose all’istante –Solo Iwaizumi può farlo.
E così il corvino venne chiamato per spiegargli velocemente cosa avrebbe dovuto fare, Iwaizumi protestò –Perché io!?
-Perché sei l’unico che ascolta- rispose Makki con il tono di chi sta spiegando una cosa ovvia a un bambino, poi lo spinse per spronarlo a fare il suo dovere.
Iwaizumi mise le mani in tasca e borbottò infastidito mentre si avvicinava al ragazzo in questione che stava scherzando con Kunimi e Kindaichi.
-Oi Shittykawa- lo chiamò –possiamo parlare un attimo?
Oikawa fu sorpreso da quella richiesta ma annuì all’istante e seguì il moro lontano dal gruppo.
Iwaizumi si posizionò contro il muretto e mise Oikawa esattamente davanti a lui. In modo che lui stesso potesse controllare il gruppo che si era avviato a sistemare un tavolo per la torta mentre Tooru poteva solo vedere la spiaggia e il mare buio.
Oikawa era in attesa, Iwaizumi si rese conto di non avere nulla da dirgli.
-Ecco… vedi…- prese tempo –Io penso che…
Si guardò intorno cercando di trovare un qualsiasi spunto, notò Ushijima e gli venne in mentre la frase peggiore che potesse pensare, ma ormai la sua bocca l’aveva già pronunciata.
-Saresti dovuto andare allo Shiratorizawa.
Diverse espressioni passarono sul volto del castano. Prima la confusione, poi lo shock di chi comprendeva davvero cosa volesse dire quella frase e infine la delusione.
Ma il tempo che si prese mentre tutte e tre le emozioni si susseguivano sul suo viso erano tutto ciò di cui Iwaizumi aveva bisogno.
La voce di Oikawa era bassa e delusa mentre chiedeva –Perché pensi che…
Mattsun fece segno a Iwaizumi, attraverso il pollice in su, che erano pronti e il ragazzo lo interruppe –Ti sto solo prendendo in giro, avevo bisogno di distrarti.
Vide il sollievo distendere il volto di Oikawa che subito gonfiò le guance ed era pronto a esplodere in diversi rimproveri, ma fu nuovamente interrotto da Iwaizumi che lo afferrò per le spalle e lo girò sul posto.
Dei coriandoli vennero sparati in aria, così come il tappo di uno champagne che veniva aperto.
Un coro di “Buon Compleanno!” risuonò allo scoccare della mezzanotte mentre una torta con le candeline accese si trovava esattamente al centro del tavolo.
Iwaizumi gli diede una pacca sulla schiena per convincerlo ad avvicinarsi, mentre gli passava accanto sussurrò –goditi il tuo doppio festeggiamento.
E l’unica risposta di Oikawa a tutto quello furono degli occhi lucidi.

Chapter 25: 24. Quella volta del compleanno di Oikawa (parte1)

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

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-Ascoltatemi un attimo!- Hanamaki richiamò l’attenzione prendendo il microfono che diversa gente a turni stava usando per il karaoke.
Era lunedì e tutti si trovavano nella sua enorme casa per festeggiare il compleanno di Oikawa.
Nonostante la torta a sorpresa della sera precedente portata al bar, per festeggiare sia il suo compleanno che la vittoria, la vera festa si stava svolgendo in quel momento.
Quando ebbe abbastanza attenzione continuò –Prima che diventiamo tutti ubriachi, vorrei che Oikawa aprisse i regali perché è una di quelle cose che non voglio perdermi! Quindi, per gli interessati, tutti in terrazzo!
Oikawa era già stato trascinato lì da Mattsun, il festeggiato era leggermente confuso mentre diverse persone si sedevano con aspettativa intorno a lui –Perché tutto questo clamore per i regali? Non abbiamo mai fatto così.
-Quest’anno ti abbiamo fatto una sorpresa- Makki sembrava più eccitato del festeggiato stesso –abbaimo messo come regola che il regalo doveva essere a tema.
Oikawa sembrava molto più interessato –Che tema?
Mattsun gli mise un grande pacco tra le gambe –Apri questo e capirai, è da parte mia e di Makki.
Eccitato, Oikawa iniziò a scartare la carta con foga, sotto la carta c’era la scatola con dentro…
-UN VESTITO DA ALIENO!
E non era un semplice vestito da alieno, era un enorme costume come quelli famosi dei t-rex che avevano invaso il web con i loro video, uno di quelli con una ventola all’interno che lo faceva gonfiare.
Praticamente tutti stavano ridendo per l’assurdità di quel regalo, ma Oikawa sembrava davvero felice e quello era l’importante.
Non che Makki e Mattsun avessero avuto intenzione di cambiarlo se non fosse stato gradito.
Oikawa lo posò con cura prima di prendere una nuova scatola e commentare –Quindi il tema sono gli alieni? Oh ragazzi, mi conoscete così bene…
E fu così che da Tanaka e Noya ricevette degli stickers luminosi da attaccare nella valigia o sul pc, Tanaka commentò che avrebbe potuto metterli addirittura nella macchina senza che si rovinassero e Oikawa pensò davvero a quella proposta, soprattutto quando Noya gli diede man forte –Sai che bello andare in giro di notte con gli alieni che si illuminano?
Da Kuro e Kenma ricevette delle mutande e delle calze, i quali alieni disegnati sopra diventavano fosforescenti se esposti alla luce per qualche minuto.
Aone e il suo gruppetto gli regalò un improponibile grembiule da cucina. Era giallo fosforescente e al centro aveva stampato il disegno di un alieno, con un grembiule a sua volta mentre cucinava un umano.
-Oh mio dio, lo adoro!- commentò il festeggiato.
Aone rispose con un cenno del capo, Makki commentò –adesso puoi realizzare le tue fantasie di cucinare tutto nudo. Ma non in casa mia.
Yachi gli regalò un piccolo portachiavi con un alieno, aveva la testa grossa e molla che si poteva schiacciare per usare come antistress.
Hinata e Kageyama si fecero avanti con un kit per il bagno, sembravano super soddisfatti del loro acquisto nonostante la metà degli oggetti fossero stati comprati in un negozio di giocattoli.
Il kit comprendeva diversi alieni di gomma per giocare nell’acqua della vasca e delle bombe da bagno dei colori della galassia.
-Oikawa-san!- chiamò Hinata con eccitazione –Quando usi quelle palle- indicò le bombe da bagno –voglio sapere se esci dall’acqua dello stesso colore!
Oikawa rise –Ti farò sapere quando le proverò.
Hinata sembrò soddisfatto e il festeggiato andò avanti a scartare cose sempre più strane, fino ad arrivare al regalo più normale di tutta la serata, ma non per questo meno bello.
Il gruppo degli “adulti”, ovvero i ragazzi più responsabili e normali, che comprendeva Suga, Daichi, Akaashi, Asahi, Ennoshita e Kiyoko gli regalarono un biglietto di un’intera giornata per una mostra di fumetti e conferenze sugli alieni e lo spazio che si sarebbe svolta a Natale.
Oikawa li ringraziò tutti più e più volte.
Bokuto si fece avanti consegnandoli il suo regalo, urlando che aveva aspettato troppo tempo per aprirlo ed era troppo curioso di vedere la sua faccia.
Fu così che Oikawa scartò diversi pacchi di preservativi fosforescenti.
Rimase confuso per qualche secondo, sbattendo le palpebre e cercando di capire se fosse uno scherzo o meno.
Ma Bokuto sembrava davvero soddisfatto del suo acquisto, così quando gli disse –E quando li usi voglio poi sapere se il cazzo ti resta fosforescente!- Oikawa sentì Kuro borbottare mentre nascondeva una risata –Sempre se gli resta attaccato.
Oikawa rise isterico, aveva avuto lo stesso pensiero di Kuro, ma per non offendere il ragazzo con il quale aveva vinto il torneo rispose –Certo, ti farò sicuramente sapere.
Il regalo di Yamaguchi e Tsukishima era in due parti. La prima scatola aveva una cover trasparente con al centro un alieno che cavalcava un unicorno e la scritta “Believe”, Oikawa la mise subito al suo cellulare. Nella seconda scatola c’era un cappellino invernale.
Il cappellino era un regalo che tutti si sarebbero aspettati da uno come Tsukishima. Non era brutto: era nero, con davanti ricamato un piccolo alieno con un pacco regalo in mano e sopra la scritta “Happy Birthday”. Il problema era che il cappello fosse appunto invernale, mentre Oikawa faceva il compleanno il 20 Luglio. Era crudele.
Il gruppo dello Shiratorizawa gli fece il regalo più costoso ma stupido della serata.
Gli regalarono un drone a forma di ufo, con tanto di Alieno che usciva dall’alto.
Quando qualcuno commentò che probabilmente avevano speso un sacco di soldi, Shirabu rispose tranquillamente mentre alzava le spalle –è un pensierino, giusto perché ci ha invitato alla festa.
Oikawa si chiese quanto fossero ricchi.
I gemelli Miya gli regalarono un marsupio bianco che aveva tanti disegnini stilizzati di alieni e altre cose dello spazio come pianeti, stelle e astronauti. Sakusa aveva partecipato al regalo riempiendo il marsupio di salviettine e boccette di disinfettante.
Kyoutani non si era neanche preoccupato di incartare il suo regalo, che in realtà aveva comprato solo qualche ora prima alle macchinette. Gli porse quindi una busta di caramelle gommose alla fragola, quando Oikawa lo fissò confuso spiegò –Sembravano delle navicelle spaziali.
Matsukawa commentò –dovresti apprezzare l’impegno- mentre in realtà stava solo nascondendo la sua risata dietro la mano.
E infine, Kunimi e Kindaichi consegnarono il loro pacco.
Kindaichi era in imbarazzo e commentò qualcosa sull’aver bisogno di alcool. Kunimi invece sembrava perfettamente nel suo, non che quel ragazzo cambiasse spesso espressione facciale.
Oikawa non capiva quale fosse il problema, insomma, Bokuto gli aveva regalato dei preservativi fosforescenti, poteva esserci qualcosa di peggio?
Ma dovette ricredersi quando scartò la scotola e trovò una bambola gonfiabile che aveva le sembianze di un alieno.
Tutti si girarono a fissare i due ragazzi, c’era chi li guardava sconvolti e chi divertiti.
Bokuto fu il primo a chiedere –Dove l’avete trovata!?- esprimendo la muta domanda di più o meno tutti.
Kindaichi rispose isterico –Kunimi conosce… strani posti.
Oikawa si chiese cosa nascondesse quel ragazzino dietro la sua eterna faccia di indifferenza.
L’interesse, per fortuna di Kindaichi, non restò per molto su di loro.
I regali erano finiti, così la musica riprese e la gente si disperse per bere e divertirsi.
Oikawa stava decidendo con cosa iniziare a bere quando notò Iwaizumi tra la folla e decise di raggiungerlo.
-Iwa-chan!- chiamò per attirare la sua attenzione –Non ho visto il tuo regalo- il broncio sul suo viso era molto pronunciato.
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo –te lo darò fra qualche giorno, ma è una sorpresa.
Gli occhi del festeggiato si illuminarono –Cos’è? Me lo dici? Un indizio?
Iwaizumi gemette –Dio, sono troppo sobrio per sopportarti- e scomparve prima ancora di dare il tempo a Oikawa di capire che si stava allontando.
Matsukawa e Hanamaki non avevano tolto gli occhi di dosso alla coppia fino a quando questi non si separarono.
-Oggi sarà il giorno in cui qualcuno vincerà la scommessa- commentò Mattsun.
Makki ne era totalmente d’accordo. Poi si girò verso il suo ragazzo per annunciare –Voglio ubriacarmi.
Il castano portò tutta la sua attenzione su di lui –Va bene, c’è un motivo preciso?
Hanamaki alzò le spalle –Ho particolarmente voglia di alcool oggi.
L’altro annuì –Bevi quanto vuoi, ci sono io qui per te.
Hanamaki sorrise poi si avvicinò al suo ragazzo per stringerlo in un abbraccio, le labbra a un sospiro dalle sue mentre mormorava –Ho così tanta voglia di te.
Mattsun lo baciò con forza, la mano sul retro del collo per spingerselo meglio contro e la sua lingua che si era già impossessata della sua bocca.
Quando si staccarono avevano l’affanno, le guance rosse e gli occhi scuri.
Makki sorrise malizioso –è ancora troppo presto per questo, dovrai aspettare.
Gli fece un occhiolino prima di staccarsi e ondeggiare verso il tavolo degli alcolici.
Matsukawa si sistemò la mezza erezione visibile dai suoi pantaloncini infilando una mano nella tasca e respirò cercando di calmarsi.
Se il suo ragazzo aveva voglia di giocare, lui non sarebbe stato da meno.
 
Oikawa si stava divertendo.
Erano passate diverse ore dall’apertura dei regali e probabilmente non era neanche più il suo compleanno. Ma la cosa non sembrava infastidire nessuno, la gente continuava a ballare e chiacchierare, avevano fatto parecchi giochi e l’unica differenza era l’alcool: di meno nelle bottiglie ma maggiore nei loro corpi.
Oikawa aveva ballato insieme a Bokuto sopra il tavolo da ping pong. Dopo di che, sempre sulla stessa superficie, aveva giocato a beer pong dove lui, Mattsun e Makki avevano perso contro Bokuto, Kuro e Daichi. Non che i suoi compagni di squadra sembrassero molto delusi della sconfitta, visto che l’ultima volta che Oikawa li aveva visti si stavano dirigendo verso la loro camera da letto lanciandosi degli sguardi che non lasciavano spazio all’immaginazione.
Aveva cantato al karaoke insieme a Chibi-chan: non avevano avuto molto successo ma fortunatamente la gente era troppo ubriaca per ricordarsene.
Adesso si trovava fuori a chiacchierare con Suga, non aveva idea di cosa l’altro stesse dicendo e sperò che non fosse qualcosa di troppo importante. A un certo punto notò che il suo bicchiere era di nuovo vuoto quindi lasciò Suga a metà della discussione e si diresse dentro.
-Ehy, Oikawa- Ushijima lo chiamò mentre il festeggiato si trovava in cucina a riempire nuovamente il suo bicchiere di alcool –Volevo solo…
-No!- Oikawa lo aggredì non permettendogli di concludere la frase.
Ushijima sembrava confuso –Stavo solo…
-Non mi interessa!- Oikawa aveva lasciato andare il bicchiere, si era girato verso di lui e aveva iniziato a urlargli contro. Non sapeva neanche per quale motivo, sentiva solo che era giusto.
Si rendeva conto che non l’avrebbe mai fatto se non avesse già bevuto così tanto, ma le parole continuarono a uscire dalla sua bocca –Con questo torneo ti ho dimostrato che posso giocare a pallavolo anche senza l’insegnamento della tua stupida ex scuola, quindi smettila di rompermi le palle! Non mi interessa e non mi interessi tu, questo flirt che porti avanti era imbarazzante per tutti già dalla prima volta che l’hai tirato fuori ai tempi del liceo!
Ushijima rimase impassibile, aspettò che l’altro si sfogasse prima di dire –Volevo solo congratularmi e farti gli auguri. E non ho mai flirtato con te.
Oikawa rise –Sì certo, come no.
-Se avessi voluto provarci con te, l’avrei detto senza giri di parole. Ma non mi interessi. Penso che tu sia uno dei migliori setter del paese, ma non mi interessi dal lato romantico. Sono già innamorato, pensavo fosse ovvio.
Oikawa non rispose subito, troppo sorpreso da quell’ultima frase.
La tensione era talmente palpabile nella stanza che Tendo, non appena li raggiunse, non poté fare a meno di chiedere –Che succede qui?
-Oikawa pensa che abbia flirtato con lui per tutto questo tempo.
Tendo scoppiò a ridere così forte da doversi tenere la pancia con le mani, persino una lacrima scese lungo la sua guancia.
Quando si riprese il suo volto si era fatto freddo e la sua voce tagliente –Se avesse voluto provarci con te l’avresti saputo in modo chiaro e conciso- ripeté praticamente le parole dell’altro ragazzo senza neanche sapere che Ushijima l’aveva già detto - Inoltre, stiamo insieme da cinque anni. Quindi vedi di non metterti in mezzo con il tuo egocentrismo, mh?
Oikawa adesso era davvero senza parole, completamente scioccato.
Quei due stavano insieme da cinque anni? Perché non l’aveva mai saputo?
Voleva dire qualcosa, ma già in condizioni normali non sarebbe stato certo di come rispondere, con tutto quell’alcool in corpo era ancora più difficile.
Fu Iwaizumi a salvarlo, entrò in stanza dopo aver visto da fuori che qualcosa non andava e chiese –Ci sono problemi?
Oikawa non lo vedeva da ore, si erano separati dopo l’apertura dei regali e poi i due, per una strana coincidenza del destino, si trovavano sempre ai lati opposti della casa a fare cose differenti. Ma anche Iwizumi aveva bevuto, per questo non ci pensò troppo a intervenire dopo aver visto Tooru in difficoltà.
Tendo si allontanò da Oikawa e spostò lo sguardo sul nuovo arrivato –Oh, eccolo qui il cavaliere in armatura splendente che viene a salvare la sua principessa nel momento del bisogno. Nessun problema Iwa-chan- lo prese in giro con quel soprannome –ce ne stavamo giusto andando, non vedo l’utilità di stare a festeggiare il compleanno di qualcuno che non apprezza la nostra compagnia.
Prese la mano di Ushijima e lo strattonò per andare via da quella stanza e da quella casa, il moro lo seguì senza dire nient’altro.
Quando ebbero lasciato la stanza Iwaizumi si girò verso un Oikawa che aveva ancora gli occhi grandi di stupore –Che volevano?
-Ah- Oikawa portò lo sguardo su di lui –Mi sa che questa volta sono stato io lo stronzo.
Iwaizumi alzò le sopracciglia –Addirittura riesci a rendertene conto?
Oikawa mise il broncio –è il mio compleanno, non puoi insultarmi anche oggi.
-Tu credi?- ignorò la protesta che stava per uscire dalla bocca di Tooru e continuò –Ma che gli hai detto? Non ho mai visto Tendo prendersela seriamente per qualcosa.
Un gruppetto di persone entrò in cucina e Oikawa decise di dirigersi fuori nella terrazza, Iwaizumi lo seguì ma non prima di aver preso un nuovo bicchiere di alcool.
-Quei due stanno insieme da cinque anni.
Iwaizumi fu talmente sorpreso che quasi soffocò con il liquido che stava bevendo –Davvero? Non ci avevo mai fatto caso.
Oikawa alzò le spalle –Così mi ha detto Tendou dopo che io… ho accusato Ushijima di averci sempre provato con me.
Hajime non disse nulla per qualche secondo, bevve la sua bevanda lasciando il bicchiere vuoto sopra la ringhiera e infine annunciò –Sei un idiota Assikawa. E un egocentrico.
Tooru si sentì colpito mentre lo accusava quasi con le stesse parole di Tendou, ma dette da lui facevano molto più male.
-Visto che pensi questo- esplose –allora mettiamo proprio tutte le carte in tavola!
-Cosa?- ringhiò l’altro, era ubriaco, aveva mal di testa e la voce di Oikawa non aiutava di certo.
-Ieri sera, quando hai detto che dovevi dirmi una cosa…- la sua frase si affievolì, Iwaizumi corrugò la fronte, il fastidio sul suo viso. Nonostante fossero nella terrazza di sopra la musica era ancora abbastanza forte e non gli aveva permesso di sentire il resto della frase.
-Parla più forte!
-Pensavo che tu stessi per baciarmi!- esplose Oikawa con le guance rosse e la voce indispettita.
Iwaizumi sbatté più volte le palpebre, non sapeva dire se era più ubriaco lui o Oikawa.
-Perché avrei dovuto farlo?
-Bè… Perché era appena scoccata la mezzanotte e quindi volevi essere il primo a darmi il regalo!
Iwaizumi lo fissò ancora più confuso –Ma perché avrei dovuto baciarti!?
-Perché sono stupendo!- rispose Oikawa sempre più indispettito, le braccia incrociate sul petto –E poi perché si prova tutto nella vita! Non ti è mai venuta la curiosità?
-Ma… Noi ci siamo già baciati.
Le braccia di Oikawa caddero, la sua bocca si spalancò –Impossibile- urlò poi –Me lo sarei ricordato!
-Per i tuoi sedici anni, ci siamo baciati alla mezzanotte!
Oikawa cercò quel momento nei suoi ricordi, ci mise più del dovuto visto tutto l’alcool che gli stava annebbiando il cervello.
Alla fine ricordò che per quell’anno Mattsun e Makki gli avevano organizzato una festa a sorpresa la sera prima per poi prendere la torta e aprire lo spumante alla mezzanotte.
Non ricordava quasi nulla di quella sera: alle 10 era già più che ubriaco perché era la prima volta che prendeva dell’alcool.
-Perché non me ne hai mai parlato?- la sua voce si era fatta molto più stridula.
-Tu non hai mai uscito l’argomento e non volevo essere io il primo!- lo accusò a sua volta Iwaizumi.
-Ma se neanche lo sapevo!- fece presente il più alto.
Iwaizumi sbuffò alzando gli occhi al cielo, allungò la mano verso il viso di Oikawa e stringendo i suoi capelli se lo spinse contro per dargli un rude bacio a stampo sulle labbra.
-Ecco- disse tirandosi indietro –Adesso te lo ricordi anche tu.
Oikawa aveva le guance ancora più rosse, gli occhi lucidi. Sussurrò un “Iwa-chan” prima di spingersi di nuovo verso di lui.
Il bacio che ne seguì fu languido e bagnato, allo stesso tempo dolce ma pieno di morsi.
E Iwaizumi non pensò neanche per un secondo di respingerlo.
Avrebbe dato tutta la colpa all’alcool successivamente, ma proprio in quel momento sapeva che quelle labbra contro le sue e quel corpo tra le sue braccia erano l’unica cosa che aveva sempre voluto.
Quando caddero sul letto, si rese conto che si erano spostati ed erano arrivati nella camera da letto di Oikawa.
Aveva il ragazzo steso sotto di lui, un rivolo di saliva che ancora collegava le due bocche.
-Oikawa- sussurrò scostandogli i ciuffi lunghi dalla fronte.
Tooru lo fissò con aspettativa, attendendo cosa l’altro volesse dirgli.
Ma Hajime non aveva la più pallida idea di cosa volesse dirgli: se volesse fermarsi, se volesse chiedergli se andava bene per lui, se volesse semplicemente dirgli quanto era bello.
Si chinò nuovamente e li unì in un nuovo bacio migliore del primo.
Oikawa gemette, un suono che portò una scarica di brividi lungo il suo corpo.
Erano già duri e il solo strusciarsi con i vestiti, mentre continuavano a baciarsi, li portò al primo orgasmo della notte. Ma erano entrambi troppo presi per commentarlo.
Il resto fu solo confusione e calore, le mani che si strappavano i vestiti e i corpi che si muovevano per puro istinto.
L’unica cosa fissa e chiara nella mente di Iwaizumi era il volto di Oikawa.
Oikawa era li, sotto di lui, a gemere il suo nome e piagnucolare quanto fosse bello.
E semplicemente il fatto che fosse con Tooru rendeva tutto perfetto.

Notes:

Ciao! Vi scrivo queste note solo per specificare che sì, il compleanno di Oikawa è diviso in due parti (come dice il titolo) ma semplicemente perché questo è stato tutto con gli avvenimenti che coinvolgevano direttamente il nostro festeggiato, il prossimo invece ripercorrerà tutti questi avvenimenti dal punto di vista degli altri. Insomma, a una festa succedono tante cose, si sa.
Inoltre FINALMENTE dopo 24 capitoli e un sacco di anni per questi due hanno finalmente rotto quella tensione sessuale talmente evidente che aveva portato tutti a scommettere su di loro! Ma chissà come la prenderanno il giorno dopo ;)
(E sì, in tutto questo ce l'hanno fatta anche quei due idioti e non Suga e Daichi, ops)
Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima settimana,
Deh

Chapter 26: 25. Quella volta del compleanno di Oikawa (parte2)

Chapter Text

Suga aveva iniziato a ridere quando Oikawa l’aveva lasciato a metà della discussione per entrare dentro casa, probabilmente a riempirsi nuovamente il bicchiere con dell’alcool.
Daichi lo raggiunse sedendosi accanto a lui, erano sul muretto della terrazza al piano terra che si affacciava direttamente sulla sabbia scura. Il mare non si vedeva, ma il rumore delle onde si poteva sentire piano sopra la musica. Il vento fresco muoveva i loro capelli in un modo per nulla fastidioso.
-Ti ha abbandonato nel bel mezzo della discussione?- domandò il moro mentre si sistemava al suo fianco.
Suga aveva ancora il sorriso sul volto mentre rispondeva divertito –In realtà non stava capendo nulla. Stavo dicendo frasi a caso e cose totalmente stupide per prenderlo in giro, ma evidentemente era convinto che fosse una cosa seria.
Daichi sorrise a sua volta.
Nonostante tutti i rumori di sottofondo, quel silenzio tra loro due sembrava abbastanza pesante.
Daichi fu nuovamente il primo a parlare –Mi sembra di non vederti da una vita.
Non era del tutto sbagliato, da quando era iniziato il torneo Suga era riuscito a evitarlo ancora meglio, si sentiva in colpa per questo suo comportamento, ma si rendeva anche conto di aver anche bisogno di tempo. Aveva avuto un colpo di fulmine quando l’aveva incontrato per la prima volta, ora doveva solo riuscire a farselo passare.
Suga alzò le spalle fingendo di non essersene accorto –Queste giornate di torneo sono state un po' caotiche.
Daichi abbozzò un sorriso triste –A me sembrava che tu volessi evitarmi.
Suga spalancò gli occhi per mezzo secondo, poi tornò all’espressione gentile mentendo –Non ne avrei avuto alcun motivo.
Era ovvio che il moro non gli credeva, ma dovette annuire fingendo di farlo.
Il silenzio si protrasse per qualche altro secondo, fino a quando in contemporanea non parlarono.
-Senti Suga, io…
-In realtà, io…
Si interruppero entrambi ridendo per aver parlato insieme.
-Prima io- disse Daichi mentre Suga annuiva e gli dava spazio per dire tutto quello di cui aveva bisogno.
La conversazione, come sempre, non poté essere continuata perché qualcosa di più importante attirò la loro attenzione.
Solo a pochi metri di distanza un Hinata con la faccia corrugata e il volto e le guance rosse non solo aveva appena urlato contro Kunimi ma l’aveva spinto indietro, prendendolo talmente alla sprovvista da farlo cadere a terra.
Suga e Daichi si lanciarono un semplice sguardo prima di decidere in comune accordo di intervenire.
-Non è carino da parte tua!- stava intanto urlando il rosso al ragazzo a terra –Avete avuto problemi al liceo, bene! Ma perché continuare a dire cose cattive su di lui? Non se lo merita!
Kunimi aveva come unico segno della sua incazzatura le sopracciglia corrugate, Kindaichi aveva provato ad aiutarlo ad alzarsi, ma questo aveva colpito con rabbia la sua mano e si era rimesso in piedi da solo –Non se lo merita?- rispose poi a Hinata con enfasi –Ma tu che ne vuoi sapere? Ti ha ovviamente raccontato la sua versione di storia, in ogni caso è normale che stai dalla sua parte visto che te lo scopi, spero che in quello sia più bravo che nelle sue interazioni sociali con le persone!
Hinata non riuscì a saltargli addosso solo perché Daichi era pronto a fermarlo, bloccandolo in tempo.
Suga aveva messo un braccio sulla spalla di Kageyama, il ragazzo era il soggetto di quella discussione anche se non sembrava voler intervenire, in ogni caso Suga preferiva prevenire.
Kunimi storse la bocca spazzolandosi in pantaloni –Siamo in un paese libero e se ho qualcosa da dirgli posso farlo senza che tu venga a difenderlo.
Poi si girò e andò via, Kindaichi lo rincorse senza perdere tempo.
Daichi lasciò andare Hinata che stava ancora borbottando rimproveri come “ma che diavolo di problemi continua ad avere” e cose del genere.
Kageyama si rivolse al suo ragazzo –Ha ragione.
Hinata spalancò gli occhi poi, se possibile, divenne ancora più arrabbiato di prima –No che non ha ragione! Qualunque cosa sia successa non ha il diritto di continuare a dire tutte quelle cose brutte nei tuoi confronti ogni volta che ti vede!
-Sì invece, probabilmente gli ho rovinato tutti gli anni del liceo, è ovvio che mi odi.
-L’odio non porterà mai a nulla!
Suga si intromise stringendo la spalla del corvino dal quale non aveva ancora tolto la mano –Scusa se mi intrometto, ma credo che Shoyou abbia ragione. Insomma, forse dovresti… semplicemente scusarti.
Kageyama storse la bocca, Hinata spalancò gli occhi e iniziò a urlare contro di lui –Bakeyama non ti sei mai scusato!?
-Stai zitto.
-No che non sto zitto!- Hinata lo afferrò per il colletto scrollandolo –allora ovvio che sei un idiota! Perché non ti sei mai scusato!?
Kageyama rispose con un grugnito infastidito mentre se lo scrollava di dosso.
Hinata ci rinunciò. Si rivolse direttamente a Daichi e Suga mentre cambiava argomento –Volete fare una partita a biliardino con me?
E i due “adulti” come avrebbero potuto dire di no?
 
Sakusa era solo in un angolo del terrazzo quando Atsumu lo raggiunse.
-Apprezzo che tu stia facendo questi progressi- disse sinceramente colpito mentre gli porgeva la sua birra.
Sakusa fissò con una smorfia la bottiglia, ma Atsumu si affrettò a chiarire –L’ho appena presa dal frigo, l’ho lavata e l’ho aperta io stesso, nessuno l’ha toccata.
Il corvino rilassò il suo sguardo e accettò un sorso, quando gliela porse indietro rispose –Non sto facendo progressi, sono semplicemente qui fuori da solo, lontano dalle persone e dai germi.
Atsumu rise prendendone un sorso a sua volta –Ma sei qui, lo prendo come un progresso.
-Tuuu- una voce strascicata interruppe la loro conversazione.
Un ragazzo visibilmente ubriaco barcollò verso di loro puntando un dito accusatorio sul petto di Atsumu. Il biondo non aveva idea di chi fosse, ma ricordava di averlo visto diverse volte in spiaggia.
-Tu mi hai fatto preoccupare un sacco!- biascicò il ragazzo cercando di restare in piedi.
-Cosa avrei fatto?- chiese confuso Atsumu mentre Sakusa ridacchiava non visto.
-Tu… Tu…- il ragazzo sembrava far fatica a ricordare, poi qualcosa si accese nella sua mente e riprese con foga –Tu… Stai con lui!
Sakusa evitò il dito che lo stava per toccare, Atsumu adesso era pure scettico –Sì, quindi?
-Quindi… il primo giorno del torneo hai detto che aveva trovato la persona perfetta per lui e io ho pensato… che volesse rubarmi il mio Tsukki!
-Tsukki?- Atsumu era sempre più confuso.
Sakusa precisò –Probabilmente sta parlando di Tsukishima.
Atsumu ci mise qualche secondo per arrivarci, ma infine la consapevolezza gli modificò il volto.
Non ebbero tempo di rispondere al ragazzo ubriaco, perché questo fu raggiunto da Tsukishima stesso.
-Yamaguchi- lo chiamò con un misto di rimprovero e sollievo –Mi sono girato un attimo ed eri sparito, che stai facendo?
Yamaguchi rispose con un lamento –Stavo dicendo a Miya che è uno stronzo.
Un lampo di divertimento passò nello sguardo del biondo occhialuto, ma fece un colpo di tosse per nasconderlo e poi dire –Non è il momento di importunare altre persone- poi si rivolse ai due interessati, anche se sembrava parlare solo con Sakusa –Mi dispiace per l’intrusione, il mio ragazzo da ubriaco è un po' ingestibile.
Kiyoomi gli disse di non preoccuparsi e la coppia andò via.
Rimasti nuovamente soli il moro si girò verso il suo ragazzo –Cos’è questa storia?
-Era solo un commento sul fatto che avessi trovato la persona perfetta per giocare a beach, mica altro!
Kiyoomi alzò le sopracciglia –Com’è che porti sempre fastidio alle persone?
-Om…
Il suo lamento venne ucciso dalle labbra del corvino che si spinse in avanti per baciarlo.
 
-Bo!- Kuro chiamò l’amico con voce disperata.
Bokuto fece una smorfia infastidita. Perché Kuro non aveva proprio notato che il ragazzo in questione stava ballando con Akaashi in mezzo alla stanza? Il suo migliore amico non aveva proprio notato quanto fossero vicini al baciarsi?
-Sono impegnato- lo liquidò in fretta.
Kuro però non aveva nessuna intenzione di cedere, afferrò il suo amico per le spalle e con gli occhi grandi per la disperazione annunciò –Non capisci! Non trovo più Kenma!
Bokuto sapeva che Kuro aveva bevuto, erano stati insieme tutta la sera e avevano bevuto una quantità indefinita di birra, soprattutto ai diversi giochi.
Ma com’era possibile che il corvino fosse molto più ubriaco di lui?
Akaashi intervenne –Come l’avevi perso l’ultima volta? Quando Kenma era semplicemente a casa e non era mai venuto alla festa?
-No! Adesso è qui, lo sapete benissimo anche voi che è venuto!
-Probabilmente è andato via, sai meglio di noi che odia tutto questo- rispose Bokuto cercando di tornare alla sua privacy con Akaashi.
Kuro non sembrava dello stesso avviso –Non capisci! Era con me e stavamo bevendo! È ubriaco e non so dove sia!
Bokuto alzò gli occhi al cielo, ormai il momento era stato completamente rovinato.
-Ti aiutiamo a cercarlo- disse infine Akaashi e il trio iniziò la loro ricerca.
Passarono dieci minuti prima che Kenma fosse ritrovato: i ragazzi avevano chiesto un po' in giro e avevano avuto fortuna solo con Osamu Miya, uno dei pochi che sembrava ancora vagamente sobrio. Il ragazzo aveva annuito alla loro richiesta e aveva indicato la terrazza, fu proprio lì che trovarono Kenma.
Sdraiato sotto una sedia sdraio. A dormire.
Rimasero qualche secondo in silenzio confusi dalla situazione, infine Akaashi borbottò –Certo che tutti e due da ubriachi fate una bella coppia, eh?
 
Ushijima e Tendo invece erano andati via dalla festa.
I due ragazzi stavano camminando a piedi per le stradine del villaggio, la casa di Hanamaki non era troppo lontano dalla loro e comunque sapevano che avrebbero bevuto, quindi non avevano preso nessun mezzo all’andata.
C’era silenzio tra i due. Non che Ushijima parlasse di solito, ma il rosso lo conosceva talmente bene da sapere che c’era qualcosa che lo disturbava, che era inquieto.
Così, mentre erano a metà strada, Tendo sospirò fermandosi sul posto e affrontandolo –Cosa ti affligge, Wakatoshi-kun?
Ushijima si fermò a sua volta portando lo sguardo su di lui. Tendo non seppe interpretarlo, quindi dovette aspettare la risposta per capirci qualcosa.
-Mi dispiace.
Gli occhi grandi del rosso si fecero confusi –Per cosa ti staresti scusando?
-Mi dispiace che per tutto questo tempo Oikawa e chissà chi altro abbiano pensato che ci stessi provando con lui. Evidentemente non sono capace di far capire quello che provo per te. Probabilmente meriteresti qualcuno di…
-Stop- Tendo aveva infilato le mani in tasca per evitare di mostrare che aveva iniziato a tremare, gli si stava avvicinando con gli occhi socchiusi e lo guardava come di solito fissava un avversario sul campo di pallavolo, uno sguardo che voleva solo intimidire –se questo è il tuo stupido modo per lasciarmi…
-Non ti voglio lasciare- lo interruppe in fretta Ushijima.
-E allora cosa?
-Mi sono solo reso conto che se tu volessi farlo ne avresti tutte le ragioni. È una scelta razionale per te, non mi opporrei.
Tendo e Ushijima erano della stessa altezza ed erano perfettamente uno di fronte all’altro, il volto a solo pochi centimetri di distanza.
-Quindi non ti importerebbe se ti lasciassi adesso?
Ushijima si irrigidì –Ovvio che mi importerebbe. Mi importa sempre di te, ma se tu sei felice…
Tendo infine lo interruppe baciandolo quasi con cattiveria, un bacio profondo che si concluse con un morso. Sulle sue labbra parlò con il tono di chi stava minacciando –Io sono felice se tu mi prometti di non fare mai più una conversazione così stupida e insensata. Come potrei essere felice lasciandoti? Ushijima, certe volte sei così ottuso.
E impedì nuovamente al moro di parlare solo perché tornò a baciarlo.
Il resto del tragitto verso casa fu più una corsa nella quale Tendo cercava di far diventare i suoi baci qualcosa di più spinto, affermando che era troppo tardi perché ci fosse qualcuno in giro per vederli e che comunque sarebbe stato eccitante. Ushijima però rimaneva irremovibile.
Quando finalmente arrivarono, Tendo gli diede solo il tempo di aprire la porta prima di spingerlo contro il muro e baciargli a fondo il collo, pronto a lasciare un vistoso succhiotto.
Si bloccò di scatto quando sentì un gemito.
Conosceva talmente bene il suo ragazzo da sapere che quel gemito non l’aveva fatto lui.
Ushiwaka allungò la mano per accendere la luce e, a quel punto, non fu difficile notare Semi e Shirabu che avevano subito portato gli occhi spalancati su di loro.
La posizione che l’altra coppia aveva non lasciava spazio ai dubbi su quello che stesse succedendo prima che loro entrassero. I pantaloni di Shirabu erano gettati a terra e lui stesso si trovava steso sul divano in pelle, con Semi tra le sue gambe senza pantaloni e i boxer attorcigliati intorno alle caviglie.
Il primo a parlare fu Ushijima, il ragazzo non sembrava per niente imbarazzato quando chiese –Voi due non eravate alla festa?
Le guance di Shirabu divennero completamente rosse prima che riuscisse a rispondere –Non lo eravate anche voi?
Tendo batté le mani divertito e per togliere tensione al momento domandò –Bhe, chi vuole provare una cosa a quattro?

Chapter 27: 26. Quella volta che Kenma e Tooru piansero...

Chapter Text

Iwaizumi nella sua vita si era già svegliato dopo una sbronza più volte di quelle che avrebbe potuto contare e ricordare. Quel giorno non era differente e non appena aprì gli occhi non ricordò subito tutto quello che era successo la notte prima, ma i sintomi erano più che chiari.
Si prese qualche secondo per riconnettere il cervello e cercare di ignorare il mal di testa continuo.
Stava iniziando a ricordare che il giorno prima era il compleanno di Oikawa quando sentì un corpo al suo fianco muoversi.
Qualcosa si bloccò nel suo stomaco quando si rese conto che era proprio il festeggiato.
Oikawa Tooru stava dormendo con lui nudo, un vistoso succhiotto sul collo, segni di graffi sul culo e i capelli scompigliati.
Era impossibile non sapere a quel punto quello che era successo quella notte.
-Cazzo- sussurrò con il cuore che iniziava la sua corsa.
Si alzò cercando di fare il più piano possibile per non svegliarlo, pensava che andarsene prima del suo risveglio potesse far dimenticare l’accaduto.
Si mosse silenzioso ma veloce mentre cercava i suoi vestiti nella stanza. Quando trovò le mutande fece una smorfia di disgusto quando si rese conto che lo sporco si era incrostato tutto, sembrava come se ci fosse venuto dentro. Decise quindi abbastanza facilmente di mettere solo i pantaloni, sistemando queste dentro una tasca, in modo da lavarle una volta tornato a casa.
Fu più difficile la ricerca delle calze, mentre la sua camicia era praticamente strappata in due. Iwaizumi meditò di lasciarla lì, ma decise che era meglio non lasciare alcuna traccia.
Infine quindi, con il tessuto in una mano e le scarpe nell’altra, aprì la porta della stanza di Oikawa il più silenziosamente possibile richiudendola alle sue spalle.
Ebbe il tempo di esultare mentalmente per quella piccola vittoria quando si rese conto che non sarebbe potuto passare totalmente inosservato. Perché una volta che scese le scale si trovò Matsukawa e Hanamaki seduti al tavolo a fare colazione: sarebbe dovuto per forza passare accanto a loro per andare via.
La stanza era piena di bicchieri e sporcizia della notte precedente, non sembrava interessare ai due ragazzi che probabilmente avevano già chiamato qualcuno per pulire.
Matsukawa stava girando tra le mani un sottobicchiere quadrato con un alieno sopra –Chi hai detto che gli ha regalato questi?
Hanamaki alzò le spalle mentre mordeva un biscotto –Non ne ho idea.
-Sono davvero brutti- e il suo ragazzo non poté fare a meno che essere d’accordo. Mise in bocca l’altra parte di biscotto e spostando lo sguardo notò Iwaizumi fermo sulle scale, ingoiò prima di dire –Buongiorno! Colazione?
Il volto di Hajime divenne rosso –Ah… io… dovrei andare.
-Sciocchezze- rispose Makki muovendo una mano in aria, come se non fosse importante –Praticamente tutti hanno scopato ieri notte, non c’è niente di cui vergognarsi.
-E poi tutti sapevano che sarebbe successo tra di voi, sono anni che sentiamo la tensione sessuale irrisolta- concluse Mattsun.
-No. Questo non sarebbe mai dovuto succedere, mai.
-Iwa-chan?- la voce delusa di Oikawa arrivò da sopra le scale.
Hajime si girò di scatto sorpreso, convinto che l’altro stesse ancora dormendo. Gli si bloccò il respiro quando lo vide che indossava solo dei boxer, i capelli scompigliati e lo sguardo deluso per quello che aveva appena sentito.
-Io…- provò a dire, ma la sua voce si bloccò.
-Iwa-chan- riprovò Tooru scendendo le scale per raggiungerlo ma questo fece solo scappare l’altro che si affrettò ad evitarlo mentre attraversava la sala da pranzo e usciva dalla porta d’ingresso chiudendola velocemente alle sue spalle.
Gli occhi di Oikawa si riempirono di lacrime mentre si rendeva pienamente conto di essere stato rifiutato su tutti i fronti.
Sentì delle braccia che gli avvolgevano le spalle così, mentre gli sfuggiva un singhiozzo, si girò per nascondere il volto sul petto di Hanamaki iniziando a piangere.
 
Kenma era nervoso quel giorno.
La giornata era iniziata già male quando era stato svegliato all’alba perché Lev non faceva altro che miagolare e miagolare. Inoltre aveva mal di testa e carenza di sonno per la sbronza che aveva preso la notte prima al compleanno di Oikawa.
Kenma odiava svegliarsi presto.
Era diventato ancora più nervoso quando era dovuto andare a fare la spesa perché le scorte dentro casa stavano finendo e tutti gli altri sembravano scomparsi. Il caldo gli faceva appiccicare i vestiti addosso per il sudore e di sicuro la situazione non migliorò quando si ruppero le buste e dovette portare tutti i prodotti tra le braccia.
E quando dopo pranzo il suo nervosismo arrivò al limite, non si stupì troppo di esplodere in un urlo.
Stava mangiando il gelato in giardino, era all’ombra e una piacevole brezza li teneva al fresco.
Kenma pensava che si sarebbe potuto rilassare e migliorare finalmente quella giornata.
Lev dormiva sulle gambe di Akaashi, dopo aver passato tutta la notte sveglio si stava godendo il suo non troppo meritato riposo.
Yaku invece stava infastidendo Kai che però era felice di giocare con lui.
Kenma era concentrato su quest’ultimi quando sentì un rumore che gli fece gelare il sangue, conosceva bene quel tipo di rumore.
Si alzò di scatto lasciando stare il suo gelato e corse dentro casa.
Il più basso non era mai stato interessato agli scherzi che si facevano a vicenda Bokuto e Kuro in continuazione, si limitava a sbuffare o ad alzare gli occhi al cielo esasperato quando li vedeva direttamente, ma non gli aveva mai detto nulla fin’ora.
Trovò a terra la custodia del nuovo gioco che avrebbe dovuto recensire e mettere i video sul proprio canale. Era aperta, la cartuccia era volata fuori e aveva perso qualche pezzo.
Nella stanza era sceso il silenzio.
Bokuto sembrava avere un’espressione terrorizzata, Kuro era mortificato.
Fu proprio quest’ultimo il primo a rompere il silenzio, fece un passo verso il suo ragazzo e provò a dire –Kenma scusa, noi non…
E fu in quel momento che Kenma esplose.
Strinse i pugni e iniziò a urlare contro di loro –Siete due bambini! Pensate solo al vostro divertimento e non fate altro che creare problemi alle persone che vi stanno intorno! Avete rotto il cazzo con i vostri stupidi scherzi infantili!
Kuro era rimasto senza parole, Kenma non gli aveva mai urlato in quel modo. Inoltre, essendo molto orgoglioso, rispose subito a tono.
-Mi dai del bambino e dell’infantile quando qui sei tu l’unico che passa ore con i videogiochi distaccandosi dalla vita reale!
Si pentì delle sue parole l’attimo dopo averle dette. Sapeva che era un argomento importante per Kenma, sapeva che era sempre stato insicuro e sapeva che Kuro era l’unica persona di cui si fidasse. Adesso però anche lui l’aveva insultato per quella sua passione.
Il ragazzo dai capelli tinti rimase bloccato per un solo secondo prima di girarsi e correre via. Ma quel secondo fu abbastanza per far notare a Kuro che i suoi occhi erano diventati acquosi e il suo labbro aveva iniziato a tremare.
-No, Kenma aspetta!- gli urlò dietro rincorrendolo.
Ma quando uscì dal cancelletto la strada era già deserta.
Rientrando si passò le mani sul viso in un sospiro, sentì un miagolio e quando riaprì gli occhi vide che Yaku si era fermato di fronte a lui, lo stava fissando con uno sguardo di chi voleva indubbiamente giudicarlo.
-Lo so che ho sbagliato!- gli urlò contro –è inutile che mi giudichi anche tu, stupido gatto!
Si avviò dentro e si chiuse in camera sbattendo forte la porta dietro di sé, ma quando dopo pochi secondi Yaku lo raggiunse e iniziò a grattare contro il legno, non ci mise molto ad aprire uno spiraglio per farlo entrare.
Bokuto era depresso e Akaashi lo notò subito. Si inginocchiò e raccolse i pezzi della cartuccia per metterli dentro la custodia, poi si mise davanti al ragazzo e gliela mostrò –Se vuoi… possiamo andare a comprarne un altro.
Bokuto si illuminò, lo fissò sorpreso e annuì felice di poter fare qualcosa per migliorare la situazione e farsi perdonare.
Akaashi abbozzò un piccolo sorriso e annuì a sua volta –Allora mi metto le scarpe e una maglietta decente e andiamo.
 
Diverse ore dopo a casa di Hanamaki si erano spostati nella camera da letto del padrone di casa.
Di sotto la donna delle pulizie stava finendo di mettere a posto la casa, mentre Makki e Mattsun avevano passato la mattinata sdraiati a letto cercando di consolare Oikawa che era steso tra di loro.
Il castano non aveva fatto altro che piagnucolare. Non era il suo solito piagnucolio fastidioso di quando faceva il broncio di proposito per qualcosa di stupido, era vera e propria tristezza.
Gli occhi erano gonfi e rossi, la sua gola secca mentre mormorava –Mi ha trattato come se fossi una puttana. Dopo tutti questi anni che ci conosciamo… perché è andato via senza dirmi nulla? Non… non merito neanche un chiarimento? Un rifiuto detto in faccia?
-Sono sicuro che non sia questo il motivo, non pensa che tu sia una puttana- rispondeva di tanto in tanto Makki mentre continuava ad accarezzargli la schiena e ad asciugargli le lacrime.
-Io… Pensavo che gli piacessi almeno un po'. Ma evidentemente in questi giorni non faccio altro che fraintendere le persone. Forse… Forse è vero che non vedo nulla al di fuori del mio ego.
Mattsun gli diede uno schiaffo sul retro del collo affermando –smettila di fare conversazioni senza senso- che lo portò semplicemente a lamentarsi ancora di più.
Non parlò più e pian piano anche il suo pianto scomparve, lasciandogli una semplice scia di lacrime secche sulle guance.
-Si è addormentato?- chiese infine il castano quando notò il suo respiro farsi calmo e pesante.
Hanamaki abbassò lo sguardo per controllare il viso del diretto interessato che era ancora poggiato al suo petto, poi annuì per confermarlo.
Passarono qualche altro secondo in silenzio con Oikawa tra di loro. Makki continuava ad accarezzargli i capelli e infine fu proprio lui a sussurrare –Sai, probabilmente saremmo dei bravi genitori.
-Non lo siamo già?
Makki sorrise –Sai cosa intendo.
E sì, Mattsun sapeva benissimo cosa l’altro intendesse, ma non era pronto per quella conversazione. Non quando si dovevano occupare di Oikawa. Si sporse in avanti per lasciare un leggero bacio sulla bocca del suo ragazzo, poi si alzò.
-Dove vai?
-Da Iwaizumi. Se non avrà una spiegazione plausibile per questo suo comportamento lo prenderò a pugni.
Makki rise in silenzio, poi lo prese in giro –Che padre premuroso.
Mattsun gli alzò il dito medio –Non mi prenderai in giro su questo visto che hai passato le ultime due ore a cullare nostro figlio solo per farlo addormentare.
Andò via con il sorriso mentre la risata leggera del suo ragazzo gli risuonava nelle orecchie.
 
Kuro non ci mise molto a far sbollire la rabbia.
Sapeva di meritare delle scuse da parte di Kenma, ma sapeva anche che aveva esagerato urlandogli contro quelle parole.
Era solo stato preso alla sprovvista: Kenma non urlava mai. Quindi quando si era sentito attaccato aveva risposto senza neanche rendersene conto.
In realtà si erano detti quasi le stesse cose, ma Kuro sapeva che la sua frase aveva colpito il più piccolo molto di più semplicemente per tutto quello che aveva passato.
-Dannazione- sbottò infine mettendosi seduto sul letto, Yaku che si lamentava miagolando mentre rotolava via.
Prese il telefono e inoltrò la chiamata con il suo ragazzo, ma questa venne interrotta subito perché il telefono del destinatario era spento.
Kuro si sentì stringere il cuore, Kenma lo stava tenendo fuori.
 
La seconda volta che Iwaizumi si svegliò in quella giornata si sentiva molto meglio. Tornato a casa aveva fatto una doccia e aveva preso un’aspirina per il mal di testa prima di mettersi nuovamente a dormire.
Il fastidio arrivò quando si rese conto che si era svegliato perché qualcuno stava suonando insistentemente alla sua porta.
Sperava che non fosse Oikawa, anche se di sicuro avrebbe dovuto affrontarlo prima o poi.
Evidentemente Kunimi e Kindaichi erano fuori perché nessuno era ancora andato ad aprire e, soprattutto, nessuno si era ancora lamentato di quel rumore.
Quando aprì la porta si trovò davanti Matsukawa, il ragazzo lo fissò con il suo solito sguardo quasi annoiato per poi chiedere –Posso entrare?
Iwaizumi annuì ed entrambi si sedettero in veranda dove l’aria fresca circolava grazie alle finestre aperte.
Matsukawa arrivò dritto al punto –Voglio solo sapere perché ti sei comportato in questo modo.
-Eravamo entrambi ubriachi ieri notte, ma sono più che certo che lo volesse anche lui! Non l’ho costretto a fare nulla!- si difese subito l’altro.
-Oh, lo so. Non ti stavo accusando di questo.
Iwaizumi alzò un sopracciglio non riuscendo a capire il punto della situazione.
Mattsun sospirò sistemandosi meglio contro lo schienale della sedia –Ascolta- iniziò più calmo –Capisco che abbiamo quell’età dove alle feste ci si diverte, non ti giudico per questo. Ma trovo cattivo che tu abbia deciso di farlo proprio con Oikawa. Colui che probabilmente ti viene dietro da una vita. Gli hai spezzato il cuore per il suo compleanno, non è stata una cosa carina.
Iwaizumi strinse i pugni –Oikawa non mi viene dietro da una vita- ripeté le sue parole –lui flirta con chiunque respiri e che sia nel suo raggio di azione!
Matsukawa rise –Se davvero non ti sei accorto che con te flirta in modo diverso allora sei meno intelligente di quello che credi.
Delle chiavi che venivano messe nella toppa della porta d’ingresso per poi aprirla tolsero Iwaizumi dai suoi pensieri. Kunimi e Kindaichi fecero il loro ingresso portando diverse buste dalla quale proveniva un buon odore.
-Iwaizumi-san, sei sveglio?- chiamò Kindaichi mentre entravano –Abbiamo preso il pranzo!
Quando raggiunsero la veranda si bloccarono nel vedere Mattsun.
-Oh ciao Matsukawa-san! Non sapevano che saresti venuto, resti a pranzo? Possiamo mettere tutto al centro e dividere, ne sta in abbondanza.
-No, grazie- rispose cortese il castano mentre si alzava –Makki non mi perdonerebbe mai se lo lasciassi solo a occuparsi del bambino.
I due nuovi arrivati risero. Mattsun andò via, ma non prima di aver fissato intensamente Iwaizumi e avergli detto “pensaci”.
 
Kenma si stancò di correre abbastanza in fretta, non solo odiava allenarsi ma sotto il sole del primo pomeriggio sarebbe potuto svenire da un momento all’altro.
La strada che aveva percorso era tutta dritta e si rese conto che senza neanche deciderlo il suo cervello lo stava portando verso casa di Kageyama, nella quale stava Hinata.
Il suo passo rallentó, era ovvio che in una situazione del genere volesse solo vedere il suo migliore amico. Ma era anche ovvio che sarebbe stato il primo posto dove Kuro sarebbe andato a cercarlo.
Fece l'unica curva a destra che lo portava nella via della casa in questione quando si bloccò nel notare Osamu, nella prima casa a sinistra, che si intravedeva tra le piante del suo giardino mentre curava l'orto canticchiando felice.
Solo pochi metri più avanti avrebbe trovato Hinata. Sapeva che sarebbe stata la scelta più ovvia, ma sapeva anche che non voleva vedere Kuro, non subito almeno.
Quindi, prima di ripensarci, si fece coraggio e si avvicinò alla casa che evidentemente apparteneva ai gemelli Miya.
-Ciao- disse piano, la sua voce era rauca mentre con una mano cercava di asciugarsi le lacrime.
Osamu lo fissò stupito, di sicuro Kenma era una di quelle persone che non si sarebbe aspettato di vedere sulla soglia di casa sua.
-Ciao- rispose quando si riprese dalla sua confusione -Ti serve aiuto?- si affrettò a chiedere poi quando notò le lacrime.
-C'è... Tuo fratello?
Questo lasciò ancora più di sasso Osamu. Davvero qualcuno voleva il conforto di suo fratello quando stava male? Ma quel ragazzino conosceva davvero Atsumu?
Decise che comunque non erano affari suoi, il suo unico pensiero era l'orto della nonna, prima sistemava il problema con Kenma e prima poteva tornare a coltivarlo.
Annuì facendolo entrare nel giardino, poi lo portò fino all'ingresso.
Aveva lasciato Atsumu e Sakusa sul divano a vedere un reality sul cibo e ancora lì erano.
Atsumu stava discutendo con il suo ragazzo su quanto fosse sbagliata una determinata scelta dei giudici, ma questo non ebbe modo di rispondere a tono perché Osamu li interruppe.
-Ehy deficente- Kenma non poté fare a meno di notare come l'umore di Osamu era cambiato solo per la presenza del gemello - c'è qualcuno per te- concluse quando il biondo si girò verso di loro, prima di chiudersi la porta alle spalle e tornare in giardino.
Atsumu, alla vista di Kenma, sembrava ancora più sorpreso di Osamu.
-Kenma!?- sbottó non capendo.
Sakusa si affrettò a dargli una gomitata poco gentile nello stomaco, aveva subito notato le lacrime del più piccolo e non riusciva proprio a comprendere come il suo ragazzo potesse avere così poco tatto.
-Va tutto bene?- domandò poi in modo gentile al nuovo arrivato.
Kenma alzò timidamente lo sguardo su di loro -Posso... Stare un pó qui?
-Perché!?- Atsumu era sempre più incredulo e quel suo tono di voce gli fece beccare un'altra gomitata nelle costole.
-Insomma- cercò di chiarire -non per essere indiscreto- per prevenire si mise comunque le mani a proteggersi il fianco scoperto vicino a Sakusa -ma non hai molti più amici dove trovare conforto?
-Sì. Ma qui Kuro non mi cercherebbe mai.
E quella semplice frase fece capire loro quale fosse il problema e che, per esperienza personale, era meglio non intromettersi nelle questioni di cuore. Tutto sarebbe andato per il meglio se gli avessero lasciati i loro spazi.
Il silenzio che ne seguì sembrava interminabile, Kenma stava per scappare via anche da lì e aveva appena aperto bocca per scusarsi per la cattiva idea quando Atsumu gli sorrise rispondendo -Certo che puoi restare, stiamo vedendo questo programma! Omi e io tifiamo per due persone diverse. Lui ha gusti di merda, tifa per questo che sembra un assassino! Guardalo, ha il sorriso di chi nasconde qualche cadavere in cantina!
Sakusa alzò gli occhi al cielo e rispose a tono -Disse quello che tifa per quella ragazza solo perché quando si abbassa le si vede tutto il tanga rosa! E comunque certo che ho gusti di merda, mi piaci tu!
Kenma prese posto sul divano, non potendo fare a meno di abbozzare un sorriso a sentire la strana coppia punzecchiarsi.

Chapter 28: 27. ... e Kuro e Iwaizumi dimostrarono il loro amore

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Mentre si avviavano in spiaggia Hinata aveva il broncio e, ovviamente, si stava lamentando con Kageyama.
-Ora per colpa tua non giocherò neanche una partita oggi! Si saranno già tutti prenotati per i due contro due!
Kageyama grugnì –Non solo sei un idiota, ma mi incolpi pure quando qui l’unica vittima sono io!
Il problema di Hinata era che, scendendo in spiaggia per le sei passate, sapeva che tutti gli altri avevano già montato le reti e si erano prenotati per le varie partite.
Avevano fatto così tardi perché quella notte Mr. Fat non solo aveva iniziato a russare più forte del normale, ma aveva anche deciso che avrebbe dormito sul letto insieme al suo padrone.
Quindi Kageyama, oltre a essere stato buttato fuori dal suo letto, non aveva proprio chiuso occhio per tutto quel rumore alla quale il suo ragazzo sembrava essere abituato.
Si era perciò immancabilmente addormentato dopo pranzo per svegliarsi ore dopo e Hinata era rimasto bloccato con lui sul divano.
Quello che infastidiva ancora di più Hinata mentre camminavano era Mr. Fat, nonostante adorasse il suo enorme cane il suo non aver mai corso in vita sua non era di certo utile in una situazione del genere.
Al contrario delle aspettative quando arrivarono in spiaggia, dopo aver lasciato come al solito Mr. Fat a Yachi sul retro del bar, subito Goshiki corse verso di loro con un sorriso felice –Hinata finalmente! Ci serve una quarta persona per la partita! Giochi con noi?
Il rosso si illuminò annuendo tutto felice, il suo sorriso vacillò quando Kageyama lo colpì con violenza in uno schiaffo dietro la nuca –Questo per tutti i lamenti inutili che ho dovuto sopportare lungo la strada!
Hinata aveva già preso fiato per urlargli contro di rimando, ma Goshiki gli fece presente che se non volevano perdere il posto per la partita dovevano andare subito.
Lasciato solo il corvino venne raggiunto da Tanaka e Noya, i due ragazzi avevano un sorrisetto malizioso in volto –Allora…- stava dicendo il più basso –Da quelle occhiaie posso presumere che vi siate divertiti stanotte.
Kageyama lanciò loro uno sguardo di fuoco –Magari!
Suga intervenne prima che Tanaka riuscisse a dire altro, colpendo entrambi i ragazzi che abitavano insieme a lui –Ma quanti anni avete? Sei?
Noya e Tanaka si allontanarono in fretta massaggiandosi la parte lesa.
Suga poté solo sospirare mentre si passava una mano sul volto.
Kageyama lo distrasse dai suoi pensieri mentre domandava –Come mai siamo così pochi questo pomeriggio?
Il corvino infatti si stava guardando intorno notando che erano quasi dimezzati tutti quelli che di solito giocavano a pallavolo per quell’orario, tanto che la proposta di Goshiki a Hinata aveva preso entrambi alla sprovvista, erano sempre così tanti che non c’erano mai dei posti liberi.
Suga alzò le spalle –Con Tanaka e Noya abbiamo mangiato in panineria a pranzo e abbiamo visto Bokuto e Akaashi in macchina che uscivano dalle sbarre, probabilmente sono ancora fuori. Yamamoto invece ci stava raccontando che Kuro e Kenma hanno litigato, per questo non stanno neanche loro. Dei gemelli Miya è sceso poco prima solo Osamu, ma si è incontrato con un ragazzo e sono andati via dalla spiaggia. Makki e Mattsun sembra si stiano occupando di un problema di Oikawa e Iwaizumi e… bé, ecco perché non sta nessuno.
 
Hinata stava giocando la sua seconda partita, era in coppia con Kageyama contro Tanaka e Noya e il rosso aveva appena fatto punto con una veloce. Aveva battuto il cinque al suo ragazzo con un salto per poi recuperare la palla pronto a battere, venne però distratto dalla voce di Kuro che chiamò il suo nome.
Il nuovo arrivato invase il campo e interruppe la partita senza neanche chiedere scusa. Hinata stava per lamentarsi con lui, quando vide l’angoscia nel suo sguardo e tutte le sue parole gli morirono in gola.
Kuro arrivò subito dritto al punto –Dov’è Kenma?
Hinata corrugò la fronte –Dovrei saperlo?- chiese poi incerto.
Kuro lo afferrò per le spalle scuotendolo –Senti. Lo so che lo stai nascondendo, ma ho bisogno di parlargli, per favore.
Hinata capì subito –Avete litigato?
Kuro a quel punto gli lanciò uno sguardo infastidito –Smettila di far finta di non sapere nulla!
A quel punto si infuriò anche Hinata, lasciò andare la palla e gli batté entrambe le mani libere sul petto per spingerlo –Hai litigato con Kenma e non sai neanche dove si trova!?- lo accusò a voce alta –Da quanto tempo non lo vedi!?
Kuro si rese conto della gravità della situazione. Se non era andato da Hinata, né da i suoi ex compagni del Nekoma, da chi altri sarebbe potuto andare?
 
Nel frattempo Kenma continuava a stare a casa dei Miya.
I tre ragazzi avevano collegato la vecchia wii con Mario Kart e si stavano sfidando nelle diverse corse. Ovviamente Kenma li stava stracciando in tutte.
Nel bel mezzo di una sfida in particolare Atsumu mise pausa, lasciò andare il telecomando e corse via urlando –Riunione di condominio! Riunione di condominio!
Sakusa sbuffò e Kenma lo fissò confuso, così il corvino si sentì in dovere di spiegare –Deve fare cacca.
-Ah… okay- lasciò andare anche lui il telecomando immaginando che il biondo ci avrebbe messo tanto.
Rimasero in silenzio solo per qualche secondo prima che Sakusa dicesse –Anche io litigo spesso con Atsumu, certe volte sono proprio delle teste di cazzo.
Kenma fece una smorfia abbassando lo sguardo, si prese qualche secondo prima di dare una vera risposta verbale sottoforma di domanda –Per cosa litigate?
-Per tutto. Davvero, ogni argomento è buono per discutere.
Kenma annuì lentamente, un pensiero che continuava a vorticargli nel cervello prima di renderlo vere e proprie parole –Atsumu ti ha mai… criticato per la tua fobia dei germi?
Sakusa lo scrutò, leggendo in lui tutto quello che non aveva detto a parole.
Non rispose a quella domanda perché avrebbe solo peggiorato la situazione, ma si intromise dando un parere personale. Probabilmente faceva male a farlo, era comunque una discussione di due persone che neanche conosceva, ma sentiva di dovergli fare capire il proprio punto di vista.
-Qualsiasi critica abbia fatto Kuro, sono sicuro che l’abbia detta solo per la foga del momento.
Kenma strinse le labbra –Non puoi saperlo.
-Kenma- il tono di Sakusa si era fatto più serio del normale –Non conosco Kuro, ma appunto perché non lo conosco mi rendo conto da persona esterna quanto sia attaccato a te. È stato evidente fin da subito quando Atsumu vi è venuto a rompere le palle il primo giorno del torneo, lo è diventato ancora di più dal modo in cui ti guardava mentre giocavi o dalla sua preoccupazione quando sei quasi svenuto. E una persona che ti ama in quel modo… non può non amare anche i tuoi difetti.
Gli occhi di Kenma si erano fatti nuovamente lucidi.
Sakusa concluse –Quindi, qualsiasi sia stato il problema, sono sicuro che si sistemerà.
Il biondo poté solo annuire alle sue parole, mentre si portava una mano al viso per asciugare gli occhi umidi.
Atsumu tornò dal bagno chiedendo –Di che parlate?
Sakusa rispose tranquillamente –Di quanto tu sia idiota, solite cose insomma.
Atsumu mise il broncio, poi rispose a tono mentre riprendeva il joystick in mano –Allora vorrà dire che verrai battuto da un idiota.
Inutile aggiungere che alla fine della corsa Atsumu arrivò l’ultimo tra i tre.
 
Erano quasi le nove di sera quando Hinata e Kageyama tornarono dal mare.
Il rosso aveva un telo drappeggiato sulle spalle e il suo corpo era ancora bagnato per la doccia fatta poco prima di andarsene, Kageyama stava portando la loro sacca mentre Hinata aveva Mr. Fat al guinzaglio.
Hinata si stava ancora lamentando di Kuro. Non sapeva ancora per cosa avessero discusso, ma essendo il migliore amico di Kenma per lui era logico che il biondo avesse ragione.
Inizialmente si era preoccupato quando Kuro aveva detto di non sapere dove fosse Kenma, poi ricordò che non solo il suo amico era più che maggiorenne, e quindi potesse andare in giro anche da solo, ma che quando era abbastanza turbato il ragazzo voleva solo stare solo e lontano dalla persona che l’aveva fatto infuriare.
Erano quasi a metà strada quando incontrarono Atsumu che sembrava stesse girando per le vie senza uno scopo ben preciso. Quando li vide si illuminò e gli corse incontro –Ehy Hinata!- lo chiamò –Hai il numero di Kuro?
Hinata corrugò lo fronte –Sì… Ma a che ti serve? Non credo che adesso ti darà molto conto, sta cercando Kenma e…
Atsumu lo interruppe –Appunto per questo voglio avvertirlo: Kenma è da noi da dopo pranzo, adesso si è addormentato e pensavo fosse giusto chiamarlo così che lo veniva a prendere. Avrei preso il suo numero dal telefono di Kenma ma non sapevo sbloccarlo.
Hinata, sempre più sconvolto, si limitò a passargli il numero di telefono che l’altro cercava.
Atsumu ringraziò e andò via.
Kageyama riprese a percorrere la strada e Hinata lo rincorse dopo qualche secondo commentando –Questa giornata mi ha confuso parecchio. Sono successe così tante cose… strane.
Kageyama lo fissò di sottecchi prima di domandare –Vuoi fare l’attivo stasera?
Quella fu la cosa che mandò completamente in tilt Hinata, i suoi occhi spalancati così come la mascella, si era bloccato sul posto mentre urlava –EH!?
Kageyama rise –Sto scherzando, ti stavo solo prendendo in giro.
-Ormai non puoi tornare indietro!
-Non esiste!
E se solo fossero stati un po' più intelligenti si sarebbero resi conto di non dover urlare una conversazione del genere in una strada piena di case.
 
-Quindi che pizza vuoi?- domandò Makki a un Oikawa steso sul divano come se fosse morto.
-La solita- rispose annoiato, i suoi occhiali erano storti sul viso mentre guardava non troppo interessato un documentario in tv.
Il suo amico annuì, Mattsun afferrò il portafoglio e le chiavi e insieme si diressero fuori. Non appena il castano aprì la porta saltò sul posto per lo spavento nel vedere Iwaizumi proprio lì davanti, il ragazzo aveva il braccio alzato e il pugno chiuso di chi era pronto a bussare.
-La tua presenza è inaspettata- disse Makki commentando dalle spalle del suo ragazzo.
Iwaizumi arrossì leggermente e, chinando lo sguardo, borbottò –lui è qui?
Mattsun si scostò dalla porta per farlo entrare mentre informava Oikawa –Ehy nerd, hai visite. Noi andiamo a prendere il cibo!
Prima che Oikawa potesse rispondere dopo essersi seduto dritto, i due avevano già lasciato l’appartamento chiudendosi la porta alle spalle.
Iwaizumi disse la prima cosa che gli passò per la mente –Hai gli occhiali.
Oikawa arrossì, abbassò lo sguardo cercando di nascondersi dietro i suoi capelli –Di solito metto le lenti a contatto- continuò con voce più bassa –Non pensavo che saresti venuto.
-Neanche io- rispose con tutta sincerità –Ma oggi non sei sceso a mare e volevo… sistemare questa situazione.
Si sedette anche lui sul divano, erano a un metro di distanza ed entrambi avevano lo sguardo fisso sulla tv accesa.
Oikawa finse un sorriso –Non c’è nulla da sistemare, possiamo dimenticare tutto. Possiamo semplicemente dire che è stato divertente e andare avanti come sempre.
Iwaizumi strinse le mani. La sua bocca che era diventata una linea sottile e quando rispose la sua voce si era fatta più aggressiva –è questo che non sopporto di te. Questo tuo sorridere in modo falso e fingere che nulla possa scalfire la tua superficie perfetta, che nulla possa interessarti.
Gli occhi di Oikawa si erano fatti grandi per la sorpresa e si era addirittura girato a guardarlo –Iwa-chan…
-No, Oikawa!- la voce di Iwaizumi si era fatta più alta ed era saltato in piedi per urlare le sue successive parole –Non avremmo mai dovuto far sesso, mai! Perché questo mi ha solo ricordato perché ogni fottutissima estate io continui ad avere una cotta per te! Una cotta insensata e che mi rende sempre più incazzato! Perché non esiste proprio che uno come te possa mai volere qualcosa da uno come me, se non divertirsi facendomi esasperare in tutti i modi possibili. E mi rode tantissimo che in questa storia il cattivo sembri essere io visto che me ne sono andato ieri mattina senza dirti nulla! Ma non capisci come mi sarei sentit…
Oikawa si era alzato a sua volta, gli aveva preso il volto a coppa con entrambe le mani e l’aveva baciato con urgenza.
Iwaizumi accettò quel bacio quasi con sollievo finché non si rese conto di quello che stava facendo e provò a spingerlo via. Riuscì solo a staccarsi dalle sue labbra di qualche centimetro artigliandogli i fianchi con le mani –Oikawa…- lo chiamò con un tono quasi di ammonimento.
-Mi piaci anche tu- rispose in fretta il diretto interessato –sei diverso dalle altre persone.
Hajime lo scrutò a fondo non convinto mentre alzava un sopracciglio –Se mi stai solo prendendo in giro, io…
Non sapeva come continuare quella minaccia ma fortunatamente non servì, perché il castano si affrettò a scuotere la testa mentre diceva –Mai! Voglio davvero provarci con te!
A quel punto le guance di Iwaizumi stavano andando a fuoco, si staccò del tutto dal ragazzo e lo indirizzò verso il piano di sopra con una mano –Vai a cambiarti che usciamo.
-Uh?- gli occhi di Oikawa si illuminarono di curiosità –Dove andiamo?
-Ti porto alla prima parte del tuo regalo di compleanno.
I suoi occhi si fecero ancora più luminosi mentre correva di sopra per rendersi presentabile.
Iwaizumi gli urlò dietro –Non mettere le lenti a contatto, mi piacciono gli occhiali!
 
Kuro era a un passo dal chiamare la polizia e denunciare una persona scomparsa quando gli arrivò una chiamata da un numero sconosciuto.
Accettò senza neanche pensarci, l’ansia traspariva dalla sua voce con il suo “pronto?”
-Kuro?- la voce sembrava conosciuta ma non sapeva a chi collegarla, fortunatamente il ragazzo continuò quasi subito –Sono Atsumu Miya. Volevo dirti che il tuo ragazzo è qui da noi da un po' e adesso si è addormentato sul divano, quindi mi chiedevo se tu riuscissi a passare per prenderlo.
Kuro non si chiese come il biondo avesse avuto il suo numero di telefono o perché Kenma fosse proprio da loro, l’unica cosa che disse fu –Dimmi dove abiti.
E mentre correva verso casa dei gemelli sentiva il peso nel suo stomaco diventare sempre più leggero.
 
Kenma era consapevole di star sognando, ma nonostante sapesse di essere in un sogno non riusciva a capire come svegliarsi. Non riusciva a muoversi, non riusciva a urlare. Poteva solo vedere Kuro che si allontanava da lui mentre rideva e scherzava con altre persone.
Erano persone senza volto perché non erano importanti, l’unica cosa importante era che lui si stava allontanando da Kenma volontariamente.
Riuscì a urlare quando si svegliò di scatto e si mise a sedere velocemente, i suoi occhi erano umidi mentre cercava di abituarsi alla semi oscurità e sentiva il sudore che gli si attaccava ai vestiti.
Aveva ancora il fiato corto quando una mano si affrettò a coprirgli la guancia per una dolce carezza –Va tutto bene, sei sveglio adesso- mormorò piano Kuro.
Kenma mise a fuoco il suo ragazzo. Il corvino era seduto accanto a lui, la preoccupazione nel suo sguardo mentre allungava anche l’altra mano per asciugargli le lacrime.
Anticipato da un miagolio Yaku saltò sul letto e andò ad accovacciarsi sulle gambe di Kenma.
Il biondo sbatté le palpebre confuso, poi si rese conto che si trovava nella loro camera da letto.
-Come… come sono arrivato qui?- domandò a bassa voce.
Kuro continuò ad accarezzargli il volto mentre parlava –Mi dispiace così tanto Kenma… ho passato tutto il giorno a cercarti, non ti trovavo da nessuna parte e stavo per andare dalla polizia, fortunatamente Atsumu mi ha chiamato dicendomi che ti eri addormentato a casa loro e non ho perso tempo a riprenderti. Volevo lasciarti dormire ma hai iniziato ad agitarti e a piangere e io… scusami.
Kenma immerse i suoi occhi dorati nei suoi, la voce seria mentre mormorava –Avevi detto che mi avresti accettato, che quello che facevo non ti dava fastidio. Sapevi delle mie fisse. Sapevi tutto.
-Kenma ti amo- lo interruppe Kuro –E quando dico che ti amo, significa che amo tutto di te. E amo anche quando ti perdi nel tuo mondo di videogiochi, con la fronte corrugata per la concentrazione e la lingua di fuori. La tua dedizione e passione è stata una delle cose che mi ha fatto innamorare di te. Quindi, per favore, perdonami. Non volevo dire quelle cose, è stata una risposta istintiva alle tue urla, mi sono reso conto troppo tardi di quello che hai pensato, non voglio che tu cambi.
Kenma rimase in silenzio per diversi secondi, il tempo che la sua mente elaborasse tutte quelle parole. Infine domandò incerto –Quindi non ti sei… stancato di me?
Kuro rilasciò il respiro che stava trattenendo, chiuse gli occhi e si spinse in avanti per unire le fronti tra di loro.
-È più facile che si congeli l’inferno prima che io riesca a stancarmi di te.
-Un girone all’inferno è congelato- fece presente Kenma ricordando “La Divina Commedia” e abbozzò un sorriso quando sentì l’altro ragazzo sbuffare –ma ho capito il concetto- concluse prima di dargli un piccolo bacio sulle labbra.
-Comunque dispiace anche a me- disse poi tornando a fissarlo negli occhi –per averti urlato contro. Ho reagito in modo esagerato. Ero nervoso, si erano accumulate diverse cose e sono esploso.
-Va bene- rispose Kuro –l’importante è che sia tutto okay adesso.
Kenma annuì sorridendo a sua volta. Il momento fu interrottò dallo stomaco di Kenma che brontolò talmente forte da far saltare e scappare via Yaku.
Kuro rise, poi disse –Dai scendiamo, Akaashi ha fatto la cena mezz’ora fa e dovrebbe essere ancora calda.
Kenma annuì, nella mente gli tornò il sogno che aveva appena fatto. Come aveva potuto pensare una cosa tanto stupida? Kuro gli aveva già dimostrato infinite volte quanto lo amasse. Non se ne sarebbe mai andato.
Il corvino era già in piedi, così Kenma si affrettò a spostarsi verso il bordo del letto e si issò sulle ginocchia tenendolo fermo per il tessuto dei vestiti.
Kuro aveva in volto una muta domanda alla quale Kenma rispose baciandolo a fondo. Rilasciò un sospiro soddisfatto mentre si aggrappava alla sua maglia. Erano divisi da solo poche ore ed era già in astinenza dei suoi baci.
Kuro rispose con enfasi senza farsi trovare impreparato, le sue braccia che si stringevano sul corpo del più piccolo come se non volesse lasciarlo andare mai più.
Solo quando sentì il sangue iniziare a confluire verso il suo inguine capì che era arrivato il momento di fermarsi –Aspetta, aspetta- mormorò roco dividendo le loro labbra –Se non ci fermiamo adesso finirò per mangiare te al posto della cena.
Non che Kenma sembrava volesse aiutare con le sue guance rosse, gli occhi scuri e le labbra gonfie.
-Va bene- concesse infine lasciandogli un ultimo bacio veloce sulle labbra –Mi mangerai come dessert.
Quando diceva frasi del genere Kuro capiva che il suo ragazzo voleva decisamente ucciderlo.
Si impose di calmarsi e prendendolo in braccio lo fece scendere dal letto, poi gli afferrò la mano per andare al piano di sotto.
Prima di raggiungere gli altri ricordò di dovergli dire –Ah comunque… Bokuto si è sentito talmente in colpa che è uscito oggi pomeriggio e al centro commerciale ti ha comprato una nuova cartuccia di quel gioco.
Kenma lo fissò sorpreso, il corvino continuò –L’hai terrorizzato così tanto che ti ha comprato anche altri cinque giochi.
Il più piccolo sbatté le palpebre in un misto di confusione e sorpresa, infine disse –Bokuto quindi non sa che a me i giochi li danno gratis proprio perché vogliono delle recensioni, vero?
-Continuiamo a lasciarlo nella sua ignoranza.
 
Ogni mercoledì sera al teatro all’aperto del villaggio proiettavano un film diverso. Ed era proprio lì che Iwaizumi stava portando Oikawa.
Quando Oikawa aveva capito la loro destinazione aveva commentato –Oh, Iwa-chan! Pensavo che mi avresti portato fuori dal villaggio come primo appuntamento.
-Stai zitto, Assikawa- grugnì in risposta Iwaizumi, le guance rosse a sentire la parola “appuntamento” e le mani che affondavano sempre di più nelle tasche –E comunque non accetto lamentele, sai quanto ho penato per chiedergli di proiettare il film di E.T. questa sera?
Oikawa si bloccò di scatto costringendo l’altro a fare lo stesso.
Il ragazzo aveva gli occhi luminosi, le guance rosee –Tu… Hai fatto questo per me?
Iwaizumi si imbarazzò ancora di più –Muoviamoci! Non voglio arrivare a film iniziato!
Oikawa sorrise davvero felice, poi gli corse dietro mentre si aggrappava al suo braccio e si appoggiava con la testa alla sua spalla.
-Questo è il miglior primo appuntamento che abbia mai avuto!
Non visto Iwaizumi sorrise con soddisfazione mentre il suo petto si riscaldava, ma non poté fare a meno di prenderlo in giro mentre entravano per prendere i posti –Bé certo, se tutti quelli che hai avuto li hai organizzati tu che hai un gusto di merda, non stento a crederlo.
-Iwa-chan!

Chapter 29: 28. Quella volta della fine delle scommesse

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Ogni pomeriggio da dopo il torneo, diversi bambini avevano preso sempre più coraggio iniziando a chiedere di poter giocare anche loro a pallavolo.
I ragazzi gli permettevano di fare qualche palleggio e diverse partite sei contro sei con qualche adulto nel mezzo, ma di solito il limite massimo di tempo era mezz’ora.
Dopo quello venivano mandati via per iniziare a giocare seriamente.
Quel pomeriggio però sembrava che il gruppo dei bambini fosse aumentato e avevano anche deciso di iniziare una rivolta. Si erano lamentati per avere lo stesso diritto dei “grandi” di giocare per tutto il pomeriggio e Ukai infine dovette cedere.
Come ultima spiaggia Bokuto aveva provato a proporgli una partita contro di lui. Lui da solo contro venti bambini: il vincitore avrebbe tenuto i campi.
Mezz’ora dopo il ragazzo dai capelli tinti non solo era totalmente stremato, ma aveva anche perso su tutta la linea.
-Non importa!- lo raggiunse Hinata –Per un giorno possiamo anche lasciarglieli e comunque abbiamo la rete di Daichi!
Fu così che il papà della spiaggia fu preso d’assalto dai più esaltati mentre lo pregavano di andare a montare la rete al solito posto e, non potendogli dire di no, un gruppo di più di venti persone iniziò a percorrere il bagnasciuga per raggiungere casa del diretto interessato.
Erano quindi tutti messi di fronte casa di Hanamaki per montare la rete quando Oikawa si affacciò da questa mettendosi in piedi sul muretto, aveva il telecomando del drone in mano e aveva usato questo attaccandogli un lenzuolo con sopra scritto “LA IWAOI È CANON” mentre volava in giro.
Semi borbottò –Non gliel’avevamo regalato per usarlo in quel modo- mentre Mattsun fece una smorfia –Che schifo di nome è?
In molti annuirono d’accordo e Oikawa fece finta di non sentirli.
Prese il microfono che avevano usato la sera del suo compleanno per il karaoke e annunciò –Oggi non potete giocare a beach. Io e Iwa-chan ci siamo messi insieme e so che ci sono delle scommesse in corso, quindi raggiungeteci tutti in terrazza per sapere chi ha vinto!
In molti avrebbero voluto protestare, sia per il modo teatrale con il quale aveva richiamato la loro attenzione sia perché volevano davvero giocare a beach. Ma quella scommessa, che molti di loro avevano da quasi 8 anni, era troppo importante e in meno di qualche minuto si trovavano tutti sistemati sulla grande terrazza di Hanamaki, estremamente curiosi di vedere come si sarebbe evoluta la situazione.
Oikawa era affiancato da Iwaizumi e Shimizu. Il primo sembrava volesse solo morire seduto sulla poltrona per esterni; la ragazza invece era perfettamente a suo agio, seduta anche lei su una poltrona aveva diverse cose sparse sul tavolino davanti: un block notes, una penna, il telefono aperto su un gruppo telegram e una busta chiusa con molte più cose al suo interno di quello che poteva contenere.
-Ho scoperto che tutte le scommesse erano affidate alla qui presente Shimizu, quindi l’ho chiamata per dichiarare i vari vincitori.
-Prima di iniziare- s’intromise Makki –Vorrei raccontare a tutti come otto anni fa è iniziato tutto questo!
 
Avevano quindici anni ed era ferragosto.
Makki e Mattsun si erano fidanzati solo qualche settimana prima e, considerando che erano ancora all’inizio di quella relazione, erano super appiccicosi.
Si trovavano tutti intorno al fuoco che con fatica avevano acceso e la coppia si stava baciando cercando di capire la tecnica e quanta lingua mettere.
Diverso tempo dopo, quando tornarono alla realtà e si guardarono intorno, videro Iwaizumi e Oikawa che scherzavano a diversi metri di distanza. I due ragazzi erano poggiati a un tronco, Tooru stava spiegando qualcosa con fervore mentre gesticolava e i suoi occhi erano luminosi, Iwaizumi invece lo ascoltava con un sorriso che quasi mai era visto sul suo volto.
Makki rise e commentò –Guardali! Sono così stupidi! Scommetto che ci metteranno anni prima di capire che si vogliono.
Mattsun seguì il suo sguardo e storse la bocca –Non credo, sono sulla buona strada per capirlo presto.
-Okay, allora… scommettiamo. Se si mettono insieme prima di otto anni a partire da oggi ti offro una cena, se lo fanno dopo dovrai offrirla tu a me.
-Andata!
Qualche giorno dopo erano al bar e l’argomento tornò a galla. Tanaka, ai tempi con i capelli biondi, aveva fatto un commento su quella coppia e Makki aveva annunciato che lui e il suo ragazzo avevano già scommesso.
Fu così che Tanaka volle intromettersi dicendo “allora io scommetto delle birre che la prima volta che faranno sesso sarà da ubriachi!” facendo arrossire un po' tutti.
Daichi affermò che secondo lui Iwaizumi avrebbe fatto la prima mossa e Noya si ritrovò a puntare sulla prima mossa di Oikawa, scommettendo anche loro da bere.
-State scommettendo?- si aggiunse una nuova voce.
-Tu chi sei?- chiese sospettoso Daichi.
Il nuovo arrivato lo fissò con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono –Se state parlano di quei due, scommetto 3.000 yen che si baciano prima che uno dei due faccia diciotto anni.
-Kuro- chiamò Kenma a quel punto, il suo caschetto era nero ed era terrorizzato dalle nuove persone, soprattutto dai ragazzi troppo esaltati del proprio villaggio. Si aggrappò alla maglia del suo amico e borbottò –Che stai facendo? Non disturbare gli sconosciuti.
-Non preoccuparti gattino- rispose questo tranquillo mettendogli una mano sulla testa per confortarlo –Non sono sconosciuti, sono i nostri nuovi amici.
 
-Quindi Kuro è stato il primo a scommettere soldi- annuì interessato Oikawa alla fine del racconto.
-E sono anche quello che ne ha persi di più! Poiché ogni anno mi toccava fare una nuova scommessa.
-Sssh, niente spoiler!- lo zittì Tooru –Faremo ogni cosa con il giusto tempo.
A quel punto intervenne Shimizu –Allora, oltre a quelli citati nel racconto di Hanamaki, nel corso degli anni hanno preso parte alle scommesse Kunimi, Kindaichi, Kageyama, Hinata, i ragazzi dello Shiratorizawa…
-No, non l’abbiamo fatto- rispose sicuro Shirabu.
-Sì invece, il mio block notes non mente. Comunque dicevo… io, Bokuto, Kenma, Atsumu, Suga e diversi altri che quest’anno non si sono trasferiti come Terushima o Suguru e Mika. Ma aggiorneremo anche loro grazie al gruppo. Direi di partire dalla prima scommessa- lanciò uno sguardo a Oikawa e questo annuì subito lasciandola continuare –la prima è di Matsukawa e Hanamaki sugli otto anni, in molti hanno poi preso parte scommettendo contro uno o contro l’altro.
-Mhmm- Tooru sembrò rifletterci –Però in effetti sono passati esattamente otto anni, quindi come si fa?
Mattsun fece un sorrisetto –No, siamo ancora entro gli otto anni visto che la scommessa è stata fatta a ferragosto e siamo a fine luglio. Quindi ho vinto io.
Iwaizumi alzò un sopracciglio, poi lo accusò –Ecco perché sei venuto a casa mia a dirmi di sistemare le cose con Tooru! Ed io che pensavo t’importasse!
-Cosa!?- esclamò a quel punto Kuro –Pensavo avessimo detto di non intrometterci!
Un coro di proteste nacque dal gruppo, ed era ancora solo l’inizio.
-Sentite… avevano già scopato e Oikawa piangeva da delle ore, era comunque ormai fatta!
Quando le cose si calmarono, Shimizu fece la lista di chi e cosa aveva vinto insieme a Mattsun per poi andare avanti –Tanaka ha scommesso che avreste fatto sesso per la prima volta da ubriachi.
Oikawa annuì solenne –Assolutamente vero.
Tanaka aveva un grande sorriso in volto, anche se non vinse quasi nulla perché in molti avevano puntato sulla sua stessa cosa, quei due erano troppo facili da capire.
-Adesso si passa a quella più quotata alla quale tutti hanno partecipato. Chi ha fatto dei due la prima mossa?
Tutti stavano aspettando curiosi e nello stesso istante la coppia rispose –Sono stato io!- poi si guardarono confusi e iniziarono a litigare.
-Che diavolo dici, Iwa-chan? Sappiamo benissimo entrambi che sono stato io!
-Ma non dire cazzate!
-Ragazzi- provò a calmarli Suga –Perché non ci raccontate così possiamo darvi una mano?
-Eravamo al mio compleanno e ho chiesto a Iwa-chan di baciarmi!- rispose subito Oikawa.
-Sì ed io ti ho baciato! Quindi ho fatto la prima mossa!
-La prima mossa l’ho fatta io quando ti ho chiesto di farlo!
A quel punto anche tutti gli altri iniziarono a intromettersi nella discussione.
-Ha ragione Iwaizumi- disse Kageyama mentre Daichi e Suga annuivano.
-No invece- rispose Kunimi incrociando le braccia –Ha ragione Oikawa! Chiederglielo è comunque una mossa!
-Non esattamente- intervenne a quel punto anche Shimizu e iniziarono a litigare per tantissimo tempo. Quella scommessa stava distruggendo più amicizie di quanto di norma avrebbe fatto una partita a “UNO”.
Solo quando si fecero le sei e mezzo del pomeriggio decisero di lasciar stare quel punto per ultimo e andare avanti.
Si scoprì che Hinata vinse perché aveva scommesso che si sarebbero messi insieme per il compleanno di Oikawa. Essendo molto specifica come scommessa in molti erano andati contro di lui e adesso più della metà delle persone che erano lì dovevano comprargli una palla molten.
Il rosso si era poi girato verso Kageyama e aveva sussurrato –Io volevo intendere che si sarebbero messi insieme il compleanno dell’anno in cui mi sono unito alla scommessa, dovrei dirglielo?
Kageyama aveva riso e l’aveva stretto in un abbraccio facendogli nascondere il volto nel petto, poi aveva sussurrato a sua volta –Stai zitto e godiamoci tutte le palle che ti compreranno.
Bokuto invece dovette pagare a tutti perché fu l’unico in tutto il villaggio a scommettere che Oikawa sarebbe stato l’attivo nella coppia. Tooru aveva persino fatto finta di asciugarsi una lacrima mentre commentava –Grazie per la fiducia.
Bokuto piagnucolò –Ma quindi adesso non userai mai il mio regalo di compleanno!
-Ma no- lo rassicurò subito il castano –li usa Iwa-chan quando è con me!- mentì –quindi è come se li stessi usando io.
E quello riuscì a risollevare il morale di Bokuto nonostante avesse perso su tutta la linea.
Kenma fu il vero grande vincitore della giornata. Il ragazzino aveva piazzato 5.000 yen su un’idea troppo particolare che aveva portato tutti a scommettere contro di lui: “Scopano, fanno un casino e poi si mettono insieme”.
-Kenma tu mi metti troppa paura- commentò Tooru –ma sì, hai totalmente vinto poiché è andata esattamente così.
Kuro sospirò soddisfatto mentre abbracciava da dietro il proprio ragazzo –Almeno puoi riprendere tutti i soldi che ho perso io negli anni.
-Negli anni?- domandò a quel punto confuso Iwaizumi.
Il corvino spiegò –Avevo scommesso che vi sareste dati il primo bacio entro i diciotto anni. Quando così non è stato ogni anno ho dovuto aprire una nuova scommessa mettendo in palio molti più soldi per cercare di vincere quelli persi. Sono in sostanza sei anni che scommetto che voi vi baciate. Come avete potuto aspettare i ventitré anni!?
Iwaizumi e Oikawa si lanciarono uno sguardo tentennante, quasi imbarazzato.
Questo non passò inosservato al corvino in questione che con urgenza chiese –Cosa!?
-Ecco noi… ci siamo baciati a sedici anni.
Nella terrazza scese il silenzio. Kuro era completamente scioccato.
Kenma gli strinse un braccio mentre commentava –Kuro, non ti sento respirare.
E fu a quel punto che il corvino esplose –COSA!? QUINDI IO AVEVO VINTO LA SCOMMESSA PRIMA DI TUTTI E IN QUESTI ANNI HO SOLO DOVUTO DARE SOLDI!? MA NON ESISTE PROPRIO!
Tutti avevano sempre pensato che nella coppia Kenma era molto più intelligente del suo ragazzo, dovettero ricredersi quando Kuro iniziò a fare velocissimo tutti i conti a mente di quanto la gente doveva tornargli. Iniziò addirittura a cercare vecchi contatti sul telefono magari di gente che non sentiva da anni solo per urlare loro che aveva vinto lui la scommessa.
E mentre Kuro sistemava le sue cose, Shimizu andò avanti a leggere.
Si scoprì quindi che Suga, nonostante si fosse unito solo quell’anno, aveva vinto avendo detto che si sarebbero messi insieme dopo aver scopato. Mentre Atsumu, anche lui unito quell’anno, aveva perso puntando tutto sul fatto che avrebbero iniziato semplicemente a scopare per un po' prima di fidanzarsi ufficialmente.
-Per finire ci sono tutte le scommesse dei ragazzi dello Shiratorizawa.
-Ti ripeto che noi non abbiamo scommesso nulla- disse Semi.
-E io ti dico che l'avete fatto- rispose la ragazza impassibile -Tendo ha scommesso che Oikawa avrebbe convinto Iwaizumi a fare una cosa a tre o a quattro.
Iwaizumi lanciò uno sguardo imbarazzato a Oikawa, questo sembrava molto interessato alla cosa.
-Ushijima ha scommesso che la terza e quarta persona in questione sarebbero stati Matsukawa e Hanamaki.
Tutti fissarono sconvolti il ragazzo citato: l'avevano creduto troppo stoico anche solo per partecipare alla scommessa, figurarsi puntare su una cosa del genere.
Questo era impassibile e immune all'imbarazzo mentre si girava verso il suo ragazzo e chiedeva -Hai fatto una scommessa a mio nome?
Tendo si limitò a rispondere uscendo la lingua e fingendosi imbarazzato.
E quando fu appurato che era sempre stato il rosso a proporre quelle cose imbarazzanti il mondo sembrò tornare a girare normalmente.
-Vorrei precisare- aggiunse Mattsun -che io e Makki abbiamo messo tutti i nostri risparmi contro questo.
Il suo ragazzo annuì d’accordo -Preferirei farmi una ragazza piuttosto che fare qualcosa con Oikawa.
-Makki!- si lamentò lui totalmente offeso.
Shimizu andò avanti ignorando i due -Semi ha scommesso che avreste fatto sesso in un luogo pubblico.
-Tendo, che cazzo!- si lamentò il diretto interessato.
-Shirabu ha scommesso che sempre Oikawa avrebbe convinto Iwaizumi a farsi dei video mentre facevano sesso.
Questo ringhiò -Sto studiando medicina solo per conoscere i modi più dolorosi per farti soffrire, Tendo.
-E infine- finì la ragazza -Goshiki ha scommesso che si sarebbero dati al BDSM.
-Al che??- domandò il ragazzino con i capelli a scodella completamente confuso.
Iwaizumi e Oikawa divennero totalmente rossi, non avevano di certo progettato che sarebbe andato in quel modo il pomeriggio.
-Non è una cosa che vuoi sapere- rispose Suga alla domanda di Goshiki.
Questo gonfió le guance -Se non volete dirmelo lo cercherò su Internet!
-No!- in cinque urlarono quella frase mentre Shirabu si era lanciato direttamente su di lui per togliergli il cellulare dalle mani.
-Oh?- Tendo sembrava divertito -Non so se essere più sorpreso del piccolo Tsutomu che non ha idea di cosa sia o del piccolo Kenjiro che invece sembra avere le idee abbastanza chiare. Semi ti ha addestrato bene, eh?
Il volto di entrambi i ragazzi prese fuoco, Shirabu concluse -Noi abbiamo finito qui, addio.- E afferrando con una mano Semi e con l'altra Goshiki li trascinò via.
-Ehy aspetta, dovete pagare!- gli urlò dietro Tanaka.
-Pagherà Tendo- rispose convinto Semi e solo a quel punto li lasciarono andare.
Oikawa intervenne affermando -No aspetta! Non è ancora detto che abbiano perso.
Tutti si girarono a fissarli sorpresi e divertiti, Iwaizumi sembrava anche più imbarazzato di Shirabu poco prima -Assolutamente no.
-Perché no?- piagnucolò il suo ragazzo.
Atsumu intervenne -Guardate che è divertente. Dovreste provare.
Tutti si girarono a guardare lui e Sakusa al suo fianco, entrambi sembravano completamente a loro agio in quella nuova situazione. Atsumu continuò -Poi vedo benissimo Iwaizumi a fare il dom. Se hai bisogno di consigli, Omi può mandarti i link giusti!
Sakusa alzò le spalle come se non fosse troppo importante.
Sulla terrazza si diffuse un silenzio quasi innaturale, interrotto solo dal rumore delle onde e dagli schiamazzi delle persone in spiaggia.
-Bene!- fu Suga il primo a parlare quando vide Hinata lanciargli uno sguardo confuso, come a volergli chiedere di che diavolo stessero parlando tutti quanti -Qui abbiamo finito anche noi! Andiamo via!
In molti fecero per seguirlo quando Tsukishima fece un sorrisetto che non prometteva nulla di buono. Né lui né Yamaguchi avevano preso parte a nessuna delle scommesse ma si erano comunque ritrovati lì ad ascoltare ogni cosa.
-Oh no, Tsukki non farlo- pregò piano il suo ragazzo.
Il biondo però aveva già iniziato a chiedere forte e chiaro -Ma quindi? Chi dei due ha fatto la prima mossa?

Chapter 30: 29. Quella volta che riscattarono il premio del torneo

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Bokuto stava correndo con la propria macchina sulla superstrada. I finestrini e il tettuccio aperti, la musica a tutto volume e i suoi passeggeri non troppo felici.
Il giorno prima Ukai aveva chiamato lui e Oikawa in spiaggia per consegnargli in ritardo il premio del torneo. I ragazzi si erano illuminati felici non pensando che ci sarebbe stato anche un premio, soprattutto non uno così bello.
Quella mattina quindi si stavano dirigendo verso l’hotel con centro benessere dei biglietti che aveva consegnato loro Ukai: due giorni di completo relax in una struttura piena di intrattenimenti e percorsi per la cura del corpo.
Ognuno di loro possedeva una stanza matrimoniale con bagno incluso e poteva portare una persona.
In viaggio quindi Bokuto si trovava insieme ad Akaashi, che cercava di tanto in tanto di abbassare il volume della radio quando Bokuto non guardava; mentre nei sedili posteriori c’erano seduti Oikawa e Iwaizumi. Il primo stava continuando a fare storie su Instagram come in un diario di bordo aggiornando di volta in volta tutto quello che stava succedendo, Iwaizumi era al limite dell’esaurimento perché non solo Oikawa diventava fastidiosissimo quando cercava di fare tutto il carino per i suoi “fan”, ma lo diventava ancora di più quando cercava di coinvolgere direttamente Iwaizumi.
Fortunatamente il viaggio non durò più di un’ora, anche se per la metà di loro sembrò essere durato un’eternità.
Quando scesero dalla macchina e Iwaizumi prese con pochissima delicatezza la sua sacca da viaggio, Akaashi commentò –Iwaizumi, sai che siamo qui per rilassarci?
Iwaizumi ringhiò in risposta –Quello che evidentemente non l’ha capito è Oikawa!
Il ragazzo in questione, nonostante lo sentì, era troppo impeganto a girare un nuovo video per rispondere a quella provocazione.
Avevano due interi giorni per vivere a stretto contatto.
 
Erano nella sauna quando Iwaizumi e Bokuto avevano intrapreso un’accesa conversazione sulle macchine e sulle moto.
Oikawa aveva provato a intromettersi ma nessuno l’aveva calcolato così si alzò per spostarsi, non prima di aver storto il naso per il disgusto di essere stato ignorato.
Raggiunse Akaashi a qualche metro di distanza –Allora- iniziò, rendendosi conto che probabilmente non aveva mai fatto una vera conversazione con il corvino –quindi anche tu facevi il setter al liceo?
Il ragazzo in questione annuì –Non sono ai tuoi stessi livelli, ma me la cavavo. Per tutti e tre gli anni in cui sono stato al liceo la mia squadra è andata ai nazionali. Al primo anno ero solo una riserva, ma è stato comunque bello.
Oikawa si infastidì ancora di più a sentir parlare dei nazionali, ma lasciò correre quando si rese conto che Akaashi non parlava mai per vantarsene o altro, semplicemente era un ragazzo pragmatico che descriveva i fatti.
-Prima di quest’estate comunque non giocavo da un sacco di tempo- continuò –Per te è diverso, no?
Oikawa annuì –Sto provando a diventare un giocatore professionista. Già mi hanno preso in una squadra del girone C ma sento che non mi basta, che manca qualcosa. Alla fine dell’estate probabilmente andrò in Argentina.
Akaashi si girò a fissarlo sorpreso –In Argentina? Non pensavo.
Oikawa aveva lo sguardo fisso davanti a sé mentre alzava le spalle e rispondeva –Non l’ho ancora detto a nessuno, ma sento che è una cosa che devo fare.
-E se…- Akaashi tentennò mentre pensava alla sua situazione personale –Dovesse rivelarsi un completo fallimento?
Oikawa sorrise mentre sospirava –Bè, sarà comunque qualcosa che ho fatto perché lo volevo, non perché qualcuno me lo ha imposto. E finché fai quello che ti interessa non potrà mai essere un completo fallimento, no?
Akaashi si morse il labbro mentre il suo sguardo si spostava quasi involontariamente su Bokuto, Oikawa non si perse quel movimento e il suo sorriso si ampliò –Vale anche per le relazioni. Dovresti provarci se ti fa star bene.
Akaashi ringraziò il calore della sauna che aveva già colorato le sue guance di rosso, altrimenti il suo imbarazzo sarebbe stato più che evidente.
-Non so, ci sono troppe complicazioni.
Oikawa sbuffò –Eppure sei qui come suo appuntamento.
Akaashi abbassò lo sguardo, rispose con la sua solita voce tranquilla anche se aveva un principio di presa in giro –Sai, non penso di dover ascoltare i consigli di qualcuno che ci ha messo anni a confessarsi alla sua cotta.
-Bè- Oikawa alzò le mani in segno di resa –Abbiamo accumulato tanta di quella tensione sessuale che il sesso è spettacolare.
Gli fece un occhiolino prima di alzarsi e tornare dagli altri due mentre in tono lamentoso e stridulo diceva –Iwa-chan! Mi sento così ignorato!- e gli si gettava addosso facendo rotolare entrambi a terra in una serie di bestemmie da parte di Iwaizumi.
 
Erano sdraiati sul letto matrimoniale. Dopo una lunga giornata di piscine, saune e massaggi i ragazzi avevano cenato tutti insieme per poi tornare in camera.
Akaashi e Bokuto si erano fatti una veloce doccia prima di mettersi sul letto.
Akaashi era sdraiato sulla schiena mentre Bokuto lo abbracciava messo sopra di lui, la guancia che si strofinava contro il suo petto nudo.
I suoi capelli erano ancora umidi e bassi in assenza del gel e Akaashi li preferiva di gran lunga in questo modo, gli stava passando lentamente una mano in mezzo accarezzandogli la cute con i polpastrelli.
-Akaashi- chiamò con un tono di voce normale Bokuto, sembrava quasi strano che ne usasse uno del genere.
-Dimmi, Bokuto.
Koutaro non rispose subito, i pensieri che gli vorticavano in testa, poi disse –Secondo te io sono strano?
Keiji bloccò i suoi movimenti, quella era una domanda inaspettata.
-Definisci strano.
-Strano tipo…- Bokuto stava cercando di trovare le parole –qualcuno di cui rideresti per le cose che fa o qualcuno con cui non ti vorresti fidanzare perché ti metterebbe in imbarazzo.
-No- rispose subito Akaashi senza aver bisogno di rifletterci sopra –Se mai dovessi definirti strano, lo farei nel senso positivo. Sei quel tipo di persona che lascia il segno, che la gente non dimentica. Farai grandi cose, diventerai famoso. Lo so. Lo sento.
Solo a quel punto Koutaro alzò il volto per fissarlo, i suoi occhi erano luminosi per quello che aveva sentito ma la sua voce rimase incerta -Allora perché… non vuoi stare con me?
Akaashi si morse un labbro mentre distoglieva lo sguardo –Non sei tu il problema, è solo la situazione che è complicata.
-Ma potresti…
Keiji lo interruppe –Possiamo non rovinare questa gita?
L’umore di Bokuto crollò, si ritrovò ad annuire mentre poggiava nuovamente la guancia contro il petto dell’altro.
Akaashi si sentiva in colpa per aver rovinato l’atmosfera, ma sapeva anche che gli sbalzi d’umore dell’altro ragazzo erano molto facili da cambiare e conosceva diversi trucchi per farlo tornare felice.
 
Quando Akaashi e Bokuto avevano deciso di salire in camera, Oikawa e Iwaizumi gli avevano augurato la buonanotte e avevano deciso di rimanere ancora un po' al bar dell’hotel.
I due ragazzi non erano ancora riusciti a finire una conversazione, perché ogni volta qualcuno li interrompeva. Era sempre una ragazza diversa che con finta innocenza si avvicinava e cercava di attaccare bottone con Oikawa.
Tooru sapeva benissimo il fascino che aveva su di loro, ne era più che consapevole e lo sfruttava a proprio vantaggio. Perché avrebbe potuto liquidarle all’istante e con gentilezza, dicendo loro che era già occupato. Ma invece passava interi minuti a parlare con loro, flirtava addirittura, fissando di sottecchi le reazioni di Iwaizumi, per poi mandarle via con scuse diverse quando si stufava di quel gioco. Non aveva detto ancora a nessuna che era lì insieme a Iwaizumi come una coppia.
Iwaizumi era rimasto silenzioso per tutto il tempo, ma era sempre più convinto di voler dare una testata al suo partner.
Quando arrivò la quinta ragazza della serata affermando subito –Scusami, ti disturbo?- Oikawa rispose con la sua voce da rimorchio –No prego, unisciti a me.
Iwaizumi stava per alzarsi e andare via, ma venne bloccato dalla ragazza che rispose a Tooru dicendo –Veramente io stavo parlando con lui.
Sia Oikawa che Iwaizumi rimasero sorpresi per diversi secondi, nessuno dei due si aspettava un risvolto del genere. Non che Hajime fosse brutto, ma il suo volto scazzato tendeva a far allontanare le persone molto spesso.
Il sorriso di Hajime si illuminò, trovando un modo per farla pagare a quel pezzo di merda.
Poggiò una mano sul fianco della ragazza e la invitò a sedersi al suo fianco, con la coda dell’occhio vide Tooru gonfiare le guance indispettito mentre il suo viso iniziava a colorarsi per la rabbia.
Oikawa durò solo un minuto e 32 secondi, non che Iwaizumi si fosse messo a contarli, prima che si alzasse rumorosamente dallo sgabello, si aggrappasse al braccio di Hajime e con voce fredda e tagliente si rivolgesse alla ragazza –Sì bene, sei stata un passatempo divertente, adesso sparisci che ho voglia di scopare il mio ragazzo.
Attese che la ragazza, con lo shock stampato sul volto, andasse via in fretta prima di mormorare –Sei uno stronzo, Iwa-chan- e allontanarsi verso l’ascensore.
La rabbia invase il corpo di Iwaizumi, adesso era lui lo stronzo?
Raggiunse Tooru prima che le porte automatiche si chiudessero dietro di lui. Erano soli nella cabina, ma probabilmente Hajime non si sarebbe fatto problemi se ci fossero state altre persone.
Lo sbatté contro il muro con violenza e ringhiò –Hai flirtato tutta la sera con delle donne e sono io lo stronzo?
Oikawa non sembrava preoccupato per quello scatto d’ira, né della grande mano dell’altro ancora intorno al suo collo, sapeva che nonostante tutto Iwaizumi non gli avrebbe mai fatto male.
-Volevo farti ingelosire- rispose a tono.
-Farmi ingelosire!? Tu mi hai quasi ucciso, pezzo di merda!- lo spinse nuovamente contro la parete in metallo per poi avvicinarsi al suo orecchio e ringhiare più piano –Tu sei mio.
Il brivido che attraversò la schiena di Oikawa fu seguito da un loro bacio scomposto e bagnato.
Hajime gli aveva sciolto la cravatta con la mano intorno alla gola e Tooru non se ne accorse subito, troppo preso dalle sensazioni di quel bacio che gli stava togliendo tutto il respiro, ma quando provò a mettergli una mano nei pantaloni per strizzargli una natica, Hajime la tolse con poca delicatezza, portò entrambi i suoi polsi dietro la sua schiena e lo legò con la cravatta.
Oikawa lo fissò confuso e stordito –Che stai facendo?- sussurrò senza fiato mentre cercava di rincorrere le sue labbra.
La porta dell’ascensore si aprì al loro piano, Hajime sorrise in un modo che non prometteva niente di buono e il tragitto per arrivare in camera fu molto breve.
Quando si chiusero la porta alle spalle Iwaizumi lo spinse sul letto senza alcuna delicatezza.
Oikawa cadde di faccia essendo che aveva poco equilibrio –sei un bruto- si lamentò mentre si girava cercando di mettersi seduto.
-Oh tesoro, questo è solo l’inizio. Ti farò supplicare stanotte.
-Immagino quindi che Sakusa ti abbia davvero mandato i link- lo disse con un sorrisetto malizioso che fece pensare a Iwaizumi che probabilmente il castano l’aveva manipolato tutto il giorno per arrivare esattamente a quel momento.

Chapter 31: 30. Quella volta dei diversi tipi di appuntamenti

Chapter Text

Bokuto stava canticchiando qualcosa di indefinito mentre si dirigeva in cucina dopo che un leggero brontolio gli ricordò di doversi preparare la cena.
Kuro e Kenma erano andati a cena fuori, il ragazzo non aveva capito se la coppia stesse festeggiando un anniversario o fosse una semplice uscita da coppia, non che comunque gli importasse.
Aprì il frigo per controllare se all’interno ci fosse qualcosa che lo ispirava, quando sentì un gatto che si strusciò tra le sue gambe nude facendo le fusa. Era Lev e Bokuto alzò gli occhi al cielo mentre gli diceva –Ti hanno già dato da mangiare, non mi conquisterai in questo modo.
Sapevano entrambi che era una bugia e per questo Kenma, prima di uscire, gli aveva ripetuto almeno tre volte di non dare ai gatti altro cibo non volendoli avere grassi. A nulla valsero i commenti di Bokuto che affermava quanto fossero carini i gatti grassi.
Sbuffò quando si rese conto che non c’era nulla di pronto che aveva solo bisogno di essere riscaldato, per avere un vero e proprio pasto avrebbe dovuto cucinare e lui odiava cucinare.
Richiuse il frigo con uno scatto così forte che Lev scappò via, poi si diresse su per le scale chiamando a gran voce Akaashi.
-Eeeehy Akaaaaaashi! Prepari la cena? Akaaaaashi dove sei?
Si bloccò quando arrivò alla fine delle scale e sentì la voce del corvino che stava cercando, solo che questo stava urlando. O per lo meno, aveva un tono di voce più alto del normale. In un mese che vivevano sotto lo stesso tetto, Bokuto non l’aveva mai sentito.
Il ragazzo non ce l’aveva con lui, era chiuso in bagno e stava parlando presumibilmente al telefono, perché Bokuto riusciva a sentire solo la sua parte di conversazione.
Si avvicinò lentamente alla porta chiusa, non aveva neanche bisogno di avvicinare l’orecchio per origliare, la voce dell’altro era abbastanza forte da comprendere tutto senza problemi.
-…e non far passare me dalla parte del cattivo! Sai benissimo che se dovessi venire, mamma non farebbe altro…- si interruppe, ascoltò qualcosa per poi urlare ancora più forte –cosa vuol dire che non devo dargli peso? Ma ti rendi conto delle situazioni che si vengono a creare ogni volta?! Ti rovinerei solo… EHY! Mi hai chiuso il telefono in faccia? Cazzo…
Aprì la porta prima che Bokuto si potesse spostare e per poco non gli finì addosso. Ma era talmente incazzato che gli lanciò una semplice occhiata senza dire nulla, stava andando verso la sua stanza quando Bokuto lo bloccò dicendo –Akaashi tutto okay?
Il corvino si bloccò, senza girarsi rispose con voce fredda –Sto bene.
Aveva ripreso il suo cammino, quando Bokuto gli bloccò il braccio trattenendolo con una mano –Ti ho sentito urlare e volevo solo…
Akaashi si liberò, si girò di scatto e iniziò a urlare contro di lui –Lasciami in pace! Non tutti abbiamo una vita perfetta e sono cose che tu non puoi capire!
Bokuto rimase congelato sul posto troppo scioccato da quello che era appena successo, riuscì a tornare alla realtà solo per il forte rumore della porta che veniva sbattuta dietro Akaashi, il quale si era appena rintanato nella sua stanza.
 
Tsukishima aveva appena portato la pentola sul tavolo di fuori, dove mangiavano sempre la sera, e Yamaguchi iniziò a riempire i piatti con i noodles al pollo che il suo ragazzo aveva cucinato.
Avevano preso pochi bocconi mentre parlavano dell’anime che avevano iniziato quel pomeriggio dopo pranzo, quando Bokuto li interruppe entrando dal cancelletto come se fosse casa sua.
-La tua maleducazione mi sorprende ogni giorno sempre di più- commentò Tsukishima sospirando.
Bokuto però era talmente depresso che non rispose a tono, forse neanche l’aveva sentito. Inoltre si limitò ad accarezzare Float invece di fargli le feste come sempre.
Yamaguchi corrugò la fronte per quel suo strano comportamento, poi chiese –Ti serve qualcosa?
Bokuto strinse le spalle mentre si dondolava sui piedi –Ho sentito il buon odore e sono entrato.
Yamaguchi rise, Tsukki alzò le sopracciglia –Sai che non funziona così, vero?
Tadashi gli strinse il braccio, aveva capito che Bokuto stava male per qualcosa e voleva aiutarlo, quindi con gentilezza domandò –Hai fame? Ne vuoi un po'?
Il volto di Bokuto si illuminò leggermente mentre annuiva, il moro si affrettò dentro per prendere un nuovo piatto e nel frattempo Tsukki chiese quasi con stizza –A casa non ti fanno mangiare? Ti hanno messo in punizione?
Bokuto non colse la sottile ironia dietro quella domanda e si limitò a rispondere seriamente –Kuro e Kenma sono fuori a un appuntamento.
Il biondo borbottò –Quello che noi non riusciremo mai a fare…- mentre Yamaguchi tornava indietro e metteva dei noodles avanzati nel nuovo piatto.
Bokuto ringraziò quando gli fu passato il piatto, stava per sedersi insieme a loro quando ci ripensò e rimase in piedi come se tutto d’un tratto fosse diventato timido.
Kei alzò gli occhi al cielo –Cosa c’è adesso?- sbottò infine.
-Potrei… Potrei portarli ad Akaashi? Domani vi riporto il piatto.
Entrambi i ragazzi furono sorpresi da quella richiesta, Tadashi fu il primo a chiedere –è successo qualcosa?
-Cucina quasi sempre lui e prima sono salito a chiamarlo, ma stava litigando con qualcuno al telefono e quando gli ho chiesto se andasse tutto bene mi ha urlato contro e si è chiuso in camera. Non voglio che resti senza cibo e io… non sono molto bravo a cucinare.
Neanche il tempo di finire la frase che Tadashi era corso dentro a prendere un contenitore per dare loro tutto il cibo rimasto.
Bokuto lo abbracciò di slancio –Sei così buono!
Yamaguchi arrossì per quel contatto fisico inaspettato, Tsukishima rispose –Semplicemente ci preoccupiamo della salute di Akaashi, nessuno vuole che tu lo uccida con il tuo cibo.
 
Quando Bokuto tornò a casa con il contenitore in mano e l’umore migliorato, trovò Akaashi al piano di sotto, il ragazzo aveva gli occhi rossi di chi aveva pianto di recente e si stava contorcendo le mani.
Quando parlò era tornato al suo solito timbro di voce, si chinò leggermente mentre si scusava come prima cosa –Mi dispiace tanto Bokuto, non volevo urlarti quelle cose. Ero solo nervoso per la chiamata con mia sorella e tu… Non meritavi quello scatto d’ira, ti prego perdonami.
Bokuto fece un grande sorriso, poggiò il contenitore sul tavolo e si affrettò ad abbracciarlo –va tutto bene! Non ce l’ho con te, quindi non hai bisogno di essere perdonato! Adesso mangiamo prima che si freddi.
Akaashi gli lanciò uno sguardo sospettoso –Dove hai preso questo cibo?
-A casa di Tsukki e sembra buonissimo! Cioè non l’ho ancora assaggiato ma l’odore è quello che mi ha spinto a entrare in casa.
Akaashi adesso sembrava molto più sospettoso –E loro… Sanno che tu hai preso questo cibo, sì?
Bokuto mise il broncio –Akaaaashi, non vado di certo a rubare a casa delle persone!
Quell’espressione, unita a quel tono, fece sorridere leggermente Keiji.
Il cuore di Bokuto si riempì di gioia nel vederlo.
Non domandò più cosa fosse successo o se andasse tutto bene, mentre Akaashi non disse proprio nulla su quell’argomento, ma passarono nel complesso una bella serata.
Il corvino si rese conto che insieme a Bokuto poteva quasi fingere che la sua vita non stesse cadendo completamente a rotoli.
 
Kuro e Kenma erano invece seduti in pizzeria.
Per una volta il biondo non stava giocando con il suo cellulare mentre aspettavano le pizze, merito anche della pozione enorme di patatine che Kuro aveva ordinato da mettere come antipasto al centro del tavolo e che Kenma stava sgranocchiando con piacere.
Kuro gli stava raccontando delle partite a beach che aveva fatto e che aveva visto quel pomeriggio quando si bloccò di scatto.
Kenma alzò lo sguardo per capire cosa fosse successo, vide che il suo ragazzo stava fissando un punto impreciso dietro le sue spalle e aveva un sorriso malizioso in volto.
Si girò curioso e notò Daichi insieme a una ragazza, i due erano vicini al bancone e probabilmente stavano aspettando delle pizze d’asporto. Daichi aveva appena detto qualcosa che aveva fatto ridere la ragazza e sembravano essere più vicini di una semplice amicizia.
Kenma tornò a mettersi dritto mentre commentava –Smettila di guardarli con quel sorriso, sei inquietante.
Kuro portò lo sguardo su di lui –Farò finta che questo commento non mi abbia colpito- scherzò, per poi tornare a lanciare uno sguardo ai due ragazzi –Pensi ci sia del tenero tra di loro?
Kenma alzò le spalle –Importa?
-Tutto ciò che potrei usare contro di lui è importante.
-Questa strana rivalità che avete è imbarazzante. Te ne rendi conto, sì?
Kuro in risposta gli pizzicò una guancia alla quale Kenma rispose con una smorfia degna di uno dei loro gatti.
-E comunque- continuò il biondo dopo aver mangiato una nuova patatina –Quella ragazza scende spesso in spiaggia, si guarda tutte le sue partite e tifa sempre per lui. Qualche volta gioca anche ed è molto brava, davvero non te ne sei mai accorto?
-Uh?- Kuro sembrava sorpreso da quella nuova scoperta –Bè no, dovresti essere grato che ho occhi solo per te. E da quando sei interessato ai fatti degli altri?
Kenma alzò di nuovo gli occhi al cielo –Non è interesse, è un semplice controllare chi ti sta intorno e cosa fa.
Kuro soffocò una risata ma la sua presa in girò morì prima ancora che pronunciasse la frase, completamente uccisa dal calcio che Kenma gli rifilò direttamente sullo stinco.
Fortunatamente arrivarono le pizze proprio in quel momento, Kenma si distrasse con il cibo e il resto della serata continuò tranquillamente.

Chapter 32: 31. Quella volta che Kuro creò i problemi...

Notes:

Aggiornamento in anticipo perché stasera parto e non avrei avuto modo di pubblicare domani, ma dalla prossima settimana si torna il sabato!
Buon Weekend!
Deh

Chapter Text

Suga era sdraiato sotto l’ombrello a pancia in giù mentre si reggeva sui gomiti. Avrebbe voluto rilassarsi, ma il suo sguardo era puntato su Noya e Tanaka, i quali avevano deciso di fare una gara di corsa e tuffo che partiva dal chiosco e, percorrendo tutta la spiaggia, finiva a mare.
Ovviamente i due amici avevano deciso di farlo quella mattina di fine luglio, quando la spiaggia era piena di persone da disturbare.
Suga era già pronto a rimproverarli, aveva provato a dire loro di non farlo ma nessuno dei due l’aveva proprio sentito.
L’idea era venuta a Noya e, quando l’aveva proposta all’amico affermando “Ryuu, farai una così bella figura che Kiyoko non potrà toglierti gli occhi di dosso!”, Tanaka aveva subito urlato la sua approvazione mentre si toglieva la maglia con una tale forza da strapparla.
Si misero in posizione e al tre di Yamamoto, che li aveva appena raggiunti e si era unito al suo amico, i due ragazzi partirono.
Fortunatamente per Suga non durò molto, anzi riuscì addirittura a sorridere. Perché Tanaka era talmente agitato nel volersi fare vedere dalla ragazza che inciampò sui suoi stessi piedi rotolando a terra.
Non una parte del suo corpo era libera dai granelli di sabbia e ne iniziò a sputacchiare persino dalla bocca.
Noya abbandonò la gara nonostante potesse vincere più che facilmente, solo perché aveva iniziato a ridere così forte che si era accasciato a terra mentre si teneva lo stomaco.
Suga notò Kiyoko che si copriva la bocca con una mano mentre sorrideva divertita a quella scena. Ma Tanaka era talmente imbarazzato che non si accorse di nulla, stava cercando di alzarsi in fretta e darsi una ripulita facendo finta che non fosse successo nulla, impresa che divenne molto difficile quando Float arrivò di corsa e gli saltò addosso impedendogli di alzarsi, credendo che il ragazzo si fosse buttato a terra per giocare con lui.
-Float!- si lamentò Yamaguchi con il volto disperato, come sempre il suo cane non l’ascoltò.
-Tsukki, fa qualcosa!- si rivolse a quel punto al biondo che stava montando l’ombrellone vicino a quello di Suga per avere un’ombra più vasta, questo alzò lo sguardo pronto a rimproverare il cane, ma si bloccò quando vide chi stava importunando e con un sorrisetto continuò il suo lavoro –Nah, lasciala stare, si sta divertendo.
Solo diversi minuti dopo Tanaka riuscì finalmente a rimettersi in piedi. Questo perché in spiaggia erano anche arrivati Kuro e Kenma e Float si precipitava sempre da un Kenma terrorizzato perché sentiva l’odore dei suoi gatti, per fortuna del biondo c’era sempre il suo ragazzo pronto a giocare con il cane.
-Ehy, Tanaka!- chiamò Kiyoko dal bancone del chiosco, il ragazzo sussultò e le sue guance si fecero rosse, alzò lo sguardo in imbarazzo in tempo per vedere una bottiglietta d’acqua fredda che veniva lanciata contro di lui. La prese al volo senza pensarci troppo mentre la ragazza continuò dicendo –Questa la offre la casa.
Il volto di Tanaka a quel punto stava facendo concorrenza all’ustione che un mese prima Bokuto si era preso sulla schiena.
Suga stava ancora ridendo del suo amico quando, dall’altro lato del suo ombrellone, Kuro montò il suo sotto il quale Kenma corse a ripararsi per poi iniziare a giocare al suo cellulare.
Kuro si sedette al suo fianco mentre si rivolgeva direttamente a Suga –Sbaglio o ci sono poche persone oggi?
Suga corrugò la fronte –Non mi sembra, insomma, sai che ognuno scende con il suo orario.
-Sì certo, ma di solito i tuoi amici non sono sempre qui?
Suga divenne ancora più confuso e si girò a fissare Tanaka e Noya, Kuro davvero non si era accorto di loro?
Kenma sbuffò e senza alzare lo sguardo dal suo gioco si intromise nella conversazione –Sta solo cercando  Daichi.
-Oh- l’espressione di Suga divenne illeggibile, poi un sorriso cortese gli riempì il volto –non so molto di quello che sta facendo Daichi, perché ti interessa?
Kuro sorrise divertito, felice di poter condividere le sue scoperte con altri –Ieri sera io e Kenma eravamo a mangiare in pizzeria quando lo abbiamo visto insieme a una ragazza! Sicuramente erano a un appuntamento anche loro e sai com’è sempre composto Sawamura, voglio solo divertirmi a prenderlo in giro!
Kuro era troppo preso dal suo divertimento per vedere come quella sua semplice frase avesse incupito e rovinato la giornata di Suga.
 
Non erano passate neanche due ore che Kuro continuò creare problemi senza neanche rendersene conto.
Tsukishima era appena uscito dal mare quando, ancora tutto bagnato, aveva preso il guinzaglio di Float annunciando che l’avrebbe portata a fare una passeggiata per permettergli di fare i suoi bisogni.
Yamaguchi aveva sorriso rispondendo –Grazie Tsukki!
Kei annuì brevemente senza neanche guardarlo, poi andò via.
Kuro commentò –Certo che non si comporta proprio come se fosse il tuo ragazzo.
Tadashi sussultò e con voce incerta poi domandò –In… In che senso?
-Bè sai- indicò la figura del biondo che si stava allontanando, come se Yamaguchi potesse capire di cosa stesse parlando –è sempre stato così stitico! Pensavo che mettendosi con te sarebbe diventato più carino, invece continua a comportarsi come se avesse una scopa in culo. Da un po' l’impressione che non gliene importi nulla, no? Come se stesse con te perché non c’era nient’altro da fare.
Forse Kuro si sarebbe si sarebbe anche potuto rendere conto quella volta di cosa le sue parole avevano provocato in Tadashi. Ma venne distratto da un Akaashi gocciolante d’acqua che chiamava il suo nome –Kuro, Bokuto mi ha chiesto di dirti se vuoi andare a giocare con lui, Hinata e Atsumu a palla in acqua.
Kuro si illuminò –Subito!- si alzò e corse a mare.
Akaashi fissò con sospetto Yamaguchi –Tutto bene?
Il ragazzo con le lentiggini si rese conto di essere rimasto bloccato con lo sguardo sconvolto e gli occhi lucidi, gli sorrise cortese e rispose –Sì, sto bene.
Akaashi non era per niente convinto ma decise che non lo conosceva abbastanza bene da doversi intromettere, quindi si limitò ad annuire e ad avvicinarsi a Kenma per sedersi al suo fianco.
 
-Tadashi- Tsukishima lo chiamò serio –è da prima che sei strano. Mi spieghi qual è il problema?
Erano a pranzo e il tavolo dentro casa apparecchiato già da diverso tempo, ma Yamaguchi si era solo limitato a giocare con il cibo senza prenderne neanche un boccone.
-Io…- il moro lasciò andare la forchetta, i suoi occhi erano bassi e la sua voce flebile mentre pronunciava le parole successive –Tsukki, se per te è una cosa noiosa possiamo anche lasciarci. Non devi continuare a stare con me perché magari ti senti in colpa nei miei confronti, solo perché siamo amici da una vita e non vuoi farmi soffrire. Io voglio questa relazione solo se la vuoi anche tu.
La forchetta di Tsukishima cadde a terra, i suoi occhi erano spalancati e il terrore presente nel suo sguardo mentre chiedeva –Da dove ti vengono queste cose?
-Ah- Yamaguchi si agitò –Kuro oggi ha detto…
Non riuscì a concludere perché Kei si alzò in preda all’ira –Kuro!? E tu davvero stai avendo dubbi sulla nostra relazione per una cosa che ha detto Kuro!?
Yamaguchi provò a giustificarsi con gli occhi lucidi, riuscì a dire solo pochi balbetti mentre Tsukishima si affrettava alla porta, annunciò un veloce –Non voglio parlarne- e andò via sbattendo forte la porta dietro le sue spalle.
 
Akaashi aveva appena portato la frutta al tavolo per concludere il loro pranzo quando il cancelletto si aprì e Tsukishima invase come una furia il loro giardino.
-Tsukki!- esclamò felice e sorpreso Bokuto, ma il biondo lo ignorò.
Il suo volto era nero, la furia nel suo sguardo mentre sbatteva le mani contro il tavolo e si rivolgeva direttamente a Kuro –Adesso mi hai rotto davvero il cazzo!
Il corvino sembrò sorpreso da quell’improvviso attacco, corrugò la fronte confuso cercando di ricordare cosa avesse fatto, fu Tsukishima a continuare spiegandolo per lui.
-Mi sono fatto andare bene i vostri continui stuzzicarmi, le infinite richieste per giocare a beach o il fatto che continuiate a entrare in casa mia come se fossimo amici da una vita! Ma che tu debba intrometterti nella mia relazione perché secondo il tuo insulso parere io non mi comporto con Yamaguchi in modo appiccicoso come tu fai con Kenma, questo non lo accetto proprio!
Il silenzio era sceso intorno al tavolo, adesso tutti stavano fissando Kuro con diverse espressioni.
-Tsukki, non ho presente a cosa tu ti stia riferendo.
Questo probabilmente fece infuriare ancora di più Tsukishima, il quale sbatté nuovamente le mani contro la superficie del tavolo –Non osare chiamarmi con quel soprannome! E sai benissimo a cosa mi sto riferendo! Hai parlato oggi con Tadashi e gli hai detto qualcosa mentre non c’ero!
La consapevolezza a quel punto era evidente sul viso del corvino –Aaah, ma era una battuta! Stavo scherzando!
-Non puoi scherzare su queste cose con persone che non conosci! Non capisci che è una questione che non ti riguarda? Non capisci che determinate battute le puoi fare a qualcuno che conosci bene, tipo Bokuto? Non puoi andare da Tadashi, una persona fragile e insicura, e dirgli qualsiasi cosa tu gli abbia detto. Perché poi lui passa intere ore a pensarci sopra, facendosi milioni di complessi e arrivando alla conclusione che è lui la persona sbagliata! Che se la gente gli sta intorno è solo per pena! E se non sai un cazzo sul nostro rapporto, se non sai un cazzo sulla sua infanzia, devi solo chiudere quello schifo di bocca e non provare mai più a rovinare l’unica cosa che amo nella mia vita!
Così com’era arrivato andò via. Kuro provò a richiamarlo ma Tsukishima si limitò a urlare –Vaffanculo!
Il cancelletto venne richiuso alle sue spalle e intorno al tavolo rimase solo un pesante silenzio.
Akaashi aveva un’espressione illeggibile come la maggior parte delle volte, Bokuto sembrava in imbarazzo per aver assistito a tutto quello e per una volta non sapeva cosa dire, Kuro stava cercando un modo per giustificarsi e Kenma lo stava solo fissando con la sua bocca in una linea retta e lo sguardo duro.
Fu infine proprio il biondo a sospirare e alzarsi.
-Dove vai?- chiese con urgenza il suo ragazzo.
-A sistemare i tuoi casini, non voglio che la gente ci odi.

Chapter 33: 32. ...e Kenma trovò le soluzioni

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Kenma stava controllando diverse cose sul suo cellulare mentre aspettava che Hinata lo raggiungesse. Era fuori casa appoggiato al muretto, aveva inviato un messaggio al rosso solo dieci minuti prima e Shoyou aveva subito risposto che sarebbe arrivato all’istante.
Dovette quindi aspettare solo qualche altro minuto prima che vedesse la figura del suo amico correre verso di lui, una mano in aria mentre chiamava il suo nome.
Arrivatogli di fronte si chinò sulle ginocchia per riprendere fiato, poi chiese –Allora? Qual è l’emergenza?
-Non sono per niente pratico nel consolare le persone, quindi avevo bisogno di te per quella parte.
Hinata corrugò la fronte confuso, ma seguì il suo amico in attesa di nuove istruzioni.
Fortunatamente la casa di Tsukishima era solo dall’altra parte della strada, quindi dovettero percorrere solo pochi metri.
Kenma suonò al campanello e sentì un gran rumore dall’altro lato, come se qualcuno si stesse affrettando ad aprire.
-Tsukki!- chiamò Yamaguchi mentre apriva la porta, il suo volto che tornava triste quando si rendeva conto che non era il suo ragazzo alla porta.
Hinata si allarmò all’istante quando notò la voce spezzata del suo amico e i suoi occhi rossi. Poteva essere un idiota la metà delle volte, ma si rendeva conto quando qualcuno stava male.
-Ehy- entrò in casa senza neanche chiedere il permesso –che ti è successo?
Lo abbracciò di slancio e Yamaguchi iniziò nuovamente a piangere, singhiozzando nella sua maglietta.
Hinata lo fece sedere sul divano in modo da poterlo consolare meglio mentre Float si mise ai loro piedi, non aveva fatto le feste ai nuovi arrivati perché capiva che il suo padrone stava male. Kenma fu grato che per una volta quell’enorme cane non gli stesse saltando addosso e li seguì chiudendosi la porta alle spalle.
Il rosso stava per chiedere nuovamente cosa fosse successo, quando Kenma lo zittì –Zitto Shoyou, sei qui per consolarlo, lascia parlare noi due.
Hinata era talmente abituato al modo di comportarsi di Kenma che lo lasciò fare, limitandosi ad accarezzare la testa di Yamaguchi come di solito faceva con Mr. Fat. Avrebbe comunque capito la situazione durante il discorso.
Kenma prese una sedia dal tavolo e si sedette di fronte a loro, le gambe incrociate e il busto in avanti.
-Yamaguchi, ho bisogno che tu mi ascolti molto attentamente, okay?
Il ragazzo si asciugò gli occhi con il polso e annuì convinto.
-Innanzi tutto mi dispiace, sia per quello che ti ha detto Kuro sia perché oggi non ho prestato attenzione alle sue parole, altrimenti l’avrei fermato prima. Non credo di aver capito bene cosa ti ha detto, ma sembra che abbia commentato la tua relazione con Tsukishima. Ha detto per caso qualcosa sul fatto che non vi comportate in modo… tradizionale?
Tadashi tirò su con il naso –Circa… Mi ha fatto venire il dubbio che Tsukki stia con me solo perché deve e io non voglio che…
-Non è così.
-Ma se Kuro avesse ragione…
-Non ce l’ha. E adesso ti spiegherò anche il perché.
Hinata sussurrò –Kenma è davvero intelligente e ha sempre ragione, sai?
Kenma lo ignorò e riprese con le sue parole –Ci crederesti se ti dicessi che quando eravamo piccoli Kuro era anche più silenzioso di me? Lui non parlava e non sapeva come interagire con le persone. Ti risparmio tutto il racconto di come siamo cresciuti e cambiati, il punto è che la metà delle volte non si rende conto che un determinato comportamento o delle determinate conversazioni non sono adatte, anche se per lui sono delle semplici battute- fece un grande sospiro prima di riprendere.
-Era una semplice cazzata quella che detto oggi, una battuta di pessimo gusto. Perché chiunque potrebbe vedere quanto Tsukishima tiene a te anche se non lo dimostra troppo in pubblico. Ma cosa importa? Ogni relazione è diversa perché è composta da persone diverse. Guarda Hinata e Kageyama, litigano praticamente ogni giorno ma senza i loro litigi non sarebbero la stessa cosa. O Atsumu e Sakusa, nessuno direbbe che stanno insieme e anche io non lo pensavo la prima volta che li ho visti, ma ciò non significa che si amano di meno. E se Tsukishima non fa uno spettacolo nel baciarti in mezzo alla spiaggia come Oikawa si diverte a fare con quel poveraccio di Iwaizumi, non vedo perché dovresti pensare che in realtà non vuole stare con te. È evidente che ti ama. Era evidente quando era geloso di Hinata.
-Era geloso di me!?- esplose il rosso spalancando gli occhi, ma fu ignorato da entrambi e Kenma riprese come se non fosse mai stato interrotto.
-Era evidente quando ti sei sentito male per quell’insolazione ed è stato evidente oggi, quando è entrato in casa mia disperato urlando contro Kuro per aver rovinato l’unica cosa che ama nella sua vita.
Yamaguchi non sapeva che dire, troppo sconvolto da tutte quelle nuove informazioni e dalla giornata in generale.
-Se posso intromettermi- disse Hinata –Non credo che Tsukishima si sarebbe messo con te se non l’avesse voluto, non mi è mai sembrato uno che fa cose che non vuole.
Tadashi abbozzò un sorriso –Grazie ragazzi… Spero solo di non aver peggiorato la situazione, Tsukki sembrava così deluso prima… Ho proprio fatto un casino a non fidarmi di lui.
-Farete pace, deve solo avere il tempo di far sbollire la rabbia ma tornerà qui.
Kenma annuì alla frase di Hinata –E spero che possiate perdonare anche Kuro. È un idiota ma purtroppo lo amo e so quanto ci starà male non appena si renderà davvero conto di quello che ha fatto.
Yamaguchi gli sorrise –Non preoccuparti, non ho nulla contro Kuro.
Kenma sbuffò una risata –Non sei tu il problema.
A quel punto Hinata aiutò Yamaguchi a pulirsi il volto e riprendersi, per poi annunciare che gli avrebbero fatto compagnia fino a quando il biondo non sarebbe tornato a casa.
Kenma si limitò ad alzare le spalle disinteressato, scrisse un messaggio a Kuro per avvertirlo di dove si trovava e che non sarebbe tornato subito.
Hinata propose al moro di fare qualcosa per far passare il tempo, qualcosa che piacesse a Tadashi. Fu così che i due finirono a fare l’impasto dei biscotti, con Kenma che di tanto in tanto gli lanciava occhiate non troppo convinte e commenti divertiti.
 
Erano le cinque del pomeriggio quando delle chiavi furono messe nella toppa di casa e la porta si aprì. Tsukishima rimase fermo all’ingresso, aveva una strana scatola sottobraccio e sembrava molto più calmo di quando Kenma l’aveva visto l’ultima volta.
Si era bloccato dopo aver notato le altre persone in casa propria, anche Tadashi si bloccò nel guardarlo, aveva messo la teglia in forno qualche minuto prima e stava lavando gli utensili che avevano usato.
-Andiamo!- Kenma fu il primo a parlare alzandosi e trascinando Hinata per il braccio.
-Ma i biscotti…- provò a protestare questo.
-Yamaguchi ne conserverà qualcuno per te- disse Kenma –inoltre sono già le cinque e Bokuto sarà in spiaggia a montare la rete, tu non vuoi andare?
E con quella semplice frase i ruoli furono invertiti, adesso era Hinata che trascinava Kenma fuori.
Salutarono brevemente e in pochi secondi la coppia rimase sola insieme a Float felice ed eccitata che stava scodinzolando intorno a Tsukishima.
Il biondo la salutò brevemente con una carezza sulla testa, poi si avvicinò al centro della stanza poggiando sul tavolo la scatola che aveva portato. Era semplice e di latta, non più grande di 20 cm e decorata con diversi adesivi dei dinosauri. Yamaguchi non ricordava di averla mai vista.
-Voglio mostrarti una cosa- annunciò Kei porgendogliela come se fosse qualcosa di sacro.
Yamaguchi si sedette al tavolo, afferrò la scatola con delicatezza e l’aprì scrutando l’interno.
C’erano tantissimi oggetti tutti diversi tra di loro, impossibile capire di cosa si trattasse senza esaminarli a uno a uno.
Prese un foglio di carta, aprendolo si rese conto che era una pagina strappata di un diario sulla quale c’era scritta una dedica con una calligrafia infantile.
-Quella me l’hai scritta tu- spiegò Kei –in seconda media, sul mio diario scolastico.
Si sedette accanto a lui e iniziò a elencare tutte le cose, prendendole in mano e spiegando –Questo è un adesivo dei tanti che mi avevi regalato, è stato il tuo primo regalo e volevo conservarne uno. Questo è il biglietto del primo film che abbiamo visto al cinema. Questo lo scontrino della prima uscita che abbiamo fatto da soli, quando mi hai comprato la crostata alle fragole. Questo…
Venne interrotto da Yamaguchi che gli saltò addosso, sedendosi sulle sue gambe e stringendo le braccia intorno al collo mentre lo baciava tornando a piangere.
-Ti amo- singhiozzò –Ti amo così tanto, da sempre! E mi dispiace di aver dubitato di te, io non ti merito!
Tsukishima sorrise, circondandogli il volto con entrambe le mani e asciugandogli le guance con i pollici –Sono io che non ti merito, ma farò di tutto per tenerti con me. Ti amo così tanto…
A quel punto non ci fu più bisogno di parlare, il bacio che ne seguì esprimeva tutto quello che avevano appena detto e tutto quello che provavano.
-Tsukki- sussurrò piano il moro staccandosi, i suoi occhi erano luminosi e le guance talmente rosse che nascondevano le lentiggini –Vuoi fare l’amore con me?
Tsukishima lo fissò, si perse nei suoi occhi per cercare la sicurezza dietro quella proposta, infine rispose –Non vorrei farlo con nessun’altro.

Chapter 34: 33. Quella volta che Bokuto si comportò da cavaliere

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Akaashi stava fissando Bokuto come se fosse un miraggio.
Era successo tutto talmente in fretta da non essersi ancora reso conto che il ragazzo dai capelli tinti si trovava insieme a lui nella stanza degli ospiti a casa della sorella maggiore di Akaashi stesso.
Era iniziato tutto quella mattina quando Kenma l’aveva raggiunto in camera domandandogli dove stesse andando dopo averlo visto preparare uno zaino.
Akaashi aveva risposto che aveva un impegno nel finesettimana per il compleanno della sorella e Kenma aveva annuito senza fare più domande.
A colazione però avevano scoperto che quel giorno ci sarebbe stato sciopero dei mezzi e Kuro si era proposto di dargli un passaggio con la moto. Akaashi sapeva che non era una cosa che di norma il corvino avrebbe proposto, ma sapeva anche che in quei giorni aveva fatto incazzare tante di quelle persone che voleva solo sentirsi utile per qualcuno.
Aveva quasi accettato la sua proposta quando Bokuto si era messo in mezzo urlando che avrebbe accompagnato lui Akaashi con la sua macchina. Sapevano tutti che quando Bokuto si metteva in testa una cosa era impossibile fargli cambiare idea, quindi la conversazione si concluse in quel modo.
Bokuto l’aveva quindi lasciato nella piazza dove si sarebbe dovuto incontrare con la sorella ma questa non era ancora arrivata, quindi il più alto era sceso dalla macchina e aveva deciso di fargli compagnia mentre aspettavano insieme.
Erano seduti su un muretto che si affacciava sul mare quando sentirono l’urlo felice di una donna, subito dopo Akaashi fu travolto dall’abbraccio della sorella che iniziò a dire “Oh mio dio! Sono così felice che tu alla fine abbia deciso di portare il tuo più uno!”
Akaashi ricordava più che bene di averle spiegato più e più volte che Bokuto non era il suo partner e che gli aveva solo dato un passaggio. Quindi… perché alla fine si trovavano nella stessa stanza?
-Akaashi!- Bokuto si girò a fissarlo con uno sguardo disperato, come se si fosse appena resto conto di una cosa importantissima –Ma io non ho altri vestiti!
Akaashi non poté far null’altro se non sospirare.
 
-Dici che si strappa?- il ragazzo dai capelli tinti chiese mentre si guardava allo specchio.
Akaashi ci mise qualche secondo a rispondere, troppo perso a fissare la camicia troppo stretta sui muscoli di Bokuto, infine deglutì e rispose –Tu non muoverti troppo.
Quella sera era il compleanno di sua sorella. Compiva 30 anni e aveva deciso di festeggiare in grande, per questo aveva insistito così tanto al telefono con suo fratello per farlo venire.
Si stavano preparando e considerando che Bokuto non aveva vestiti adeguati (non aveva proprio dei vestiti oltre quelli che indossava) visto che non doveva trovarsi lì, il fidanzato di sua sorella gli aveva prestato dei pantaloni e una camicia.
Peccato che Bokuto avesse delle spalle enormi. Non che ad Akaashi di solito dispiacesse, ma pregava che non restasse nudo di fronte gli invitati visto era già imbarazzante così la situazione.
Bokuto sospirò distogliendo Akaashi dai suoi pensieri, quando si girò a guardarlo sembrava indeciso se dire o meno qualcosa.
-Avanti, dimmi qual è il problema- lo spronò il corvino.
Bokuto afflosciò le spalle prima di chiedere con un tono di voce quasi normale –Adesso ce l’hai con me, vero? Perché ho accettato l’invito di tua sorella anche se tu non volevi.
Akaashi sospirò raggiungendolo, allungò una mano per accarezzargli i capelli che ancora erano privi di gel –Non ce l’ho con te- lo rassicurò poi con voce calma –non volevo semplicemente metterti in questa situazione.
Sul volto di Bokuto nacque uno spontaneo sguardo interrogativo, ma Akaashi non risolse i suoi dubbi ed entrambi finirono di sistemarsi in un calmo silenzio.
 
La serata andò meglio di quanto Akaashi si fosse aspettato. Restava sempre teso e in allerta ma riuscì a godersi la felicità della sorella e il mangiare, complice il fatto che non aveva ancora incrociato i suoi genitori. Li aveva visti più volte dall’altra parte della sala, ma si erano sempre limitati a voltarsi in direzioni differenti.
Ovviamente però non poteva andare tutto nel verso giusto.
Avevano appena finito di cenare e stavano aspettando la torta mentre il dj aveva invitato tutti a dirigersi in pista per ballare. Akaashi aveva espressamente detto che si rifiutava a farlo quindi Bokuto aveva deciso per entrambi che avrebbe preso qualcosa al bar.
Keiji non gli tolse gli occhi di dosso e sussultò quando notò che anche sua madre si era avvicinata al bancone e, ovviamente, quando Bokuto si girò tutto esaltato con due bicchieri pieni in mano, la colpì in pieno.
Per un qualche miracolo divino non una goccia si rovesciò sulla donna, questo però non le impedì di iniziare una discussione.
Akaashi li raggiunse prima ancora di rendersi conto di quello che stava facendo.
Bokuto, dopo aver riposato i bicchieri sul bancone, stava dicendo trafelato e preoccupato –Le sto dicendo che mi dispiace e…
La donna non voleva sentire ragioni e ignorandolo continuava a urlare rimproveri contro di lui senza realmente ascoltarlo.
-Mamma- si intromise Keiji con un tono basso per evitare di attirare ancora più attenzione.
La donna spalancò gli occhi  ancora più furiosa mentre rivolgeva tutta la sua attenzione al figlio. Infine ringhiò piano –Non osare chiamarmi in quel modo. Tu non sei più mio figlio! L’hai deciso quando sei uscito da casa mia per seguire questa tua…- lanciò uno sguardo di disgusto a Bokuto –perversione.
Akaashi aveva smesso di respirare mentre sua madre continuava a gettare veleno –Come osi presentarti qui, al compleanno di tua sorella, accompagnato da questo!? Hai idea di quante spiegazioni dovrò dare domani? Tu per me sei morto!
-Mamma!- esclamò la sorella allibita, aveva visto la scena da lontano e si era avvicinata preoccupata accompagnata dal suo ragazzo.
La donna non l’ascoltò e non sembrava minimamente dispiaciuta per quello che aveva detto. Stava per allontanarsi quando Bokuto glielo impedì mettendosi in mezzo. Aveva uno sguardo talmente serio che il corvino si rese conto di non averlo mai visto in quel modo.
-È poco carino giudicare le persone senza neanche conoscerle, non ha idea di chi sono e ha detto tante cattiverie sul mio conto. Ma non m’importa. Una volta un mio amico mi ha detto che non bisogna neanche perdere tempo a discutere con gente chiusa mentalmente. Non sapevo cosa volesse dire e anche dopo che me l’ha spiegato ero molto confuso, adesso credo di aver capito. Quindi non starò qui a spiegare quanto siano sbagliate le sue parole, ma non posso fare a meno di chiederle: non ha mai pensato che forse a suo figlio piacciono gli uomini perché ha avuto un modello femminile come lei? Infine, se lei non vuole più Keiji nella sua famiglia, sappiamo tutti che è l’unica a perderci.
La donna era diventata talmente rossa dalla rabbia che Akaashi credeva le sarebbe esplosa qualche vena. Probabilmente avrebbe voluto dire qualcosa rispondendo a tono, ma quando vide la figlia ridere nascondendo la bocca dietro la mano, mentre il suo ragazzo dava una pacca sulla spalla di Bokuto e con voce seria annunciava “Benvenuto nella nostra famiglia”, l’unica cosa che poté fare fu andare via indispettita.
Ad Akaashi scese una sola lacrima prima che si precipitasse su Bokuto per stringerlo in un abbraccio quasi disperato.
Bokuto rispose con dolcezza mentre gli passava una mano tra i capelli per calmarlo, fu lui il primo a parlare –Potrò anche averti costretto a stare dietro a tutti i miei capricci per questo mese, ma anche io posso prendermi cura di te.
Akaashi capì che ormai non poteva più tornare indietro, quindi non si pentì di nulla quando sussurrò “ti amo” direttamente sulla sua pelle.
 
-Oh mio dio!- Kuro si mise a sedere di scatto, gli occhi spalancati.
Fino a qualche secondo prima era drappeggiato sul divano a morire lentamente per il caldo, Kenma era seduto a terra a giocare alla sua play. Era già tardi e avrebbero dovuto cenare, ma Kuro stava procrastinando e Kenma… bè, non si accorgeva mai troppo del tempo che passava.
-Mh?- domandò Kenma continuando a mantenere gli occhi fissi sul suo personaggio nello schermo.
-Quel bastardo ce l’ha fatta!- annunciò quasi sconvolto, mettendo davanti al suo ragazzo lo schermo del cellulare.
Kenma gli diede un’occhiata, era aperta l’applicazione di Instagram e in primo piano c’era una foto che aveva appena pubblicato Bokuto.
Nella foto erano presenti lui ed Akaashi vestiti eleganti, i ragazzi si abbracciavano, Bokuto sorrideva a trentadue denti mentre Akaashi aveva un sorriso più timido e pacato in volto, ma Kenma non poté non notare il suo lieve rossore.
La didascalia diceva “FINALMENTE È IL MIO RAGAZZO” con un sacco di emoticon di cuori e cose che non c’entravano molto con il contesto.
Kenma sorrise, poi tornò al suo gioco mentre commentava –Forse dovremmo cacciarli, probabilmente inizieranno a scopare ancora di più.
Kuro era troppo concentrato a scrivere una risposta per capire davvero le parole del suo ragazzo. Ed era talmente concentrato che si perse anche il campanello della porta.
Il biondo sbuffò e si avviò ad aprire, rimanendo confuso quando si trovò davanti Tsukishima e Yamaguchi.
I due ragazzi si tenevano per mano, il biondo sembrava scazzato come al solito mentre il più basso aveva uno sguardo davvero felice mentre lo salutava.
-Ciao! Avete già mangiato? Volete venire a cena con me e Tsukki?
Kuro lo raggiunse alla porta, probabilmente più sconvolto del suo stesso ragazzo –Un’uscita a quattro?- domandò, non sicuro che quella scena fosse reale.
Tsukishima sbuffò nascondendo l’imbarazzo –è stata un’idea di Tadashi.
Questo sorrise colpevole e, quando Kuro non stava guardando, fece un occhiolino a Kenma.
Il biondo capì all’istante che era un modo per far riavvicinare i due ragazzi, perché altrimenti sarebbero stati troppo orgogliosi per mettere davvero una pietra sopra a quello che era successo qualche giorno prima. Kenma gli fu grato e, sconvolgendo ancora di più il suo ragazzo, fu il primo ad accettare quell’uscita.

Chapter 35: 34. Quella volta delle nuove scommesse

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-Ehy ehy ehy!- Bokuto irruppe nel bar urlando –Siamo tornati!
Era domenica sera e i due ragazzi erano appena tornati dal loro breve viaggio, erano passati a casa solo per farsi una doccia e lasciare lo zaino di Akaashi per poi raggiungere tutti i loro amici al chiosco del villaggio.
-Siete tornati!- esultò Hinata saltandogli davanti e battendo il cinque con Bokuto –Vi siete divertiti?
-Ovvio che si sono divertiti, Chibi-chan- si intromise Oikawa –abbiamo visto tutti la foto che Bokkun ha messo su Instagram.
Oikawa aveva un sorriso malizioso sul viso, era seduto su un muretto con le braccia intorno al petto di Iwaizumi e il mento poggiato sulla sua spalla.
Bokuto rise forte mentre stringeva Akaashi a lui con un braccio intorno alle spalle –L’avevo detto che sarei riuscito a conquistarlo!
Akaashi abbassò lo sguardo, le guance leggermente rosse mentre borbottava –è imbarazzante se lo urli.
Kenma sbuffò –Sapevi a cosa stavi andando incontro.
Qualcuno rise, poi Hinata batté le mani e tolse l’attenzione da loro -Allora, chi sarà il prossimo?
-Vogliamo davvero iniziare una nuova serie di scommesse?- domandò Asahi incerto senza essere davvero ascoltato da nessuno.
-Oh, io lo so! Io lo so!- esclamò Hanamaki alzando la mano per rispondere alla domanda di Hinata, come se fosse ancora a scuola e dovesse aspettare il suo turno per parlare. Senza aspettare che qualcuno gli chiedesse di chi stesse parlando continuò da solo, si avvicinò di soppiatto a Kunimi e spingendolo dalla schiena attirò tutta l’attenzione su di lui –Sarà il nostro piccolo Kunimi! Avete visto quanto scalpore ha fatto oggi con le ragazze?
Il ragazzo aveva la faccia disgustata di chi era stato messo al centro dell’attenzione senza volerlo, storse la bocca e rispose piano e freddo –Non ho alcun interesse nell’iniziare una relazione.
Noya gli puntò l’indice contro e si intromise –ecco la risposta giusta! Quelle ragazze erano nostre!
Kunimi rispose –Peccato che loro non sembravano interessate a voi- uscì la lingua in una presa in giro e silenziosamente tornò a nascondersi dietro Kindaichi, prendendo poi il suo telefono e facendo finta di disinteressarsi alla conversazione.
Stavano parlando di quello che era successo quello stesso pomeriggio.
 
Tanaka era steso in spiaggia a prendere il sole e sembrava che stesse dormendo visto che era completamente immobile e con gli occhiali da sole sugli occhi, fino a quando non si era messo a sedere di scatto e aveva urlato -Chiamo un due contro due P.F.I.F.C.L.R.
Nishinoya era uscito dall’acqua in un attimo e l’aveva raggiunto correndo, allo stesso modo Yamamoto arrivò correndo dalla direzione del bar.
Hinata corrugò la fronte e chiese confuso –Che vuol dire?
Suga sbuffò una risata, poi spiegò –Significa: Per fare i fichi con le ragazze.
Eccetto loro tre nessuno aveva alcuna intenzione di giocare, anche perché sapevano che non sarebbe stata una vera e propria partita ma più pose da fichi e cazzate varie.
Quindi, per trovare il quarto giocatore, dovettero praticamente prendere Kunimi di peso e metterlo in campo.
Il ragazzo era sempre così disinteressato a tutto che per gli altri tre era la persona perfetta per non farli sfigurare e per non rubargli la gloria.
Così giocarono Noya e Tanaka contro Yamamoto e Kunimi. Non vinse nessuno e non stavano neanche contando i punti.
Peccato che tutti i loro piani andarono in fumo perché, non si sa per quale oscuro motivo, fu Kunimi l’unico ad attirare le ragazze e a ricevere diversi bigliettini con i loro numeri di telefono.
Noya aveva promesso urlando che questo non gliel’avrebbe mai fatto dimenticare, soprattutto quando lo vide gettare via i numeri di telefono completamente disinteressato.
 
-Ok, ok, io dico Tanaka!- si intromise Suga continuando quella scommessa su chi sarebbe stato il prossimo a fidanzarsi.
Qualcuno rise, Asahi commentò –è cattivo da parte tua prenderlo in giro in questo modo.
Suga corrugò la fronte –Ma io sono serio, secondo me ha delle buone possibilità, lasciate fare- con tanto di occhiolino al diretto interessato.
Shimizu, dietro il bancone del bar, aveva il volto basso concentrata a preparare da bere a due persone, ma Suga sapeva che la ragazza aveva ascoltato la conversazione e ne erano la dimostrazione le sue orecchie rosse.
Kuro intervenne –Io punto su Daichi, se già non sta insieme a quella ragazza.
Il sorriso sul volto di Suga scomparve all’istante ma nessuno sembrò accorgersene, troppo concentrati sul ragazzo appena citato.
Daichi sospirò, poi spiegò –Io e Yui non torneremo insieme.
Kuro corrugò la fronte –Ma io e Kenma ti abbiamo visto l’altra sera in pizzeria, avevate un appuntamento!
Daichi corrugò la fronte cercando di ricordare, poi rise –Mi stava raccontando della sua nuova cotta. È disperata perché non riesce a farsi notare da lui- rise ancora più forte –Siamo stati insieme tanto tempo fa e abbiamo troncato di comune accordo quando ci siamo allontanati dopo il liceo. Non appena si è trasferita al villaggio ha scherzato sul fatto di essere la mia ragazza per far ingelosire sempre questo tipo, ma siamo solo amici. Amici stretti certo, ma non c’è più nulla tra noi due, quindi mi dispiace ma non vincerai nessuna scommessa.
Kuro sbuffò infastidito.
Bokuto si intromise urlando –Ah, quindi stiamo davvero scommettendo!? Che si punta!?
Suga aveva smesso di ascoltare, tutto quello che gli succedeva intorno era solo un rumore sordo di sottofondo, tutta la sua concentrazione era su Daichi.
Quindi Daichi non aveva alcun interesse per quella ragazza e lui… si stava struggendo da quanto ormai?
Si maledisse per tutti quei giorni persi a ignorarlo o a starci male. Si accorse inoltre che probabilmente lo stava fissando in modo inquietante, perché il moro si era girato nella sua direzione come se sentisse il suo sguardo, gli aveva sorriso e aveva inclinato la testa di lato in un muto interrogativo.
Suga scosse la testa come a dirgli che non era nulla di importante e di non doversi preoccupare, poi provò a riconnettersi con quello che lo circondava.
Bokuto stava urlando in quel momento –Allora io dico che il prossimo sarà Tsum-Tsum!
Kuro scoppiò a ridere con il suo fare da iena. Anche altri risero, ma furono più pacati nella reazione.
Atsumu lo fissò confuso. Proprio in quel momento era poggiato contro il petto del suo ragazzo, e Sakusa aveva le sue braccia a stringergli i fianchi.
Alzò lo sguardo su Kiyoomi, come se non fosse più certo di essere letteralmente abbracciato al suo ragazzo, poi rispose confuso –Sai che io e Omi stiamo già insieme, sì? Cioè ne abbiamo parlato anche quella notte in spiaggia…
Bokuto lo fissò in silenzio per qualche secondo, aveva il volto di chi stava cercando di ricordare qualcosa di importante, passò giusto il tempo di sbattere le palpebre dei suoi grandi occhi prima che li indicasse e iniziasse a urlare –E allora ho vinto!
Kuro urlò per sovrastarlo –Non funziona così!
Suga rise mentre si allontanava da quella quasi rissa e da tutto il rumore che stavano facendo.
Raggiunse il bancone del bar e domandò una lattina di coca a Shimizu.
La ragazza lo servì tempestivamente e poi rimase di fronte a lui non avendo altri clienti nell’immediato considerando che Yachi si stava occupando di un bambino che voleva un gelato.
-So che stavi ascoltando prima- annunciò Suga con un sorrisetto divertito.
La ragazza alzò le spalle –Siete talmente rumorosi che è impossibile non ascoltarvi.
Non aveva tutti i torti, anche in quello stesso momento Suga poteva sentire forte e chiaro la voce di una buona parte di loro.
-È un bravo ragazzo- offrì a quel punto, aveva deciso di non intromettersi in quello che poteva o non poteva succedere tra Tanaka e Shimizu, ma non l’aveva detto per convincerla a fare qualcosa, l’aveva semplicemente detto perché sapeva che le sue parole erano vere.
Tanaka era una delle persone migliori che avesse mai conosciuto, era giusto che anche gli altri lo sapessero.
Shimizu non batté ciglio, semplicemente rispose –Lo so- con voce seria.
Suga non si aspettava quello ma ne fu felice, sorrise e capì di poter continuare quella conversazione, se lei non avesse voluto l’avrebbe troncata in altri modi, aveva imparato a conoscerla nei tre anni di scuola insieme.
-So che i suoi tentativi di flirt sono pessimi, ma giuro che ci mette davvero tanto impegno.
Un piccolo sorriso comparve sul volto della ragazza –Bè, di sicuro sono migliori di quelli tra te e Daichi.
Suga sussultò sulla sedia, con voce stridula non poté fare a meno di chiedere –Cosa?- prima di schiarirsi la gola con un colpo di tosse.
Shimizu alzò gli occhi al cielo –Dio, siete così stupidi…
E per fortuna o sfortuna di Suga venne attirata dall’altra parte del bancone per servire una comitiva di ragazzini di quattordici anni che era appena arrivata.
Della preoccupazione comparve sul volto dell’albino, se persino Shimizu si era accorta della sua cotta per Daichi, forse anche questo ne era a conoscenza?
Ma quindi perché non aveva mai detto nulla?
Forse… Non era interessato a Suga. Ovvio che non lo era. Anche se non stava con Yui, comunque era una sua ex e ciò comportava che al ragazzo piacessero le donne.
Suga doveva solo toglierselo dalla mente, era una stupida cotta estiva che non sarebbe mai andata avanti. Poteva farcela.
Venne nuovamente distratto dal gruppo dei suoi amici quando Iwaizumi salì su una sedia e urlò –Posso avere un attimo della vostra attenzione?
Interessato a quello che stava succedendo Suga tornò in mezzo a loro giusto in tempo per sentire Iwaiuzimi annunciare con solo un leggero imbarazzo sul volto –Vorrei informarvi che Goshiki ha vinto la scommessa, gli dovete tutti qualsiasi cosa avesse messo in palio.
Scese il silenzio mentre Oikawa, completamente rosso, strillava –IWA-CHAN! CHE CAZZO!
Nonostante fossero in un bar affollato e pieno di sconosciuti, fortunatamente Iwaizumi non aveva ricordato quello che aveva scommesso Goshiki. Quindi poteva anche sembrare una semplice e innocente conversazione tra amici.
-Ti sei drogato?- domandò a quel punto Daichi mentre Kuro chiedeva in contemporanea –Ma stai bene?
Tendo scoppiò a ridere e gli lanciò un mazzo di chiavi –Te la sei guadagnata!
Iwaizumi sorrise soddisfatto mentre si girava le chiavi in mano quasi con amore.
-Che diavolo succede qui?- chiese a quel punto Makki con sospetto.
Iwaizumi rispose –Tendo ha promesso di regalarmi la sua moto se avessi detto la verità facendo vincere Goshiki.
Oikawa divenne ancora più rosso, poi quasi balbettò –Ma quella moto costa quanto una casa!
Tendo alzò le spalle –Ne ho già comprata un'altra che mi arriva questa settimana, dopo due anni ho bisogno di cambiare.
Mattsun si intromise –Non vale! Probabilmente non l’avete fatto davvero e lo stai dicendo solo per prenderti quella moto!
Iwaizumi alzò le spalle, come se non gli importasse che gli altri gli credessero o meno –Potremmo mandarti anche dei video la prossima volta. A quel punto però vincerebbe anche la scommessa… chi aveva puntato su quello?

Chapter 36: 35. Quella volta che Kunimi disse tutto ciò che non aveva espresso in una vita intera

Chapter Text

Erano le sei del pomeriggio quando Kunimi e Kindaichi arrivarono in spiaggia.
Erano solo loro due perché dopo aver chiesto a Iwaizumi di unirsi a loro, questo aveva risposto che doveva prepararsi per quella sera. Ebbero un attimo di confusione prima di ricordarsi che doveva portare Oikawa nell’ultima parte del suo regalo di compleanno: aveva comprato due biglietti per un planetario, con un bonus su un documentario sugli alieni.
Quando arrivarono in spiaggia erano certi che sarebbe stato un giorno come tanti altri. Ma non appena Hinata li vide si illuminò, alzò una mano per salutarli come se fossero amici da una vita per poi urlare –Ehy! Vi va di fare una partita contro me e Kageyama?
Sia Kunimi che Kindaichi rimasero sconvolti. L’ultima volta che avevano parlato era stato più di dieci giorni prima al compleanno di Oikawa, quando Hinata aveva urlato e spinto Kunimi per gli insulti che questo aveva detto a Kageyama.
Com’erano quindi arrivati a quella situazione? Kunimi sentiva che gli mancava qualche pezzo di trama nella sua storia. Ma, ovviamente, non si sarebbe tirato indietro in una chiara sfida così diretta.
Strinse gli occhi cercando di capire dove fosse il trucco, poi con voce monotona come suo solito disse –Andiamo- al suo amico.
Indubbiamente vinsero Kageyama e Hinata, verso metà partita a Kunimi venne in mente che i due avevano deciso di sfidarli per avere un motivo per sfotterli. Ma quando a fine gioco Hinata si avvicinò loro per stringergli la mano sembrava davvero sincero.
-È stata una bella partita- annunciò –E volevo scusarmi con te per averti spinto l’altra sera, è stato poco carino da parte mia, ma ero ubriaco e…- sventolò una mano in aria come se non fosse importante –semplicemente, mi dispiace.
Kunimi aveva gli occhi grandi di stupore e sentiva gli occhi di Kindaichi su di sé, ma non distolse lo sguardo dal rosso per vedere dove stava il trucco. Aspettò diversi secondi scrutandolo prima di accettare quella mano tesa e annuire lentamente mentre diceva –Va bene.
Kageyama si era avvicinato a loro, aveva le mani nelle tasche del costume e lo sguardo scazzato rivolto di lato, stava provando a dire qualcosa ma sembrava come se si mangiasse le parole.
Hinata lo fissò male, incrociando le braccia al petto mentre un piede iniziava a sbattere violentemente contro la sabbia in una sorta di tic.
-Kunimi, Kindaichi…- Kageyama riuscì a dire i loro nomi mentre il resto della frase venne persa in un mormorio.
Hinata sbuffò, la sua pazienza completamente persa, alzò la mano per schiaffeggiarlo con violenza sul braccio mentre urlava –E muoviti! Non ci vuole tutto questo impegno! Io saprei farlo meglio!
Ovviamente, quella breve citazione al fatto che Hinata sapesse farlo meglio portò Kageyama a scusarsi davvero con loro per tutto quello che era successo al liceo.
Kindaichi sorrise e diede una pacca sulla spalla al suo ritrovato amico, ma Kunimi corrugò ancora di più la fronte e con la rabbia che si impossessava del suo corpo quasi urlò –Come puoi pretendere che con una semplice frase dopo tutti questi anni la cosa venga completamente dimenticata? Probabilmente neanche ci credi davvero e sei stato solo costretto da Hinata a dircelo!
Si girò e marciò fuori dal campo, mentre si allontanava sentì distrattamente Kindaichi dire –Sai com’è fatto, devi solo dargli del tempo- prima che i suoi passi si facessero più vicini.
Questo fece infuriare ancora di più Kunimi e, quando l’altro l’ebbe finalmente raggiunto, si girò per affrontarlo –Come puoi perdonarlo così? Dimenticando tutto?
Erano al limite tra la spiaggia e il bosco, qualcuno si era girato a fissarli ma Kunimi non aveva urlato così forte da farsi sentire.
Kindaichi si rese conto che nessuno li stava ascoltando e solo per questo chiese –Sei sempre stato innamorato di lui, vero?
Il volto quasi sempre impassibile di Kunimi divenne una maschera di incredulità –Cosa!?
-Sì sai… Non c’è bisogno che me lo tieni nascosto. Sei tu quello che è sempre stato incazzato per questa storia e, se ti importa così tanto, dovrà pur esserci un motivo, no?
Lo sgomento di Kunimi durò solo pochi secondi di silenzio, poi il ragazzo esplose –Dio, Kindaichi, sei un deficiente! Come fai a non capire mai un cazzo!?
E completamente infuriato andò via, quando però sentì i passi dell’altro cercare di rincorrerlo nuovamente lo precedette, girandosi e indicandolo con l’indice –E non provare a tornare a casa stanotte, perché non ti aprirò!
 
-Iwa-chan- sentì la voce di Oikawa che mormorava direttamente sulla sua pelle.
Era mattina. Non troppo presto a giudicare dal sole già sorto al di fuori delle finestra, ma la notte prima erano andati a dormire davvero tardi dopo l’appuntamento e il “ringraziamento” di Oikawa, quindi Iwaizumi voleva solo dormire di più.
-Mhmm- rispose girandosi su un fianco e stringendo il suo ragazzo come se fosse un morbido cuscino –Torna a dormire- borbottò chiudendo gli occhi.
-Ma Iwa-chan, è stato così bello ieri sera, tipo quando…
E Oikawa era talmente esaltato per tutto quello che avevano visto e sentito al planetario da ripercorre di nuovo ogni cosa che avevano fatto.
Iwaizumi era infastidito perché voleva dormire un altro po'. Ma era anche felice e innamorato, quindi nascose il suo piccolo sorriso tra i capelli dell’altro e ascoltò tutto quello che voleva dire.
Per le nove e mezza decisero finalmente di alzarsi e scendere a fare colazione, colpa anche della pancia di Oikawa che aveva iniziato a brontolare davvero forte.
Avevano dormito a casa di quest’ultimo quando erano tornati tardi la scorsa notte e quando scesero a fare colazione non trovarono solo Makki e Mattsun intorno al tavolo, ma anche Kindaichi.
Iwaizumi lo fissò confuso, soprattutto quando notò che stava indossando un pigiama preso in prestito da uno degli altri seduti al tavolo.
-Come mai sei qui?- domandò a quel punto sedendosi su una sedia libera –E dov’è Kunimi?
Oikawa si intromise –In effetti, non penso di avervi mai visti uno separato dall’altro.
Kindaichi abbassò lo sguardo triste mentre giocherellava con i cereali immersi nella sua tazza di latte –Lui… Si è arrabbiato con me e mi ha chiuso fuori di casa. Sapevo che Iwaizumi sarebbe tornato tardi o, appunto, che non sarebbe proprio tornato e non volevo disturbarvi, quindi ho chiesto un po' in giro se qualcuno potesse ospitarmi.
-Uh?- Oikawa sembrava molto interessato –Problemi in paradiso? Che gli hai fatto?
-Io…- Kindaichi corrugò la fronte pensieroso –Io non lo so- disse infine, sincero.
Oikawa sbatté le palpebre confuso, Iwaizumi prese da mangiare mentre diceva –Perché non ci racconti com’è andata? Magari possiamo aiutarti.
Alla fine del racconto c’era Hanamaki con una mano a tenersi la fronte, come se fosse circondato da idioti, Matsukawa stava cercando di trattenere le risate, Iwaizumi era allibito.
Oikawa guardò tutti i suoi amici per poi dire –Oh dio, devo davvero dirglielo io?
-Magari non direttamente…
-Di che diavolo state parlando?- Kindaichi si sentiva sempre più stupido ogni minuto che passava.
Oikawa sospirò –Sono abbastanza sicuro che a Kunimi non piaccia Kageyama.
-Ma allora perché…
Iwaizumi si alzò di scatto, afferrò il ragazzo interessato per il braccio e lo spinse ad alzarsi a sua volta, poi lo accompagnò alla porta –Vai a parlare con lui, subito.
Non gli diede il tempo di rispondere che gli aveva già sbattuto la porta in faccia, non prima però di avergli lasciato il suo mazzo di chiavi in mano.
-Il mio Iwa-chan è così rude- commentò mentre ridacchiava il suo ragazzo.
-Vorrei solo far notare- intervenne Makki –che era in pigiama.
 
Quando Kunimi si svegliò si sentiva più stanco di quando era andato a dormire.
Sospirò passandosi entrambe le mani sul volto. Voleva rimanere a letto per il resto della giornata, ma sentì dei movimenti in casa e sapeva benissimo che se non si fosse alzato Iwaizumi sarebbe andato a chiedergli cosa avesse che non andava.
Fece tappa in bagno prima di dirigersi in cucina, fu lì che inaspettatamente trovò Kindaichi a preparare la colazione.
-Dov’è Iwaizumi?
Kindaichi sussultò, l’altro era stato così silenzioso che non si era davvero accorto della sua presenza pensando che stesse ancora dormendo.
-A casa di Oikawa, ha dormito lì. Anche io ho dormito lì, così mi ha dato le chiavi per… sistemare qualsiasi cosa sia successa tra di noi.
-Non è successo niente- si affrettò a rispondere l’altro.
-Non mentirmi- e la voce del ragazzo con i capelli a punta sembrava davvero triste –Akira, per favore, non tenermi fuori.
La pronuncia del suo nome lo lasciò di sasso. Kunimi infine abbassò lo sguardo e strinse i pugni mentre mormorava con rabbia –Come puoi pensare che io provi qualcosa per Kageyama quando sono innamorato di te dalle medie?
Il bicchiere che Kindaichi aveva in mano si ruppe quando toccò il pavimento, ma il ragazzo non sembrò neanche accorgersene, troppo sconvolto e concentrato a fissare il suo migliore amico, per capire se fosse serio o meno.
-Allora perché… Perché eri così incazzato?
-Perché vedevo quanto ci stavi male. Quanto tenessi a Kageyama e quanto il tuo cuore si spezzasse ogni volta che ci trattava di merda. Ero incazzato perché ti faceva stare male. E come diavolo hai fatto a perdonarlo subito? Mi fa incazzare quanto tu sia buono e pensi prima agli altri che a te stesso!- si avvicinò con rabbia chinandosi a terra per raccogliere i pezzi di vetro, voleva solo una scusa per continuare a parlare con gli occhi bassi e non mostrare quanto fossero lucidi –Come puoi essere così…- sibilò quando si sentì pungere il palmo della mano con un coccio di vetro, il sangue che iniziò a uscire all’istante.
Questo sembrò far risvegliare Kindaichi che lo portò ad alzarsi mentre prendeva diversi tovaglioli per tamponare il sangue –Vai in bagno a sciacquarti, io pulisco qui e ti raggiungo.
Scopò meticolosamente ma si appuntò mentalmente di avvertire Iwaizumi, non voleva che qualcuno si tagliasse un piede per una sua svista.
Quando raggiunse Kunimi in bagno questo stava cercando di fasciarsi la mano da solo con scarsi risultati.
-Faccio io.
L’infortunato gli porse la mano mentre tirava su con il naso anche se non aveva ancora rilasciato le sue lacrime.
Kindaichi sorrise –Perché sei così triste? Anche tu mi piaci.
Kunimi rilasciò uno sbuffo che sembrava quasi una mezza risata, poi si spinse in avanti per abbracciarlo e nascondere il volto nel suo petto –Sei un idiota.
Kindaichi rispose all’abbraccio –Stai dicendo che hai dei gusti pessimi?

Chapter 37: 36. Quella volta che Tanaka trovò l'erba di sua sorella (parte1)

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Agosto era iniziato nel migliore dei modi a casa di Tanaka.
Il ragazzo stava mettendo a posto delle cose in camera di sua sorella, che attualmente era occupata da Noya, quando dentro una scatola trovò dell’erba.
Strabuzzò gli occhi e si girò verso il suo amico.
-Cosa?- domandò in fretta il più basso notando lo sguardo scioccato.
Tanaka alzò la bustina, Noya ebbe la sua stessa espressione.
-Ryuu è fantastico! Stasera ci divertiamo!
Sussultarono entrambi quando sentirono la voce di Suga che dal giardino parlava a telefono con qualcuno. Tutti e due arrivarono alla stessa conclusione all’istante: dovevano nasconderla da mamma Suga se non volevano che gliela buttasse via prima della festa.
-Rimettila dov’era prima che la trovi!- disse con urgenza Yuu.
-Ormai è inutile, sentirà la nostra paura e la troverà all’istante, dobbiamo darla a qualcun altro!
-Ma chi potrebbe tenerla senza fumarsela?
Tanaka ci pensò per diversi secondi, infine ebbe l’illuminazione.
-Questa è di sicuro di mia sorella, quindi so benissimo a chi farla tenere…
 
Dieci minuti dopo stava entrando nel giardino di Tsukishima dal cancelletto e Float gli saltò addosso felice per leccarlo e fargli le feste.
Abbaiò anche così tanto che Tanaka non ebbe bisogno di annunciare la sua presenza e chiamare i due ragazzi, perché Yamaguchi arrivò di corsa cercando di capire cosa avesse il suo cane.
-Float- urlò –Ma che…- poi notò Tanaka e alzò le sopracciglia –Oh ciao, non ti aspettavamo- disse incerto.
Tanaka registrò che il ragazzo aveva le guance rosee e i capelli scompigliati.
-Stavi dormendo?- era una domanda più che plausibile, erano le tre del pomeriggio e c’era una legge non scritta di non disturbare mai nessuno dopo pranzo visto che dalle quattro e mezza in poi che la gente iniziava a scendere a mare.
-Oh…- Yamaguchi divenne completamente rosso distogliendo lo sguardo –Circa…
Tanaka non volle immaginare cosa probabilmente aveva interrotto, si abbassò per accarezzare Float che almeno aveva smesso di abbaiare e annunciò –Devo parlare con Tsukishima.
Yamaguchi annuì lasciandogli la porta aperta –Vieni entra.
Poi si bloccò e ci ripensò, con voce imbarazzata riformulò –Anzi, aspetta un minuto.
Corse dentro e urlò –Tsukki! C’è Tanaka.
La risposta del biondo fu un borbottio che non riuscì a capire.
Dovette aspettare quasi un minuto prima di essere nuovamente invitato a entrare dentro. Il padrone di casa era seduto nel divano che avevano nella cucina/soggiorno e Yamaguchi stava cercando qualcosa in frigo.
Tanaka arrivò subito al dunque riprendendo la bustina di erba che aveva nascosto in tasca.
-Devi aiutarmi a nasconderla.
Tsukishima non batté ciglio, lo fissò per un po' cercando di capire se fosse uno scherzo o meno, poi chiese scettico –Come prego?
-È di mia sorella, l’ho trovata a casa mia. Quindi significa che è anche di tuo fratello. E mi devi aiutare a nasconderla perché se la vede Suga ce la butta sicuro. Solo fino a stasera.
-Non ho intenzione di tenere la tua droga- schioccò la lingua scocciato l’altro mentre accettava il bicchiere d’acqua fresca che gli aveva appena passato Yamaguchi.
-Prenditi le tue responsabilità!- urlò infastidito l’altro ragazzo.
-Non è una mia responsabilità quello che fa mio fratello- fece subito presente.
Yamaguchi si intromise –Ma anche se Tsukki ti aiuta a nasconderla, Suga non noterà comunque che la vuoi fumare stasera?
-Oh…- Tanaka sembrò abbattuto quando si rese conto che era una grande possibilità.
Yamaguchi si sentì in colpa e cercò di risollevargli il morale proponendo –Ma potresti metterla nell’impasto dei biscotti, così non se ne accorge.
Tanaka si illuminò talmente tanto che Tadashi poté giurare di aver visto delle stelle nei suoi occhi, poi corse ad abbracciarlo mentre urlava –Grazie! Grazie! Sapevo che eri il migliore Tadashi! Fammi i biscotti per stasera, va bene? Ci vediamo dopo!
Scappò letteralmente via da quella casa, ignorando completamente Yamaguchi che provava a protestare –Ma non mi sono offerto…
Tsukishima fu il primo a sospirare e a rompere il silenzio –Sai cosa?
Yamaguchi sussultò, sapeva che l’avrebbe rimproverato e se la sarebbe presa con lui.
Il biondo continuò –Questo inverno inizio a far costruire un recinto elettrico qui intorno e il prossimo che entra senza un palese invito lo faccio secco.
Tadashi, dopo qualche secondo di sbigottimento, rise.
 
Alla fine Tadashi preparò davvero i biscotti per Tanaka. Perché era troppo buono per dire di no ai suoi amici, soprattutto quando il ragazzo era stato così entusiasta della sua idea.
Aveva preparato l’impasto, poi erano scesi a mare per due ore scarse, il tempo di fare un bagno e di lasciare Float a giocare con Hinata e Bokuto in una partita contro Kyotani, Goshiki e Koganegawa.
Stranamente, nonostante tutti i falli e le palle fuori e impossibili da prendere del suo cane, avevano comunque vinto.
Tornati a casa Yamaguchi preparò l’unica infornata e, mentre aspettava che cuocessero, andò a farsi la doccia preparandosi per la sera.
Quando uscì dal bagno era vestito di tutto punto, aveva solo i capelli umidi, ma il timer del forno aveva suonato e si era precipitato a uscire i biscotti prima che si bruciassero.
L’odore si diffuse per l’appartamento.
-È un odore talmente buono che non si direbbe che sono fatti con l’erba- Tsukishima spuntò al suo fianco commentando la situazione.
Yamaguchi rise trasferendoli in un contenitore mentre faceva attenzione a non bruciarsi.
Il biondo era ancora in costume, ma teneva tra le braccia i vestiti puliti che avrebbe messo per uscire e stava scrutando Yamaguchi.
-Cosa?- chiese questo imbarazzato.
Kei alzò le spalle –Stai bene.
Il moro si aprì in un sorriso luminoso –Grazie- disse felice mentre si sporgeva per lasciargli un bacio a stampo.
Kei indicò il bagno –Io mi faccio la doccia, tu porti a spasso Float?
-Sì, vado io- annuì l’altro e quando afferrò il guinzaglio il suo cane lo stava già aspettando.
Decise di percorrere le strade e non i sentieri come spesso facevano, fu appunto per questo che a cinque metri dall’ingresso incontrò Bokuto e Kuro che stavano venendo nella sua direzione.
-Oi Lentigini!- lo chiamò Kuro mentre li raggiungevano –Fate una passeggiata? Stavamo venendo da voi.
Bokuto fece le feste a Float come Float le fece a lui, in realtà era molto difficile distinguerli.
Fu proprio questo a spiegare –Kenma ci ha buttato fuori di casa perché doveva finire di registrare un video per il suo canale e dice che facciamo casino e roviniamo l’audio.
Yamaguchi rise –Tsukki è sotto la doccia ma potete entrare dal giardino, io torno a breve.
Tadashi si rese conto troppo tardi che probabilmente Tsukishima avrebbe iniziato ad odiarlo.
 
Quando Kuro e Bokuto entrarono dentro casa di Tsukishima sentirono l’acqua della doccia scorrere proprio come aveva detto il moro.
Kuro urlò per avvertire il padrone di casa della sua presenza e sentì un borbottio indefinito in risposta attutito dalla porta chiusa. Aveva detto qualcosa come “recinto elettrico” o simile.
Bokuto fu attirato dall’odore dei biscotti appena sfornati e della bava iniziò a scendere dalla sua bocca.
-Dici che è un problema se ne prendiamo qualcuno?- domandò all’amico allungando già la mano per afferrarne uno.
Kuro rispose con un ghigno –Se non vuoi una risposta negativa non chiedere proprio.
Si misero in giardino portandosi dietro tutta la ciotola, si sedettero al tavolo e iniziarono a mangiare parlando delle partite della giornata.
Non passò molto tempo prima che videro e sentirono passare, per il sentiero che costeggiava il giardino di Tsukishima, Oikawa.
Il ragazzo stava canticchiando una qualche canzone ed era impossibile non riconoscere la sua voce.
-Ehy Oikawa- lo chiamò Bokuto attirando la sua attenzione –Come mai oggi non sei sceso a mare?
Oikawa interruppe la sua camminata a si appoggiò alla staccionata salutando i due ragazzi –Io e Iwa-chan ci siamo addormentati e abbiamo perso la cognizione del tempo.
Fece un occhiolino mentre gli altri due ridevano, poi si accorse dei biscotti sul tavolo e allungò le mani –Oooh sembrano buoni, datemene qualcuno!
Kuro in realtà non era mai stato troppo propenso a condividere, ma considerando che quei biscotti non erano suoi non si fece problemi ad allungare la ciotola. Oikawa ne afferrò un paio, poi riprese la sua strada sventolando la mano in aria.
-Ci vediamo stasera! Vado a comprare i preservativi prima che le macchinette si svuotino.
-Ma se sei sempre tu a svuotarle ogni volta!- gli urlò dietro Bokuto anche se ormai il ragazzo era scomparso dalla loro vista.
Quando Yamaguchi tornò non era solo, l’accompagnava Tanaka.
-Sì, sembra siano venuti buoni- stava dicendo Tadashi mentre chiudeva il cancelletto dietro di sé e slacciava il collare a Float –non li ho assaggiati ma il profumo era buono.
-Cosa i biscotti?- domandò a quel punto Kuro. Bokuto invece aveva iniziato a giocare con Float buttandosi a terra e urlando una serie di “MA SEI PROPRIO BELLISSIMA! SÌ, SÌ, LECCAMI PURE, TI VOGLIO BENE ANCHE IO”.
-Dio, sei così imbarazzante- commentò Tsukishima raggiungendoli nel giardino di casa sua vestito e pronto per uscire.
Kuro continuò la frase come se nessuno l’avesse interrotto –Se stavate parlando dei biscotti… sì, sono buoni.
Yamaguchi spalancò gli occhi incredulo, Tsukishima fissò senza battere ciglio la ciotola dove ne erano rimasti solo tre, Tanaka ci mise qualche secondo a capire la situazione, poi esplose in piagnucolio –Brutti bastardi vi siete mangiati la mia erba!
Sia Yamaguchi che Tsukishima lo zittirono sibilando, i ragazzi che avevano mangiato i biscotti sembravano confusi.
-Noi… cosa?- chiese a quel punto Bokuto.
-Entriamo dentro- disse serio Tsukishima, anche se Tadashi giurò di aver visto un sorrisetto divertito sul suo volto prima che si girasse.
Quando furono lontani da orecchie di vicini indiscrete Yamaguchi spiegò a bassa voce –Tanaka aveva dell’erba e io l’avevo messa nell’impasto dei biscotti per… nasconderla. Dovevano mangiarli lui e Noya…
Ryuu sembrava disperato mentre si stringeva al petto gli ultimi tre biscotti rimasti come se fossero il suo più grande tesoro.
-Ma poi quanti ne avete mangiati?- questa volta Kei non fece nulla per nascondere il suo divertimento –Vi faranno male.
-Non più di tre a testa- rispose sicuro Kuro mentre Bokuto annuiva convinto –Ne abbiamo dati due a Oikawa mentre passava qui fuori.
Il sorriso di Tsukishima si ampliò del tutto mentre commentava –Questa serata è diventata molto più interessante delle aspettative- poi si rivolse a Kuro –e Kenma ti ucciderà.

Chapter 38: 37. Quella volta che Tanaka trovò l'erba di sua sorella (parte2)

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Kenma era davanti la porta di casa sua, le braccia incrociate e il cipiglio infuriato per essere stato disturbato dal proprio lavoro.
-In che senso hanno mangiato dei biscotti fatti con l’erba?- chiese poi incredulo ai due ragazzi che aveva di fronte.
Yamaguchi e Tsukishima avevano riaccompagnato Bokuto e Kuro a casa, affrettandosi quando si resero conto che i biscotti stavano iniziando a fare effetto.
I due interessati si erano subito precipitati dentro, mentre Kenma ascoltava le spiegazioni degli ospiti davanti la porta.
-Bè, non erano diretti a loro- rispose Yamaguchi imbarazzato.
-E comunque è quello che si meritano nel mangiare le cose a casa di altri senza chiedere- continuò Tsukishima, anche se il suo volto sembrava particolarmente divertito, soprattutto quando notò qualcosa alle spalle del finto biondo.
-Kenma- Akaashi lo chiamò.
Quando questo si voltò non poté fare a meno di sospirare afflitto. Bokuto e Kuro erano sdraiati a terra, il secondo aveva le mani attaccate alle caviglie dell’altro, come a formare un lungo verme, poi Bokuto disse “ciuf ciuf” e Kuro lo seguì a ruota.
Akaashi concluse –Sarà una lunga notte.
 
Iwaizumi era appena uscito dalla doccia quando sentì il suo telefono squillare.
Era un numero che non aveva salvato in rubrica ma decise comunque di accettare.
-Iwaizumi? Ciao, sono Akaashi.
-Oh ciao, come mai questa chiamata?- rimase sorpreso mettendo il vivavoce, in modo che potesse asciugarsi e vestirsi nel mentre.
-Sei per caso con Oikawa?
Corrugò la fronte –No, è uscito prima e non è ancora tornato. Perché?
-Ecco, non chiedere come… ma lui e quei due cretini di Bokuto e Kuro hanno mangiato dei biscotti fatti con dell’erba e… insomma… forse dovresti cercarlo, considerando in che situazione si trovano adesso quei due.
Iwaizumi non poté fare a meno di sospirare, ad Akaashi ricordò molto quello che Kenma aveva fatto negli ultimi 20 minuti.
-Va bene grazie.
In realtà non fu difficile trovare Oikawa, Iwaizumi si era vestito in fretta per poi uscire di casa pronto a cercarlo per tutto il villaggio, ma lo trovò subito.
Perché Oikawa era proprio di fronte casa di Iwaizumi che cercava di scavalcare il muretto di casa di Ushijima.
Hajime gli si avvicinò con le mani sui fianchi, con voce dura poi chiese –Oikawa, che stai facendo?
Oikawa sussultò mentre aveva già una gamba dall’altra parte della recisione, si girò a fissare con sguardo torvo il suo ragazzo mentre borbottava –Stai zitto Iwa-chan, o si accorgeranno di me!
Iwaizumi lanciò uno sguardo confuso all’interno della casa, dalla staccionata poteva benissimo vedere i ragazzi nel cortile a soli pochi metri da loro.
C’era Shirabu seduto al tavolo esterno con un libro davanti, l’evidenziatore che aveva tra le mani faceva subito comprendere che stava studiando anche se sembrava ormai aver abbandonato l’impresa da diverso tempo a favore di quel nuovo spettacolo. Semi era accanto a lui, confuso quanto il suo ragazzo. Tendou rideva e si godeva la scena dalla sua amaca e Goshiki era appena uscito di casa, corrugando la fronte chiese –Ma che sta facendo?
Tendo lo zittì –Sssh, sembra che non si sia accorto di noi.
Oikawa era ormai quasi tutto dentro la casa ed era impossibile per Iwaizumi tirarlo via senza fargli male. Sospirando chiese aiuto con lo sguardo a chiunque fosse lì dentro.
Semi capì e andò ad aprirgli il cancelletto per permettergli di recuperare il suo ragazzo, questo ringraziò con un profondo inchino prima di urlare il nome di Oikawa e rincorrerlo e placcarlo.
I video che Tendo aveva fatto l’avrebbero potuto ricattare per sempre.
 
Quella sera, prima che i biscotti di Yamaguchi avessero creato tutto quello scompiglio, si erano organizzati per una specie di festa a casa di Daichi.
In realtà doveva essere un semplice ritrovo tra amici, poi però si erano aggiunte sempre più persone e in molti avevano proposto di portare alcool e quant’altro, quindi era diventata una festa a tutti gli effetti.
Kenma non aveva nessuna intenzione di andarci a prescindere, figurarsi con Kuro in quelle condizioni che, stranamente, fu d’accordo con il suo ragazzo nel restare a casa.
Bokuto non era dello stesso avviso e di punto in bianco uscì di casa per andare a divertirsi, quello che poté fare Akaashi fu solo seguirlo.
Kenma e Kuro rimasero così a casa da soli. Il primo era appena andato in bagno, facendo tutto il più in fretta possibile per non lasciare l’altro da solo troppo tempo. Insomma, ci teneva all’incolumità della sua casa.
Quando uscì dalla stanza si bloccò confuso notando quello che stava succedendo.
C’era Kuro seduto a terra a gambe incrociate, accanto a lui era seduto Yaku, tutti e due fissavano davanti a loro il muro con un vecchio quadro di un paesaggio.
-Lo so, anche io ho fame- stava dicendo il corvino –ma dobbiamo aspettare che finisca.
-Meow.
-Non essere un ingordo! Ho detto che mangiamo dopo!
-Meow.
-Mh, sì, anche io vorrei un panino con il gelato.
-Meow, meow.
Kuro storse la bocca –No, non mi piace quel gusto.
-Meow.
-Dici che sono così buone le tue scatolette? Me ne fai provare una?
-Meow!
-SEI UN EGOISTA YAKU, LE COSE SI CONDIVIDONO!
Kenma soffocò una risata dietro la mano, aveva ripreso un po' della conversazione con il telefono, staccando il video infine si avvicinò –Kuro, che fai?
-Oh Kenma!- il corvino si illuminò –Stiamo vedendo un film, ma sembra si sia bloccato da un po'.
Kenma annuì solennemente, come se non avessero davanti un quadro ma una vera tv –Sì, dicono che continua domani perché hanno avuto problemi a trasmetterlo, non hai sentito?
-Oh- Kuro corrugò la fronte cercando di ricordare, Yaku miagolò.
Kenma allungò una mano verso di lui –Vieni, andiamo a cenare.
 
Akaashi aveva perso di vista Bokuto.
Qualcuno l’aveva chiamato per salutarlo, Akaashi si era girato un solo secondo e l’attimo dopo Bokuto era sparito.
Stava imprecando sottovoce quando notò i suoi capelli argentati tra la folla, si avvicinò talmente in fretta che si scontrò con qualcuno che stava andando nella stessa direzione.
Si scusò leggermente stordito, quando si accorse che suddetta persona era Iwaizumi. Il ragazzo con la sua stessa preoccupazione stava raggiungendo Oikawa.
Quest’ultimo era seduto nei divanetti insieme a Bokuto, i due ragazzi stavano cliccando qualcosa sullo schermo del cellulare del secondo.
Mentre si avvicinarono sentirono dire Oikawa –No! Devi cambiare indirizzo e farlo arrivare da Kenma, altrimenti non li avremo in tempo!
Bokuto sembrò riflettere per poi annuire in modo solenne.
-Che state facendo?- domandò Akaashi leggermente preoccupato.
Entrambi i ragazzi alzarono lo sguardo, Oikawa si illuminò saltando addossò al suo ragazzo –Iwa-chan, mi sei mancato!
-Ma se sei scappato tu da me- si offese l’altro.
Oikawa rispose con una semplice linguaccia.
Akaashi distolse lo sguardo da loro per concentrarsi sul suo ragazzo –Bè, che fate?
Bokuto lasciò andare il telefono –Nulla di importante- si alzò in fretta prendendolo per mano –Andiamo a ballare!
Akaashi avrebbe continuato a protestare, voleva davvero sapere cosa l’altro stesse facendo con il cellulare. Ma quando si ritrovò ammassato tra quei corpi sudati e ubriachi le sue preoccupazioni divennero altre.
 
La serata non stava di certo andando meglio per Kenma.
Kuro aveva mangiato tantissimo e in modo disgustoso. Kenma si era distratto un attimo per vedere cosa avevano in frigo da poter preparare per cena e quando era tornato a fissarlo Kuro aveva trovato una scatola di biscotti e li stava immergendo in un barattolo di sugo per pasta.
Inutile dire che dopo mezz’ora il corvino aveva urlato un “SONO FORTISSIMO”, per poi correre in bagno e vomitare.
Passarono metà della serata in quella stanza, con Kenma che gli accarezzava la schiena e gli passava una pezza bagnata sul volto.
Si fecero le undici quando riuscirono a mettersi finalmente  a letto.
Kenma era seduto mentre Kuro era sdraiato appoggiato alle sue gambe e lo stringeva come se ne valesse della sua vita. Anche i gatti si erano messi intorno a loro.
-Non voglio morire- sussurrò poi il corvino.
Kenma lo fissò sorpreso abbassando lo sguardo, la mano che stava passando tra i suoi capelli scuri si strinse di più.
-Non stai morendo, Kuro.
-Mi sembra come se stessi morendo.
-Non succederà.
Kuro alzò su di lui uno sguardo disperato –Me lo prometti?
-Te lo prometto- un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra.
Kuro sembrò soddisfatto di quella risposta, si accoccolò meglio abbracciando le cosce dell’altro e sospirò felice, pronto a dormire.
Kenma passò tutta la notte a vegliare su di lui.
 
Per Iwaizumi invece la notte andò anche peggio.
Solo alle due convinse Oikawa a tornare a casa da quella festa, complice il fatto che il suo “grande amico”, ovvero Bokuto, era stato portato via da Akaashi quando aveva iniziato a sentirsi male.
Poi le cose andarono solamente a peggiorare.
Oikawa sembrava super allegro e felice, in effetti era difficile farlo stare zitto e non svegliare tutto il vicinato, Hajime ringraziò silenziosamente che la casa di Makki fosse proprio di fronte quella di Daichi.
Poi però, quando arrivarono a casa ed entrarono nella sua camera, Oikawa sembrò sgonfiarsi.
Si tolse i vestiti e si lavò con lentezza, come se avesse scaricato tutte le batterie. Non era solo stanchezza, perché anche il suo volto si era fatto cupo.
Finalmente riuscirono a mettersi a letto, Iwaizumi aveva appena spento la luce quando sentì un singhiozzo da parte del suo ragazzo.
Sospirò afflitto, immaginava una svolta del genere.
Si stese al suo fianco e a tentoni lo cercò, non fu difficile stringerlo tra le braccia, perché Oikawa si gettò su di lui, come se avesse paura di vederlo sparire.
-Perché piangi?- sussurrò piano l’altro asciugandogli le guancie.
-Perché ti amo- rispose in un singhiozzo.
Il cuore di Iwaizumi accelerò, era la prima volta che Oikawa lo diceva.
Un piccolo sorriso gli spuntò sulle labbra, ringraziò la mancanza di luce che gli permise di nascondere il suo rossore.
-Anche io ti amo- rispose –non dovresti piangere per questo, è una cosa bella.
Se possibile i singhiozzi di Oikawa si fecero più forti.
Passarono interi minuti prima che Hajime riuscisse leggermente a calmarlo, non fece molto in realtà, Tooru era solo stremato da tutto quanto.
Stava per addormentarsi, ma prima di farlo si strinse di più al suo ragazzo e cacciò fuori la bomba.
-Non mi amerai più quando andrò in Argentina fra qualche settimana.

Chapter 39: 38. Quella volta del compleanno di Yaku

Chapter Text

Quando Kuro si svegliò quella mattina non trovò Kenma accanto a lui.
Era di per sé strano: Kenma di solito andava a letto tardi per giocare e di conseguenza si svegliava ancora più tardi, ma non si fece problemi perché capitavano le volte in cui il suo ragazzo non riusciva a dormire e semplicemente decideva di passare la notte con i suoi videogiochi.
Pensava che anche quella sarebbe stata un’occasione del genere, ma dopo che fu andato in bagno e raggiunse la cucina si bloccò per la vista adorabile che gli si presentò davanti.
Kenma non stava giocando ai suoi videogiochi come si aspettava, ma era seduto al tavolo pieno di cibo, aveva un cappellino da festa in testa così come tutti i loro gatti.
Lev stava litigando per toglierselo, Kai dormicchiava tranquillo sulle gambe del biondo e Yaku era seduto sul tavolo di fronte un enorme piatto di pancake con una candelina sopra.
Kenma si accorse di lui dopo qualche secondo, alzò lo sguardo e gli sorrise in modo adorabile –Vieni, stavamo aspettando te per festeggiare il compleanno di Yaku.
Kuro avrebbe davvero riso per la situazione al limite dell’assurdo, ma il sorriso del suo ragazzo era così raro e felice che non poté far null’altro se non essere completamente attratto da lui, inseguendo quella mano tesa.
Kuro fece un sacco di foto che sapeva avrebbe custodito gelosamente, pubblicandone una su Instagram che ricevette immediatamente un sacco di commenti e like.
Mangiarono tantissimo e fece “spegnere” la candela a Yaku per ben due volte perché, quando Bokuto e Akaashi li raggiunsero dopo essersi svegliati, il ragazzo dai capelli tinti aveva iniziato a lamentarsi di non essere stato invitato e dovettero rifare tutto da capo.
A Kenma, per una volta, non sembrò dispiacere.
I gatti però si erano stancati abbastanza presto: Yaku, dopo aver mangiato tutto quello che poteva, era saltato sul davanzale della finestra, aveva controllato un po' la situazione fuori per poi decidere che era il momento ideale per fare un giro; Lev era riuscito a togliersi il cappellino e adesso lo stava mordendo e azzannando, rendendolo una poltiglia di carta e saliva, ma sembrava abbastanza soddisfatto della cosa e nessuno gli disse nulla; mentre Kai si era svegliato solo per mangiare, per poi spostarsi sul divano e sistemarsi comodo per tornare a dormire, trovando il punto dove l’aria che entrava dalla finestra faceva una leggera brezza piacevole.
Stavano sparecchiando e sistemando tutto, o meglio dire lo stavano facendo Kenma e Akaashi mentre Kuro e Bokuto cazzeggiavano, quando qualcuno suonò alla loro porta.
Andò Kuro ad aprire corrugando la fronte confuso quando si ritrovò un enorme pacco tra le mani consegnato dagli addetti all’ingresso che smistavano la posta. Firmò, li ringraziò e portò il pacco dentro poggiandolo sul tavolo ora vuoto.
-Amore, ti dovevano inviare dei nuovi giochi o qualcosa di simile?
Kenma corrugò la fronte avvicinandosi circospetto –No… Mi avrebbero avvertito.
Controllò l’indirizzo per vedere se non avessero sbagliato casa e si accertò che fosse il suo, poi però notò il destinatario –Ma è di Bokuto, non mio.
-Eh?- il diretto interessato alzò lo sguardo sorpreso per poi avvicinarsi esaltato –Chi è che mi manda pacchi?
Akaashi sussurrò –Spero che non sia quello che sto pensando.
Bokuto aprì il pacco, tutti erano di fianco a lui curiosi di vedere cosa fosse, per poi al suo interno trovare un po' di tutto.
Bokuto prese in mano diverse corde colorate e dei collari, il suo cipiglio che si faceva confuso.
Kenma allungò la mano per afferrare del tessuto di pizzo –Questi... sono perizoma femminili taglia S.
Kuro prese un’altra scatola per poi leggere -occhiali per sopravvivere ai raggi che emettono gli alieni.
A quel punto Akaashi sospirò esasperato, una mano sulla fronte e gli occhi chiusi –Ecco cosa stavate facendo l’altra sera tu e Oikawa.
Fu così che si scoprì che durante la serata dei biscotti all’erba, quando Iwaizumi e Akaashi avevano perso i rispettivi ragazzi per poi trovarli insieme sul divano a fare qualcosa al cellulare, avevano solo ordinato tantissime cose che non servivano a nessuno.
Kenma stava ancora fissando i perizoma nelle sue mani, Kuro fece un ghigno commentando –Vorrei tanto sapere chi dei due ha deciso di comprare quelli, uno tra Akaashi e Iwaizumi dovrebbe preoccuparsi.
-Mhmm- commentò Kenma –Io punto su Oikawa ma solo perché me lo vedo come uno che potrebbe indossarli.
Kuro rise forte.
Akaashi era arrossito, si era precipitato a chiudere la scatola ancora piena e aveva commentato pragmatico –Dovresti controllare la tua carta di credito, potresti aver speso soldi per altre cose.
Si scoprì che Akaashi aveva più che ragione, perché quando Bokuto controllò si trovò molti spostamenti di denaro.
Facendo diverse ricerche scoprirono che Bokuto aveva adottato un gufo a distanza, un gufo al quale ogni mese avrebbe dovuto mandare una cifra di soldi che il ragazzo non avrebbe mai potuto permettersi.
Gli occhi di Bokuto si fecero lucidi per le lacrime –Sono diventato papà.
Kuro inziò a ridere ancora più forte, Akaashi disse pragmatico –Devi disdire l’abbonamento, non hai tutti questi soldi.
Bokuto lo fissò offeso e sconvolto –Non abbandonerò nostro figlio!
Akaashi arrossì per quel “nostro”, ma cercò di rimanere fermo nelle sue idee –Ma Kou, non abbiamo…
Kenma si intromise con un sospiro –Forse posso aiutarvi.
 
Quel pomeriggio tutti e tre erano scesi a mare come al solito, tranne Kenma che era rimasto a casa perché aveva una live da fare.
-Kurooo- chiamò Hinata quando lo notò, aveva un pacchetto in mano –Dov’è Kenma? Ho il regalo di Yaku!
Kuro rimase sorpreso, finché quella mattina non si era svegliato e aveva trovato il suo ragazzo che aveva organizzato una festa non gli era neanche passato per la testa che fosse il compleanno del suo gatto, mentre Hinata gli aveva addirittura fatto un regalo!
-Scenderà dopo.
Hinata annuì porgendo a lui il pacchetto –è un tiragraffi, spero che gli piaccia.
Kuro sorrise –Sono abbastanza certo che se ne approprierà Lev, ma grazie.
Hinata sorrise e corse nuovamente via, pronto per una nuova partita a beach volley.
-Oh, Oikawa!- sentì Bokuto chiamare quando adocchiò il ragazzo in questione.
Oikawa e Iwaizumi erano a lato di una delle reti a commentare la partita che si stava svolgendo tra Makki e Mattsun contro Kunimi e Kindaichi.
Bokuto, come se non ci fosse nulla di imbarazzante, corse dall’altro sventolando i perizoma in aria –Sono arrivate le cose che abbiamo ordinato a casa di Daichi quando eravamo fatti, questi sono sicuramente tuoi.
Oikawa lo fissò confuso probabilmente cercando di ricordare quel momento, poi fissò ancora più confuso il tessuto che gli fu messo tra le mani, fino a quando non se ne rese davvero conto e strabuzzò gli occhi sconvolto e imbarazzato.
Sentì delle risatine provenienti dai quattro che avevano messo in pausa la partita perché non potevano di certo perdersi quello che stava succedendo.
Sentì anche un click di una fotocamera, con annesso il commento di Tendo che diceva –In questi giorni sto prendendo solo le tue foto migliori.
Cercando di far finta che tutto questo non lo toccasse minimamente si girò tranquillo verso Iwaizumi. Questo lo stava già fissando con sguardo duro, le sopracciglia corrugate e le braccia incrociate.
-Hai qualcosa da dirmi?- chiese poi.
Oikawa sorrise e fissò prima le mutande che aveva in mano, poi il suo ragazzo e poi di nuovo il tessuto –Sì… Sono certo di aver sbagliato taglia.
Le risate si fecero sempre più forti, soprattutto quando Oikawa fece uno strillo poco virile dopo che Iwaizumi lo prese in spalla per andare via.
E mentre la coppia si allontanava Bokuto non sembrava per nulla pentito di quello che aveva fatto.
Il pomeriggio andò avanti con gente che fermava Kuro per commentare la foto che aveva pubblicato su Instagram, chiedendogli se davvero avessero festeggiato il compleanno al loro gatto.
Yamamoto si offese perché loro non erano stati invitati ed era diventato talmente rumoroso che Kuro dovette promettergli che avrebbero fatto una grande festa quella sera stessa.
La voce si diffuse abbastanza in fretta e Kuro iniziò a preoccuparsi di come l’avrebbe presa il suo ragazzo.
Mentre pensava proprio a quest’ultimo lo vide scendere in spiaggia.
-Oi- iniziò il corvino quando lo raggiunse sedendosi al suo fianco –Devo dirti…
-Ce l’ho fatta- lo interruppe il più piccolo, aveva un piccolo sorriso soddisfatto in volto.
Kuro corrugò la fronte –A fare cosa?
-Ho fatto una live e ho detto ai miei fan del problema di Bokuto. Ho detto loro che ha adottato un gufo in un momento dove era poco lucido e che adesso non poteva abbandonarlo perché si sentirebbe male, ma anche che non poteva permetterselo. In un’ora ho raccolto i soldi necessari per mantenerlo i prossimi tre anni.
Kuro lo fissò come se gli fosse cresciuta una seconda testa, Kenma si sentì in imbarazzo.
-Non guardarmi in quel modo… volevo farlo. Inoltre volevo ripagarlo per tutti quei giochi che mi aveva comprato quando abbiamo litigato perché me ne avevate rotto uno.
Kuro lo baciò con enfasi –Dio Kenma- sospirò poi con l’affanno –Ti amo così tanto, sei così carino!
-Sì, sì- Kenma si allontanò, le guance rosse, l’imbarazzo per quei complimenti che lo colpivano ogni volta anche a distanza di anni.
Cambiò argomento –piuttosto, cosa stavi dicendo?
-Ah ecco… potrei aver detto che stasera c’è una festa a casa nostra per il compleanno di Yaku.
Lo sguardo di Kenma mutò all’istante in uno esasperato, infine sospirò e commentò –Spero almeno che porteranno dei regali.
Kuro non poté far nient’altro se non ridacchiare mentre tornava a baciarlo.

Chapter 40: 39. Quella volta della notte di San Lorenzo

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Quando Hinata entrò dal cancelletto della casa di Daichi e Asahi in molti notarono i suoi occhi rossi e gonfi. Ma decisero di non dire nulla nel rispetto della privacy e per non metterlo al centro dell’attenzione.
Il rosso annunciò –Bisogna prendere le pizze in macchina- prima di correre verso il bagno e chiudersi dentro.
Era la notte di San Lorenzo e avevano tutti deciso di darsi appuntamento in spiaggia per le undici di sera, ma prima ancora dovevano cenare e si erano formati diversi gruppetti per l’organizzazione. Alcuni di loro stavano appunto passando la serata a casa di Asahi e Daichi, quella con il cortile più grandi tra tutti i presenti, ordinando delle pizze maxi da dividere.
La pizzeria non era molto distante ma avevano comunque preso la macchina di Daichi per portare tutti i cartoni e al proprietario di casa avevano deciso di far compagnia Hinata e Kageyama.
Quest’ultimo stava entrando con il volto più incazzato del solito, portava in mano due cartoni che lasciò con un grugnito sul tavolo apparecchiato da Asahi.
Suga, Tanaka e Noya andarono fuori per aiutare Daichi con il resto.
Il duo esaltato ne prese più di quanti le loro braccia potessero davvero portare e tornarono dentro, Suga sperò che non cadessero o facessero altri danni.
Rimasto solo con Daichi lo fissò con sguardo preoccupato –Cosa è successo?
Daichi sospirò mentre chiudeva la macchina e diede uno sguardo all’interno della villa, il cancello era solo a pochi centimetri da loro ma nessuno sembrava ascoltarli. In ogni caso mantenne la voce bassa mentre spiegava –Stavano litigando come al solito e non pensavo a nulla di grave, insomma… lo fanno sempre, no?
Suga annuì, Daichi sospirò di nuovo.
-Ma poi Hinata ha urlato “se sono così insopportabile non vedo perché continui a stare con me”. E Kageyama… lui non ha detto nulla. Quando Hinata ha davvero realizzato tutto quello ha iniziato a piangere in silenzio. Non l’avevo mai visto esprimere le proprie emozioni in modo così pacato.
Suga si passò una mano sulla fronte –Affronteremo anche questa.
Daichi rise –Sai di non essere il loro genitore, sì?
Suga gli lanciò un’occhiataccia –Da che pulpito.
 
Hinata e Kageyama non avevano parlato per tutto il resto della serata, in realtà avevano pure fatto in modo di non incrociarsi mai. E dopo essere scesi in spiaggia aggregandosi agli altri gruppi, le cose andarono solo a peggiorare.
Hinata vide parlare Kageyama con Oikawa e il suo gruppo ma era troppo lontano per sentire cosa si stessero dicendo, non che comunque gli importasse.
Finì quindi per parlare con Bokuto e Kenma.
Mentre qualcuno metteva la musica da tre casse collegate insieme, Kuro si era dichiarato l’addetto ai cocktail e aveva già iniziato a prendere l’ordinazione di chiunque.
Bokuto corse verso di lui, Akaashi lo seguì con un sospiro.
Kenma si sedette scocciato –Spero per lui che non debba trascinarlo a casa per i piedi.
Hinata riuscì ad abbozzare un sorriso, ma il suo volto continuava a essere triste, cosa che ovviamente non passò inosservata al suo amico –Va tutto bene?
Hinata aveva davvero voglia di sfogarsi con qualcuno urlando tutto quello che stava provando in quel momento, ma non voleva rovinare la serata a Kenma, soprattutto perché sapeva che il suo amico prendeva troppo a cuore la sua felicità e avrebbe fatto di tutto per aiutarlo.
Gli sorrise –Non preoccuparti.
Kenma lo fissò storto e aveva anche appena aperto la bocca per rispondere probabilmente a tono, ma qualsiasi cosa avesse voluto dire morì nella sua gola, esattamente come il drink di Bokuto morì sui suoi vestiti.
Il più alto era tornato dopo aver preso un bicchiere pieno di alcool da Kuro, ma era buio e la sabbia era ovviamente sconnessa, quindi prima di rendersene conto era inciampato gettando tutto il contenuto del bicchiere su Kenma. Inutile dire che molti di loro sentirono Kenma urlare per la prima volta, soprattutto quando Yamamoto iniziò a ridere talmente forte da piangere.
Si stava già occupando Akaashi di aiutare il biondo quindi Hinata si spostò di qualche metro, non sentendosi a proprio agio con così tante persone mentre il suo umore era a pezzi.
Aveva individuato Yachi seduta su un telo che parlava di qualcosa con Shimizu e pensò di andare da loro: Yachi l’avrebbe ascoltato e consigliato.
Era già a metà strada quando sentì le voci di Atsumu e Sakusa che lo fecero bloccare e girare nella loro direzione, erano seduti su un loro telo più in disparte del casino degli altri e avevano entrambi una birra in mano.
-Te lo giuro Miya- stava dicendo il corvino con voce seria e fredda –Se ti ubriachi e vomiti di nuovo sulle mie cose, ti lascio.
Atsumu sghignazzò –Se avessi avuto intenzione di ubriacarmi non ti avrei costretto a farmi compagnia qui.
Sakusa sembrò rilassarsi visibilmente, Atsumu poi girò la testa verso di lui, probabilmente sentendosi fissato –Ti serve qualcosa Shoyou?
Hinata si avvicinò loro senza pensarci, un dito puntato verso Sakusa mentre lo accusava –Come puoi dirgli che vuoi lasciarlo con così tanta leggerezza?
Il suo tono di voce era alto, ma per fortuna nessuno a parte loro assistette a quella scena grazie alla musica forte e alla distanza che li coprivano.
Sakusa corrugò la fronte non aspettandosi quella scena, fu Atsumu ad intervenire –Guarda che lo so che sta solo scherzando.
Sakusa aggiunse parlandogli quasi sopra –Non è detto con leggerezza. Lo sporco è una cosa che mi fa stare fisicamente male e Atsumu lo sa. Se voleva venire qui a ubriacarsi poteva farlo anche senza di me, non mi sarei offeso. Anche perché ho già dato il mio okay per ferragosto e non riesco a occuparmi di entrambe le sue sbronze in un così breve lasso di tempo. Quindi dopo che mi ha trascinato qui non può fare qualcosa che mi faccia sentire male, altrimenti vorrà dire che non tiene davvero a me e di conseguenza tanto vale lasciarsi.
Gli occhi di Hinata si fecero pieni di lacrime.
Atsumu fissò nel panico il suo ragazzo, questo sospirò e si spostò leggermente sul telo –Vieni qui- disse poi –Dicci cosa c’è che non va.
 
Nel frattempo dall’altro lato del gruppo Oikawa aveva bevuto in un solo sorso tutto il bicchiere per poi urlare a Kageyama –In che senso non hai risposto nulla? Ma sei proprio scemo?
Iwaizumi gli diede uno schiaffo dietro la testa –Tu sei l’ultimo che può giudicare.
Oikawa gli lanciò un’occhiataccia –Stiamo parlando di cose serie qui, lascia fare all’esperto.
Prima che Iwaizumi potesse rispondere a tono Kageyama si intromise continuando il suo discorso –Cosa avrei dovuto dirgli?
Oikawa si passò una mano sul volto esasperato –Forse che non vuoi lasciarlo? Che lo ami? Hai presente che adesso chibi-chan si sta facendo un sacco di complessi? Probabilmente crede anche che la vostra relazione è ormai finita!
-Non può pensare questo!
-Certo che può se tu non gli parli!- sospirò nuovamente –Non credo che tu te ne renda davvero conto… ma quel ragazzino è fantastico. È solare e gentile, si comporta in un modo tale che è impossibile non amarlo. E se tu non ti rendi conto abbastanza in fretta di quello che hai… lo farà qualcun altro e lo perderai per sempre.
Kunimi e Kindaichi si aggregarono al gruppo, poi il primo si intromise nella conversazione –Non pensare che le scuse a distanza di tre anni possano funzionare con lui visto che hanno funzionato con noi.
Kindaichi annuì serio e convinto –Corri a dirgli che non vuoi lasciarlo.
 
-Sono sicuro che non vuole lasciarti- disse Atsumu probabilmente per la sesta volta dopo aver ascoltato tutta la storia e tentato di consolare il rosso. Gli stava anche passando una sua mano tra i capelli per calmarlo, mentre Hinata cercava di asciugarsi naso e occhi senza dar fastidio a Sakusa.
-Non puoi saperlo- singhiozzò –probabilmente si è stufato di tutti questi litigi, capisco che c’è sempre un limite e noi forse…
Sakusa intervenne –Ha ragione Atsumu.
-Come puoi esserne così sicuro?- la sua domanda era meno di un sussurro.
-Perché sta venendo qui e sono sicuro che non vuole parlare con noi.
Hinata girò la testa di scatto. Kageyama stava davvero camminando verso di loro, il volto imbarazzato e le mani nelle tasche dei pantaloni.
Mangiandosi le parole e solo al terzo tentativo riuscì a chiedere –Possiamo parlare? In privato?
Hinata annuì meccanicamente, alzandosi e allontanandosi con lui verso la riva.
Sakusa fissò le due figure nere allontanarsi, poi disse tranquillo –Probabilmente dovremmo adottare degli adolescenti.
Atsumu soffocò con la birra che stava bevendo, iniziando a tossire per riprendere aria.
Sakusa lo fissò disgustato –Sei schifoso.
Atsumu non sembrò neanche sentire l’insulto, aveva gli occhi spalancati mentre chiedeva –Cosa hai detto?
Kiyoomi lo fissò come se fosse scemo –Ho detto che dovremmo adottare degli adolescenti. Di sicuro non sporcano come i bambini e probabilmente sarebbero anche più puliti di te. Inoltre siamo stati bravi, no? Con Hinata oggi e con Kenma l’altro giorno. Sei stranamente capace in tutto questo.
Atsumu era abbastanza certo di essere morto, perché tutto quello non poteva star succedendo davvero, giusto?
Sakusa interpretò male il suo silenzio e subito provò a spiegare –Ovviamente non sto dicendo di farlo domani, ma…
La sua voce si perse in un gorgoglio quando Atsumu si gettò su di lui per baciarlo, mettendo tanto di quell’enfasi da gettarlo a terra.
Kiyoomi sospirò, ma per una volta decise di lasciarlo fare rispondendo al bacio con altrettanto fervore.
 
-Quindi…- Hinata fu il primo a parlare, lo sguardo basso –Se pensi che sia meglio…
Kageyama lo interruppe dicendo di scatto –Ti amo, non possiamo lasciarci.
Hinata spostò lo sguardo su di lui velocemente, i suoi occhi si fecero nuovamente lucidi mentre rideva. L’abbraccio che ne seguì era quasi disperato.
-Mi dispiace- Kageyama sussurrò tra i suoi capelli –Sai che non sono bravo con le parole. Ma Oikawa mi ha detto delle cose e io ho capito che non posso perderti. Che non voglio.
Rimasero così per diverso tempo, fino a quando Hinata non si fu calmato del tutto e Kageyama si sentì molto più tranquillo.
-Oi- fu proprio il corvino a parlare nuovamente mentre se lo scostava di dosso per poterlo guardare negli occhi –E se facessimo delle partite notturne a beach?
Gli occhi di Hinata si illuminarono –Ecco perché ti amo.
 
Suga era seduto su un tronco d'albero abbattuto, aveva in mano un bicchiere mezzo vuoto e stava guardando con occhi attenti tutto quello che gli stava succedendo intorno.
Non si sentiva per niente brillo: Kuro gli aveva fatto un Cuba Libre, ma Suga aveva la sensazione che ci fosse solo coca-cola in quel bicchiere e che il rum l'aveva visto solo per sbaglio.
Kuro aveva riempito talmente tanti bicchieri che ormai erano rimaste solo poche bottiglie, non che sembrasse importare a lui e Bokuto che continuavano a ballare come se fossero da soli.
Poco prima Suga aveva visto Bokuto gettare su Kenma tutto il suo drink, aveva assistito alla discussione che ne era seguita dovendo addirittura intervenire per dividerli. Adesso il biondo non si vedeva da nessuna parte perché era tornato a casa per cambiarsi accompagnato da Akaashi e i due non erano ancora tornati.
Poi c'erano Yamamoto, Asahi e altri che stavano giocando a carte con diverse torce, sembrava che stessero scommettendo caramelle.
Il gruppo con Makki, Mattsun, Kunimi, Kindaichi e Iwaizumi sembrava starsi divertendo a insultare Oikawa, nonostante il ragazzo in questione fosse esattamente lì con a loro.
Più distante c'era Tendou che, divertito, stava insegnando la sua danza della vittoria a Goshiki, Koganegawa e qualcun'altro che Suga non riusciva a distinguere, tutti completamente ubriachi. Gli altri ragazzi dello Shiratorizawa sembravano divertirsi a fare da giudici alla scena.
Atsumu e Sakusa erano troppo distanti per distinguerli, ma Suga si rese conto che forse era meglio così per i suoi occhi.
Tanaka e Noya invece erano riusciti a intromettersi in una conversazione con Shimizu e Yachi senza essere cacciati via.
E infine Suga vide Hinata e Kageyama abbracciati in riva, erano solo una sagoma scura ma sorrise comunque rincuorato.
-Avevi ragione- la voce di Daichi lo fece sussultare leggermente, ma non perse il suo sorriso dal volto.
Spostó lo sguardo su di lui -è l'istinto di un genitore, dovevano far pace.
Daichi rise sedendosi al suo fianco, anche lui aveva un bicchiere in mano, il liquido scuro copriva solo il fondo.
-Anche nel tuo c'era più coca che rum?
-Non credo di aver neanche sentito l'odore del rum.
Suga soffocò una risata - Sto iniziando a credere che Kuro faccia favoritismi.
-Lo fa sicuramente. Propongo di comprarci delle nostre bottiglie a ferragosto.
-Oh sì, ci sto assolutamente.
Il sorriso rimane sul volto di entrambi anche se rimasero i successivi secondi in silenzio.
Daichi fu il primo a provare a parlare, ma prima ancora che anche solo una parola riuscisse a uscire dalle sue labbra, sentirono la voce squillante e finalmente felice di Hinata chiamarlo in un urlo.
Il rosso li raggiunse correndo, Kageyama era dietro di lui ed entrambi li stavano fissando con aspettativa.
-Possiamo montare la tua rete e fare delle partite notturne?
C'erano un sacco di motivi sul perché Daichi avrebbe dovuto rispondere di no, a partire dalla mancanza di luce che non gli avrebbe fatto vedere la palla per concludere che era troppo complicato con tutta quella gente ubriaca. Ma Hinata era stato triste tutta la sera e adesso era così carino che Daichi non riusciva proprio a dirgli di no, come ultima spiaggia si girò verso Suga decidendo di far scegliere lui.
Questo alzò gli occhi al cielo sospirando -Non farlo ricadere su di me! Se vogliono farlo che si divertano, non sarò il responsabile di tutti questa notte! Le mie ore lavorative sono finite per oggi.
Daichi rise, poi si alzò -Va bene, andiamo a prenderla. Ma non mi dovete perdere alcun pezzo o distruggere nulla.
La coppia annuì in modo così serio da far quasi tenerezza.
 
Suga aveva fatto compagnia ai tre ragazzi a prendere la sacca con la rete nella casa di Daichi ormai deserta.
Daichi consegnò allo strano duo la sua roba e questi si illuminarono ringraziandolo più e più volte, poi corsero via in direzione della spiaggia.
Pensare che fino a un'ora prima si stavano struggendo per il loro amore fece scappare uno sbuffo a Suga. Poi si girò per fissare il profilo di Daichi che stava sistemando quello che aveva uscito dallo sgabuzzino per prendere la sacca con la rete.
Non ci pensò troppo prima di agire: chiuse con forza il cancello dietro di sé e si avvicinò al ragazzo più alto.
Daichi uscì dalla stanza chiudendosi la porticina alla spalle, aveva corrugato la fronte in una muta domanda.
Suga chiese -Cosa stavi dicendo prima?
-Uh?
-Sai- fece presente -prima che ci interrompessero. Come evidentemente ci hanno interrotto sempre in questi ultimi due mesi.
Le guance di Daichi si fecero rosee, la sua voce imbarazzata che non sapeva più come rispondere -Oh io...
-Per favore sii sincero, sono giorni che mi struggo per una cosa che mi ha detto Shimizu.
La curiosità invase il volto di Daichi -Cosa?
Suga si era fatto più vicino -Ha detto qualcosa sul fatto che i nostri flirt sono persino peggiori di quelli che Tanaka prova con lei. Inizialmente pensavo che intendesse il mio modo di provarci con te. Ma poi ho pensato... no, diciamo che è più giusto dire che sto sperando. Sì, sto sperando che si riferisse ad entrambi.
Daichi lo fissò in completo silenzio. I suoi occhi che si facevano sempre più grandi mentre le parole del più basso gli entravano dentro e venivano davvero comprese.
Infine fece l'unica cosa possibile: rise. Rise di cuore.
Suga alzò un sopracciglio -È così divertente?
-Oh dio- tornò a fissarlo, il sorriso ancora presente sul suo volto -E non le si può dare di certo torto.
Suga sbuffò -ma quindi...
Non ci fu più bisogno di parlare, perché Daichi aveva afferrato il suo volto con fervore ma anche con dolcezza prima di premere le loro labbra insieme in un bacio casto ma che aspettavano da troppo tempo.
Sentì Suga sospirare sulle sue labbra e poi rispondere aggrappandosi alla sua maglia e rilassandosi contro di lui.
Aveva appena aperto la bocca per approfondire il bacio quando la suoneria del suo cellulare si diffuse nel silenzio della notte.
Daichi mugugnò depresso mentre Suga si staccava per recuperare dalla tasca il telefono in questione.
Entrambi riuscirono a leggere più che facilmente il nome di Tanaka sullo schermo.
Daichi si rese conto di dover già essere preparato a tutto quello, era ovvio che l'avrebbero interrotto. Anche se doveva ancora capire cosa aveva fatto di male nella sua vita.
Si stava già staccando dall'altro, probabilmente Tanaka e gli altri si erano messi in mezzo a qualche casino che sarebbe toccato a loro sistemare.
Ma Suga lo sorprese spingendolo verso il portico, spense la chiamata togliendo la suoneria per poi riposare il cellulare nella sua tasca.
A un passo dalle sue labbra sussurrò -Oggi ho smesso di essere la loro mamma.- Iniziando poi un nuovo bacio che non aveva nulla a che vedere con la castità di quello precedente e che faceva ben intendere come sarebbe finita quella serata.
 
Suga si svegliò lentamente e con un sorriso in volto.
Sentiva un leggero lenzuolo drappeggiato sul suo corpo nudo, ma stava bene perché nonostante il tessuto e il suo essere abbracciato al corpo caldissimo di Daichi la leggera brezza che entrava dalla finestra aperta rendeva il tutto piacevole.
Mugugnò felice strofinando la guancia contro il petto dell’altro, non aveva ancora aperto gli occhi ma sentiva le sue mani fare disegni astratti sulla sua schiena nuda, segno che anche Daichi era già sveglio da un po'.
Questo capì che l’altro si era appena svegliato, alzò una mano per scostargli i capelli dalla fronte e lasciargli un leggero bacio –Buongiorno.
Suga in risposta fece un mormorio felice stringendosi, se possibile, ancora di più al corpo di Daichi.
Si crogiolò nel momento per diversi altri minuti, finché decise che era abbastanza sveglio da poter aprire gli occhi.
Socchiuse le palpebre e alzò la testa per fissare l’altro.
Suga avrebbe mentito se avesse detto che non aveva mai pensato a come sarebbe stato Daichi di prima mattina, scompigliato e distrutto dalla notte appena passata. Ed era molto più bello di come si era sempre immaginato.
-Vorrei stare così per sempre- mormorò poi.
Daichi gli sorrise avvicinandolo e lasciandogli un leggero bacio sul naso –Vorrei poter dire lo stesso.
Suga alzò un sopracciglio –Sento che sta per arrivare un “ma”.
Daichi rise –Ma mi sento in dovere di avvertirti che il tuo cellulare ha ricevuto notifiche vibrando tutta la notte, probabilmente avrai una cosa come trecento messaggi non letti e cento chiamate perse.
Suga sospirò e allungò subito una mano per afferrare l’oggetto in questione da sopra il comodino.
Controllò tutto rimanendo abbracciato sopra Daichi.
Fortunatamente non era successo nulla di grave: erano solo i loro amici che chiedevano che fine avessero fatto, per poi iniziare a insinuare esattamente quello che era successo.
Suga rise mostrando lo schermo a quello che supponeva fosse ormai il suo ragazzo.
Daichi ebbe la decenza di arrossire in imbarazzo.
Suga continuò a scorrere tra le varie notifiche, commentando a un certo punto –Hinata ha scritto che la rete è tutta intera e che se la sono portati loro a casa, poi te la riportano questo pomeriggio.
Daichi annuì, poi chiese –Ma quindi niente di grave?
-Nope.
-Bene- il moro fece volare il telefono da parte, ignorando le proteste che stavano per nascere sulla bocca di Suga con un bacio –Allora possiamo rimanere così anche per il resto della mattinata.

Notes:

E con questo lungo capitolo sulla notte di San Lorenzo (che spero tutti voi abbiate passato bene solo qualche giorno fa) vi lascio in pausa perché vado in vacanza! Tornerò a pubblicare sabato 28 agosto (in pratica salto solo una settimana), ma almeno vi lascio con la Daisuga che dopo 39 capitoli diventa FINALMENTE canon!
Buone vacanze a tutti e a presto!
Deh

Chapter 41: 40. Quella volta della proposta di Suna

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Atsumu raggiunse la cucina con un grande sbadiglio. Sorrise quando vide Kiyoomi ai fornelli mentre finiva di preparare la colazione, il tavolo era già apparecchiato.
Lo raggiunse stringendolo da dietro in un abbraccio, le labbra che si poggiavano sul suo collo mentre borbottava –Buongiorno.
Sentì Sakusa rilassarsi tra le sue braccia come a godersi quel momento, per poi chiedere –Ti sei lavato i denti?
-Sto per  fare colazione- rispose piccato il biondo –li laverò dopo.
-Allora non ti bacerò.
Atsumu alzò gli occhi al cielo, ma quando il corvino si girò per posare le ultime cose al tavolo riuscì comunque a rubargli un bacio a stampo.
Kiyoomi fece una smorfia, ma non se ne lamentò.
Mentre si sedevano sentirono la porta di una camera aprirsi, dei passi che si avviavano lungo il corridoio e una nuova porta chiudersi: probabilmente Osamu si era svegliato e si era appena chiuso in bagno. Ma i passi nel corridoio non cessarono, segno che una quarta persona aveva dormito in quella casa.
Atsumu non ebbe il tempo di rifletterci attentamente che Suna entrò nella stanza augurando un buongiorno generale, come se vivesse in quella casa anche lui.
Atsumu soffocò con il suo caffè, cosa che gli fece guadagnare un’occhiataccia dal suo ragazzo. Oltre questo, nessuno sembrò preoccuparsi del suo soffocamento.
Lo sguardo perennemente annoiato di Suna si spostò su Sakusa –Ciao, non credo che ci siamo mai presentati. Sono Suna Rintaro, puoi anche chiamarmi Sunarin.
Non provò ad allungare una mano o a toccarlo in nessuno modo, questo lo fece apprezzare da parte del riccio che rispose –Sakusa Kiyoomi.
Suna annuì sedendosi al tavolo e, mentre iniziava a spalmare un biscotto di Nutella, iniziò una conversazione sempre con il corvino –Mi dispiace che ti sia toccato il gemello peggiore.
Sakusa rispose serio e tranquillo –Devo ancora capire perché sia attratto dai casi umani.
-Guardate che sono proprio qui!- urlò indispettito il biondo, si era ripreso dal suo soffocamento tutto da solo e la considerava una grande vittoria.
Entrambi i ragazzi gli lanciarono uno sguardo annoiato che fece infuriare ancora di più Atsumu.
-E comunque- continuò –Che diavolo ci fai in casa mia?
Suna non cambiò espressione mentre riempiva di marmellata una fetta biscottata preparandola per Osamu, non alzò neanche lo sguardo mentre rispondeva –Sono convinto che tu possa arrivarci anche da solo.
Atsumu assottigliò gli occhi, sbatté le mani sul tavolo e si spinse in avanti mentre lo minacciava –Se farai di nuovo soffrire mio fratello…
Suna gli lanciò uno sguardo di fuoco mentre serio e conciso lo informava –Sono innamorato di Osamu. Non ho intenzione di lasciarlo andare di nuovo.
Atsumu rimase bloccato per qualche secondo non aspettandosi di certo quella risposta, era già pronto a combatterlo e insultarlo mentre quello adesso cambiava tutto. Stupidamente domandò –E lui lo sa?
Suna lo fissò come se fosse davvero stupido –Pensi che l’avrei detto prima a te che a lui?
L’arrivo di Osamu interruppe qualsiasi risposta del biondo e si rivolse direttamente a lui cambiando argomento –Oi idiota! Oggi vengono Kita e Aran, te lo ricordavi, sì?
-Ovvio che me lo ricordavo!- rispose piccato Atsumu, in realtà l’aveva completamente dimenticato.
-Bene, perché tocca a te sistemare la stanza per loro.
-E chi l’avrebbe deciso?
Osamu gli lanciò uno sguardo disgustato, prima di rispondere si sedette accanto al suo ragazzo e prese un morso di fetta biscottata direttamente dalle sue mani –Io, per ripagarmi della notte quasi insonne che abbiamo avuto per tutto il casino che hai fatto.
Le guance di Atsumu presero fuoco mentre lanciava uno sguardo di sottecchi al suo ragazzo, questo rispose pacato –Non guardare me, eri tu quello che urlava. E non ti imboccherò come loro se è quello che stai sperando.
Atsumu si imbarazzò ancora di più mentre l’altra coppia rideva.
Stranamente fu Suna a intervenire cambiando argomento –Comunque, volevo farti una proposta Atsumu.
Atsumu alzò un sopracciglio curioso, non disse nulla aspettando che l’altro continuasse.
Suna spiegò dopo un sorso di caffè –Non so se lo sai, ma io ho casa nel villaggio accanto. Praticamente, prendendo spunto dal torneo che avete fatto un mese fa, hanno organizzato un torneo di pallavolo sul campo, non in spiaggia ma sempre all’aperto. Può partecipare chiunque. Dura tutta la notte del 13 fino all’alba.
Solo questo aveva già attirato l’attenzione del biondo e anche Sakusa aveva alzato lo sguardo interessato.
-C’è questo mio amico, un vicino di casa che si chiama Hoshiumi, che è bravissimo a giocare ma ha litigato un po' con tutto il villaggio, quindi nessuno vuole fare squadra con lui. Io non posso giocare per una storta alla caviglia e così mi chiedevo se tu e qualche tuo amico volevate partecipare con lui.
Atsumu si illuminò –Ovvio! Io e Omi ci saremo!
Osamu commentò –Potrebbe giocare anche Aran, non credo abbia mai smesso di allenarsi.
Il biondo annuì –Ce ne mancano due, ma non credo che sarà difficile trovarli oggi pomeriggio in spiaggia. Ah Sunarin, di a questo Hoshimi…
-Hoshiumi- lo corresse Sakusa.
-È esattamente quello che ho detto. Comunque, digli di venire in spiaggia! Voglio allenarmi un po' con lui prima di domani notte.
 
Esattamente come richiesto, Hoshiumi si presentò quel pomeriggio in spiaggia arrivando dal bagnasciuga accompagnato da Suna.
Era abbastanza basso, ma quando Atsumu l’aveva visto saltare ogni dubbio sulla sua bravura era scomparso dalla sua mente. Avevano quindi giocato un due contro due, lui e Sakusa contro Hoshiumi e Aran.
Suna, Osamu e Kita sembravano gli unici inizialmente interessati alla loro partita, fino a quando Hinata non aveva iniziato  a fissare il nuovo arrivato con occhi sbarrati e pian piano tutti si erano uniti a fare il tifo.
Vinsero Sakusa e Atsumu solo grazie al fatto che giocavano insieme da tanto tempo.
Quando la partita finì Atsumu capì che era il momento perfetto per trovare gli altri due giocatori della squadra per il torneo notturno, disse a Hoshiumi di spiegare la questione e tutti ascoltarono rapiti e, come nel caso di Hinata, con gli occhi luminosi.
-Quindi- concluse Atsumu –Ci mancano due persone visto che giocheremo io, Omi e Aran insieme a Hoshiumi.
-Io voglio giocare!- disse subito Oikawa.
-Eh! Anche noi!- Hinata urlò più forte parlando per sé e il proprio ragazzo.
Atsumu sospirò –Ci sono già io come alzatore, non serve…
-Allora faremo delle nuove squadre!- Hinata si esaltò ancora di più.
-Sì esatto, Iwa-chan gioca con me! E prendo anche Makki e Mattsun.
-Noi passiamo- rispose subito il primo dei suoi amici menzionati –Non ho intenzione di passare la notte insonne a giocare a pallavolo, soprattutto quando la notte successiva dovrò fare nottata per ferragosto.
Oikawa mise il broncio.
Atsumu era sconvolto mentre commentava –Nessuno ci sta calcolando più?
Sakusa e Osamu risero in modo quasi cattivo, Atsumu si ritrovò a pensare che quei due insieme non avevano una bella influenza l’uno sull’altro.
Oikawa nel frattempo stava dicendo –Allora voglio Tendo e Ushijima.
Tutti rimasero sconvolti da quelle parole, Makki addirittura gli si avvicinò per mettergli una mano sulla fronte –Sicuro di star bene?
Oikawa gli schiaffeggiò la mano –Semplicemente non lo voglio in un’altra squadra a sentirlo lamentare del fatto che avrei dovuto andare nella sua!
Tendo scoppiò a ridere –Siamo assolutamente dentro.
Bokuto annunciò –Io vado nella squadra con Hinata- battendo il cinque al ragazzino esaltato.
-Allora veniamo anche io e Yamamoto- commentò Kuro avvicinandosi al gruppo.
Hinata aveva un grande sorriso sul volto, poi iniziò a contarli –Ce ne manca solo uno.
Kuro fece un sorrisetto che non prometteva nulla di buono e si girò verso Tsukishima e Yamaguchi, i ragazzi erano più in disparte rispetto agli altri sia perché non erano troppo interessati a partecipare, sia perché avevano Float e non volevano metterlo in mezzo a così tante persone.
-Tsukki viene con noi- annunciò abbastanza forte da farsi sentire dal ragazzo in questione.
Tsukishima storse la bocca infastidito, mentre si aggiustava gli occhiali rispose –No, non credo proprio.
-Ah scusa, immagino che le alzate di Kageyama siano troppo difficili per te.
Yamaguchi nascose un principio di risata dietro la mano, perché sapeva benissimo che dopo quella frase il suo ragazzo non avrebbe più potuto dire di no, ne andava del suo orgoglio.
Infine si aggiunsero anche Noya e Tanaka, che chiesero di poter giocare insieme e Oikawa non perse tempo a prenderli nella loro squadra.
Atsumu aveva una faccia sconvolta mentre fissava i due gruppi che iniziavano a scegliere strategie e posizioni da usare.
-NO SCUSATE, DAVVERO NESSUNO È VENUTO DA NOI?
Hoshiumi corrugò la fronte e commentò a Suna –Non mi sembra che questo Atsumu sia molto amato dalle persone.
Suna rise seguito da Osamu e Aran, persino a Kita irrigidì la mascella per cercare di non sorridere. Atsumu decise che li odiava tutti.
Tutti gli altri che erano rimasti non sembravano troppo interessati a fare un intero torneo notturno e la rabbia invase il finto biondo.
Sakusa fissò le persone che erano rimaste e non gli fu difficile  accorgersi di un ragazzino a lato della squadra di Oikawa che li fissava deluso, con le guance gonfie e le mani strette in due pugni.
Lo indicò ad Atsumu e questo non perse tempo a chiamarlo –Ehy, tu con i capelli a scodella! Vuoi giocare con noi?
Goshiki arrossì quando si rese conto che stavano parlando con lui, si guardò intorno imbarazzato indeciso sul da fare e dovette intervenire Shirabu dandogli una pacca sulla spalla più forte del necessario.
-Guarda che non sono i tuoi genitori- specificò riferendosi a Tendo e Ushiwaka –se vuoi giocare in un’altra squadra puoi farlo.
Goshiki si imbarazzò ancora di più, ma lanciò una breve occhiata ai due ragazzi in questione.
Tendo rise –Certo che puoi giocare Tsutomu, ci dispiacerà solo schiacciare il nostro bambino.
Goshiki a quel punto raggiunse Atsumu –Vorrei giocare.
Atsumu sorrise soddisfatto –Bene, ne manca solo uno, altri che si propongono?
Suga e Daichi erano rimasti a distanza senza però perdersi nulla di quello che stava succedendo.
Suga diede una spallata al suo ragazzo e parlò piano per farsi sentire solo da lui –Dovresti partecipare.
Daichi alzò le sopracciglia curioso –Perché?
-Tralasciando il fatto che sottovaluti la tua bravura, credi che non andrò a controllare quei due idioti di Noya e Tanaka? Se devo stare sveglio tutta la notte, tanto vale che tu mi dia qualcosa di bello da vedere come i tuoi muscoli che si flettono mentre giochi- e annesse alla frase un occhiolino che fece arrossire l’altro.
Daichi si accorgeva ogni giorno di più che Suga non si faceva scrupoli a parlare di qualsiasi cosa senza problemi.
Quando disse ad Atsumu che avrebbe giocato con loro, la sua voce era più roca del normale.

Notes:

Buon ritorno dalle vacanze, spero abbiate passato una bella estate!
Uso questo spazio semplicemente per rassicurarvi che non sta arrivando un altro torneo come quello precedente, questo notturno durerà solo un capitolo (il prossimo) e serve più che altro per le interazioni fra i personaggi, delle partite sivedrà ben poco. Poi continueremo con ferragosto e sempre di più verso la fine dell'estate.
Alla prossima settimana!
Deh

Chapter 42: 41. Quella volta del torneo notturno

Chapter Text

Suga sbadigliò mentre poggiava la testa sulla spalla di Daichi.
Questo non perse tempo a circondargli la vita con un braccio e sorridere –Sono solo le nove e mezza, non puoi sbadigliare ora. Come ci arrivi a fare l’alba?
Suga indicò la borsa ai suoi piedi –Cosa credi che ci sia in quello zaino?
Daichi alzò un sopracciglio –Hai portato del caffè?
-Tesoro, ho portato litri di caffè. E tanto cibo.
Daichi rise lasciandogli un bacio tra i capelli chiari.
Erano entrambi seduti a gambe incrociate su un muretto di fronte il campo dove si sarebbero giocate le partite, il posto si stava ancora riempiendo di gente e le persone delle varie squadre si stavano riscaldando.
Erano 12 team in totale: divise in 3 gironi da 4 squadre ciascuno, ognuna di queste avrebbe giocato con tutte le squadre del proprio girone. Successivamente i primi posti di tutti i gironi avrebbero giocato tra di loro per vincere la “lega d’oro”, il secondo posto nella “lega d’argento” e il terzo posto nella “lega di bronzo”.
Pensavano di essere gli unici esterni al villaggio in questione, ma una rapida ricerca gli aveva fatto scoprire che ben più della metà delle squadre era fatta da gente che veniva da fuori.
Le tre squadre che avevano creato si erano fatte mettere in tre gironi differenti: consapevoli della loro bravura contavano sul fatto di poter arrivare tutte e tre nella lega d’oro per giocarsela.
-Quindi hai deciso di essere ufficialmente la mamma del gruppo?- quella voce femminile alle loro spalle li fece sussultare dallo spavento.
-Shimizu!- urlò Suga sorpreso –Non pensavo che saresti venuta!
Lei alzò le spalle –Perché no? Per una volta che non devo lavorare non mi dispiace vedere il torneo. Inoltre domani ho il turno di pomeriggio, quindi posso dormire la mattina.
Qualsiasi risposta fu interrotta da Atsumu che urlava –Daichi! Vieni a riscaldarti con noi!
Daichi alzò la mano facendogli segno che aveva capito, baciò Suga prima di alzarsi per poi correre dagli altri.
Shimizu si sedette nel posto lasciato libero.
-Non te l’ho ancora detto, ma sono felice per voi.
Suga le diede una leggera spallata con affetto –Probabilmente non mi sarei mai fatto avanti se le tue parole non mi avessero tartassato per quasi una settimana.
Lei sorrise divertita mentre si sistemava gli occhiali –Dovevo. Stava diventando imbarazzante per tutti.
Koshi sbuffò –Come Tanaka?
Immancabilmente lo sguardo di Kiyoko si spostò sul ragazzo in questione –Sistemerò anche questo.
 
Oikawa gonfiò le guance indispettito quando vide Iwaizumi parlare con due ragazze.
Mentre si avvicinava a loro sentì il suo ragazzo chiacchierare raccontando che viveva al villaggio accanto, come se fosse importante che queste lo sapessero!
Senza pensarci troppo lo afferrò per le spalle e lo baciò come se non si vedessero da giorni.
Iwaizumi fece un rumore sorpreso, gli occhi spalancati mentre poggiava in riflesso le mani sui fianchi del suo ragazzo.
Non ebbe il tempo di godersi il momento che Oikawa si era già staccato, si stava leccando le labbra con malizia mentre si girava a fissare le due ragazze che erano rimaste sconvolte –Oh scusate- fece finta di accorgersi di loro solo in quel momento –Ho interrotto qualcosa?
Una delle due ragazze iniziò a balbettare mentre scuoteva velocemente la testa –Oh, no, no! Stavamo giusto andando!
Scapparono via velocissime mentre Oikawa le fissava soddisfatto. Sentì poi Iwaizumi sospirare al suo fianco –Sai proprio essere un pezzo di merda quando vuoi.
Oikawa mise il broncio –Stavo solo marcando il territorio.
Hajime alzò un sopracciglio, poi fece un sorrisetto –Bene- gli diede uno schiaffo sul sedere talmente forte da farlo strillare.
-Sei un bruto!- gli urlò contro massaggiandosi la parte lesa.
-Stavo solo marcando il territorio- gli fece eco, poi un po' più vicino sussurrò –e non far finta che non ti piaccia.
 
La prima partita era iniziata e stavano giocando due squadre che non conoscevano nel girone della squadra di Kageyama, ma tutti si erano comunque avvicinati per controllare il livello degli avversari.
-Oi- Sakusa chiamò Atsumu attirando la sua attenzione –Vado a cercare un bagno che sembri decente.
Atsumu annuì –Non ti perdere.
Dopo aver chiesto in giro Sakusa era stato indirizzato verso il bagno pubblico più vicino al campo. Probabilmente sarebbe stato il più sporco considerando la quantità di persone lì presenti, ma loro erano pur sempre gente esterna al villaggio e non gli avrebbero permesso di usarne altri.
Ci mise un sacco di tempo a trovare dei tovaglioli per non toccare direttamente la maniglia, ci mise ancora più tempo a cercare di fare tutti i suoi bisogni senza pensare allo schifo che lo circondava.
Infine si lavò le mani tre volte prima di uscire da lì con un sospiro di sollievo.
Stava per tornare dagli altri quando sentì delle voci a breve distanza da lui. Le due persone non stavano proprio urlando, ma si capiva dal tono che era una lite.
Normalmente se ne sarebbe andato senza intromettersi, ma aveva riconosciuto in una delle due voci quella di Hoshiumi e, per quanto non gli interessasse la vita privata delle altre persone, non voleva di certo che qualcuno della sua squadra si mettesse nei guai.
Girò l’angolo dell’edificio per trovare le due persone in questione a pochi passi di distanza. Hoshiumi era stato inchiodato al muro, aveva le labbra strette in una linea retta e i suoi pugni chiusi con le nocche bianche. Il ragazzo davanti a lui era più alto, aveva un sorrisetto cattivo in volto e stava giusto dicendo -…neanche Hirugami è venuto! Avresti dovuto abbandonare l’idea di partecipare quando persino lui non ha voluto fare squadra con te!
La rabbia invase il volto di Hoshiumi, ma prima che riuscisse a dire qualsiasi cosa Sakusa intervenne.
Con voce calma e tagliente rispose –Oh? Vedo che hai già iniziato a intimidirlo perché hai paura delle sue capacità. Un po' meschino da parte tua, non trovi?
I due ragazzi si girarono entrambi verso di lui, Hoshiumi aveva l’espressione sorpresa di chi non si aspettava un intervento simile, all’altro invece era sparito il suo sorrisetto.
-E tu chi diavolo saresti?
-Oh perdonami, sono colui che ti distruggerà il culo in campo, imparerai a conoscermi.
Hoshiumi rise, l’altro lo lasciò andare per dirigersi verso Sakusa. Aveva già la mano alzata, probabilmente non voleva colpirlo e voleva solo afferrarlo per urlargli contro, ma Sakusa aveva ovviamente un problema con questo.
Fece un passo indietro per evitare il suo contatto, ma non ebbe bisogno di spostarsi troppo perché sentì dei passi dietro di lui, per poi vedere il braccio di Atsumu che bloccava quella mano a metà strada.
Lo sguardo di Atsumu era serio e duro –Oh no, sai quanto tempo ci ho messo io per avere la possibilità di toccarlo? Non sarà così facile.
Sakusa vide come la stretta della mano del suo ragazzo stava facendo male all’altro ragazzo, così gli poggiò una mano sul fianco per calmarlo e lo ammonì –Atsumu.
Il biondo si rilassò all’istante lasciandolo andare, ormai il tipo aveva capito di essere in svantaggio numerico e dopo aver sputato a terra infastidito annunciò –Non finisce qui- prima di andare via.
Atsumu gli urlò dietro con un sorriso –Ovvio che non finisce qui! Dobbiamo ancora asfaltarti in campo!
Ovviamente il tipo lo ignorò.
Hoshiumi si avvicinò loro, aveva le mani sui fianchi, il fuoco negli occhi mentre diceva –Mi affido a voi per far pentire tutti loro di avermi ignorato!
Atsumu gli mise un braccio intorno alle spalle come se fossero amici da una vita –Sì, vedrai non scorderanno mai più di questa notte! Saremo nei loro incubi per sempre!
I due avevano iniziato a ridere e Sakusa alzò gli occhi al cielo mentre li seguiva per tornare dagli altri, ma anche lui aveva nascosto un leggero sorriso dietro la mascherina.
 
Hinata corse a raccogliere la palla che Bokuto aveva lanciato troppo lontano.
Rabbrividì quando alzando lo sguardo notò come un gruppo di ragazzi e ragazze avevano lo sguardo fisso su di lui e non sembrava proprio uno di quelli amichevoli.
Tornò in fretta dal suo gruppo e sussurrò agli altri -ma voi non avete l’impressione che tutti ci guardino malissimo?
Tsukishima iniziò a ridere sistemandosi gli occhiali sugli occhi –Questa serata sta diventando più interessante del previsto. Magari non ci fanno più tornare!
Kuro fece un sorrisetto divertito –Senza il tuo ragazzo che si scusa per te la vedo molto probabile come cosa.
-A proposito- si intromise Hinata palleggiando –perché Yama non è venuto?
-Non possiamo lasciare Float solo per due notti di fila.
Bokuto sembrò intristirsi a quell’argomento –Neanche Akaashi è voluto venire.
Yamamoto corrugò la fronte –Akaashi non è quel ragazzo lì?
Bokuto si girò di scatto, Keiji era davvero lì e li stava raggiungendo con una mano alzata per farsi notare.
-Akaaashi!- urlò Bokuto facendo girare chiunque nel raggio di diversi metri.
Il diretto interessato incassò la testa fra le spalle per non farsi notare e li raggiunse in fretta.
-Che ci fai qui?- continuò il suo ragazzo super eccitato.
Akaashi gli porse una sacca –Hai dimenticato la borsa a casa.
-Oh! Ecco perché mi sentivo così leggero!
Sia Kageyama che Tsukishima si schiaffeggiarono la fronte con la mano, Yamamoto fissò confuso il suo amico e Kuro alzò le spalle e rispose alla domanda silenziosa –Tutto nella norma.
Il corvino infine diede una pacca sulla spalla al nuovo arrivato –Ormai ti tocca stare qui!
Questo sospirò –Lo so, Kenma ha deciso di fare una live notturna e ha detto che dovevo chiudermi in stanza o uscire, ma se fossi uscito non sarei più potuto tornare.
Kuro rise –Quel piccolo bastardo.
 
Suga sbadigliò apertamente. Era sempre seduto nello stesso muretto che aveva occupato tutta la notte e ormai era praticamente diventato di sua proprietà.
Accanto a lui stavano seduti Shimizu e Akaashi, i due ragazzi sembravano nella sua stessa situazione.
La ragazza si stiracchiò, poi frugò nella sua borsa per prenderne un pacco di patatine –Volete?
Suga allungò subito la mano –Sì!
Akaashi nello stesso momento rispose –Sono tipo le quattro di mattina- ma anche lui ne prese una manciata. Dovevano pur portarsi avanti in qualche modo.
Come predetto tutte e tre le squadre con i componenti del loro villaggio arrivarono nella lega d’oro e, proprio in quel momento, era iniziata una delle ultime partite che avrebbe deciso chi sarebbe stato il campione in assoluto.
Inizialmente la gente del villaggio che aveva indetto il torneo se ne era lamentata, guardandoli male e commentando che non era giusto che loro partecipassero. Ma con l’andare avanti della notte si erano appassionati e avevano iniziato a tifare chi una chi per un’altra squadra: erano troppo bravi per non suscitare interesse.
Le squadre si alternavano con i punti e le vittorie, tutte molto equilibrate per esserci un evidente distacco.
Ma qualcuno doveva pur perdere e, quando i primi raggi del sole iniziarono a schiarire l’orizzonte, Hoshiumi segnò il punto decisivo che fece vincere la sua squadra e fece arrivare al terzo posto la squadra di Hinata e Kageyama.
Il rosso però non sembrava troppo dispiaciuto dalla sconfitta perché non solo erano tutti molto soddisfatti della nottata in generale, ma Hinata aveva proprio gli occhi luminosi mentre, superando la rete, raggiungeva l’altro ragazzo basso per chiedergli come aveva fatto a saltare così in alto.
Akaashi sospirò mentre si rimboccava le maniche –Sarà difficile consolarlo da questo.
Suga rise per l’evidente citazione a Bokuto che si stava già deprimendo, ancora in campo con Kuro che rideva mentre gli dava diverse pacche sulla spalla.
Suga si stiracchiò facendo l’ennesimo sbadiglio della giornata –Finalmente manca solo l’ultima partita, non dovrebbe essere così lunga, no?
Shimizu sorrise quasi isterica, aveva visto tutti loro giocare ogni giorno a mare e sapeva benissimo che non sarebbe stata per niente breve.
Fu così che con solo una striscia di sole che aveva fatto capolinea all’orizzonte e con molte più persone di quelle che si sarebbero aspettati, alle 6.10 del mattino iniziarono l’ultima partita del torneo.
Ushijima fu il primo a battere facendo un Ace che si infranse esattamente tra Goshiki e Daichi.
La folla urlò esaltata.
Ushijima batté nuovamente, ma questa volta Daichi riuscì a riceverla mandandola dritta su Atsumu che la alzò perfettamente a Sakusa, il quale grazie  ai suoi polsi riuscì a evitare il muro di Tanaka e Tendou per prendersi un punto perfetto.
La folla urlò ancora più forte.
La partita andò avanti con fatica, azioni che duravano tantissimo tempo e punti che si scambiavano da non portare mai un distacco vero e proprio.
Tutti e tre i set superarono i 30 punti e alla fine si ritrovarono completamente sfiniti.
Era passata più di un’ora. Ma con un ultimo sforzo di Hoshiumi, colui che doveva dimostrare a tutti che avrebbe vinto nonostante tutto, riuscirono a segnare il punto finale per vincere il terzo set.
Shimizu si stiracchiò per poi dare una pacca sulla spalla a Suga –Andate a festeggiare, ve li guardo io i bambini- con tanto di occhiolino.
Suga rimase sorpreso per poi ridere divertito, infine corse dal suo ragazzo per dargli un lungo bacio data la sua vittoria.
La ragazza invece aveva raggiunto l’altro lato della rete e si era posta di fronte Tanaka e Noya, i quali si erano gettati a terra stremati e depressi.
Mise le mani sui fianchi e commentò –Alzatevi voi due, vi offro la colazione al bar.
Le loro espressioni cambiarono all’istante e se qualcuno li avesse visti in quel momento avrebbe scommesso che erano stati proprio loro a vincere.
Anche Oikawa si era gettato a terra, sdraiandosi completamente sul campo sporco –Non sono neanche depresso- commentò sincero –sono solo felice che sia finita.
Iwaizumi sghignazzò seduto al suo fianco, stava facendo degli allungamenti per sciogliere i muscoli –Ricordavo avessi più resistenza.
Oikawa gli lanciò un sorrisetto malizioso –Se mi porti a casa in braccio ti faccio vedere quanta resistenza ho.
-Te lo scordi, puoi dormire qui.
Oikawa mise il broncio –Sei così cattivo!
Quando gli arrivò un calcio però sapeva che in qualche modo se lo meritava, in realtà poteva anche evitarlo ma era troppo stanco.
Passarono solo pochi secondi di silenzio prima che chiamasse –Iwa-chan…
-Cosa?- la voce dell’altro era esasperata.
-Pensi che se chiamiamo Mattsun e Makki per farmi trasportare da loro a casa…
-Faranno un falò con tutti i tuoi vestiti?- concluse Hajime per lui –Sì, abbastanza quotato.
Dall’altro lato del campo stavano ancora avvenendo i festeggiamenti e, mentre Suga continuava a baciare Daichi come se non fossero circondati da un sacco di altre persone, gli altri iniziarono ad allontanarsi dal campo.
Kita si congratulò con Aran abbracciandolo felice, poi si rivolse ad Atsumu scompigliandogli i capelli con affetto. Il biondo accettò con felicità quelle attenzioni come un ricordo di quando era al liceo. Infine, dopo essersi guardato intorno confuso, domandò -Ma dov’è ‘Samu?
-È andato a vedere casa di Suna circa…- Kita guardò tranquillo l’orologio al polso –circa tre ore fa.
-Quel bastardo! Come si permette di…
I lamenti di Atsumu vennero interrotti da Sakusa che, dopo averlo abbracciato da dietro per placarlo, gli aveva sussurrato all’orecchio –Questo significa che abbiamo casa libera per festeggiare.
Il volto del biondo si fece completamente rosso –Che stiamo ancora aspettando?
Lo spinse in direzione della spiaggia per tornare da lì nel proprio villaggio.
Aran corrugò la fronte mentre fissava la coppia che si allontanava –Dici che si è dimenticato che ci ospitano?
Kita non batté ciglio, troppo abituato ai due gemelli –Sì, ovvio che l’ha fatto.
-Li seguiamo comunque?
-Andiamo a rovinare i loro sogni.
Hoshiumi rise dopo aver visto tutta la scena, non aveva potuto farne a meno mentre si trovava quasi al loro fianco mentre beveva dalla sua bottiglietta d’acqua.
Hinata aveva ancora parlato con lui dopo la vittoria, saltando felice e complimentandosi. Infine Hinata dovette seguire tutto il suo gruppo di amici che si stavano dirigendo in spiaggia per tornare indietro, non prima però di aver urlato a Hoshiumi di raggiungerli in spiaggia nei pomeriggi, così che avrebbero potuto giocare insieme a beach volley.
Venne distratto dai suoi pensieri quando sentì una voce ben conosciuta alle sue spalle –Te l’avevo detto che saresti riuscito a battere tutti.
Spalancò gli occhi e si girò di scatto, cercando di capire se era davvero Hirugami quello davanti a lui o stava iniziando ad avere le allucinazioni per la stanchezza.
Aveva gli occhi stanchi ma gli stava comunque sorridendo dolce, le braccia aperte in attesa.
Hoshiumi non aspettò troppo prima di correre e saltargli tra le braccia, stringendosi al suo ampio petto in un abbraccio.
-Mi hai visto?- mormorò sorpreso.
-Già, appena ho finito il turno a lavoro mi sono sbrigato a tornare e sono arrivato quando erano ancora stati segnati solo i primi due punti di quest’ultima partita.
Hoshiumi alzò lo sguardo su di lui, aveva una strana espressione sul volto in un misto di soddisfazione ma anche fastidio –Saresti dovuto tornare a casa a riposare! Non c’era bisogno di…
Hirugami lo interruppe poggiando un dito sulle sue labbra –Possiamo andare a riposare insieme adesso.
Hoshiumi gli prese la mano per tirarlo verso casa –Mia mamma sarà felice di vederti! Ieri ha fatto i biscotti, quelli che ti piacciono tanto…
E mentre i loro schiamazzi si allontanavano Tendo lanciava uno sguardo preoccupato a Ushijima, perché Goshiki non aveva ancora smesso di piangere da quando avevano vinto la partita.
Non che il rosso e il suo ragazzo fossero bravi a consolare le persone.
-Dai Tsu-chan, hai vinto! Non c’è bisogno di piangere! Dovresti essere felice!- riprovò il rosso passandogli una mano su quei capelli nerissimi.
-Ma io sono felice!- rispose subito il corvino stringendo i pugni.
Ushijima gli mise una mano sulla schiena in un quasi conforto –Allora dovresti davvero smetterla di piangere.
-Ma voi… Voi avete perso! Adesso ce l’avrete con me!
Tendo e Ushijima si scambiarono un’occhiata sorpresa, poi il rosso scoppiò a ridere.
-Oh mio dio Tsutomu, sei adorabile!- riuscì a dire quando si fu ripreso abbastanza per poter parlare, poi gli mise un braccio intorno alle spalle –Dai andiamo a casa, dobbiamo festeggiare la tua vittoria!
-Comprerò la colazione per tutti- annunciò Ushijima seguendoli e mettendosi accanto all’altro fianco di Goshiki.
Tendo sorrise –Aw Wakatoshi, ti comporti sempre più come un papà premuroso.
Il diretto interessato corrugò la fronte e come sempre rispose –Non sono suo padre.
-Ehm- si intromise Goshiki dopo aver finito di asciugare tutte le sue lacrime –Sapete cosa ci aspetta a casa? Insomma… Abbiamo lasciato Semi e Shirabu soli per tutta la notte.
I due più grandi si bloccarono a pensarci e, infine, Tendo commentò –Forse la colazione conviene farla direttamente al bar.

Chapter 43: 42. Quella volta del 15 di Agosto (parte1)

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Le labbra di Tsukishima erano sul suo collo leccando e succhiando un punto che sapeva essere particolarmente sensibile. Il respiro di Yamaguchi infatti accelerò all’istante e artigliò la sua maglia incitandolo a spogliarsi.
Rimasero nudi abbastanza presto e mentre continuavano a baciarsi Yamaguchi allungò una mano cercando a tentoni il lubrificante che sapeva fosse nel comodino visto che nessuno l’aveva ancora spostato dalla sera precedente.
Quando afferrò la bottiglietta non perse tempo a spremerne una buona quantità sulle dita tese del suo ragazzo.
Sentì distrattamente Float iniziare ad abbaiare dal piano di sotto, ma non ci pensò troppo sia perché smise subito sia perché il suo cervello si scollegò completamente. Gemette all’istante quando quelle stesse dita ricoperte di liquido freddo non persero tempo a entrare dentro di lui.
Con la mano libera Kei aveva artigliato i suoi capelli e con gentilezza lo stava accarezzando, mentre dei leggeri baci continuavano a posarsi su tutta la sua pelle esposta.
Tsukishima godeva dei gemiti sommessi e del proprio nome pronunciato come un mantra, gli stava di nuovo baciando il collo quando gelò sul posto bloccando ogni suo movimento: Yamaguchi aveva appena urlato “Akiteru!”
Perché diavolo il suo ragazzo aveva urlato il nome di suo fratello!?
Alzò lo sguardo sconvolto, ma quando cercò quello dell’altro non lo trovò perché Tadashi fissava incredulo un punto alla sua destra.
Tsukishima gelò ancora di più e pregò che non fosse quello che immaginava. Ma quando seguì il suo sguardo suo fratello era davvero davanti la loro porta con uno zaino in spalla che li fissava quasi più sconvolto di loro.
-Akiteru che diavolo!?- urlò Kei cercando di coprirli, questo fece imbarazzare ancora di più Tadashi, perché uscendo le dita da dentro di lui fece un rumore più che evidente, la situazione peggiorò quando non trovò neanche un lenzuolo nelle vicinanze.
Suo fratello arrossì mentre Tadashi nascondeva il volto nel cuscino dandogli le spalle.
-Io… Non pensavo…- iniziò senza sapere davvero come giustificarsi.
-Oh?- come se la situazione non fosse già abbastanza imbarazzante Saeko spuntò nella cornice della porta –Allora Ryu aveva ragione sul fatto che la tua stanza adesso è libera! Vado a prendere i bagagli! Tu cambia le lenzuola che sono quasi certa che abbiano scopato anche lì.
Akiteru ebbe la decenza di chiudere loro la porta senza dire più nulla.
Kei sospirò passando le dita tra i capelli del suo ragazzo –Ehy…- lo chiamò piano.
La voce di Tadashi era ancora attutita dal cuscino mentre in modo solenne annunciava –Lasciami qui a morire.
 
Erano le quattro di pomeriggio quando Tsukishima portò a spasso Float e passò per la spiaggia.
Yamaguchi si stava facendo la doccia e lui non aveva nessuna intenzione di rimanere da solo con suo fratello e Saeko a sentirsi tartassare di domande sulla sua relazione, quindi decise di fuggire.
Nonostante l’orario presto in spiaggia c’era già tantissimo movimento, con gente che stava già sistemando le loro tende occupando i posti.
Ignorò Kuro e Bokuto, che lo chiamarono per farsi aiutare a montare le tende che stavano cercando di mettere su con scarsi risultati, e continuò verso il chiosco.
Al bancone trovò Yachi e le si avvicinò visto che era proprio la persona che stava cercando.
-Ciao!- disse sorpresa lei quando lo notò.
Lui la salutò con un cenno del capo, poi le passò una sacca –Puoi dare questa a Hinata? Quando scende in spiaggia passa sempre da te a lasciarti il cane, no?
-Sì certo!- rispose lei subito, afferrando la sacca e mettendola da qualche parte sotto il bancone –Cosa è?
-La tenda di Tadashi. Lui non ne ha bisogno perché useremo la mia e Hinata l’ha chiamato disperato perché aveva appena scoperto di aver perso la sua, quindi eccoci qui.
La ragazza rise –Sì, sembra una cosa molto da lui.
Tsukishima stava per andarsene dopo un sorrisetto divertito, ma la ragazza lo richiamò –Tsukki aspetta!
il biondo si girò nuovamente curioso, cercando di placare Float che voleva solo continuare a camminare o correre.
-Senti mi sono resa conto di non essermi mai scusata con te, quindi lo faccio ora.
Tsukishima era sempre più confuso, sistemandosi gli occhiali sul viso domandò –Di che parli?
-Bè- la ragazza arrossì –Di quando ho provato a chiedere a Yama di diventare il mio ragazzo. Non sapevo di voi due, quindi mi dispiace.
-Ah- il biondo rimase qualche momento a recepire quella notizia, poi alzò una mano in aria –Non preoccuparti.
Lei sembrò molto più sollevata, fece un grande sorriso e tornò a lavorare.
Tsukishima continuò la sua passeggiata anche se era ormai Float a decidere la strada e cosa fare.
 
-Eehy!- Suga chiamò correndo in spiaggia.
Si guardò intorno sorpreso di come avevano montato tutte le tende in cerchio, lasciando un grosso spazio al centro dove potersi sedere e fare un falò –Wow, siete stati bravi!- si complimentò, mentre Daichi al suo fianco annuiva veramente colpito.
Bokuto fece un sorrisetto soddisfatto a imitazione del suo amico lì accanto, poi parlò per entrambi –Perché io e Kuro siamo i migliori!
Si sentì da dietro lo sbuffo di Kenma –Ma se avete lasciato fare tutto ad Akaashi!
-Comunque- rise Suga –Mi date i soldi per l’alcool?
Kuro lo fissò con circospezione –Lo stai comprando tu?
-Hai qualche problema?- rispose l’altro con entrambi i pugni sui fianco.
-Mi sembri uno che si limita a bottiglie con una bassa gradazione per proteggere i suoi bambini.
Daichi nascose la sua risata dietro una mano mentre Suga alzava gli occhi al cielo –Ti interesserà sapere che da San Lorenzo ho deciso di fargli fare quello che vogliono senza che però poi debba aggiustare i loro casini. E comunque verranno anche Noya e Tanaka al supermercato.
-Allora va bene- decise infine il corvino prendendo dal portafoglio i soldi per tutto il suo gruppo.
Suga lo ringraziò per poi chiedere –Chi altri voleva partecipare? Sono andato da Oikawa ma mi ha detto che il suo gruppo ha già preso le cose per conto loro.
Kuro alzò le spalle –Forse il gruppo dei gemelli lì- indicò i ragazzi dalla parte opposta del cerchio che stavano finendo di montare le loro tende. Daichi e Suga andarono da loro.
Akaashi si tolse la maglia e annunciò –Vado a farmi un bagno, sono tutto sudato.
-Aspetta! Vengo con te!- urlò felice Bokuto, ma nella fretta di rincorrerlo inciampò sul filo della sua tenda e questa si chiuse di scatto.
Akaashi lo fissò impassibile, poi sospirò esasperato e continuò verso il mare come se tutto quello non fosse mai successo.
Bokuto si sentì talmente in colpa che cercò di sistemarla da solo peggiorando la situazione, Kuro si stava divertendo a guardare il suo amico fallire più e più volte.
-È inutile che ridi- commentò Kenma dalla sua postazione all’ombra all’ingresso della propria tenda –visto che tu sei peggio di lui.
Kuro fece una smorfia, poi cambiò argomento –Dove sono Fukunaga e Yamamoto? Mi devono dare i soldi dell’alcool.
Kenma alzò le spalle –Chi lo sa? Tanto non ti ridaranno mai indietro quei soldi. Forse solo Inuoka.
-Andrò in bancarotta! Sai in quanti devono ancora tornarmi i soldi della scommessa che ho vinto!?- si lamentò il corvino sedendosi al suo fianco.
-Meno male allora che ci sono io.
Gli occhi di Kuro si illuminarono –Amore! Vuoi dire che mi manterrai tu?
-No, voglio dire che posso sopravvivere da solo.
Kuro si gettò a terra lamentandosi ancora di più, Kenma nascose un sorrisetto dietro i suoi capelli.
-Ehy! Bel ragazzo!- chiamò a quel punto una voce femminile divertita.
Kenma si girò di scatto con gli occhi assottigliati pronto a fulminare chiunque avesse chiamato in quel modo il suo ragazzo davanti a lui. Il suo volto però si distese all’istante quando notò la ragazza in questione –Oh Mika! Ciao.
La ragazza sorrise dolce mentre ricambiava il suo saluto.
Alla pronuncia del suo nome Kuro alzò la testa di scatto –Mika?- domandò poi come se fosse un miraggio –Suguru! Eccoti finalmente!
Il ragazzo in questione storse la bocca –Da quando hai tutto questo interesse nel vedermi?
Kuro lo raggiunse a grandi falcate –Da quando mi devi tornare un sacco di soldi!
-Che cosa!? Io non devo darti nulla!
E fu così che iniziarono a discutere come sempre facevano ogni volta che si vedevano. Mika era totalmente abituata a tutto quello e lasciando il fianco del proprio ragazzo raggiunse Kenma –Allora… Come stanno i vostri gatti? Vedo ogni giorno tutte le foto che pubblica Kuro di te e loro e non posso fare a meno di pensare a quanto siate adorabili!
Kenma arrossì mentre iniziava una cortese conversazione con la ragazza, sapevano benissimo entrambi che i loro ragazzi non avrebbero finito di discutere tanto presto.
Nel frattempo a qualche metro di distanza Iwaizumi si alzò soddisfatto dopo aver finito di montare la propria tenda, il sudore che gli scendeva lungo la fronte ma che asciugò con il braccio.
Si stava stiracchiando la schiena quando sentì la voce più lamentosa del solito di Oikawa urlare il suo nome.
Sbuffò –Qual è il problema questa volta?- chiese esasperato mentre si girava verso il suono.
Oikawa gli si gettò addosso, le braccia intorno al collo e il volto nascosto sul suo petto –Iwa-chan… è successa una cosa terribile!
Si staccò però quasi subito dal suo ragazzo con una smorfia in volto –Ma che schifo, sei tutto sudato!
Iwaizumi sentì le risatine di Matsukawa e Hanamaki alle sue spalle, si infuriò e quasi urlò –Certo che sono sudato! Ho montato la tua tenda visto che evidentemente sei un incapace!
Oikawa mise il broncio –Non mi trattare male! Comunuqe… la cosa terribile…
-Cosa?- lo spronò visto che non sembrava intenzionato a continuare.
-Sono finiti i preservativi alle macchinette!
Iwaizumi sbatté le palpebre confuso per diversi secondi, poi si portò una mano al viso –Dio, sei così stupido. Ma poi… Non potremmo prenderli in farmacia? Come le persone normali?
-Sì infatti- si intromise Makki –Non ho mai capito perché arrivavi fino alle macchinette quando la farmacia era molto più vicina.
-Siete pazzi?- Oikawa li fissò sconvolti, come se avessero proposto di tagliare i suoi amati capelli o una cosa del genere –Voi sapete chi lavora in quella farmacia?
I tre ragazzi si scambiarono degli sguardi –Dovremmo?
-Ci lavora un’amica stretta di mia mamma! La mia magnifica mamma che pensa che il suo bambino perfetto farà sesso solo dopo il matrimonio! Non posso darle questo dispiacere!
Dopo qualche attimo di immobilità, tutti e tre iniziarono a ridere talmente forte da piangere –Oikawa, questa è la miglior battuta che tu abbia mai fatto!
Il broncio del castano si fece così grande che Iwaizumi dovette successivamente dargli diversi baci per farglielo passare.
 
-Anche io sono bisessuale!- stava urlando Hinata alzando la mano -Mi piace Kageyama e la pallavolo!
Era appena passata la mezzanotte: tutti quanti avevano ammirato i fuochi d’artificio in cielo, qualcuno si era fatto un bagno e qualcun altro si era semplicemente limitato a baciarsi con il proprio partner. Poi si erano tutti riuniti intorno al falò al centro delle loro tende e avevano iniziato a proporre diversi giochi alcolici.
Stavano ancora prendendo le bottiglie di birra e alcool comprate proprio per giocare quando Hinata, già mezzo brillo dalle due birre che aveva bevuto fino a quel momento, aveva urlato quella frase probabilmente sentendo quella parola dalla conversazione di qualcuno.
Daichi si portò una mano alla fronte sussurrando –Oh dio!
Tutti gli altri si limitarono a ridere, chi apertamente e chi cercando di essere discreto.
-Propongo io un gioco!- annunciò Shimizu sedendosi su un tronco che avevano portato li in mezzo proprio per quello scopo –Si chiama “Chi è più propenso a”, ho una lista nel telefono con diverse domande, voi dovete indicare la persona del gruppo che secondo voi è più propensa a fare quella cosa, chi riceve più voti deve bere.
-Noi ci stiamo!- disse subito Makki parlando anche a nome del suo ragazzo –Sarà divertente, perché voteremo Oikawa per le cose peggiori.
-Ehy!- si lamentò il diretto interessato, ma anche lui aveva voglia di giocare e trascinò con sé anche Iwaizumi. Kunimi e Kindaichi decisero saggiamente di restarne fuori, ma rimasero lì a guardare, perché sapevano che sarebbe stato divertente. Stessa cosa scelse Kageyama.
-Tu non vuoi giocare?- chiese Osamu a Suna  dopo essere entrato nel gruppo insieme a suo fratello.
Suna alzò le spalle –Non conosco nessuno di loro abbastanza per poter dire chi farebbe una cosa rispetto a un altro, ma ti guardo da qui- annunciò sistemandosi alle sue spalle, il mento poggiato sulla sua spalla.
-Anche noi non giochiamo per lo stesso motivo- disse Aran parlando anche per Kita.
-Pure noi- si intromise Tendou a nome di tutti gli ex alunni dello Shiratorizawa –ma restiamo qui perché mi aspetto che sarà una cosa divertente.
Alla fine quindi tutti i ragazzi erano lì intorno per vedere divertiti come sarebbe andato, ma stavano giocando solo Oikawa, Iwaizumi, Makki, Mattsun, Daichi, Suga, Tanaka, Noya, Hinata, Sakusa, Atsumu, Osamu, Bokuto, Akaashi, Kenma e Kuro.
-Bene, vado con la prima domanda- annunciò la ragazza -Chi è più propenso a uccidere qualcuno accidentalmente?
Tutti rimasero fermi per qualche secondo non aspettandosi una domanda del genere, poi si guardarono intorno e, come se si fossero messi d’accordo, tutte le mani puntarono su Kuro e Bokuto.
-Avete così poca fiducia in noi?
-Senti Kuro, è già tanto che tu non abbia ancora ucciso per sbaglio i nostri gatti, bevi quel drink e stai zitto.
Qualcuno rise e Kuro dovette obbedire, riempiendo il suo bicchiere e quello del suo amico di vodka liscia.
Shimizu stava sorridendo mentre continuò a leggere la domanda successiva -Chi è più propenso a scappare per unirsi al circo?
In molti furono votati, ma alla fine quello che ricevette più voti fu Noya. Il ragazzo sembrava anche soddisfatto della cosa e bevve con orgoglio più di un solo sorso di birra.
-Chi ha più probabilità di diventare una spogliarellista?
A quel punto ci furono diverse indecisioni prima che tutti alzassero le mani, ma dopo diversi sguardi decisero per Oikawa.
Il ragazzo interessato commentò –Non so se esserne triste o felice. A te interesserebbe, Iwa-chan?
Iwaizumi gli diede una sberla sulla testa –Stai zitto e bevi.
Shimizu aspettò che Oikawa riuscisse a prendere qualcosa da bere prima di continuare -Chi è più probabile che venga arrestato per aver molestato un poliziotto?
Tanaka si alzò urlando –Ovviamente Suga! Considerando che il poliziotto è Daichi!
Sia Suga che Daichi divennero rossi dall’imbarazzo, ma il primo fece finta di niente e prese da bere quando tutte le mani lo puntarono dopo il commento di Tanaka.
Soffocò con la bevanda quando sentì anche Tendou dire –Oh che fortuna, loro possono fare anche quel tipo di giochi di ruolo a letto!
Lo sentì anche la ragazza, perché fece un colpo di tosse per nascondere la sua risata e continuò -Chi molto probabilmente verrebbe trascinato da un orso?
Anche questa fu difficile da decidere, ma alla fine Atsumu prese più punti e quando si lamentò e domandò il perché ebbe una risposta pronunciata con voce ovvia da Kuro –Perché se tutti noi stessimo scappando da un orso tu verresti usato come scudo umano da Osamu o Sakusa.
Il biondo sembrava sconvolto e tutto il suo gruppo di amici non poté far null’altro se non ridere dando perfettamente ragione alla spiegazione.
-Chi ha più probabilità di cavarsela con un omicidio?
A quella domanda più voti vennero presi da Kenma, questo accettò il fatto con tranquillità e prese da bere commentando –Forse l’ho già fatto.
-Chi ha più probabilità di possedere una pistola?
Sakusa non fu sorpreso di ricevere più voti a quella domanda, prese una lattina di birra dalla gradazione leggera e, dopo averne pulito la superficie con una salvietta, aprì la linguetta per prenderne un sorso.
-Chi è più propenso a mangiare cibo per cani?
Noya indicò il suo amico urlando –Ho già visto Tanaka farlo, votate lui!
Tanaka urlò a sua volta –ERANO BUONI QUEI BISCOTTI!
Shimizu alzò gli occhi al cielo a quel duo che aveva iniziato a insultarsi a vicenda, dovette intervenire con un’occhiataccia per farli smettere e, quando finalmente tornò il silenzio, riprese -Chi ha più probabilità di dimenticare il proprio anniversario di matrimonio?
Fu di nuovo Atsumu a ricevere più voti, il ragazzo aveva un broncio in volto mentre beveva un sorso di qualcosa di indefinito che gli passò Kuro –Sono offeso per questo, però mi va bene. Perché ciò significa che tutti voi pensiate che Omi mi sposerà.
Il diretto interessato nascose il suo rossore prendendo un altro sorso della sua birra.
-Chi ha più probabilità di diventare un serial killer?
Toccò di nuovo bere a Sakusa, anche Iwaizumi aveva preso un paio di voti ma il riccio lo aveva superato senza problemi.
-Chi ha più probabilità di chiudersi fuori di casa?
Hinata fu indicato subito da tutti, Kageyama da dietro commentò –Uno dei suoi contatti preferiti nel cellulare è il fabbro.
Yamaguchi rise –Forse dovrebbe mettersi la chiave con una catena al collo.
Hinata si stava lamentando contro quei due che avevano iniziato a insultarlo, quando alla domanda successiva “Chi ha maggiore probabilità di essere derubato?” gli toccò bere di nuovo.
Gonfiò le guance indispettito e urlò –è successo una sola volta!
-Due- ricordò Kageyama.
-Quella non conta! Ho perso il portafoglio, non me l’hanno rubato!
Avrebbero continuato a litigare se Asahi non fosse intervenuto per calmarli in modo che la ragazza potesse andare avanti con le domande.
-Chi ha più probabilità di avere più di cinque figli?
Tutti indicarono nel posto dove erano seduti Suga e Daichi, il secondo chiese –Chi dei due?
Noya incrociò le braccia al petto –C’è differenza? Tanto li avrete insieme.
Suga annegò nuovamente il suo imbarazzo nell’alcool.
Daichi gli sussurrò –Questo gioco è peggio di quello che mi aspettavo- e Suga non poté far null’altro se non annuire.
-Chi è più propenso a mangiare la propria torta di compleanno da solo?
Osamu e Atsumu iniziarono a litigare così forte che nessuno cercò di interromperli.
-Cosa indichi me quando ti sei mangiato tutta la mia torta lo scorso compleanno?- stava accusando il biondo.
-L’ho fatto perché tu hai mangiato tutta la mia per primo!
-Non è vero!
-Sì che è vero!
Kita intervenne –Dovreste bere tutti e due e smetterla di bloccare il gioco.
Entrambi i gemelli sbuffarono ma furono d’accordo, Atsumu stava ancora guardando in cagnesco Osamu e quando afferrò un bicchiere non solo non controllò cosa ci fosse dentro ma lo bevve tutto di colpo, anche se avrebbe potuto prenderne solo un sorso.
Non si aspettava qualcosa di così forte, barcollò leggermente ma riuscì a ristabilirsi quasi subito.
-Chi è più probabile che uccida la sua cotta?
Quando Iwaizumi prese più voti Oikawa si indispettì così tanto che si alzò infuriato e urlò –Non faccio così schifo!- stava anche per andarsene tutto incazzato se non fosse stato per Hajime che lo afferrò per un polso e con uno strattone lo costrinse a sedersi tra le sue gambe.
Oikawa aveva aperto la bocca per continuare a lamentarsi, ma Iwaizumi sussurrò qualcosa nel suo orecchio che gli fece morire qualsiasi cosa stesse dicendo, il volto totalmente rosso.
Il gioco poté continuare senza problemi.
-Chi ha più probabilità di suicidarsi per uno scandalo?
Anche in questo caso erano indecisi tra due persone, ma alla fine Oikawa prese più voti di Bokuto.
-Chi ha più probabilità di rimanere tutta la notte sveglio a pensare?
Per la prima volta quasi tutti i voti furono per Akaashi, il ragazzo accettò senza dire nulla.
-Chi ha più probabilità di diventare un giocatore d’azzardo?
Kenma accettò tranquillamente anche questo –Non posso darvi torto.
Il gioco andò avanti con molte altre domande che fecero scoppiare piccole liti e risate.
Poi qualcuno si stancò e andò a dormire, qualcun altro si allontanò per appartarsi e infine quelli che rimasero intorno al fuoco che veniva alimentato periodicamente si limitarono a fare chiacchierare da ubriachi, con discorsi e rivelazioni che non avrebbero fatto alla luce del sole.
-Atsumu tocca a te! La tua prima cotta?
-Ooh…- il ragazzo era più brillo di quello che aveva programmato a inizio serata, aveva promesso a Sakusa che non avrebbe creato problemi, ma il corvino non voleva che l’altro si impedisse di fare le cose a causa sua, quindi gli aveva detto che se voleva bere poteva anche farlo. Soprattutto considerando che la notte di ferragosto avveniva solo una volta l’anno e il corvino sapeva quanto ci tenesse ai divertimenti.
Atsumu si era ripromesso di prendere solo qualche bicchiere, giusto per vivere qualche esperienza da brillo, ma le cose non erano andate esattamente come aveva programmato.
Quindi, quando parlò, il suo cervello non era connesso alla bocca. Neanche si rese conto di quello che stava dicendo.
-La mia prima cotta è super ovvia.
Qualcuno sbuffò annoiato mentre commentava –Ah, un’altra storia su come ha incontrato il suo attuale ragazzo e si sia perdutamente innamorato di lui?
-No, la mia prima cotta è stato Kita.
Scese il silenzio, evidentemente era una storia nuova non solo per le persone che lo avevano conosciuto solo quell’estate ma anche per la maggior parte del suo gruppo.
Atsumu corrugò la fronte quando vide l’espressione di Aran che lo stava fissando quasi sconvolto –Perché mi guardi così? Non far finta di non sapere che mi ha rifiutato solo per te! Lo sapevano tutti, giusto ‘Samu? Suna?- nessuno dei due rispose, ma questo non sembrò importare al biondo che continuò imperterrito –Che poi non ho mai capito il perché! Insomma, okay che hai un cazzo decisamente più grosso ma ci son- Osamu gli tappò la bocca con un onigiri freddo.
-Basta così.
Atsumu lanciò un’occhiataccia infastidita al fratello mentre iniziava a masticare tutto il riso che gli invadeva la bocca.
Sakusa si alzò –Questo gioco fa schifo- disse freddo, prima di girarsi e andare via.
Kita sussurrò qualcosa ad Aran, il quale annuì con un leggero sorriso rassicurante, poi si alzò e prese la stessa strada di Sakusa.
Aran invece raggiunse Osamu che stava ancora cercando di gestire suo fratello –Bene- annunciò –Come gli facciamo passare la sbornia?
Il gruppetto da tre si allontanò da tutti gli altri, non volendo disturbare ulteriormente.
Suna prese qualche bottiglietta d’acqua e li seguì a sua volta, non prima di aver annunciato –Scusateci, ora potete continuare. Così magari qualcuno farà una figura peggiore di quella di Atsumu.
Ma il gioco non continuò per molto, perché l’urlo di Kenma attirò la loro attenzione.

Chapter 44: 43. Quella volta del 15 di Agosto (parte2)

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Kenma aveva preferito fare un salto a casa per andare in bagno.
Era comunque relativamente vicino a dove avevano montato le tende e preferiva di gran lunga la sua privacy.
Mentre tornava indietro però sussultò spaventato quando venne bloccato da una mano che con forza gli bloccò il braccio.
-Tu!- disse un ragazzo che era certo di non aver mai visto in giro –Tu sei quella che mi ha stuzzicato tutta la sera per poi andarsene!
Kenma era diviso tra lo spavento e l’indignazione per essere stato scambiato per una ragazza.
Il tanfo dell’alcool proveniente dal ragazzo era talmente forte da fargli venire il voltastomaco.
-Lasciami!- provò a dire mentre cercava di farsi liberare il braccio –Non sono una ragazza e non so di chi tu stia parlando!
Il ragazzo rise in modo cattivo –Non dire cazzate! Non potrei sbagliarmi! Sei tu, sei una troia!
Le dita nel suo braccio stavano scavando sempre di più e il dolore lo portò a cercare di liberarsi con più forza.
Riuscì a farsi lasciare andare solo perché l’altro era instabile essendo ubriaco.
Iniziò a correre ma venne nuovamente fermato a soli pochi metri di distanza, urlò spaventato mentre cadeva a terra, si girò e nella foga diede un calcio al ragazzo colpendolo dritto in faccia.
Il suo naso iniziò a sanguinare e con questa nuova distrazione Kenma riuscì ad alzarsi. Essendo che si trovava sulla sabbia arrancò e con fatica riprese a correre.
Sapeva che il ragazzo lo stava seguendo ancora più infuriato di prima perché sentiva le sue bestemmie contro di lui.
Kenma vide il loro cerchio di tende a solo pochi metri di distanza e notò Kuro seduto mentre parlava con Bokuto, esattamente dove l’aveva lasciato mentre iniziavano qualche gioco.
Il corvino gli dava le spalle, ma quando Kenma urlò il suo nome con terrore Kuro si girò di scatto con gli occhi spalancati per la preoccupazione.
Non aveva mai sentito Kenma in quel modo.
La visione del biondo venne completamente capovolta, il ragazzo l’aveva nuovamente raggiunto e afferrandogli la felpa dalla schiena l’aveva gettato a terra.
Kenma sentì il sangue in bocca per essersi tagliato il labbro sbattendolo contro i suoi denti.
Per un attimo non riuscì a respirare considerando tutta la sabbia che gli ostruiva le narici, ma poi il ragazzo, che adesso gli stava a cavalcioni sopra, lo girò.
Il sangue che gli era gocciolato dal naso e la furia nel suo sguardo terrorizzarono completamente Kenma e l’unica cosa che riuscì a fare fu chiudere gli occhi mentre vedeva la sua mano alzarsi pronto a colpirlo.
Ma il pugno non arrivò mai, così come il suo peso scomparve in un istante.
Quando riaprì gli occhi vide che Kuro aveva afferrato il ragazzo per il colletto della maglia e l’aveva gettato a terra invertendo le posizioni –Chi sei!? Che cazzo vuoi!?- ruggì con un timbro di voce che mise i brividi anche a Kenma, i suoi occhi erano puro fuoco.
Kenma sussultò quando sentì un tocco leggero che lo aiutò a mettersi seduto, era solo Akaashi che lo guardava con preoccupazione in una muta domanda per accertarsi che stesse bene.
Kenma alzò la mano per asciugarsi il sangue dal labbro, mormorò un “sto bene” per poi riportare lo sguardo su Kuro.
Il ragazzo che l’aveva aggredito, nonostante fosse in netto svantaggio, cercò di tenergli testa mentre urlava –La tua ragazza è una puttana! Prima provoca e poi va via. Mi ha pure fatto vedere le tette a inizio serata!
Kuro rimase spiazzato per mezzo secondo, poi iniziò a ridere: una risata crudele –Tu hai davvero scambiato il mio ragazzo per una troia qualsiasi!? È UN UOMO, TESTA DI CAZZO. E nessuno osa alzargli neanche solo un dito!- lo scosse con violenza –COME TI SEI PERMESSO!?- la sua mano era già pronta a colpirlo.
-Kuro…- Kenma sussurrò piano.
Akaashi si girò di scatto verso il loro gruppo di amici che era stato attirato da tutto quel frastuono, trovò subito Bokuto e i loro sguardi si incrociarono. Akaashi disse solamente “fermalo” e Bokuto agì all’istante.
Kuro ebbe il tempo di dare un solo pugno in faccia al ragazzo prima che Bokuto fu su di lui per evitargli di mettersi in una situazione spiacevole. Ma Kuro era così in preda alla furia che dovette intervenire anche Yamamoto e comunque erano quelli in svantaggio.
Non passò troppo tempo prima che arrivarono due uomini della sicurezza.
Akaashi l’aveva previsto e fortunatamente Kuro se la cavò con un solo rimprovero verbale grazie al fatto che i suoi amici l’avevano fermato in tempo e anche perché quella scena aveva attirato un po' di attenzione, in molti avevano visto Kenma correre per scappare e la loro testimonianza li fece uscire dai guai.
-Oi- Bokuto gli mise le mani sulle spalle e lo costrinse a guardarlo, Kuro non l’aveva mai visto così serio –Riprenditi, okay? Kenma ha bisogno del suo ragazzo, non di un pazzo.
Kuro chiuse gli occhi, prese un lungo sospiro e infine annuì.
Kenma era stato aiutato a mettersi in piedi, c’era un gruppetto intorno a lui di gente che a quel punto della serata era ancora abbastanza sobria da aver compreso quello che era successo. Si stavano tutti accertando che il più piccolo stesse bene e Kenma stava annuendo lentamente a qualcosa, ma tutta la sua attenzione era per Kuro.
Quando il corvino gli si avvicinò, Kenma ignorò tutti gli altri e lo raggiunse a metà strada.
Kuro aprì le braccia e Kenma ci si tuffò dentro, facendo un salto per aggrapparsi ai suoi fianchi con le gambe, come un koala.
-Va tutto bene- sussurrò Kuro tenendolo stretto mentre parlava direttamente sul suo collo.
Kenma si limitò ad annuire con il volto nascosto.
Il gruppetto si disperse e Kuro si incamminò nuovamente all’interno del cerchio di tende, si sedette esattamente dentro la sua chiudendo la cerniera per rimanere soli. Kenma si posizionò meglio seduto su di lui.
-Ehy- lo chiamò gentilmente Kuro.
Kenma intervenne per primo –Stai bene?
Kuro rise accarezzandogli le labbra sporche di sangue –Dovrei essere io a chiedertelo.
Il biondo si accoccolò nuovamente contro il suo petto –Sto sempre bene, finché ci sei tu.
Kuro si stese mentre lo stringeva come se ne valesse della sua vita –Non permetterò mai a nessuno di farti del male.
 
Sakusa era tornato a casa. Ma era andato via così in fretta da aver dimenticato di prendere le chiavi dalla loro borsa, quindi si era limitato a entrare nel giardino e sedersi sul dondolo di fronte all’orto di Osamu.
Con un solo piede aveva iniziato a dondolarsi al ritmo del suo respiro: era una buona cosa ricordarsi di respirare per prevenire un attacco di panico.
Dentro e fuori. Dentro e fuori.
Non passò molto tempo prima che il cancelletto si aprisse nuovamente.
Sakusa non si aspettava che qualcuno l’avesse seguito. Insomma, Atsumu era completamente andato e Osamu, l’unico che poteva provare a interessarsi a Kiyoomi, era più occupato a preoccuparsi del fratello. Di sicuro inoltre non si aspettava che fosse Kita.
Sakusa non aveva mai parlato con lui ai tempi del liceo le poche volte che si erano visti durante i nazionali e da quando stava con Atsumu l’aveva visto solo una volta ad una festa, si erano scambiati solo le presentazioni. Da quando inoltre i gemelli li stavano ospitando a casa a mare avevano scambiato un massimo di cinque frasi, cose importanti come “è pronto il pranzo” o “dovresti svegliare Atsumu”.
Sakusa rallentò il suo dondolio solo per permettere all’altro di sedersi al suo fianco, distante almeno un braccio nel rispetto della sua fobia.
-Aveva una cotta per me, ma non è mai stato innamorato.
Sakusa non rispose mentre riprendeva a muoversi accompagnato dal piede dell’altro.
Kita non si aspettava una risposta e continuò la sua spiegazione –Ad Atsumu è sempre piaciuto essere al centro dell’attenzione, crogiolarsi nell’affetto delle persone a cui tiene. Mi sono subito affezionato a quei due gemelli e non nego di averli trattati come i miei bambini- sorrise al ricordo.
-Durante l’inizio del mio ultimo anno, quindi del loro secondo, Osamu si è avvicinato molto di più a Rintaro. Credo che Atsumu si sia sentito escluso quindi ha cercato conforto in me. Ha frainteso i suoi sentimenti, probabilmente rimanendo davvero convinto che fosse innamorato. Ma voleva solo quello che aveva Osamu e pensava di poterlo trovare con me.
-Perché mi stai dicendo queste cose?- lo interruppe infine il corvino.
-Perché ci tengo ad Atsumu, gli voglio bene. E non voglio che rovini una delle cose migliori della sua vita solo per dei deliri da ubriaco considerando che anche un cieco si sarebbe accorto di quanto è innamorato di te.
Sakusa rimase in silenzio per diversi secondi con quelle parole che gli vorticavano nel cervello prima di sussurrare –Non sai quante volte mi sia chiesto il perché. Perché si è innamorato di me? Ho così tanta paura che un giorno aprirà gli occhi e si renderà davvero conto di quanto io sia rotto, può avere di meglio come… qualcuno come te.
Kita sbuffò una leggera risata –Penso che entrambi sappiamo benissimo che non ti lascerà mai in pace.
Sakusa abbozzò un sorriso a sua volta –Lo spero.
-Attento a quello che desideri. Non ti aiuterò ad annullare il matrimonio il giorno prima per un ripensamento.
-Ne prenderò atto- rise Sakusa allentando completamente la tensione.
Kita annuì, poi si alzò –Vuoi tornare in spiaggia?
Sakusa si strinse nelle spalle –In realtà vorrei solo dormire, sono ancora stremato dalla nottata di ieri. Ma non ho le chiavi.
Kita frugò nelle sue tasche e prese il suo paio –Tieni, prendi queste, vado a fare la mia parte da genitore con quell’altro.
Sakusa lo ringraziò silenziosamente ed entrò dentro, quando la porta si chiuse alla sue spalle sentì il suo cuore più leggero.
 
-Si è addormentato?- domandò Kita una volta raggiunto nuovamente il suo gruppetto.
Atsumu era sdraiato a terra, dormiva con la bocca aperta in mezzo a loro.
-È crollato subito- fece notare Suna poggiando la testa sulla spalla di Osamu, questo invece chiese –Sakusa?
-È rimasto a casa a dormire, gli ho dato il mio paio di chiavi visto che non aveva le sue.
Osamu annuì, non era propriamente quello che voleva sapere e Kita ne era consapevole infatti continuò –Gli ho parlato, penso che sia tutto okay.
Osamu sospirò di sollievo –Mi piace Sakusa, se quell’idiota di ‘Tsumu si fa lasciare lo picchio.
-Sono con te- si intromise Suna –Non pensavo che esistesse qualcuno che potesse tenergli testa in quel modo, è uno di quei miracoli che capita una sola volta nella vita.
Aran rise facendo sistemare Kita al suo fianco –Bene, partita a carte in quattro?
-Se volete essere stracciati- rispose Osamu mentre già sistemava un telo come appoggio e le torce.
-Io vado a prendere della birra- annunciò invece Suna tornando poi con un intero pacco da sei.
-Quelle da dove vengono?- domandò Kita incerto.
Suna uscì la lingua –Sono comunque troppo ubriachi per accorgersi di un piccolo furto.
 
Quando Atsumu si svegliò era confuso.
Non ricordava quasi nulla di quello che era successo e sul perché si fosse addormentato.
La sua testa pulsava fortissimo e in bocca aveva un sapore di merda.
Sbatté le palpebre più volte per poi, nella mezza oscurità, adocchiare suo fratello e i suoi amici giocare a carte proprio li accanto.
Il primo ad accorgersi di lui fu Suna –Oh, ti sei svegliato- si congratulò come se fosse un grande traguardo, riflettendo su come si sentiva Atsumu pensò che probabilmente era così.
Si mise seduto con fatica, poi passò in rassegna i volti di Osamu, Suna, Kita e Aran, ognuno con un’espressione diversa che però Atsumu non riusciva a comprendere.
I quattro ragazzi avevano lasciato stare di comune accordo le loro carte, come se stessero aspettando qualcosa.
-Dov’è Sakusa?- chiese a quel punto, portandosi due dita alla fronte cercando di placare il martellio costante.
I ragazzi si scambiarono un’occhiata, poi Osamu domandò –Quindi non ricordi nulla?
A quel punto Atsumu iniziò a preoccuparsi, di cosa doveva ricordarsi?
Kita arrivò dritto al punto senza giri di parole e senza alcun imbarazzo –Hai detto davanti a tutti, e davanti a Sakusa naturalmente, che sono stato la tua prima cotta.
Suna intervenne –Diciamo proprio che ti sei lamentato del fatto che Kita abbia scelto Aran a te. Chiedendoti cosa avesse lui in più.
E Aran concluse –Commentando che ho, e cito le tue parole, un cazzo decisamente più grosso.
-Merda- Atsumu non riusciva neanche a respirare –Merda, merda, merda, MERDA!
Le parole di Hinata, della notte che avevano passato in spiaggia, tornarono ancora nella sua mente.
“Mi sentirei come se non fossi abbastanza, come se fosse alla ricerca di qualcosa che io non posso dargli.”
Come poteva continuare a ferire Sakusa in quel modo? Era un pezzo di merda, gliel’avevano sempre detto. Ma lui non poteva, non voleva assolutamente perderlo.
-Devo andare da lui- disse barcollando provando ad alzarsi.
-Stai fermo- Osamu lo bloccò con facilità afferrandogli un braccio.
Atsumu non riuscì a protestare, l’unica cosa che riuscì a fare fu girare la testa per vomitare sulla spiaggia e non su suo fratello.
Questo fece comunque una faccia disgustata, nonostante ciò però si alzò per aiutarlo a vomitare tutto quello che aveva nello stomaco.
-Ecco così, bravo- gli diceva mentre gli accarezzava la schiena –Non puoi andare da Sakusa adesso e in queste condizioni, o ti lascia davvero.
 
Sakusa si svegliò quando sentì dei movimenti nella sua stanza.
Non si sentiva troppo riposato e infatti, a una rapida occhiata all’orologio, notò che erano passate solo due ore.
Vide Osamu portare sulle spalle un Atsumu che dormiva, i suoi capelli sembravano umidi.
Osamu specificò piano –L’abbiamo lavato da cima a fondo dopo che ha vomitato qualsiasi cosa avesse nel suo stomaco, gli abbiamo pure fatto lavare i denti. Possiamo metterlo qui?
Sakusa sbuffò una risata nell’immaginare la scena, poi annuì facendo spazio nel loro letto condiviso.
Quando Osamu lo lasciò cadere con poca delicatezza si stiracchiò la schiena in una smorfia, suo fratello non era di certo leggero.
Continuando a parlare piano gli disse –Sta per sorgere il sole quindi noi andiamo a vedere l’alba in spiaggia, immagino che tu voglia rimanere qui?
-Sì grazie- rispose il corvino coprendo il suo ragazzo con il lenzuolo.
Osamu annuì e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Sakusa non tornò a dormire ma rimase sdraiato su un fianco a fissare Atsumu per coglierne ogni piccolo particolare, le sue dita leggere che avevano iniziato ad accarezzargli la guancia.
Atsumu si svegliò quasi venti minuti dopo.
Il ragazzo sembrò spaesato per i primi secondi, poi notò Sakusa e solo quando la consapevolezza della serata appena trascorsa gli invase la mente i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Sakusa rimase sorpreso. Aveva visto Atsumu lamentarsi e piagnucolare un sacco di volte, ma era raro che si mettesse davvero a piangere.
Agì d’istinto quando afferrò il suo viso a coppa con entrambe le mani, per poi dirgli serio –Va tutto bene ‘Tsumu, so che non volevi ubriacarti in quel modo.
Questo chiuse gli occhi e cercò di sfuggire al suo tocco –Mi dispiace- singhiozzò poi –Mi dispiace di farti sentire sempre come se non fossi abbastanza. Tu sei più che abbastanza, sei il mio tutto, la mia vita. Non ti merito… ma non lasciarmi, per favore…
Sakusa sorrise triste e non visto perché Atsumu si rifiutava di aprire gli occhi.
-Dovrei essere io a dirlo.
Quella frase fece spalancare gli occhi del biondo sconvolto, gli si avvicinò aggrappandosi alla sua maglia –Cosa vuoi dire?
Sakusa gli accarezzò la testa umida –Che potresti avere chiunque senza problemi.
Il labbro di Atsumu tremò prima di sussurrare –Ma io voglio solo te.
La mano di Sakusa scese dai capelli al mento per avvicinarlo al suo viso –Allora… visto che siamo tutti d’accordo su questo, dovresti davvero smettere di piangere- lo baciò, poi rise –E probabilmente l’unico con cui devi scusarti è il cazzo di Aran.
Il volto di Atsumu divenne completamente rosso –E comunque il tuo è più bello- specificò.
Kiyoomi alzò un sopracciglio per poi fare un sorrisetto che non prometteva nulla di buono, lo inchiodò sul materasso sotto di lui senza lasciargli il tempo di reagire.
Iniziò a baciargli il collo e, quando arrivò al suo orecchio, sussurrò roco –Fammi vedere quanto ti piace.
 
Quando i quattro ragazzi raggiunsero nuovamente la spiaggia notarono che c’era molto più movimento.
La gente aveva iniziato a riprendersi dai postumi della serata e, chi dormiva, si stava svegliando per vedere l’alba.
Una di queste coppie erano Tsukishima e Yamaguchi, il più basso era seduto tra le gambe del suo ragazzo stringendosi alla sua schiena per combattere il freddo. Aveva già indossato una felpa ma preferiva comunque il calore del biondo.
-Tadashi- lo chiamò Kei mentre entrambi i loro occhi erano puntati sul cielo che diventava sempre più chiaro con il sole che sorgeva proprio sul mare.
-Mh?
Tsukishima pensò qualche secondo se fosse il caso di chiederglielo o meno, alla fine si decise e dopo un leggero sospiro domandò –Perché non mi hai detto che Yachi ti aveva chiesto di essere il suo ragazzo?
Sentì Yamaguchi irrigidirsi, le sue mani che correvano a stringergli le braccia quasi per paura di vederlo sparire.
-Io…- era teso, ma rise in ogni caso –In realtà non ho mai capito se ci stesse davvero provando, insomma poi tu ci hai interrotto e non è mai più uscito il discorso.
Tsukishima aggrottò la fronte –In che senso?
Tadashi si girò a fissarlo, la poca luce del sole che aveva appena iniziato a sorgere si rispecchiava nei suoi occhi e illuminava le sue lentiggini, Tsukishima voleva solo baciarlo.
-Yachi è decisamente lesbica, ma non sapeva come la sua famiglia l’avrebbe presa e voleva provarci con qualche ragazzo per vedere se avrebbe potuto avere una relazione etero.
Tsukishima sbuffò una risata a sua volta –Le è andata male in questo villaggio.
Yamaguchi rimase sorpreso di quella battuta, poi rise di cuore tornando a fissare l’alba mentre si sistemava meglio contro il suo petto.
-Quindi avevo ragione ad essere geloso di lei?- scherzò.
Tadashi alzò gli occhi al cielo –Non si può essere gelosi di Yachi, dai è impossibile.
Kei gli lasciò un bacio tra i capelli, poi rise –Sì, hai ragione, soprattutto quando bacia un’altra ragazza in quel modo.
-Eh!?- Yamaguchi si girò di scatto verso il suo ragazzo, questo indicò un punto indistinto alla loro destra.
Erano abbastanza lontane e Yachi aveva il cappuccio della felpa sulla testa, ma i suoi capelli biondi si notavano comunque e avevano riconosciuto la felpa che aveva a inizio serata.
Anche l’altra persona sembrava ben nascosta, ma era indubbiamente una ragazza. Non sembrava qualcuna che conoscevano e forse era di qualche altro villaggio.
-Questo mi ha decisamente sorpreso- commentò infine il moro distogliendo lo sguardo.
-Però loro hanno capito il senso di guardare l’alba con il proprio partner.
Tadashi sorrise –Se volevi essere baciato bastava solo chiedere.

Chapter 45: 44. Quella volta che tutti fraintesero...

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Come ogni giorno i due ragazzi si svegliarono verso le nove. Il primo fu il moro che sbadigliò stiracchiandosi, per poi accoccolarsi nuovamente sul petto del suo ragazzo.
-Mhmm- mugugnò Tsukishima stringendolo a sé –Dovremmo alzarci.
Yamaguchi rispose con un versetto non troppo contento.
Kei rise –Sai bene che se non lo facciamo noi Float salterà qui sopra e ti costringerà a portarlo fuori.
Il moro sbuffò, ma sapeva che il suo ragazzo aveva ragione. Si tirò quindi indietro e cercò le sue labbra per un breve bacio del buongiorno, infine si alzarono.
Con molta calma andò in bagno, fece tutti i suoi bisogni mattutini, si lavò i denti e si vestì con il costume e una maglia presa a caso dal bucato appena lavato.
Quando uscì dalla stanza in questione sentì un forte odore di cibo che si espandeva dalla cucina.
Sospirò felice mentre seguiva quel profumo, Float che gli saltellava tra i piedi tenendo in bocca il guinzaglio pronto a uscire.
Nella stanza c’era solo il suo ragazzo e dopo essersi guardato intorno Tadashi chiese –E tuo fratello?
-Akiteru e Saeko stanno ancora dormendo e dubito che si alzeranno a un orario decente, tu porta fuori Float che io finisco di preparare da mangiare.
-Va bene Tsukki!
Il moro mise il guinzaglio al suo cane e fu praticamente trascinato da questo.
Fecero come ogni mattina lo stesso percorso, ormai Tadashi non ci doveva neanche mettere impegno visto che era Float a sapere la strada. Il suo cane ormai sapeva dove fermarsi a fare i bisogni e cosa annusare. Ma quel giorno c’era qualcosa di diverso. Qualcosa che Yamaguchi non riusciva completamente a comprendere.
Tutto iniziò quando incontrarono Oikawa che stava facendo jogging mattutino.
Stava correndo con le cuffie nelle orecchie nelle stradine non trafficabili e quando vide Yamaguchi sembro illuminarsi, si tolse una cuffietta e urlò per attirare la sua attenzione.
-Oi lentiggini! Congratulazioni!
Tadashi corrugò la fronte confuso. Congratulazioni? Aveva raggiunto un obiettivo senza neanche saperlo?
Oikawa non si fermò nella sua corsa, mentre lo sorpassava continuò –In realtà penso che siate un botto giovani ma probabilmente avrei accettato anche io se me lo avesse chiesto Iwa-chan, quindi non giudico, auguri!
Prima di aspettare una risposta rimise la cuffietta e sparì dalla sua vista.
Tadashi era davvero sconvolto, guardò Float e chiese piano –Cosa diavolo è appena successo?
Il cane gli rispose abbaiando.
La strana situazione continuò quando, poco prima che girasse l’angolo per tornare a casa, incontrò i fratelli Miya che stavano andando nella direzione opposta alla sua.
Osamu alzò un sopracciglio nel vederlo, si girò verso il fratello e gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
Atsumu fece una smorfia e quando gli passarono accanto Yamaguchi lo sentì dire –Ma sono così giovani…
Tornò a casa davvero intontito.
Slacciò il guinzaglio di Float che subito si precipitò da Kei alla ricerca di cibo.
Il biondo le mise i croccantini nella sua ciotola mentre il tavolo era già apparecchiato con tutto quello che aveva preparato.
Si sedettero insieme e iniziarono a mangiare, dopo il primo boccone Yamaguchi gli disse tutto quello che era successo durante la passeggiata.
Tsukishima corrugò la fronte cercando di capire a cosa potessero riferirsi, ma niente di razionale gli veniva in mente.
-Anche a me Kuro ha inviato un messaggio strano, l’ho ignorato come sempre ma considerando quello che hai detto…
Prese il cellulare e cliccò sulla chat per poi girarla verso il proprio ragazzo e fargli leggere il messaggio:
Congratulazioni! Sono offeso che l’abbia saputo da qualcun altro invece che da te, ma sono comunque felice per voi! Questa volta non rovinerò nulla, promesso!”
Yamaguchi ingoiò il boccone per poi mormorare –Io davvero non capisco.
Mezz’ora dopo uscirono di casa per dirigersi in spiaggia, erano già le 10 passate e volevano solo capire che diavolo stesse succedendo quel giorno.
Quando arrivarono il moro era talmente preso dai suoi pensieri che, dimenticandosi di come reagiva Float, fu letteralmente trascinato sulla sabbia per diversi metri mentre il cane correva verso il mare.
Dovette intervenire Tsukki per fermarla e aiutando il suo ragazzo a rialzarsi non poté fare a meno di ridere dopo aver visto che era pieno di sabbia.
Si tolse tutti i granelli come meglio poté, infine lanciò un breve sguardo a Float che lo fissava con aspettativa: voleva solo entrare in acqua.
Tadashi sospirò, poi chiese a Tsukishima –Vuoi fare un bagno?
-Assolutamente no, ho ancora la colazione nello stomaco. E voglio andare al bar a prendere un caffè.
Il moro annuì, era il suo stesso pensiero.
Si illuminò quando vide Kuro e Bokuto che stavano giocando a mare con una palla, li chiamò sbracciandosi per farsi notare.
I ragazzi si voltarono verso di lui e Yamaguchi urlò –Vi posso lasciare Float mentre noi andiamo al bar?
Il cane stava già scodinzolando felice, era pronto per correre nuovamente verso l’acqua.
Alla risposta positiva di Bokuto, Yamaguchi si chinò per slacciarle il guinzaglio e non appena questo fu tolto Float schizzò via lasciando dietro di se una scia di polvere.
Si tuffò in acqua con felicità e iniziò a giocare con Bokuto e Kuro rincorrendo la loro palla.
La coppia si diresse a quel punto al chiosco entrando dall’ingresso che dava sulla spiaggia.
-Yamaguchi!- la voce di Hinata arrivò chiara e forte, il rosso si stava sbracciando per attirare l’attenzione dell’amico.
Era seduto sulle gambe di Kageyama mentre il suo enorme cane dormiva a terra li accanto.
Insieme a loro stavano Tanaka, Noya, Suga, Daichi, Asahi, Kenma e Akaashi. Tutti loro erano nei divanetti intorno a un tavolo basso dove c’erano diverse bevande e resti di colazione.
I nuovi arrivati li raggiunsero, Hinata guardò il guinzaglio nelle mani di Yamaguchi prima di chiedere –E Float?
-Sta giocando in acqua con Kuro e Bokuto.
Kenma commentò –Chissà chi si stancherà prima.
Risero, poi tornarono tutti a fissare i due ragazzi.
Fu Suga il primo a uscire quell’argomento –Comunque congratulazioni. In realtà ci avete preso un po' tutti alla sprovvista, ma non siamo di certo noi che…
Yamaguchi lo interruppe portando le mani avanti –Potete dirci per favore di che diavolo state parlando!? Oggi vi comportate tutti in modo strano!
I ragazzi si guardarono confusi, incerti se forse non avrebbero dovuto uscire l’argomento.
-Del vostro matrimonio!- esplose Noya.
-COSA!?- ed era così raro che Tsukishima alzasse la voce che tutti gli occhi furono puntati su di lui.
Il volto di Yamaguchi diventava sempre più incredulo, gli occhi sbarrati e le guance rosse.
-Oddio… forse ancora non si era proposto- fece notare Asahi.
-Impossibile- commentò Tanaka –Hanno detto che aveva accettato!
-Ragazzi- Tsukishima attirò nuovamente l’attenzione su di sé –Non ho chiesto a Tadashi di sposarmi e non ho intenzione di farlo!
Yamaguchi lo fissò, Kei distolse lo sguardo mentre diventava a chiazze rosse e si sistemava gli occhiali in un gesto nervoso prima di correggersi –Non nell’immediato futuro, almeno.
Se possibile Yamaguchi divenne ancora più rosso, ma annuì convinto e gli diede man forte –Abbiamo 20 anni, non ci sposeremo adesso.
-Tutto questo è molto strano- borbottò Hinata con il broncio.
-È che ne stanno parlando tutti- si scusò Suga –Che Tsukishima ha fatto la proposta alla quale ha ricevuto una risposta affermativa.
Il primo ad arrivarci fu il biondo, borbottò un –Oh cazzo…- mentre si passava le mani tra i capelli.
-Cosa!?- chiese Noya esasperato di non capire il punto.
Ci arrivò anche Yamaguchi e fu proprio lui a dirlo ad alta voce –Tsukishima… è anche il cognome di suo fratello, no?
E mentre la consapevolezza si diffondeva nel gruppo, Tanaka svenne direttamente sul pavimento del chiosco, tra il divanetto sul quale era seduto e il tavolino. La posizione non sembrava una delle più comode.
Suga scoppiò a ridere molto forte, Asahi iniziò a preoccuparsi –Dovremmo fare qualcosa per lui?
-Lascialo lì- commentò tranquillo Noya –Si riprenderà.
Come se non bastasse Mr. Fat aveva iniziato ad annusarlo confuso prima di iniziare a leccarlo.
Hinata faticò nel cercare di staccare il suo cane dal suo amico.
In tutto questo Tsukishima sembrava livido di rabbia –Come ha potuto quel bastardo di Akiteru proporsi senza prima dirlo a me o a Tanaka? E perché adesso lo sanno tutti meno che noi?
Shimizu raggiunse il gruppo leggermente preoccupata –Sta bene?
Suga sventolò una mano in aria come se fosse tutto normale –Ha appena scoperto che sarà ufficialmente imparentato con questo biondo qui. Piuttosto, credi di potermi portare un ghiacciolo al limone?
-Oh anche io! Ne voglio uno al mandarino!- si illuminò Hinata rinunciando a placare Mr. Fat che sembrava felice e soddisfatto del suo nuovo amico inanimato.
A diffondere ancora più caos, Bokuto e Kuro tornarono dal mare preceduti da un esaltato e bagnato Float che fece il giro del tavolo bagnando tutti quanti, per poi fissare anche lei confusa Tanaka a terra e mettersi infine a leccargli la faccia imitando il suo amico.
Kuro sbatté entrambe le sue mani bagnate sulle schiene di Tsukishima e Yamaguchi, aveva un sorrisetto malizioso in volto mentre chiedeva –Allora? A quando il matrimonio?
-Oh cristo- mormorò il biondo.
Kenma intervenne –Kuro, lasciali stare.
Kuro fissò confuso il suo ragazzo, poi notò Tanaka a terra e chiese –Perché lui è lì?
-Perché ha scoperto che il matrimonio in realtà è tra sua sorella e il fratello di Tsukki.
Akaashi alzò un sopracciglio confuso quando notò lo sguardo abbattuto di Bokuto –Kou, che hai?
-Ma quindi…- piagnucolò questo prima di indicare la coppia che era ancora al centro dell’attenzione –voi due vi siete lasciati? Eravate così carini insieme!
-Oh dio santo- borbottò di nuovo Tsukishima, sentiva che non sarebbe arrivato vivo alla fine di quella giornata –Non ci siamo lasciati, idiota!
-Allora perché non vuoi sposarlo!?
Kei decise di girarsi e marciare via prima di continuare quella conversazione assurda.
-Tsukki!- gli urlò dietro Yamaguchi –Dove stai andando?
-A uccidere mio fratello!

Chapter 46: 45. ...ma Tanaka vinse ogni cosa

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Mentre Tsukishima marciava nuovamente verso casa sentì i passi frettolosi di Yamaguchi che lo inseguivano correndo, il ragazzo aveva perso tempo a recuperare il suo cane per mettergli il guinzaglio. Non che Float fosse molto felice di quella gita così breve, ma alla fine fu costretto a seguirlo.
Arrivati a casa entrarono dal giardino e, chiuso il cancelletto alle loro spalle, Yamaguchi liberò Float mentre Kei spostava con rabbia la tenda che divideva il dentro dal fuori.
Tadashi sospirò di sollievo quando notò che la porta di vetro era già aperta, altrimenti non sarebbe stato sicuro della sua incolumità.
Akiteru e Saeko erano intorno al tavolo a fare colazione.
Kei li fissò freddo mentre incrociava le braccia di fronte al petto –Bè? Quando avevate intenzione di dirmelo?
Suo fratello lo fissò confuso –Di che stai parlando?
Gli occhi del biondo si fecero ancora più sottili –Del vostro fottutissimo matrimonio.
-Tsukki- sussurrò piano Tadashi entrando e dandogli una mezza gomitata per il suo tono di voce accusatorio.
Akiteru nel frattempo aveva spalancato gli occhi ed era diventato tutto rosso, Saeko invece stava cercando di riprendersi dopo che il latte che stava bevendo le andò di traverso.
Yamaguchi decise di intervenire dandole qualche pacca sulla schiena visto che tutti gli altri non sembravano neanche essersi accorti della situazione.
-Come lo hai saputo?- chiese Akiteru.
-Ah, non saprei- rispose ironico il fratello –Non è stato poi così difficile quando tutte le persone che abbiamo incontrato hanno fatto a me e Tadashi le congratulazione per il nostro matrimonio. E sì, sono abbastanza sicuro di non essermi proposto a lui.
-Non era programmato, è successo tutto per caso la notte di ferragosto e poi…
Kei sbuffò –Non mi interessa, avrei comunque dovuto saperlo per primo!
Non permettendo a suo fratello di rispondere salì le scale e si chiuse in camera sbattendo la porta talmente forte che probabilmente l’avevano sentito anche i gatti di Kenma e Kuro nella casa di fronte.
Tadashi gli fece un sorriso dispiaciuto –Vedrai che gli passerà, infondo sei la persona che adora di più.
Akiteru fece una smorfia –Non sono di certo te… tu non l’hai mai deluso come ho fatto io.
Tadashi gli mise una mano sulla spalla in modo confortante –Ti adora comunque, lascia passare un po' di tempo, fidati.
Akiteru non poté far null’altro se non credergli, perché sapeva che Tadashi non gli avrebbe detto qualcosa se non ci avesse creduto davvero.
 
Shimizu sorrise quando trovò Tanaka esattamente dove si aspettava che fosse.
Percorse tutto il molo a piedi, i suoi sandali che facevano rumore sul pavimento in legno ad ogni passo, ma nonostante questo il ragazzo non si girò mai per controllare chi fosse.
Arrivò al suo fianco e si sedette con le gambe a penzoloni, anche se il mare era troppo basso per bagnarle i piedi, soprattutto quando era calmo.
Si stava bene, il sole delle sei non era troppo caldo e in riva al mare c’era quel leggero vento che impediva ai due ragazzi di soffrirlo.
Le guance del ragazzo divennero vagamente rosse quando si rese davvero conto di chi aveva accanto, ma non si mosse dalla sua posizione e parlò mentre manteneva lo sguardo fisso sull’orizzonte –Come mi hai trovato?
La ragazza sbuffò –Pensi di essere stato l’unico ad avermi osservato in questi anni? Sapevo benissimo dove andavi ogni volta che eri turbato per qualcosa- fece una pausa –in effetti è un bel posto per schiarirsi le idee.
I pugni di Tanaka si strinsero –Non devo schiarirmi le idee, sono solo deluso del fatto che non me l’abbia detto e abbia dovuto scoprirlo da altri.
-Magari stavano aspettando il momento giusto per dirlo a te e Kei, magari volevano farlo bene perché siete importanti.
Ryuu pensò davvero a quelle parole prima di rispondere –Allora perché lo sapeva mezzo villaggio?
Shimizu scoppiò a ridere –Mezzo villaggio, compreso tu, pensava che si stessero per sposare Kei e Tadashi. Quindi non è come se lo avessero urlato al mondo, probabilmente lo sapeva qualche amico o qualcuno che ha visto la proposta e le voci si sono solo sparse.
-Mh… Tu dici?
-Tesoro, lavoro in uno chiosco da anni, so come funzionano le voci che girano. Di ogni storia sento almeno cinque versioni diverse.
Tanaka abbozzò un sorriso –Spero almeno che siano divertenti.
Lei iniziò a dondolare i piedi divertita –Un giorno ci pubblicherò un libro.
Risero entrambi.
Rimasero uno di fianco all’altra in silenzio per molto altro tempo: non era un silenzio fastidioso, era tranquillo e rilassante.
Kiyoko sapeva che Tanaka doveva venire a patti con i suoi sentimenti confusi e infastiditi, ma gli stava dando tutto il tempo di cui aveva bisogno.
-E comunque- commentò il ragazzo tornando sull’argomento –Akiteru non doveva prima venire da a me a chiedere la mano di mia sorella? Dove sono finite le tradizioni di una volta?
Lei lo fissò con entrambe le sopracciglia alzate –Perché tu avevi chiesto a qualcuno della mia famiglia quando mi hai visto per la prima volta al chiosco e mi hai urlato di sposarti?
Il volto di Ryuu divenne completamente rosso –Ma- bambettò –Non è la stessa cosa!
-Ah no? Quindi non eri serio?
-Sì! Cioè no! Cioè… Vorrei davvero sposarti un giorno ma vorrei anche fare le cose per bene. Prima ti corteggerei, ti porterei agli appuntamenti e ti comprerei dei fiori ogni qualvolta ne avessi la possibilità. Anche se non sarebbero nulla di fronte la tua bellezza. E poi… ti farei innamorare di me.
Quando finì di parlare abbassò lo sguardo totalmente imbarazzato, rendendosi davvero conto di quello che aveva detto, ma senza volersi rimangiare nulla.
Shimizu sorrise –sembra un bel piano- mormorò con gli occhi chiusi e il volto inclinato verso l’alto –il mio cibo preferito è il Tenmusu.
Tanaka si girò a fissarla talmente in fretta che per poco non ebbe un colpo di frusta al collo, i suoi occhi erano spalancati e sottoshock –Che vuoi dire?- sussurrò pianissimo.
Lei riaprì gli occhi e si girò a fissarlo totalmente seria –Che ti conviene portarmi in un posto dove lo fanno buono questa sera.
A quel punto si alzò e gli porse la mano per fare lo stesso –Dai andiamo, tua sorella ti starà cercando e io devo andare a sistemarmi.
Ryuu accettò la mano solo per poterla toccare, sognava un minimo contatto come questo da anni.
-Non lo stai facendo per pietà, vero?- si assicurò poi.
Kiyoko alzò gli occhi al cielo e gli diede uno scappellotto dietro la testa –Non dire cose che ti facciano sembrare più stupido di quello che sei.
Il sorriso del ragazzo era enorme e le loro mani rimasero intrecciate per tutto il tragitto nel tornare al loro villaggio.
 
Quando Tanaka tornò a casa era al settimo cielo, tutti i suoi pensieri rivolti all’appuntamento che avrebbe avuto solo poche ore dopo.
-Ryuu finalmente!- urlò sua sorella alzandosi di scatto dalla sedia dove si trovava –ci hai fatto preoccupare un sacco! Dov’eri?
Corse ad abbracciarlo, Ryuu rispose incerto dopo qualche secondo, non capendo cosa stesse succedendo.
Suga aveva le mani sui fianchi mentre diceva –Perché non rispondevi al telefono?
Il ragazzo sbuffò –Rilassatevi! Ero solo al molo!
Saeko lo afferrò per le spalle –Ascolta Ryuu mi dispiace di non avertelo detto prima, ma volevamo trovare il momento perfetto per annunciarlo! Ancora Akiteru non mi ha neanche comprato un anello. È successo tutto a ferragosto, eravamo ubriachi e non so neanche come è venuto fuori l’argomento, so solo che lui l’ha proposto e io ho detto sì. Il giorno dopo ne abbiamo parlato a mente lucida e… ci siamo resi conto che non sarebbe un’idea così brutta.
-Oh sì- Ryuu ricordò perché fino a mezz’ora prima era incazzato con sua sorella, ma adesso probabilmente doveva solo ringraziarla visto che tutta quella situazione gli aveva procurato un appuntamento con Shimizu.
Le scompigliò i capelli corti –Non preoccuparti, sono felice per te, congratulazioni!
La ragazza rimase basita –Eh? Ma non eri scappato perché sconvolto da questa storia?
Ryuu sventolò una mano in aria –Non è più importante, io oggi ho vinto tutto!
Noya domandò esprimendo il pensiero di tutti –Ma ti sei drogato?
Il suo migliore amico gli lanciò un’occhiataccia –No, ma ho un appuntamento con Shimizu stasera.
Il silenzio si protrasse solo per qualche secondo prima che tutti e tre i ragazzi reagissero nello stesso momento: Suga scoppiò a ridere, Saeko commento –Oh sì, è davvero drogato, hai trovato la mia erba?- mentre Noya si limitava solo ad urlare parole indefinite, troppo sconvolto da questa nuova scoperta.
-Come diavolo hai fatto? Voglio sapere tutto! TUTTO! Mi devo scrivere ogni insegnamento e… oh cazzo! Devo chiamare Ennoshita! Non ci crederà mai!
Suga sghignazzò –Nessuno ci crederà mai.
Tanaka alzò il dito medio a tutti quanti –Adesso fatemi passare che ho poco tempo per prepararmi.
Quando si chiuse in bagno e aprì l’acqua per farsi la doccia Noya commentò –Oh dio, devo assolutamente seguirli questa sera.
Suga strinse le labbra –Noya, no.
-Noya sì!- rispose questo.
Suga sospirò prendendo il telefono, sapeva che per fermare l’ex libero dalle sue idee stupide avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Daichi e Asahi.

Chapter 47: 46. Quella volta che Suga divenne genitore

Notes:

Piccola precisazione per questo capitolo: Suga deve occuparsi di sua nipote bambina e so che nel canon non è mai stata fatta vedere una bambina simile, quindi ho deciso di utilizzare il personaggio di Alisa (la sorella di Lev, per intenderci) per lo scopo.
Ho scelto lei per tre semplici motivi:
-Ha i capelli del colore simili a quelli di Suga, quindi era più facile spacciarli per parenti.
-In ogni caso non avrei avuto modo di inserirla nella storia.
-Lev è un gatto, quindi non ci trovavo nulla di male a modificare il personaggio della sorella, perché trovo molto più facile sfruttare personaggi già esistenti che crearne di nuovi.
Come al solito spero che la storia vi stia piacendo, mi farebbe davvero piacere ricevere dei commenti di tanto in tanto!
Deh

Chapter Text

Erano quasi tutti in spiaggia la mattina dopo ad ascoltare Tanaka che raccontava con occhi sognanti l’appuntamento che aveva trascorso con Shimizu.
Suga rideva dalla sua postazione seduta sotto l’ombrellone, la sua schiena che poggiava al petto nudo di Daichi, il quale stava disegnando con le dita dei piccoli cerchi sulle sue gambe.
-No aspetta… fammi capire. Quindi tu sei così esaltato perché lei alla fine ti ha dato un bacio in guancia? Non ti ha neanche baciato come si deve?- domandò sconvolto Kuro.
-Ehy!- si offese Ryuu –Non sai da quanto aspettavo tutto questo, per me è più di quello che mi sarei mai aspettato! Inoltre abbiamo iniziato a frequentarci! Scommetto che anche tu hai fatto lo stesso con Kenma!
Yamamoto intervenne a favore di Tanaka e anche Suga stava per aprire bocca e dirgli di lasciargli i loro tempi, ma venne interretto dal suo cellulare che iniziò a squillare.
Lo cercò dentro la sacca e quando vide il nome di sua mamma sorrise felice –Ehy, mamma!- rispose.
-Tesoro- rispose la madre –la zia aveva bisogno di un enorme favore e mi chiedeva se tu saresti disponibile.
Suga si alzò dalla sua postazione per allontanarsi dal casino che il gruppo stava facendo –Certo mamma, dimmi pure.
-La zia è stata avvertita all’ultimo minuto di un viaggio di lavoro e non sa dove lasciare Alisa. Io e tuo padre comunque lavoriamo e non potremmo tenerla tutto il giorno per una settimana quindi ci chiedevamo se potessi farle questo favore e tornare a casa per questa settimana per prenderti cura di lei.
Suga si morse il labbro mentre lanciava un veloce sguardo a Daichi, ma non ci mise molto a rispondere –Sì certo, torno oggi pomeriggio.
Quando tornò dal gruppo Daichi gli domandò subito –Tutto bene?
Suga annuì –Nulla di grave, ma devo tornare a casa per una settimana per fare da babysitter a mia cugina.
Noya si intromise dopo aver sentito quelle parole –Non puoi andartene per una settimana! L’estate è quasi finita e non puoi perderti ben sette giorni! Sono sicuro che poi non torni più!
Era la stessa cosa che aveva pensato Suga, ma non avrebbe creato problemi alla sua famiglia solo perché voleva divertirsi –Devo farlo, Noya.
-Oppure potresti portarla qui!
Il ragazzo non aveva completamente pensato a quella possibilità –Ma non è casa mia e…
-RYU!- urlò a quel punto Noya per farsi sentire dall’amico –Vero che Suga può invitare sua cugina qui?
 
E fu così che Suga si ritrovò ad essere genitore della sua cuginetta di cinque anni.
Andò a prenderla all’ora di pranzo insieme a Daichi, sistemò tutte le sue cose in casa e, dopo averle messo una buona quantità di crema solare e un cappello da sole abbinato al suo adorabile costume, la prese in braccio e si diresse verso la spiaggia.
Come al solito trovò le reti montate e diverse partite che erano già in corso, Alisa strabuzzò gli occhi quando iniziò a seguire una delle partite –Ma quelle palle vanno velocissime!
Suga rise –Già, loro sono molto bravi.
-Anche tu sei bravo!- mise il broncio.
Suga le diede un bacio in guancia, stava anche per risponderle quando sentì forte la voce di Bokuto –Akaashi guarda! Daichi e Suga hanno già avuto un bambino!
Nonostante fossero a diversi metri di distanza il diretto interessato poté benissimo sentire il sospiro di Akaashi –Bokuto non funziona così, non può essere loro figlia.
-Eh!?
Suga si avvicinò alla coppia che stava guardando una partita in corso tra Yamamoto e Fukunaga contro Kuro e Tsukki.
-Lei è Alisa, la mia cuginetta- la presentò.
La bambina sorrise loro timida, mentre si stringeva meglio al petto del ragazzo, soprattutto quando Bokuto rispose al saluto e alle presentazioni con la sua voce squillante.
-Ah ma quindi il colore dei tuoi capelli è naturale- indovinò Atsumu spuntando alle sue spalle –avevo sempre pensato che li avessi colorati come ‘Samu, ma vista la bambina devo presumere che è una cosa di famiglia.
Suga fece un sorrisetto –Se avevi tanta voglia di conoscere l’abbinamento di colore tra tenda e tappeto ti bastava chiedere.
Atsumu mise il broncio –Ho provato a chiederlo a Daichi, ma non mi ha mai risposto!
Suga scoppiò a ridere, mentre Sakusa spuntò alle spalle del suo ragazzo dandogli un calcio sullo stinco –Ma la smetti di fare discorsi del genere di fronte  a una bambina? Muoviti che andiamo a giocare, nell’altra rete gli mancano due punti per finire.
-Come dovrei giocare se mi hai appena rotto il piede?- gli zoppicò dietro Atsumu.
Sakusa sbuffò annoiato –Sei sempre così melodrammatico.
Alisa si girò a fissare suo cugino –Perché quel signore voleva sapere delle tue tende?
-Gli adulti certe volte fanno dei discorsi strani, vero?
La bambina era solo più confusa.
-Ti va di giocare a riva? Possiamo fare un castello di sabbia!
Ogni dubbio fu dimenticato e Alisa annuì vistosamente.
Un quarto d’ora dopo però Suga si ritrovò ricoperto completamente di sabbia con davanti quello che non sembrava neanche il rudere di un castello.
Non pensava che sarebbe stato così difficile farlo senza neanche un attrezzo adatto: ovvero i giocattoli di plastica dei bambini.
Alisa aveva entrambe le mani sui fianchi e lo stava guardando leggermente schifato –Non sei molto bravo in questo, vero Koshi?
A sua discolpa c’era da dire che aveva provato a sembrare il meno offensiva possibile.
Daichi li raggiunse –Ho portato un aiuto!
Dietro di lui Noya e Tanaka avevano tra le braccia bottiglie di plastica, dei bicchieri e svariate altre cose che davano l’impressione avessero solo razziato la cucina di casa.
-Quello è un mestolo?- domandò confuso.
Tanaka gli lanciò un’occhiataccia –Come vorresti creare un castello senza i giusti strumenti? Vieni Alisa, andiamo a raccogliere l’acqua, poi Daichi ci dirà come fare il più grande e bel castello che tu abbia mai visto!
Alisa non era solita fare amicizia così velocemente, ma Daichi era andata a prenderla insieme a Suga mentre Noya e Tanaka vivevano nella stessa casa. Quindi fu semplice per lei fidarsi all’istante senza contare che tutti e tre gli uomini era impossibile non amarli.
 
Il pomeriggio passò in fretta tra castelli di sabbia che non rispettavano alcuna regola architettonica, una gara di biglie che Hinata aveva recuperato da non si sa quale cassetto e una lenta amicizia tra Alisa e Float.
La bambina era indubbiamente stanca per tutte quelle ore a giocare, quindi Suga la fece sedere su un telo nella parte di sabbia all’ombra, la spiaggia si stava svuotando e mentre il sole tramontava si stavano svolgevano le ultime partite della giornata.
-Stiamo un po' qui a riposarci, va bene?- aveva domando Suga, ma la bambina non lo stava più ascoltando, troppo concentrata verso una nuova cosa.
-Questa signora è bellissima!- disse poi.
La signora in questione era un personaggio nella console di Kenma, il quale stava giocando seduto a qualche centimetro da loro.
-Si chiama Zelda- rispose questo tranquillamente –Mentre lui è Link.
Finì per raccontargli tutta la storia mentre lui continuava a giocare, dopo qualche minuto la bambina era addirittura finita seduta tra le sue gambe, mentre il finto biondo gli faceva provare qualche livello semplice.
Suga alzò lo sguardo da quella scena quando sentì Daichi dire –Kuro stai piangendo?
Il corvino neanche provò a nascondere la sua commozione, mentre si asciugava gli occhi lucidi indicò la scena e commentò –è ancora più bello di quando gioca con i nostri gatti.
-Ah cazzo, Suga!- quella era la voce di Oikawa.
Suga si girò verso di lui che lo stava fissando con gli occhi sbarrati –Quella è tua nipote?
-La mia cuginetta… Perché?
-Mi hai appena ricordato che una settimana fa mi ha chiamato mio nipote e mi ha chiesto quando poteva venire! Ma mi sono completamente scordato di dargli una risposta!
Iwaizumi al suo fianco stava ridendo esasperato –Come faccia quel bambino ad amarti io non me lo spiego proprio.
-Puoi sempre andarlo a prendere domani dicendogli che volevi solo fargli una sorpresa- gli fece presente Daichi.
Oikawa si illuminò –Questa sì che è una grande idea! Vado a chiamare mia sorella!
 
Quella sera, come al solito, tutti uscirono per andare prima al chiosco e poi vedere dove spostarsi.
Ma Alisa era talmente stanca che subito dopo la doccia e la cena era crollata in un sonno profondo, così Suga rimase solo a casa.
Era sdraiato nel suo letto e vedere un cartone in tv, avrebbe potuto cambiare canale ma la bambina dormiva tranquilla sul suo petto e il telecomando era troppo lontano.
-Potrei abituarmi a tutto questo.
Quella voce lo fece sussultare leggermente, ma il sonno di Alisa non sembrò essere disturbato da questo.
Suga strinse entrambe le braccia sul corpicino della bambina e girò la testa verso la porta.
Colui che aveva parlato era Daichi, il quale era poggiato alla cornice con un leggero sorriso in volto, probabilmente era già lì da diverso tempo.
Suga sorrise dolce: il ragazzo poteva andare fuori con i suoi amici ma aveva scelto di passare la serata con lui nonostante potessero solo stare davanti una tv a occuparsi di una bambina addormentata.
-A me che guardo i cartoni? Guarda che sono molto interessanti- le loro voci erano basse quanto era basso il volume della tv.
-Oh, non lo metto in dubbio, che vedete?
-Zootropolis.
-Mmmh, penso che manca alla mia lista.
Suga ampliò il suo sorriso –Allora dovresti decisamente raggiungermi e vederlo qui con me. Domani Alisa potrebbe interrogarti e devi essere preparato.
Daichi accettò la sua proposta e lo raggiunse sul letto mettendosi al suo fianco, Suga non perse tempo a sistemarsi contro la sua spalla in una posizione comoda per tutti e tre.
-E comunque- disse dopo un po' ricollegandosi alla sua prima frase –Dovresti proprio abituarti, ho intenzione di avere tanti bambini.
Daichi soffocò una mezza risata mentre diceva –Non mettermi ansia, sono ancora troppo giovane per pensare a dei figli.
-Tranquillo, prima voglio passare diversi anni solo a scopare, poi adottiamo la nostra squadra di pallavolo.

Chapter 48: 47. Quella volta che Takeru s'innamorò

Chapter Text

Iwaizumi non era mai stato bravo con i bambini.
Non perché non ne fosse capace o perché non ci mettesse impegno, ma semplicemente perché la sua faccia quasi perennemente scazzata molto spesso li facevano scappare piangendo.
Quindi, quando Oikawa lo presentò a suo nipote Takeru con “lui è il mio fidanzato, Iwa-chan”, Iwaizumi trattenne il respiro per qualche secondo, non convinto di come potesse andare quella conversazione. Ma il bambino si era limitato a scrutarlo dalla testa ai piedi, per poi commentare allo zio –Vedi di non far scappare anche lui come tutte quelle ragazze che ti mollano prima ancora di arrivare all’appuntamento.
Oikawa divenne così rosso da fare invidia alle divise della squadra di pallavolo del Nekoma.
Hajime aveva riso, si era chinato per essere alla sua stessa altezza e aveva risposto –Sei appena diventato la mia nuova persona preferita. Vuoi andare in spiaggia a giocare a pallavolo? Tooru mi ha detto che sei molto bravo.
Gli occhi di Takeru si illuminarono –Sì! Anche tu giochi?
-Me la cavo- rispose Iwaizumi mentre entrambi si dirigevano verso la spiaggia.
-E che ruolo hai? Io volevo essere un setter come lo zio, ma i miei allenatori dicono che sono molto bravo a ricevere e che quindi potrei fare il libero!
-C’è un ragazzo qui a mare che da libero aveva imparato ad alzarla ai suoi compagni di squadra, lo sapevi? Potresti diventare come lui un giorno.
Stavano ignorando completamente Oikawa che era rimasto sconvolto per quella poca attenzione, stava quindi diventando sempre più infuriato.
-Piccole merde! Non potete lasciarmi indietro così!
Giocarono in spiaggia per quasi tutta la mattina ed erano circa le undici quando Iwaizumi decise di doversi prendere una pausa e qualcosa da bere.
Annunciò a Oikawa che sarebbe andato al bar e fu proprio lì che incontrò altri loro amici e quasi perse la cognizione del tempo. Ma si disse che a Oikawa non sarebbe dispiaciuto, adorava suo nipote e del tempo da soli insieme gli avrebbe solo fatto bene.
Hajime stava quindi tranquillamente chiacchierando al bar con Daichi, anche Suga era con loro fino a qualche minuto prima e si era giusto avvicinato al bancone quando la bambina fra le sue braccia aveva chiesto se potesse prendere un gelato.
Era nel bel mezzo di un racconto quando sentì la voce di un bambino chiamare il suo nome.
-Hajimeee!- Takeru corse verso di lui.
Aveva gli occhi lucidi ma stringeva i pugni e la bocca, dato il suo orgoglio da bambino di sette anni  non aveva nessuna intenzione di piangere. La sua guancia era rossa e del sangue stava iniziando a uscire dal suo naso.
Iwaizumi strabuzzò gli occhi mentre sentiva distrattamente Daichi dire –Vado a prendere un po' di ghiaccio.
Si chinò per prendere in braccio il bambino –Che ti è successo?- poi si guardò intorno con preoccupazione –E dov’è Oikawa?
L’ansia gli attanagliava lo stomaco. Se Takeru era combinato in quel modo forse Oikawa…
Il bambino eliminò ogni suo pensiero quando si aggrappò al suo collo mentre rispondeva con voce seccata –Mio zio mi ha lanciato la palla in faccia e mi ha fatto questo, non voglio parlargli mai più!
Iwaizumi dovette trattenere una risata mentre immaginava la scena. Fece sedere Takeru sul tavolo, in modo che fossero alla stessa altezza, per poi allungarsi e prendere un tovagliolo per tamponargli il naso che aveva già smesso di perdere sangue: erano solo poche gocce quindi nulla di grave.
-Take-chan- gridò Oikawa raggiungendoli con l’affanno –Non scappare mai più in quel modo!
Il bambino alzò gli occhi al cielo –Tanto cosa potrebbe succedermi? Sei tu quello che mi fa male!- rispose il bambino con tanto di linguaccia alla fine.
Oikawa mise le mani sui fianchi pronto a rispondergli a tono, ma Takeru lo precedette –Non voglio ascoltarti, da oggi Iwaizumi è mio zio! Tu puoi andare via, nessuno ha più bisogno di te!
A quel punto Iwaizumi non riuscì a trattenere più la sua risata, cosa che gli fece guadagnare un’occhiataccia dal suo ragazzo.
-Ah si?- Oikawa si rivolse a suo nipote –Tanto Iwa-chan è fidanzato con me, quindi divento comunque tuo zio! Sei stato fregato!
Takeru gonfiò le guance mente incrociava le braccia al petto e borbottava –Che schifo l’amore.
Daichi tornò da loro con una busta del ghiaccio e la porse a Iwaizumi che iniziò a occuparsi del bambino.
Passarono solo pochi secondi prima che tornassero indietro anche Suga e Alisa, la bambina stava mangiando con gusto lo stecco all’anguria che suo cugino le aveva preso.
Suga si accorse di Takeru e domandò allarmato mentre gli si avvicinava –Stai bene?
Il bambino annuì brevemente –è solo mio zio che è un idiota!
A quel punto anche a Suga scappò un sorrisetto, poi sentì Alisa sporgersi dalle sue braccia e dovette seguire il suo movimento per non farla cadere a terra.
La bambina si avvicinò a Takeru e gli baciò dolcemente la guancia gonfia, quando si staccò disse –Così il dolore passa prima!
Tutti rimasero in silenzio totalmente scioccati per quello che era appena successo, soprattutto Takeru,che aveva gli occhi spalancati e il volto totalmente rosso.
Oikawa non poté non notare come il viso di suo nipote cambiò espressione, soprattutto come i suoi occhi si illuminarono nell’accorgersi davvero di Alisa.
Sorrise malizioso e si avvicinò all’orecchio di Iwaizumi per sussurrare –Vedo l’inizio di una grande storia d’amore.
 
-Sei sicuro che si sia addormentato?- chiese Iwaizumi a Oikawa tra un bacio e l’altro, mentre il suo ragazzo lo spingeva nella propria camera da letto e lo baciava cercando allo stesso tempo di spogliarlo.
-Sta dormendo- assicurò riferendosi al nipote, con il quale aveva giocato ai videogiochi per tutta la sera.
Hajime annuì e iniziò lui stesso il nuovo bacio.
Finirono in fretta sul letto con Tooru sopra Iwaizumi, gli aveva già tolto la maglietta e le sue mani avevano appena varcato l’elastico dei pantaloncini quando sentirono la porta aprirsi.
Hajime gettò Oikawa di lato talmente in fretta che il ragazzo rimase stordito per qualche secondo.
Quando si riprese vide suo nipote fermo sulla soglia che li fissava mentre si torceva le mani –Che hai? Non riesci a dormire?- domandò gentilmente, la frustrazione dell’essere stato interrotto completamente scomparsa di fronte il disagio di Takeru.
Il bambino corse verso di loro, si arrampicò sul letto e si accoccolò nel piccolo spazio lasciato tra i due corpi.
-Zio- chiamò poi.
-Dimmi tesoro- rispose Tooru dandogli la sua più completa attenzione, la testa poggiata sul braccio sopra il cuscino e la mano libera che spazzolava i capelli del nipote.
-Tu come hai capito che eri innamorato di Hajime?
Oikawa arrossì leggermente non aspettandosi quella frase, lanciò un breve sguardo a Iwaizumi che sembrava sorpreso quanto lui, ma lo distolse subito altrimenti non sarebbe riuscito a rispondere.
-L’ho capito quando ogni volta che mi succedeva qualcosa di bello pensavo di volerne parlare con lui per condividere la mia gioia. E anche quando non facevo altro che pensarlo. Quando lo guardavo e mi incantavo a pensare a quanto fosse bello. O quando lui mi parlava e l’unica cosa che riuscivo a sentire erano solo le farfalle nello stomaco.
Takeru strabuzzò gli occhi –Hai delle farfalle nello stomaco? Le hai mangiate?
Oikawa rise –No no, intendo dire che mi fa male lo stomaco come se avessi tante farfalle pronte a volare via.
Takeru sembrò pensarci su, poi annuì abbastanza soddisfatto di quella risposta.
-Perché me lo chiedi?
-Forse mi piace Alisa…
Il sorriso di Oikawa si fece più ampio –Allora dovresti proprio andare a dormire, così la notte passerà in un lampo, sarà subito domani mattina e quando scenderemo a mare potrete giocare insieme.
Takeru arrossì –Dici che vorrà giocare con me?
Fu Iwaizumi a rispondere a quello –Vorrà sicuramente giocare con te, devi solo trattarla con rispetto.
Il bambino corrugò la fronte –Che significa?
-Significa che non devi farle del male, che devi chiederle se prima vuole o meno fare una cosa, che non devi mentirle e che devi farla sorridere. Perché se sarà felice lei, sarai felice anche tu.
-Va bene!- Takeru si illuminò mettendosi seduto –Allora vado subito a dormire!
Abbracciò di slancio i due uomini, diede un bacio ciascuno sulla guancia e tornò nella sua stanza.
Rimasti soli Oikawa sospirò accoccolandosi contro il corpo di Iwaizumi, rimasero diversi secondi in silenzio prima che Tooru mormorasse –è stato imbarazzante.
-Uh?- Hajime non capiva a quale parte si stesse riferendo, inoltre Oikawa aveva nascosto il viso sul suo petto, quindi non riusciva proprio a vedere la sua espressione.
-Dirti che ti amo per la prima volta in questo modo.
Iwaizumi abbozzò un sorriso accarezzandogli il fianco nudo –Non è stata la prima volta.
Oikawa si bloccò –Che vuoi dire?- domandò incerto.
-Me l’hai detto anche quando eri strafatto dei biscotti di Tanaka.
Tooru sbuffò una risata –Allora sai che è davvero vero se te l’ho detto mentre ero fatto.
Iwaizumi si irrigidì e data la loro vicinanza Oikawa non poté non notarlo, ma non capì neanche cosa avesse detto di sbagliato.
Forse era… ancora troppo presto per dirlo?
Si morse un labbro non sapendo più che dire, deluso di non aver avuto una risposta.

Chapter 49: 48. Quella volta che venne a galla il segreto di Oikawa

Chapter Text

-Sei silenzioso.
Oikawa aveva accompagnato suo nipote a casa quello stesso pomeriggio, quando era tornato aveva trovato Iwaizumi che lo aspettava a casa di Makki.
Hajime aveva già notato da giorni che Oikawa si stava comportando in modo strano, ma non aveva mai sollevato l’argomento per non finire a litigare davanti Takeru. Adesso che se n’era andato però non c’era più nulla che li tratteneva e Iwaizumi sapeva che qualsiasi cosa fosse doveva venire a galla.
-Mh?- Tooru sembrò essersi portato fuori dai suoi pensieri –Non è nulla.
Iwaizumi lo scrutò, ovviamente non gli credeva.
-Tu non hai fame? Vado a chiedere a Makki e Mattsun se vogliono delle pizze! Anche se forse sono ancora a mare ma posso sempre chiamarli!- con voce squillante Oikawa fece per dirigersi fuori della sua stanza. Ma Iwaizumi lo precedette e chiudendo la porta con forza gli sbatté il ragazzo contro impedendogli di uscire.
-Dimmi che succede.
Non era più una richiesta, era un ordine.
Oikawa abbassò lo sguardo mordendosi un labbro, il suo volto era leggermente rosso.
-Non è importan…
-Oikawa non lo ripeterò un’altra volta.
-Bene- ruggì infine –Tu non hai mai risposto!
Iwaizumi sbatté le palpebre confuso –A cosa?
-Al mio “ti amo”!
Quella frase fu urlata e il volto di Oikawa era diventato completamente rosso, ma per dirlo aveva alzato lo sguardo risoluto su quello dell’altro. I suoi occhi erano leggermente lucidi per la rabbia.
Molti sentimenti si susseguirono sul volto di Hajime, sentimenti diversi e contrastanti tra di loro, fino a quando non decise di rispondere a sua volta con rabbia.
Si staccò dal ragazzo facendo qualche passo indietro –Come potrei risponderti quando stai per andare in Argentina?
Il mondo di Oikawa crollò, il suo respiro si bloccò e dovette appoggiarsi alla porta alle sue spalle per non cadere a terra.
-Come lo sai? Te l’ha detto Akaashi?
Se possibile, il volto di Iwaizumi si fece ancora più incazzato –Ah quindi Akaashi lo sapeva e io no? E no che non me l’ha detto lui! Me l’hai detto tu! La sera che ti sei mangiato quei biscotti fatti con l’erba! Mi hai chiesto se ti avrei amato anche quando partirai per l’Argentina, come hai intenzione di fare! In una sola frase sei riuscito a dirmi che mi amavi e che mi stavi abbandonando!
Le lacrime avevano iniziato a correre sulle guance di Oikawa.
-Come credi che mi sia sentito in questi giorni? Eh, Tooru? Ogni giorno aspettavo che tu mi dicessi qualcosa, ma non hai mai detto nulla! Ogni giorno non sapevo se stavi preparando le valigie per andare in Argentina, quando saresti andato e quando saresti tornato… se saresti mai tornato.
-Mi dispiace- singhiozzò Tooru –Ma io non… non sapevo come dirtelo.
-Quindi cosa? Tenermelo nascosto fino a quando non saresti salito su quell’aereo pensi che sarebbe stato meglio?
-No, io…- si staccò dalla porta per avvicinarsi all’altro. Gli afferrò un braccio per trattenerlo ma Hajime se lo scrollò di dosso come se fosse stato scottato.
Un semplice gesto che fece spezzare ancora di più il cuore di Tooru.
-Quindi alla fine- concluse Iwaizumi con la voce bassa di chi aveva già accettato il proprio destino –sono davvero stato solo una relazione estiva.
Andò via in fretta e aveva appena aperto la porta della stanza quando sentì il mormorio basso di Tooru che chiedeva –Mi stai lasciando?
-Non sarebbe successo comunque?
Con quell’ultima domanda retorica abbandonò la stanza e poi la casa, lasciandolo completamente solo nel suo dolore.
Singhiozzò così forte da cadere in ginocchio, le mani che si stringevano i capelli.
Il campanello di casa suonò dopo un brevissimo tempo e il suo cuore saltò nuovamente un battito.
Hajime era tornato. Doveva essere tornato.
Corse al piano di sotto e aprì la porta talmente veloce che per poco non staccò la maniglia.
Ma quello dietro la porta non era Iwaizumi, era solo Suga con la sua cuginetta in braccio.
L’ospite non aveva ancora notato la sua faccia, quindi con tranquillità il ragazzo dai capelli chiari aveva iniziato a parlare –Ehy Oikawa, Alisa ha fatto un disegno a Takeru e visto che domani la riporto a casa potresti consegnarglielo tu?
Poi aveva spostato lo sguardo dai capelli della bambina che stava sistemando al volto del diretto interessato e il suo volto si trasformò in una maschera di preoccupazione.
-Stai male? Che ti è successo?
Oikawa riprese a singhiozzare mentre le lacrime gli impedivano di vedere bene, probabilmente aveva anche perso le lenti a contatto con tutto quel flusso e il suo mondo adesso era solo una grande macchia sfocata.
-Hajime mi ha lasciato- singhiozzò più forte –Non riesco a respirare.
Suga mise la bambina a terra e si affrettò a prendere tra le braccia il suo amico, pronto a prendersi cura di quella situazione.
 
Quando Iwaizumi tornò a casa neanche notò Kunimi e Kindaichi che si stavano baciando sul suo divano.
I ragazzi si erano staccati di scatto e Kindaichi aveva balbettato imbarazzato –Pensavamo che tornassi più tardi.
Iwaizumi neanche lo aveva sentito, non sapeva neanche lui cosa avesse bisogno di fare fino a quando non posò con rabbia le chiavi nell’apposito piattino in porcellana perché ci aveva messo talmente tanta forza che questa si era frantumata a terra.
Tutto il resto poi era confuso, l’unica cosa di cui aveva bisogno era sfogarsi.
E così come Oikawa stava piangendo tutte le sue lacrime, Iwaizumi urlò e ruppe tutto quello che si ritrovò tra le mani.
Fino a quando anche lui, completamente stremato, non si ritrovò a piangere sulla spalla di Kunimi.
-Mi dispiace- disse piano –vi ho mostrato una scena pietosa.
-È tutto okay amico- gli rispose Kindaichi, che aveva già iniziato a raccogliere pezzi da terra –Vuoi solo dirci cosa è successo?
-Ci siamo lasciati.
Quelle tre parole chiusero l’argomento.
 
Daichi stava sistemando sul muretto di casa sua i teli bagnati, in modo che con il vento si asciugassero in poco tempo, quando sentì la voce di Alisa urlare –Daci, Daci!
Il ragazzo divenne completamente rosso per quell’appellativo, nonostante ormai fossero diversi giorni che la bambina aveva iniziato a chiamarlo così.
Si girò e vide la bambina all’ingresso di casa di Makki, non era ancora uscita dal portone, perché stava controllando la strada per vedere se passassero macchine. Quando vide che la strada era completamente libera corse dall’uomo che non perse tempo a inginocchiarsi per prenderla in braccio.
-Che succede Ali? Dov’è Suga?
-Lo zio di Takeru stava piangendo così tanto- spiegò lei con grandi gesti delle mani –e mi ha detto di dirti di avvertire i due ragazzi che vivono in quella casa, dice che tu sai chi sono.
Daichi annuì assimilando tutte quelle nuove informazioni.
Tornò verso la spiaggia, ma non dovette camminare molto, considerando che non appena mise piede nella passerella trovò Makki e Mattsun che stavano venendo nella sua direzione.
-Ehy ragazzi!- chiamò mentre gli si avvicinava in fretta.
Ma nessuno dei due alzò lo sguardo, troppo concentrati sul telefono di Hanamaki con lo sguardo corrugato –Che diavolo vuole dire Kindaichi- stava domandando intanto il ragazzo dai capelli chiari, probabilmente confuso da un messaggio che aveva ricevuto –Chiedendomi perché Oikawa e Iwaizumi si sono lasciati?
Daichi non poté fare a meno di sentire quella domanda e nella sua mente le due cose si collegarono, si affrettò a farsi sentire –Ragazzi! Suga mi ha mandato a chiamarvi per dirvi che Oikawa è in lacrime.
Hanamaki si trattenne dall’imprecare solo perché c’era Alisa a portata d’orecchio, ma non trattenne la sua rabbia –Io gli spacco la faccia a Iwaizumi- marciò verso casa mentre borbottava tutto questo –come si permette di trattarlo così? Lo prendo a schiaffi finché non si riprende! Ma che diavolo di problemi ha…
 
-Porca troia, Oikawa!- imprecò Hanamaki dopo che il diretto interessato si calmò abbastanza da riuscire a raccontargli quello che era successo.
Makki e Mattsun avevano preso in mano la situazione, avevano ringraziato Suga e avevano mandato tutti via dicendo che se ne sarebbero potuti occupare da soli.
Questo ovviamente comportava una crisi di nervi del ragazzo dai capelli color sabbia.
-Pensavo che fosse stato lui l’idiota a lasciarti! Ero già pronto a ucciderlo e invece…  che diavolo hai fatto!? Non pensavo fossi così stupido!
Mattsun non aveva ancora detto nulla, ma anche lui alla fine del racconto aveva sospirato e si era iniziato a massaggiare le tempie.
-È stato lui a lasciarmi!- fece presente Oikawa con gli occhi di nuovo lucidi.
-E GLIENE FAI UNA COLPA!?
Le lacrime tornarono a scorrere sul viso di Oikawa ma con più pacatezza della prima volta, come se ormai fosse totalmente distrutto per cadere di nuovo in pezzi.
Hanamaki prese un grande respiro, poi si sedette accanto all’amico per posargli una mano sulla testa e massaggiargli la cute con fare rilassante –Avresti dovuto dirci di questa tua decisione- sussurrò poi.
-Sai che saremmo sempre stati dalla tua parte- continuò Matsukawa.
Oikawa li abbracciò con foga per poi tirare su con il naso e, con la testa nascosta nella spalla di Hanamaki, chiedere –Cosa devo fare adesso?
-Adesso devi smettere di piangere e prendere una decisione sul tuo futuro. Devi decidere cosa vuoi di più e cosa vale la pena. E devi essere solo tu a prendere questa decisione.

Chapter 50: 49. Quella volta delle scelte del proprio futuro

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Quando Kindaichi gli venne ad aprire la porta vide i suoi occhi spalancarsi. Tooru non sapeva dire se il motivo di quella reazione fosse la sua presenza inaspettata o il suo volto che era messo peggio di quello che immaginava.
Non si era ancora guardato allo specchio, ma capiva che non doveva essere un bello spettacolo dopo aver passato la notte insonne a piangere, non inoltre se indossava gli occhiali al posto delle sue solite lenti a contatto.
-Kunimi!- chiamò con urgenza –Vieni, subito!
Oikawa sentì uno sbuffo e dei movimenti dalla cucina, una sedia strisciare sul pavimento e poi dei passi che si trascinavano lì.
-Cosa c’è?- domandò il diretto interessato prima ancora di notare Oikawa sulla cornice della porta.
Kindaichi gli afferrò la mano tirandolo fuori di casa –Noi andiamo a mare!- urlò forte, probabilmente per farsi sentire da Iwaizumi ancora all’interno.
Kunimi stava per protestare, ma quando notò il loro ospite assecondò il suo ragazzo.
Scapparono praticamente via lasciandogli la porta aperta.
Oikawa gliene fu grato, soprattutto perché non fecero domande e sapeva già che sarebbe stato difficile in generale, non voleva ripeterlo due volte.
-Ma che diavolo…
Iwaizumi aveva raggiunto l’ingresso domandandosi confuso perché i suoi amici fossero scappati così velocemente, lasciando addirittura la porta aperta. Ma poi vide Oikawa e si ammutolì all’istante.
Tooru fu il primo a parlare, prendendo in mano la situazione prima di essere buttato fuori.
Entrò dentro casa chiudendosi la porta alle spalle, affermando poi risoluto –Ho bisogno che tu mi ascolti. Makki mi ha detto di smetterla di piangere e di prendere una decisione sul mio futuro. Ci ho pensato tutta la notte e dovresti solo ringraziare che non ti abbia svegliato a un orario improponibile.
Iwaizumi rilasciò uno sbuffo e Oikawa la prese come una vittoria, si riempì i polmoni e come non era mai stato serio in vita sua disse –Ti amo Iwaizumi Hajime. Ti amo probabilmente da quando avevamo cinque anni e ho imparato ad amarti ogni estate di più. Pensavo che non sarei mai stato ricambiato, ma questo mese è stato tutto quello che avevo sempre immaginato e io… vorrei solo passare il resto della mia vita con te. Quindi, se mi ami anche tu, ti basta chiedermi di rimanere e non andrò da nessuna parte.
-No- Iwaizumi rispose all’istante, senza neanche un secondo per pensarci.
Il cuore di Oikawa cadde nuovamente, il suo dolore così evidente nell’espressione che Iwaizumi si affrettò a specificare –Ti amo anche io. Cazzo, ti ho amato da sempre. Ma appunto perché ti amo non ti impedirò di partire. È quello che avevi scelto per il tuo futuro, non sarò io a rovinarlo.
-Ma…- Oikawa fece un passo nella sua direzione, una mano che si allungava per sfiorare il suo braccio –Io voglio stare con te.
-Mi odieresti se ti impedissi di andare.
-No, non è vero, io non…
-Sì, Oikawa- la mano di Iwaizumi si allungò a sfiorargli la fronte per scostare qualche ciocca, Tooru chiuse gli occhi a quel tocco rilasciando un sospiro –alla fine mi odieresti. Devi andare.
La mano che Oikawa teneva ancora sul braccio di Iwaizumi si strinse, i suoi occhi si aprirono mentre diceva risoluto –Vieni con me.
Gli occhi di Hajime si spalancarono, non avendo completamente pensato a quella nuova svolta negli eventi.
-Io…- non seppe come continuare, era completamente confuso da quella proposta.
Oikawa continuò –Ti mancano due esami all’università, giusto? Potresti raggiungermi tra qualche mese e avresti tutto il tempo di laurearti e fare un corso di lingua e poi… Potremmo stare insieme per sempre.
Iwaizumi continuò a non rispondere, totalmente sconvolto da tutta quella nuova prospettiva.
-Inoltre…- Oikawa concluse in un sussurro –Il matrimonio tra omosessuali in Argentina è legale.
Per la prima volta da quando aveva discusso, Iwaizumi rise –è forse una proposta?
Anche Oikawa abbozzò un sorriso –Dimmelo tu, Iwa-chan- fece un altro passo in avanti, i loro petti che si sfioravano –verrai con me?
Le braccia di Iwaizumi finirono intorno al suo corpo, uno dietro la schiena mentre l’altra mano si strinse tra i suoi capelli –Sono ancora incazzato perché me l’hai tenuto nascosto.
Oikawa strinse entrambe le mani sul suo petto, come se avesse paura di vederlo scappare –Niente più segreti, te lo prometto.
-Bene- gli diede un leggero bacio a stampo –Verrò con te ovunque finché mi vorrai e sarai felice.
Oikawa credeva di aver ormai pianto tutte le sue lacrime, ma quando tornò a baciarlo non riuscì a trattenere quel nuovo flusso di gioia che gli stava inondando le guance e appannando tutti gli occhiali.
 
Kunimi e Kindaichi erano passati a chiedere in prestito dei costumi a casa di Hanamaki essendo che erano usciti di casa talmente in fretta da aver dimenticato ogni cosa.
Matsukawa aveva trovato loro qualcosa e dopo che si furono cambiati li riaccompagnò alla porta, poi cercò il suo ragazzo con lo sguardo. Non fu difficile da trovare: era steso in modo scomposto su un divanetto della sua terrazza all’ombra.
-Noi non scendiamo a mare?- domandò divertito mentre lo raggiungeva.
Makki rispose con un lamento –Sono stremato.
Mattsun lo fece spostare quel tanto che bastava per potersi mettere al suo fianco.
-In effetti si sta bene anche qui.
Rimasero in quella posizione per diverso tempo, il silenzio e l’aria fresca di fine agosto che rendeva tutto molto più tranquillo.
-Issei- chiamò Makki a un certo punto.
La voce calma, la testa che lentamente si alzava dalla sua posizione per cercare lo sguardo del suo ragazzo.
-Dimmi- rispose subito l’altro, era raro che lo chiamasse per nome, doveva quindi essere qualcosa di importante.
Hanamaki aveva poggiato il mento sul proprio braccio che a sua volta era drappeggiato sul petto del suo ragazzo, la mano di Mattsun ancora tra i suoi capelli passava per delle leggere carezze.
-Andiamo a vivere insieme.
Lo disse in modo tranquillo, nessun imbarazzo nella sua voce.
-Ora?- anche Issei aveva una voce tranquilla, come se stessero parlando di cosa mangiare a pranzo, la sua domanda era semplice curiosità.
Makki annuì –Ci stavo pensando. Dopo questi tre mesi io non voglio tornare a vivere separati. Inoltre… ce la siamo cavata bene, no? Abbiamo anche avuto l’esperienza di avere un bambino.
Mattsun rise, poi annuì –Mi piacerebbe.
Takahiro sorrise euforico, poi si spinse in avanti per unire le labbra con le sue, come per sigillare quella promessa di un nuovo futuro insieme.
 
Kenma non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto al PC a leggere e rileggere l’e-mail che gli era arrivata. Ma da quando l’aveva ricevuta non aveva fatto altro che cercare di capire se fosse uno scherzo. Aveva controllato i suoi followers e sapeva che non poteva essere uno scherzo, ma il suo sguardo era rimasto comunque incollato allo schermo del computer tutta la mattina.
Si riscosse solo quando sentì la risata di Kuro e il parlare di Bokuto mentre rientravano a casa di ritorno dal mare.
Si alzò di scatto e corse in giardino, gli occhi spalancati mentre chiamava con urgenza –Kuro!
Tutti e tre i ragazzi si girarono verso di lui, il sorriso di Kuro morì sulle sue labbra per lasciare uno sguardo di preoccupazione –Che succede amore?
-Kuro siediti, devo dirti una cosa.
La preoccupazione del corvino aumentò ancora di più, ma fece come gli era stato richiesto mentre si lasciava cadere sulla sdraio più vicina.
Bokuto e Akaashi non erano certi se potessero ascoltare o meno, Akaashi aveva quindi appena aperto la bocca per chiedere se avrebbero dovuto andare via, ma a Kenma non interessava e prima che l’amico potesse parlare annunciò –Penso di essere appena diventato ricco.
Kuro sbatté le palpebre confuso, Bokuto parlò –Ma tu sei ricco- fece presente –hai questa casa.
Kenma rispose quasi infastidito –Questa casa è dei miei genitori. In ogni caso dico… molto ricco. Tipo guadagnare dieci mila al mese.
Akaashi e Bokuto spalancarono gli occhi, Kuro rimase senza parole con la bocca allentata.
-Come!?
-Ricordi quando l’altro ieri siete andati alla festa di compleanno di Goshiki? E io sono rimasto a casa a fare una live? Ecco, ho spiegato un livello di un nuovo gioco uscito da qualche mese, ho spiegato tutti i trucchi per passarlo e solite cose. Un attore famoso americano, il protagonista di quel film che abbiamo visto due mesi fa, ha visto il mio video e non solo l’ha ricondiviso, ma ha anche fatto diverse storie sul suo account Instagram menzionandomi e dicendo che grazie a me era riuscito a superare un livello nel quale era rimasto bloccato per settimane.
L’incredulità era sempre più evidente sul volto del suo ragazzo, ma Kenma era troppo eccitato per non continuare a parlare.
-Quindi in due giorni i miei followers sono triplicati e, oltre a prendere soldi praticamente solo da questo, mi hanno contattato per invitarmi come ospite internazione al Comic-Con di San Diego il prossimo anno!
Il primo a riprendersi e a parlare fu Akaashi –Wow Kenma, congratulazioni!
Bokuto invece urlò –Si possono fare così tanti soldi con internet!?
Akaashi fece un colpo di tosse –Ti ricordo che stai ancora adottato il tuo gufo grazie a questo.
-Sì ma… Questa è una cosa enorme!
Alla fine si riprese anche Kuro alzandosi di scatto dal suo posto per prendere in braccio il suo ragazzo e farlo girare sul posto –Sono così felice per te! Era tutto quello che avevi sempre voluto ed è tutto quello che ti meriti. Sapevo che il tuo talento sarebbe stato apprezzato dal mondo un giorno!
Kenma rise rispondendo a quell’abbraccio, i suoi occhi erano lucidi e felici.
Quando lo rimise a terra, Kuro guardò i suoi amici e disse serio –E che non si dica che sto con lui solo per i soldi, stavamo insieme anche da prima.
Bokuto alzò gli occhi al cielo –Tanto ti manterrà comunque lui.

Chapter 51: 50. Quella volta che Lev tornò a casa con una sorpresa

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Kuro si svegliò dal suo sonno quando sentì una lingua ruvida iniziare a leccare la sua faccia e la sua bocca. Storse il naso e cercò di aprire gli occhi nonostante fosse stanco e volesse solo tornare a dormire, ma Yaku era lì con i suoi occhi che brillavano al buio e lo fissavano con aspettativa.
-Che cosa?- chiese, come se il gatto potesse rispondergli.
Kenma era in ansia da una giornata, tutti e tre i loro gatti avevano mangiato e poi erano spartiti per tutto il resto del pomeriggio.
Erano tornati solo per cena, ma dopo un nuovo pasto veloce erano spariti di nuovo.
Kuro gli disse di non preoccuparsi, che probabilmente stavano facendo “cose da gatti” e poi l’aveva convinto a festeggiare per la sua nuova popolarità, distraendolo per diverse ore.
Il quel momento però erano quasi le tre e Yaku continuava ad essere insistente sul suo petto e appena provava a richiudere gli occhi tornava a leccarlo.
Aveva anche provato a spostarselo di dosso, ma questo gli aveva solo procurato un graffio.
Sibilò infastidito e decise di cercare di capire cosa diavolo volesse il micio rosso.
Si mise a sedere con fastidio e si allungò per accendere una lampada.
Kenma si lamentò con voce assonnata –Che diavolo stai facendo, Kuro?
Il corvino trattenne il fiato quando mise a fuoco la scena che aveva davanti.
In mezzo al loro letto non c’erano solo i loro tre gatti, ma tra Lev e Kai c’erano tre batuffoli grigi che molto probabilmente non avevano più di qualche giorno di vita. E considerando il colore del pelo… non era difficile capire di chi fossero figli.
-Kenma- chiamò scuotendogli la spalla –Devi assolutamente vedere questo.
Il finto biondo mugugnò infastidito, ma aprì gli occhi per accontentarlo. Quando anche lui vide i gattini rimase senza parole, infine lanciò un’occhiataccia a Lev –Sei una puttana.
 
Kuro aveva messo a soqquadro tutto il bagno prima di trovare il contagocce di cui aveva bisogno.
Poi scese al piano di sotto a prendere un po' di latte, aveva anche rischiato di cadere due volte per i grandi sbadigli che gli impedivano di vedere.
Tornando su incontrò Akaashi solo in mutande che si stava dirigendo in bagno, si bloccò sulla porta e chiese piano –Che diavolo è successo qua dentro?- lo scrutò –E perché giri con un cartone di latte alle tre del mattino?
Kuro sventolò una mano in aria –Ti spieghiamo domani, lunga storia. E lascia stare il bagno.
Tornò nella propria camera chiudendosi piano la porta alle spalle.
Kenma adesso era completamente sveglio, seduto sul letto con le gambe incrociate, aveva uno dei batuffoli tra le mani mentre gli altri tre erano sul cuscino davanti a lui con Yaku che li stava tenendo d’occhio.
Kuro si bloccò, aveva forse contato male?
-Ma sono quattro- esclamò infine.
Kenma alzò lo sguardo su lui –Lev ne ha portato un altro.
Kuro sospirò sedendosi nella sua parte di letto, il cuscino con i gatti era in mezzo a loro e i loro leggeri miagolii erano adorabili, con gli occhietti chiusi e le lingue di fuori.
Kenma posò anche il gatto che aveva tra le mani insieme agli altri e allungò una mano per prendere le cose che aveva portato Kuro.
-Sono affamati, la madre li ha abbandonati.
Kuro annuì –Sì, ci stavo pensando… o non avrebbe mai permesso a tutti loro di portarli qui.
-E dovrebbe essere un gatto bianco, alcuni di loro hanno delle macchie di pelo di quel colore.
Riempì il contagocce di latte e iniziò a nutrire il primo gattino che gli salì con fatica sulla mano.
-Che facciamo con loro?- domandò a quel punto il corvino, i suoi occhi persi a fissare innamorato il suo ragazzo che nutriva con amore quella piccola palla di pelo.
Kenma alzò le spalle –Li cresciamo, ovviamente. Poi dopo… Non so, magari troviamo qualcuno a cui darli.
Finito di nutrire il primo, Kenma passò al secondo. Yaku si avvicinò al piccolo nutrito e iniziò a leccarlo.
Kenma lo notò subito e disse a Kuro –Spostali dal letto, gli sta facendo venire lo stimolo della pipì e della cacca.
Kuro fece come gli era stato detto, spostandoli direttamente nella cuccia di Yaku e portandoci ogni nuovo cucciolo che Kenma finiva di nutrire.
Il biondo fece un sorriso –In quella di Yaku? Non in quella di Lev?
-Sappiamo bene entrambi chi si comporterà da genitore per questi cuccioli. Guardalo quell’altro idiota- indicò Lev che li fissava con occhi sbarrati dal davanzale della finestra –è completamente terrorizzato.
Kenma soffocò una risata mentre finiva di nutrire il piccolo cucciolo e si alzava a sua volta per posarlo insieme agli altri, i quali erano già tutti addormentati accoccolati contro Yaku.
Questo stava aspettando l’ultimo gattino e solo dopo che Kenma lo sistemò per bene piegò la testa per dormire a sua volta.
Kuro invece era arrivato di fronte la finestra, aveva messo le mani sui fianchi e stava rimproverando Lev, ovviamente sempre a bassa voce considerando l’orario –Non puoi andare in giro a diffondere il tuo sperma per poi non occuparti dei tuoi figli!
Lev risposte con un “meow” stizzito.
Questo fece corrugare ancora più la fronte a Kuro –E non rispondermi con quel tono! Quelli sono tuoi, non di Yaku, dovresti occupartene tu!
Lev gli soffiò contro, fece un altro miagolio infastidito e poi, saltando giù dalla finestra,  si avvicinò non troppo sicuro alla cuccia di Yaku.
Gli girò intorno per un po', li annusò diverse volte e infine si accoccolò per dormire con loro.
Era più vicino a Yaku che ai suoi cuccioli, ma era pur sempre un passo avanti.
Kenma tornò a sdraiarsi mentre rideva, Kuro si mise al suo fianco con un lamento –Mi sento vecchio.
-Perché siamo appena diventati nonni?
-Sì. L’avevo detto che avremmo dovuto castrarli.
Kenma gli lanciò un’occhiataccia –Li abbiamo presi tutti maschi proprio per non farlo.
-Lo so, lo so, stavo scherzando.
Kenma si sistemò meglio contro il suo petto –Dai dormiamo, sento che domani sarà una giornata stancante.
 
-Lev! Che diavolo! Non calpestare i tuoi figli!
Era mattina e la coppia aveva sceso i cuccioli al piano di sotto per trovargli una sistemazione migliore e nutrirli nuovamente.
-Figli? Chi ha fatto figli?- domandò un Bokuto confuso e addormentato mentre scendeva le scale dopo aver sentito l’urlo infastidito di Kuro.
Kenma era in piedi vicino al lavandino a riempire il contagocce e lasciò a Kuro la possibilità di rispondere. Questo sospirò mentre si sedeva a terra accanto ai cuccioli –Lev ci ha portato i suoi cuccioli, probabilmente sono stati abbandonati dalla mamma.
-Oh mio dio, sono bellissimi!- Bokuto si affrettò al fianco di Kuro con gli occhi che gli brillavano mentre guardavano i gattini provare ad arrancare in giro e sbattendo anche tra di loro.
Yaku era l’unico tra i gatti adulti ad essere lì accanto a loro, che li riprendeva quando andavano troppo lontano e li divideva quando iniziavano a litigare.
Akaashi commentò –Sbaglio o Lev sembra l’unico terrorizzato da tutto questo?
Kenma lanciò uno sguardo al gatto in questione, era appollaiato sullo schienale del divano, i nervi tesi mentre guardava fisso Yaku occuparsi dei suoi cuccioli.
-Lev è totalmente terrorizzato dalla paternità- confermò il biondo avvicinandosi ai cuccioli per nutrirli –ma se ne occuperà Yaku. Ha sempre avuto questo istinto materno, anche quando erano tutti e tre piccoli si è sempre comportato come se fosse la mamma di tutti loro. Per un periodo abbiamo pensato che fosse femmina.
Bokuto stava continuando con i suoi scleri –SONO BELLISSIMI, OH MIO DIO AKAASHI TI PREGO PRENDIAMONE UNO! ‘KAAAAASHI PER FAVOREEE.
Akaashi arrossì leggermente mentre iniziava a preparare la colazione –Bokuto non viviamo neanche insieme- fece presente.
-E andiamo a vivere insieme!
Kuro soffocò una risata –Bel modo per dichiararsi.
Akaashi era completamento rosso –Forse dovremmo parlare di questo in…
Bokuto non lo lasciò concludere, il suo volto completamente depresso mentre diceva con urgenza –Non ti piaccio abbastanza per poter vivere insieme a me? Io pensavo che volessi passare la vita con me!
Kenma borbottò –Sì, fate come se noi non ci fossimo.
A Bokuto non sembrava importare del pubblico, tutta la sua attenzione adesso era per il suo ragazzo.
-Io non so se…- provò Akaashi con voce sempre più bassa –sto ancora studiando, non potrei permettermi una casa che non sia quella stanza che ho al college pagata con la borsa di studio.
-È di questo che ti preoccupi? Io ho già casa mia, non devi preoccuparti di pagare la tua parte!
-Non voglio vivere a scrocco.
Kuro decise di intervenire per aiutare il suo amico –Sono abbastanza certo che non vivrai a scrocco, lo ripagherai preparandogli da mangiare! Così magari smette di nutrirsi di cibo d’asporto e inizierà a fare le prime spese sane della sua vita.
Bokuto annuì velocemente, l’aspettativa nei suoi occhi.
Kenma si intromise a sua volta –Puoi sempre ripagarlo con il sesso.
-Oh mio dio- Akaashi era talmente imbarazzato che aveva portato le mani avanti per bloccare tutte le cose che stavano dicendo –Sentite… ci penserò! Basta che chiudete tutti quelle bocche!
Kuro e Kenma risero sovrastando i miagolii dei gattini soddisfatti che stavano venendo nutriti.
Bokuto invece si alzò di scatto e corse dal suo ragazzo, stringendolo in un abbraccio che per poco non gli slogò diverse articolazioni.

Chapter 52: 51. Quella volta dei primi saluti

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Era domenica 30 agosto quando la gente iniziò a lasciare il villaggio.
Le vacanze estive erano completamente finite e dal giorno successivo si sarebbe dovuto tornare alla normalità con lavoro e studio.
Ushijima aveva appena chiuso la sua villa quando si girò a guardare i suoi amici.
-Dov’è Goshiki?- domandò confuso non appena notò l’assenza del più piccolo.
Shirabu salì dal lato del passeggero dell’Audi di Semi, aveva gli occhiali da sole indossati mentre tranquillissimo rispondeva –L’abbiamo lasciato al chiosco, stava salutando tutti i suoi nuovi amici piangendo.
-Noi abbiamo fretta- continuò Semi mettendosi alla guida –Ci sentiamo per organizzarci per la prossima settimana, no? Grazie Wakatoshi per averci ospitato questa estate.
L’ex capitano annuì, poi i ragazzi li salutarono e partirono.
Rimasti soli, Tendo e Ushijima posarono le valigie in macchina.
-Andiamo a recuperare il bambino?- domandò a quel punto il rosso quasi canticchiando.
Ushijima annuì prendendolo per mano.
Arrivarono al chiosco in pochi minuti e trovando Goshiki esattamente come l’avevano descritto i loro amici.
Entrarono proprio nello stesso momento in cui un quartetto uscì fuori per dirigersi in spiaggia.
-Oh, state andando via?- domandò Oikawa aggrappato al braccio di Iwaizumi, da quando erano tornati insieme sembrava che non si volesse più staccare da lui neanche per andare in bagno.
-Sì, siamo venuti a recuperare Goshiki- rispose Ushijima pragmatico.
Tendo continuò –Ho sentito che stai andando in Argentina, se dovessi tornare qualche volta manda un messaggio, potremmo fare una partita a pallavolo!
Il rosso l’aveva detto solo per stuzzicarlo, perché tutti ormai erano a conoscenza dei cattivi rapporti che Oikawa aveva con quelli che erano andati allo Shiratorizawa.
Ma Tooru aveva sorriso divertito –Ci sto! Spero sarete liberi nel periodo natalizio.
Lasciandoli sconvolti tutti da quella risposta continuò poi per la sua strada, trascinandosi dietro un Iwaizumi confuso.
-E voi due!- Tendo bloccò Makki e Mattsun dal seguire i loro amici –Sto ancora aspettando di fare quella cosa a quattro!
Dopo diverse altre chiacchiere e uno scambio di numeri di telefono, i due ragazzi raggiunsero finalmente Goshiki.
Il ragazzo stava parlando con un biondo con un ciuffo scuro davanti, era poco più alto di lui e gli stava dicendo tutto esaltato –Tu dammi la tua e-mail e il tuo numero così che possa scriverti questo inverno!
Le guance di Goshiki si fecero leggermente rosee, ma fece come gli era stato richiesto passandogli il suo cellulare.
Quando questo gli venne tornato indietro Tendo decise di palesare la loro presenza –Oi Tsutomu, possiamo andare?
Goshiki saltò sul posto –Sì!- balbettò –Sono pronto!
Il ragazzo biondo, Koganegawa, lo salutò di nuovo per poi correre via annunciando che anche Aone e Futakuchi avevano deciso di andare via quello stesso giorno e doveva correre a fare ancora le sue valigie.
Mentre i tre ragazzi tornavano a casa Tendo fu il primo a porre la domanda –Allora, chi era quel ragazzo? Devi forse dirci qualcosa?
 
-Oggi mi hanno firmato il contratto della casa per due anni!
Annunciò Oikawa quando, dopo essere andati via dal chiosco, tutti e quattro finirono per prendere il sole in spiaggia.
-Quale delle due case che ci hai fatto vedere?- domandò Makki curioso.
-Quella più bella! Guarda, ho nuove foto!
E tutto esaltato prese il cellulare per far vedere le immagini all’amico.
Matsukawa diede una pacca sulla spalla di  Iwaizumi, entrambi i ragazzi avevano un sorriso in volto, ma nessuno ebbe bisogno di dire nulla.
-Ehy!- una nuova voce richiamò la loro attenzione.
Kunimi e Kindaichi li raggiunsero, i ragazzi erano vestiti da viaggio, le loro borse in spalla.
-Noi andiamo, a breve passa la sorella di Kunimi a prenderci.
Iwaizumi si alzò per salutarli come sei deve –Spero vi siate divertiti.
-Drammi a parte? Sì- scherzò Kindaichi rispondendo al suo abbraccio.
-Non è vero- si intromise Kunimi –I drammi erano particolarmente divertenti.
Una parte del gruppo non poté che dichiararsi d’accordo, Kunimi salutò a sua volta Iwaizumi –Grazie per averci ospitato, ci vediamo fra qualche settimana all’università per l’esame, sì?
Il corvino annuì, poi la coppia passò a salutare tutti gli altri.
-Noi non credo che riusciremo a vederci prima che tu parta- si rivolsero a Oikawa.
-Sarò qui a Natale, vi porterò dei souvenir.
Kindaichi sorrise felice –Spero che non sia qualcosa a forma di alieno.
-Che a proposito- si intromise Kunimi a voce bassa –In questi mesi lontano da Iwaizumi prova ad usare il nostro regalo di compleanno- con tanto di occhiolino.
Tutti scoppiarono a ridere, Iwaizumi corrugò la fronte –Questa immagine orribile non andrà mai più via dalla mia mente.
Dopo diverse altre chiacchiere e un ultimo saluto i due ragazzi andarono via.
-In effetti mi sto rendendo conto solo adesso che l’estate è praticamente finita- sospirò Oikawa –visto che tutti stanno andando via.
Iwaizumi se lo strinse contro quasi in un gesto involontario.
-Sai cosa mi chiedo da un po'?- domandò proprio questo dopo diversi secondi.
-Mh?
-Che fine ha fatto il cane rabbioso? Quel ragazzo che si era accampato con la tenda?
Makki si mise a sedere di scatto fissando la coppia incredula –Non lo sapete?
-È in prigione?- provò a indovinare Oikawa.
Mattsun rise –Se la vuoi chiamare così.
Hanamaki spiegò –A quanto pare Yahaba l’ha tipo rapito, nessuno ha capito se stanno insieme o che tipo di relazione abbiano. Ma è indubbiamente una cosa strana.
-Oh- Oikawa strabuzzò gli occhi –Ecco perché è da un po' che non noto Yahaba in giro.
Issei sbuffò –Non l’hai notato solo perché il tuo mondo è stato troppo impegnato da Iwa-chan.
-Touché.
 
Akaashi stava finendo di preparare il pranzo quando Kuro e Kenma tornarono a casa.
I due ragazzi erano stati fuori non più di mezz’ora, ma non appena tornarono Kenma si precipitò nella cuccia di Yaku, più precisamente per controllare i cuccioli.
-Se ne sono andati?- si informò Akaashi mentre finiva di mescolare il contenuto nella pentola.
Kuro rispose mentre controllava a sua volta i figli di Lev –Sì, prima di pranzo dovevano lasciare la casa quindi sono andati via adesso.
Stavano parlando di Inuoka, Yamamoto e Fukunaga, ai quali era scaduto il contratto d’affitto di un paio di settimane che avevano firmato per quella piccola casa a mare da dividere.
-Potevano lasciare le valigie da noi e andarsene nel pomeriggio- continuò mentre recuperava del latte per aiutare Kenma a nutrire i cuccioli –ma hanno preferito così o si sarebbero stancati troppo.
Kenma commentò –Sappiamo tutti che sarebbe finita con diverse partite a beach fino a sera e, dopo aver perso tutti gli autobus, loro che dormono nel nostro soggiorno.
Kuro rise –Non posso darti torto, siamo già troppi in questa casa.
Lev, spuntato dal nulla, gli soffiò contro come se avesse capito che quello era un insulto velato verso di lui.
In quei giorni il gatto grigio aveva iniziato a prendere in simpatia i suoi cuccioli, ma non era per nulla vicino all’essere un bravo genitore, non come Yaku almeno.
Stavano nutrendo il terzo gattino quando Akaashi spense il fuoco e si allontanò dai fornelli, lasciando il contenuto nella pentola per evitare che si raffreddasse.
Solo a quel punto Kuro si rese conto che mancava qualcuno di decisamente rumoroso –Dov’è Bokuto? Quando siamo usciti non era qui?
-Probabilmente l’ha buttato fuori perché non lo lasciava cucinare- commentò il biondo.
Kuro si rese conto che era una delle opzioni più plausibili, ma Akaashi spiegò –Atsumu gli ha mandato un messaggio per vedersi, gli ha scritto che volevano salutarlo prima di andare o una cosa del genere.
Kuro mise il broncio –Questo è favoritismo! A noi non ci calcola?
Kenma rispose –Io e Akaashi li abbiamo incontrati stamattina, li abbiamo già salutati.
Akaashi annuì confermando la frase, Kuro rimase sconvolto –Allora sono solo io il cretino di turno?
Come risposta ebbe solo i miagolii dei gattini tra le sue mani.
 
-‘Samu sbrigati, che palle! Ho fame! Prima andiamo e prima pranzeremo!
Atsumu urlò a suo fratello che stava sistemando le ultime cose nell’orto della nonna prima di lasciare ufficialmente quella casa.
Il gemello fece finta di non sentirlo, Sakusa aveva alzato gli occhi al cielo –Sai, potresti provare qualche volta a non comportarti come un bambino.
-Ma poi non ti piacerei più- rispose il biondo con un sorrisetto divertito e un occhiolino.
La protesta di Sakusa fu bloccata dalla voce di Bokuto che urlò –‘Tsumu! Omi! Andate via?
Sia il volto di Bokuto che quello di Hinata erano abbattuti.
-Suvvia non fate così! Possiamo sempre rimanere in contatto, avete già i nostri numeri- propose il biondo.
Il volto di Bokuto tornò felice.
-In realtà c’è un motivo se vi abbiamo chiesto di raggiungerci- disse Sakusa.
La curiosità nacque nello sguardo del duo esaltato, Atsumu sorrise soddisfatto mentre annunciava –Io e Omi siamo stati presi nella squadra dei Black Jackal, più precisamente gli MSBY.
-OH MIO DIO!- Saltò Hinata completamente sconvolto.
-La squadra della V. League?- Bokuto aveva gli occhi così grandi da sembrare davvero un gufo.
I ragazzi annuirono, Sakusa spiegò –Abbiamo fatto il provino prima di trasferirci a mare e oggi ci hanno mandato la risposta.
-Abbiamo saputo che cercavano nuovi giocatori, fra una settimana faranno un altro provino.
-E avete pensato di dirlo a noi?- gli occhi di Hinata si illuminarono.
Atsumu sorrise –Siete le uniche due persone di questo villaggio per le quali vorrei alzare, oltre Omi s’intende.
Sakusa alzò gli occhi al cielo –Non sperare di diventare titolare così presto.
Osamu uscì finalmente di casa, chiudendosi il cancelletto alle spalle –Possiamo andare.
Fu così che i ragazzi si salutarono, con la promessa da parte di Hinata e Bokuto che si sarebbero visti la settimana successiva in palestra.
 
-Mi piace tua sorella- annunciò Shimizu sedendosi sul letto del ragazzo a gambe incrociate.
Erano nella stanza di Tanaka e poco prima avevano pranzato tutti insieme con Saeko, i fratelli Tsukishima e Yamaguchi. La coppia più grande aveva confermato loro che avevano deciso di sposarsi e avevano fatto i bagagli per tornare in città. Non prima però di aver fatto promettere a tutti loro di fare quelle “riunioni di famiglia” più spesso. Tadashi e Kiyoko si erano lanciati uno sguardo di chi si rendeva conto in cosa si erano appena andati a cacciare.
Tanaka sbuffò sedendosi al suo fianco –Certo che ti piace! Sono praticamente io con una parrucca bionda e delle tette!
-Che idiota- borbottò lei dandogli un pugno sul braccio.
-Ahi!- si lamentò Ryuu totalmente preso alla sprovvista –Le ragazze non dovrebbero essere carine e leggiadre?
Lei alzò un sopracciglio scherzosa –Ti stai forse lamentando di me? Dopo tutti questi anni che mi vieni dietro?
Tanaka spalancò gli occhi, probabilmente preoccupato di averla davvero fatta arrabbiare –Mai!- rispose super serio.
Shimizu rise –Non fare quella faccia! Ti stavo solo prendendo in giro!- e per far capire ancora di più il concetto si spinse in avanti per baciarlo a fondo ma con dolcezza.
Ryuu non perse tempo a stringerle i fianchi con le braccia e sospirare direttamente sulla sua bocca.
Erano già due settimane che stavano insieme e ogni volta che si baciavano si sentiva sempre come se fosse il loro primo bacio.
Vennero interrotti dal cellulare di Tanaka che squillava per una notifica. Si staccò leggermente per vedere cosa fosse e disse ad alta voce –È Chikara, dice che sta andando via e vuole salutarci.
Lei annuì lasciandogli un bacio in guancia –Noi abbiamo comunque tutto il tempo del mondo.
Solo due mesi prima nessuno avrebbe mai scommetto su Tanaka. Ma Shimizu era davvero la sua ragazza, lo stava baciando sul suo letto e, cosa più importante, avevano un futuro insieme.

Chapter 53: 52. Quella volta della fine dell'estate

Chapter Text

L’estate era finita.
Gli ultimi ragazzi avevano cercato di rimanere più giorni possibili, ma anche per loro quella era ormai l’ultima sera. Avevano quindi deciso di festeggiare, facendo un’ultima grigliata tutti insieme e Makki aveva messo a disposizione casa sua.
Suga era seduto su un divanetto in terrazza, sorseggiava una birra direttamente dalla bottiglia mentre il suo sguardo era fisso su Daichi.
Il ragazzo era alla griglia senza maglietta, nessuno poteva biasimarlo quindi se non riusciva a staccare lo sguardo.
Sentì un movimento al suo fianco, Shimizu affondò sui cuscini e quando il ragazzo si girò a guardarla lei alzò la birra nella sua direzione.
Fecero tintinnare il vetro tra di loro prima di prenderne un nuovo sorso.
-Mh- commentò la ragazza quando Suga riportò lo sguardo sul suo ragazzo –Lo vedi a torso nudo ogni giorno a mare, perché stai sbavando?
-Non sto sbavando- precisò il ragazzo –E comunque non so, ma sembra diverso da quando lo vedo in spiaggia, tipo più eccitante. Tu non trovi?
La ragazza corrugò la fronte, ma si voltò anche lei per fissare verso la griglia.
Daichi non era da solo ad arrostire carne, con lui in quel momento c’erano anche Tanaka e Noya. Quando i due ragazzi avevano preso possesso della griglia Daichi era intervenuto affermando che non poteva permettere che casa di Hanamaki venisse distrutta il giorno prima della loro partenza.
Shimizu si perse a scrutare Tanaka, solo dopo qualche secondo di silenziosa contemplazione commentò –Forse non hai tutti i torti.
Non passò che qualche secondo dalla lode della ragazza, che Noya lanciò un pezzo di carne al suo amico, il quale la prese al volo con un urlo soddisfatto, poi iniziò a tossire per il pezzo troppo caldo.
Daichi sgridò entrambi e la coppia al divanetto non poté fare a meno di sorridere.
-Non posso credere che diventerò imparentato davvero con quello- la voce schifata di Tsukishima li raggiunse, mentre si sedeva dall’altro lato del tavolino basso su un nuovo divanetto.
-Tsukki! Cosa abbiamo detto sul parlare male della gente?- lo rimproverò Tadashi raggiungendolo, aveva un piatto pieno di patatine fritte che stava mangiando con entusiasmo.
Tsukishima rispose in un borbottio indecifrabile.
Suga rise e commentò –Pensandoci, vorrei tanto poter partecipare alle feste comandate nella vostra famiglia, non oso immaginare a quanto saranno… particolari, da ora in poi.
La smorfia sul volto di Kei si fece più evidente.
-Potremmo mandarti dei video io e Tadashi- propose Shimizu.
Gli occhi di Suga si illuminarono –Li custodirò gelosamente.
-E comunque prima delle feste comandate- fece presente Tadashi –Dovremmo sopravvivere alla preparazione del matrimonio.
Kei sbuffò –Dopo che mio fratello ci ha visto far sesso penso che possiamo sopravvivere a tutto.
Suga soffocò con la sua birra –Perché non conosco questa storia!?
 
-Kenma!- stava urlando Kuro, mentre rincorreva il suo ragazzo con un piatto pieno di carne in mano –Ti ho detto di mangiare!
Kenma si rifugiò dietro Akaashi con gli occhi spalancati –Sono pieno!
-Ma se non hai mangiato nulla! Vieni qui e mangia le tue proteine!
La loro corsa riprese in un zig zag tra le varie persone e i vari mobili.
-Però!- commentò Bokuto –Quando vuole Kenma riesce ad essere atletico.
Akaashi sorrise divertito, poi distolse lo sguardo dalla loro coppia di amici e fece segno al suo ragazzo di appartarsi.
Si misero vicino al muretto, i piatti e i bicchieri poggiati su questo –Allora…- iniziò il moro con gli occhi bassi, le sue mani che si stavano torturando tra di loro.
Bokuto le afferrò tra di loro per impedirgli di farsi male.
Quando Akaashi alzò lo sguardo vide che il suo ragazzo gli stava semplicemente sorridendo, si sentì più tranquillo e continuò –Ho pensato alla tua proposta e voglio che mi ascolti.
Bokuto annuì velocemente e Akaashi riprese.
-Penso di essermi davvero innamorato di te. Insomma… Sarebbe stato impossibile non farlo visto quanto sei fantastico. E mi piacerebbe davvero svegliarmi ogni giorno al tuo fianco nella nostra stanza, andare a fare la spesa insieme e adottare qualche cucciolo.
Gli occhi di Bokuto si erano fatti ancora più luminosi, ma esattamente come gli aveva chiesto Akaashi aspettò che l’altro finisse tutto il suo discorso per dire qualcosa.
-Ma allo stesso tempo ci conosciamo solo da due mesi e ho rotto definitivamente tutti i legami con i miei genitori. Quindi vorrei… Vorrei passare un anno vivendo da solo, voglio farcela da solo. Voglio dimostrare a loro, ma soprattutto a me stesso, che non ho bisogno di nessuno per vivere la mia vita. Continuerò gli studi e mi troverò un lavoro, probabilmente chiederò di fare lo stagista nel mondo dell’editoria. E se fra esattamente un anno tu vorrai ancora vivere con me allora mi trasferirò da te.
Bokuto sembrò pensarci su qualche secondo, poi domandò –è una promessa?
Akaashi sorrise annuendo –è una promessa.
-Allora va bene!- Bokuto era felice in ogni caso, gli si avvicinò per baciarlo ma a un passo dalle sue labbra si bloccò di scatto spalancando gli occhi con preoccupazione –Ma non mi stai lasciando, vero?
Keiji a quel punto non poté fare a meno di ridere –Non ho nessuna intenzione di lasciarti- e fu proprio lui a percorrere quella breve distanza rimasta per iniziare un bacio.
 
Kuro era riuscito a convincere Kenma a mangiare un involtino di carne.
Aveva più che altro preso il ragazzo per esasperazione, perché il biondo si era stancato di correre e perché il suo telefono era stato confiscato. Si ritrovò quindi seduto in uno scalino a mordere svogliato la carne infilzata nello stecchino che teneva in mano.
Kuro, di fronte a lui, lo guardava soddisfatto –Non far finta che non sia buono, l’ho cucinato apposta per te, con la cottura che ti piace.
Le guance di Kenma si imporporarono, era una vita che Kuro mostrava tutto il suo amore per il biondo anche il pubblico, ma lui era certo che non si sarebbe mai abituato.
-Questi spiedini sono buonissimi!- commentò Hinata raggiungendoli e sedendosi accanto all’amico.
-Lo so- disse tutto soddisfatto Kuro –questa è la miglior carne della città, avete fatto bene ad affidarvi a me per comprarla.
-Sei grande, Kuro-san!- il rosso alzò una mano per battergli il cinque.
-Non lodarlo troppo che poi si monta la testa- commentò Kenma, ma un piccolo sorriso era spuntato anche sul suo volto.
-Gattino so che vuoi lodarmi e amarmi solo tu, ma lascia spazio anche agli altri, non essere geloso.
Il calcio che gli arrivò lo colpì dritto allo stinco, Kuro saltellò sul posto mentre Hinata sghignazzava.
-Comunque- disse il corvino cambiando argomento quando smise di zoppicare –Mi ha detto Bokuto che dopodomani andrete a fare i provini per entrare in una squadra della V. League.
-Sì!- il più piccolo era super eccitato –Non vedo l’ora, spero di passare le prime selezioni!
-Non ti esaltare troppo che poi inizi a far casino, come quando hai buttato giù l’arbitro a quella partita- il commento arrivò da Kageyama che si unì a loro, aveva un onigiri in mano mezzo mangiato.
-è stato un incidente quello- si indispettì Hinata gonfiando le guance –e poi pensa per te, probabilmente farai schifo come sempre!
Kuro, per nulla preoccupato dai litigi dei due, chiese invece curioso –Oh, anche tu farai i provini?
-Non per la stessa squadra- Kageyama alzò le spalle –se già hanno preso Miya Atsumu non voglio essere la riserva della riserva, cercherò qualche squadra che cerca un setter.
-E non… volete giocare nella stessa squadra?
-Perché dovremmo? È molto più eccitante così!- gli occhi di Hinata brillavano.
Kuro lanciò uno sguardo confuso al suo ragazzo, questo alzò semplicemente le spalle come a dire “sai benissimo come sono fatti”.
La conversazione finì lì perché Asahi li raggiunse attirando l’attenzione di Kuro –Dovresti andare alla griglia, se non dai un cambio a Daichi adesso non posso garantire per l’incolumità di Tanaka e Noya.
Kuro rise –Vado, vado.
-Ehy!- gli urlò da dietro Kenma –Restituiscimi prima il telefono!
 
Oikawa era al piano di sopra, stava guardando tutti dal balcone che si affacciava dalla sua stanza.
Aveva gli occhi lucidi.
-Non hai alcun motivo di piangere.
La voce di Iwaizumi lo fece sussultare, incrociò le braccia al petto e con un broncio annunciò –Non sto piangendo.
-Sì certo, e io sono un idiota.
-Certo che lo sei.
Il successivo pizzicotto sul fianco sapeva di meritarselo, ma si lamentò comunque.
Iwaizumi sbuffò, ma allungò le braccia e se lo strinse al petto.
Oikawa si lasciò coccolare, poi sussurrò –Non riesco a credere che questa sia già la fine.
-Questa non è la fine- rispose subito Iwaizumi, risoluto e serio nella sua frase –mancano solo nove mesi alla prossima estate. Diciamo solo che è una pausa.
Oikawa sbuffò una risata divertita.
-Pensi che non cambierà nulla?
-Difficile a dirsi… considerando che si comportano già come una vecchia coppia sposata non metterei in dubbio che Suga e Daichi adotteranno presto dei bambini. O che Kuro venga mangiato dai suoi stessi gatti.
-Sono dei cambiamenti interessanti- mormorò Tooru, la malinconia che l’aveva abbandonato.
-Ci saranno sempre dei cambiamenti, ma tanto ci ritroveremo sempre qui ogni estate, non importa se per due mesi o solo per due giorni.
Oikawa aveva alzato lo sguardo su di lui, i suoi occhi erano di nuovo lucidi –Dio, ecco perché sono tanto innamorato di te.
Poi si spinse in avanti per un bacio che tolse il fiato a entrambi.
-Ehy piccioncini!- chiamò Matsukawa dal piano di sotto –Scendete che qui qualcuno ha comprato abbastanza carne per un esercito! Bisognerà pur mangiarla!
Oikawa rise –Ci penso io! Voglio avere gli stessi muscoli di Iwa-chan.
Sentì l’eco della risata di Kuro e il commento di Hanamaki –Ma neanche in un’altra vita!
Decise di ignorare l’insulto e, prendendo la mano del suo ragazzo, si diresse al piano di sotto.
Infondo, andava bene così.

Chapter 54: 53. Epilogo

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Era inverno quando tutti, o quasi, si trovarono nuovamente nella spiaggia del loro villaggio.
Akiteru e Saeko avevano deciso di sposarsi proprio lì, facendo la cerimonia sulla spiaggia.
Avevano preso quella decisione quasi di comune accordo, alla fine era il luogo del loro primo incontro, dell’evoluzione della loro storia, del loro primo bacio e della proposta di matrimonio.
Inoltre, oltre ad aver invitato i parenti di entrambi, avevano esteso l’invito a tutti gli abitanti del villaggi, i quali avevano condiviso con loro così tante avventure da conoscerli più che bene.
Nonostante fosse febbraio e molti di loro non si vedevano da mesi, sembrò come se non fosse passato neanche un giorno da quell’ultima grigliata di fine estate.
Il ricevimento era finito e iniziò il buffet sempre allestito lì sulla spiaggia.
Fortunatamente non c’era troppo vento, quindi si stava più che bene.
Akiteru aveva pianto, Saeko aveva riso.
Tsukishima stava ancora commentando quanto fosse imbarazzante la reazione di suo fratello.
Tadashi rise e commentò –Sai che lo farò anche io, sì?
Kei poté solo arrossire –Tu saresti solo adorabile.
Al lato dei tavoli degli stuzzichini stavano Kuro e Kenma che parlavano con Suga e Daichi.
-Quindi hai fatto finalmente il concorso per diventare poliziotto?- stava chiedendo Kuro interessato.
Daichi annuì –La prossima settimana dovrei avere i risultati, mentre Suga sta facendo un corso per poter insegnare ai bambini. Non appena ci sistemiamo entrambi andremo a vivere insieme.
Kuro gli diede una forte pacca sulla spalla –Congratulazioni! E complimenti Suga, ti ci vedo benissimo a prenderti cura dei bambini.
Il ragazzo in questione sorrise –Diciamo che sono abituato. Voi invece?
Fu Kenma a rispondere –Kuro vive sulle mie spalle.
Kuro si indispettì –Non è vero! Sto cercando lavoro.
Kenma alzò gli occhi al cielo, poi si rivolse all’altra coppia come se stesse rivelando un segreto –Fa solo finta di cercare lavoro.
Kuro incrociò le braccia al petto –Inoltre qualcuno deve pur occuparsi dei bambini.
Daichi alzò le sopracciglia sorpreso –I bambini?
-Ah già, non ve l’abbiamo detto. Ma Lev ha portato altri figli. Forse alcuni sono di Kai perché sono neri, ma insomma il punto è che ci stanno prendendo gusto, adesso abbiamo una cosa come nove gatti.
-Undici- corresse Kenma.
-Undici gatti.
Suga scoppiò a ridere, Daichi commentò –In effetti è un lavoro a tutti gli effetti.
Kuro si aprì in un grande sorriso –Visto Kenma? Daichi mi dà ragione! Inoltre sto aspettando che Bokuto mi aiuti per una cosa, poi vedrete che avrò il lavoro più bello del mondo!
La coppia decise saggiamente di non fare ulteriori domande, piuttosto Suga domandò curioso –A proposito di Bokuto, lui e Akaashi come stanno? Abbiamo visto dall’Instagram di Bokuto che si è unito a una squadra!
-Sì, insieme a Hinata giocano nei Black Jackal, anche se ancora devono fare molti allenamenti per prendere parte alle partite come titolari. Anche Kageyama è entrato in una squadra, gioca insieme a Ushijima e quell’albino che viveva nel villaggio accanto e ci ha portato a quel torneo notturno.
Kenma continuò –Invece Akaashi è sommerso dallo studio, al momento sta facendo un tirocinio in una azienda editoriale. Nonostante sia pieno di impegni Bokuto riesce a essere da lui in ogni momento libero.
Daichi rise –Sì, l’avevamo notato dalle tantissime foto che pubblica ogni giorno.
-A proposito di foto- si ricordò Kenma cercando il suo telefono in tasca –Mi hanno mandata questa prima. Devo ancora farla vedere agli sposi.
Si mise a scorrere nella galleria fino a quando non trovò l’immagine in questione per mostrarla a tutti loro.
Erano Hinata, Bokuto e Atsumu che tenevano in mano uno striscione con scritto “congratulazione ai TsukkiTana”. C’era anche Sakusa nella foto, il ragazzo era tenuto fermo dal braccio di Atsumu intorno alle sue spalle e il corvino aveva una faccia disgustata mentre fissava lo striscione tra le mani dei compagni di squadra.
Suga si rese conto di non potergli dare torto, sussurrò poi –Che nome di merda.
-Non che mi aspettassi qualcosa in più dalle menti di quei tre che lavorano insieme.
Daichi commentò –Sakusa sta iniziando a farmi tanta tenerezza.
Continuarono a parlare per diverso altro tempo del più e del meno fino a quando non furono raggiunti da Hanamaki e Matsukawa.
-Ehilà!- si annunciò Makki alzando la mano libera per salutarli, l’altra impegnata a stringere quella del suo ragazzo –Come va?
Chiacchierarono anche con loro, raccontandosi scoop e novità.
-Come sta Oikawa?- chiese a un certo punto Suga.
-Al settimo cielo- rispose Issei –Iwaizumi l’ha ufficialmente raggiunto tipo una settimana fa.
Suga sorrise intenerito –Sono felice per loro.
-Oh anche noi- si affrettò a dire Makki –Presto li andremo a trovare, il viaggio completamente pagato dalle scommesse sul loro conto che abbiamo vinto.
Kuro corrugò la fronte e riprese il solito e vecchio discorso che ancora la gente doveva tornargli un sacco di soldi.
-Ehy ragazzi!- Noya li raggiunse al tavolo che avevano occupato presi dalle continue chiacchiere tutti e sei insieme.
-Volete vedere una cosa divertente?
Tutti annuirono entusiasti, Noya indicò lo spazio vuoto che si era formato in un lato della spiaggia –State a vedere.
Saeko raggiunse quella postazione in qualche secondo, invitò tutte le donne non sposate ad alzarsi e raggiungerla, poi si voltò e lanciò il bouquet.
-Dove sarebbe la parte divertente?- domandò confuso Kuro.
-Esattamente qui.
Shimizu afferrò il mazzo di fiori e Tanaka svenne.
La risata di Kei si diffuse per la spiaggia insieme a quella di Saeko, Shimizu sembrava solo imbarazzata da tutta quella situazione.
Suga rise divertito passandosi una mano tra i capelli.
L’estate poteva anche essere finita da un pezzo e tutti loro erano andati avanti con la loro vita, ma c’erano cose che non sarebbero mai cambiate.
Infondo, la cosa bella delle vacanze estive, era che tornavano ogni anno.
Alla nuova estate mancavano solo quattro mesi.

 

Fine

Notes:

Ed eccoci alla fine di questa lunghissima storia!
Ci ho impiegato un anno per scriverla e un altro anno per pubblicarla, spero che vi sia piaciuta come a me è piaciuto idearla.
Ringrazio tutti quelli che, silenziosamente o meno, mi hanno seguito fino alla fine di questo lungo progetto.
Grazie di cuore, davvero.
Se mai vorrete continuare a seguirmi, nel mio profilo troverete tantissime altre storie pubblicate e che pubblicherò nel prossimo futuro.
Alla prossima!
Deh <3